Insegnamenti mariologici di sette ''quadri'' apocrifi
Data: Giovedi 12 Luglio 2012, alle ore 18:55:30
Argomento: Apocrifi


Un articolo di Simone Moreno in Madre di Dio, n. 10, ottobre 2006

Devozione e rilevanza mariologica dei racconti leggendari negli scritti apocrifi e gnostici sulla vita di Maria.

Il nostro intento non è di entrare nel merito della discussione sul valore storico della letteratura apocrifa né sulla sua incidenza nella cultura, nell’arte come nella liturgia e nella pietà cristiana; come non è quello di stare a disquisire sul gruppo dei cosiddetti Vangeli gnostici e affini [tra i quali il "Vangelo di Maria" del sec. II], né sui Vangeli afferenti al parentado di Gesù [tra cui il "Protovangelo di Giacomo", del 200 ca., o il "Libro della natività di Maria" (846-849)], né sul gruppo di Vangeli cosiddetti "dell’Assunzione" [tra i quali: "Dormizione della Santa Madre di Dio" di Giovanni il Teologo (sec. IV-V nella forma attuale), e il "Transito della B. Vergine Maria di Giuseppe d’Arimatea, posteriore al precedente)].
Ciò che qui più conta rilevare è il discorso dell’insegnamento mariologico di questi scritti, ai quali, anche per garantire serietà alla trattazione, ci introduciamo riassumendo alcuni passaggi della voce "Apocrifi" in "Nuovo Dizionario di Mariologia" [Ed. Paoline, 19964, pp. 96-113], dai quale traiamo i riferimenti che seguono. Schematicamente, nelle varie narrazioni apocrife si prospettano i seguenti quadri:

1. Preistoria di Maria

La preistoria della Vergine rievoca o ripristina l’epoca paradisiaca prima del caduta dei progenitori, che prelude alla sua integrità [= verginità integrale]: concepita attraverso un processo normale di amore [cfr. ibid., IV], vive un ambiente asettico, prima in casa e poi nel Tempio [cfr. ibid., VI-VIII]. Ad una prima lettura parrebbe accettabile la "notizia" sui nomi dei suoi genitori, Gioacchino ed Anna [cfr. ibid., I-II], passati alla tradizione posteriore senza difficoltà. La loro presentazione, però, obbedisce ad uno schema prestabilito, tipico dell’AT e segno della sensibilità dell’Autore ai valori dell’Antica Alleanza: l’uomo ricco, che osserva la Legge, prima o poi ha ragione dei suoi avversari.

2. Maria al Tempio

La vita di Maria al Tempio di Gerusalemme fu accettata dall’antichità senza difficoltà, perché si conoscevano le usanze ebraiche di educare le bambine al Tempio, dove partecipavano alla vita che si svolgeva [cfr. ibid., XV]. Dietro la "notizia" c’è la convinzione che la piccola Maria sia rimasta vergine sotto il rigido controllo di persone religiose ligie alla purità legale, e che non sia stata sollecitata da altre velleità, se non dall’ansia di vivere nel Tempio del Signore.

3. Il matrimonio con Giuseppe

La disponibilità dei Sacerdoti del Tempio a trovare per Maria un marito va inquadrata nelle loro preoccupazioni per la purità legale. A prescindere dal costume d’Israele di celebrare matrimoni spirituali per salvaguardare le ragazze [cfr. B. Bagatti, La Chiesa primitiva apocrifa, EP, Roma 1981, p. 62], il matrimonio tra Maria e Giuseppe ha tutte le caratteristiche di un affidamento inteso a proteggere Maria in vista di un futuro prestigioso, ma ancora non ben delineato [cfr. ibid., IX.XIII-XVI]. Spetterà all’Arcangelo Gabriele tracciare la posizione di Maria davanti a Dio, annunciandole la concezione del "Figlio dell’Altissimo" e un parto diverso da quello delle altre donne [cfr. ibid., XI]. Sorprende peraltro – come nota il nostro Autore – che nessun apocrifo abbia descritto le cerimonie dello sposalizio della Vergine con Giuseppe, neppure il Vangelo dello Pseudo-Matteo [sec. VII-VIII], che si dilunga invece sull’affidamento di Maria [cfr. ibid., VIII]. Solo il tardivo Libro della natività di Maria [tra gli anni 846-849] ha un vago accenno al rito degli sponsali [cfr. ibid., VIII].

4. L’Annunciazione

La scena dell’annuncio dell’Angelo, sdoppiata nel Protovangelo di Giacomo [cfr. ibid., XI], è ricostruita nel Tempio in un contesto cultuale dal Vangelo di Bartolomeo [sec. VI], che accentua le finalità soteriologiche della concezione: "Tu concepirai un figlio e per mezzo suo il mondo intero sarà salvo. Tu recherai al mondo la salvezza" [cfr. ibid., XX]. […] Nel viaggio verso Betlemme, il lamento profetico di Maria sui due popoli che seguono vie opposte [cfr. ibid., XVI] si qualifica come rievocazione di Gn 25, 23 sui due gemelli che si urtano nel seno della madre Rebecca e come anticipo della profezia di Simeone [cfr. Lc 2, 34-35] su Gesù segno di contraddizione. Mentre nel Protovangelo di Giacomo rimane problematica l’individuazione dei due popoli [= pagani-giudei, credenti-increduli], nel Vangelo dello Pseudo Matteo [cfr. ibid., XIII, 1] sono individuati chiaramente nei Giudei e nei pagani. Maria entra così nel novero dei Profeti dell’Antico Testamento.

5. Maria, madre-vergine

Il punto cruciale e più ricco di implicazioni è la nascita di Gesù, con la quale stabiliscono delle relazioni anche gli Apocrifi che non trattano direttamente tematiche dell’infanzia del Salvatore. Il parto di Maria a Betlemme coniuga due componenti contraddittorie per dare senso alla grandezza dell’evento: una nascita straordinaria appartenente alla sfera del divino, come appare dalla sospensione del moto della natura; una storia reale accaduta nel tempo, che tuttavia lascia intatta la madre e le consente di continuare a fregiarsi del titolo di vergine. La prova della verginità portata dal Protovangelo di Giacomo [cfr. ibid., XX] è schematizzata sulla domanda di Tommaso apostolo [cfr. Gv 20, 27-30] e risponde al criterio della duplice testimonianza che rende incontrovertibile un fatto: una levatrice e la sua amica Salome testimoniano che Maria è vergine-madre. L’Autore [cfr. ibid., XVIII-XX] vi riconosce l’insegnamento teologico difeso dalla grande Chiesa, ma ne travalica le proposizioni in materia, come quando lo si fa consistere nella trascendente unicità del parto e nella presenza-coinvolgimento del divino che si manifesta col simbolo della nube luminosa che avvolge la grotta di Betlemme. L’approfondimento della nascita del Figlio di Dio incarnato è realizzabile riflettendo sull’episodio della Trasfigurazione [cfr. Mt 17, 1-9; Mc 9, 2-12; Lc 9, 28-36]: alla nascita di Gesù, il Padre, impersonato e nascosto dalla nube, ritirandosi lascia a Maria suo Figlio che, già pura luce, è diventato uomo. La difesa a oltranza della verginità di Maria suppone l’esistenza di tendenze che muovevano in senso opposto e che si avvertono nella letteratura gnostica [come nel Vangelo degli Ebioniti [100-150], nel Vangelo di Filippo [sec. III?] e nel Vangelo di Tommaso [150 circa], dove in sostanza la verginità di Maria viene negata; o come nella Pistis Sophia [240 circa], dove la maternità della Vergine viene relegata ad una pura funzione fisiologica e materiale di "deposito" del Figlio di Dio nel suo seno [cfr. capp. 8, 59 e 69 di quest’ultimo scritto gnostico].

6. Maria nei tempi della Passione e della Risurrezione

L’apporto in "notizie" e in contenuti su quella parte di vita della Madonna che va dall’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio ai fatti della Passione e Risurrezione è praticamente inesistente. I fatti della Passione, invece, offrono qualche spunto teologicamente rilevante. Il Vangelo di Nicodemo [VI sec. nella forma attuale; ma l’originale dovrebbe appartenere al 100-150], quando rievoca la presenza di Maria sotto la Croce, impoverisce sia Gv 19, 25-28 sia i sinottici con una esegesi estrapolata: né Maria, che si domandava come avrebbe potuto programmare il suo futuro, né Giovanni avvertono il significato spirituale e soteriologico delle parole di Gesù […]. Non priva d’interesse teologico è l’alba del giorno della Risurrezione. I Vangeli canonici non parlano di apparizioni di Gesù alla madre. Ne parlano invece sia il Vangelo di Bartolomeo [sec. VI] che il Vangelo di Gamaliele [sec. VI ?], in contesti dove cristologia ed ecclesiologia si intersecano, e, nonostante la puntualizzazione dei testi canonici [cfr. Gv 20, 18], a Maria è riconosciuto un ruolo superiore a quello di Pietro e della Maddalena. Il discorso che il Risorto riserva alla madre è un mosaico di titoli e di affermazioni suggestive, tra le quali merita una nota quella dove dice che darà "la sua pace a coloro che credono in lui e nel nome di Maria, sua madre-vergine, seno spirituale, tesoro di perle, arca di salvezza dei figli di Adamo" [cfr. Vangelo di Bartolomeo, 8]. Con sorprendente chiarezza, da alcuni passaggi del Transito romano (ma come riflesso di At 1, 14), Maria è designata madre degli Apostoli e della Chiesa nascente, là dove Giovanni la proclama sorella divenuta madre dei Dodici, madre dei salvati [cfr. ibid., capp. 16.18]. Va detto, infine, che tratto caratteristico del Vangelo di Bartolomeo è il rapporto confidenziale che si stabilisce, dopo un primo momento di esitazione, tra Maria e il gruppo dei discepoli: la Vergine appare come colei che guida la piccola Comunità cristiana raccolta intorno a lei, introduce le preghiere e interpone i suoi buoni uffici affinché il Signore riveli ai suoi seguaci tutte le cose celesti.

7. Dormizione e Assunzione della Vergine

Della sorte della Madre del Signore negli ultimi anni della sua esistenza terrena [come risulta negli scritti accomunati dalla tematica del "Transitus", il ciclo narrativo di almeno cinque apocrifi che raccorda l’ultima parte della biografia di Maria in terra e la prima della sua vita in cielo], abbiamo detto nel numero della rivista di Agosto / Settembre [cfr. pp. 20-22]. Ci limitiamo perciò a sottolineare qui che gli Autori apocrifi cosiddetti "assunzionisti" presentano gli ultimi istanti della vita terrena della Vergine come un evento ineluttabile, sperimentato dallo stesso Cristo; e si preoccupano di far presagire al lettore che nel caso di Maria non tutto termina con la morte, perché ella è vergine-madre ed ha conservato intatta la sua verginità. Le motivazioni della sua Assunzione al Cielo in anima e corpo sono, perciò, riposte più sulla verginità, nel senso di corpo incontaminato, che sulla maternità; e la grandezza della verginità consiste nel fatto che Maria è stata dimora di Gesù.

 







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