Il Beato Isidore Bankanja: morto perché non voleva togliersi lo scapolare
Data: Sabato 14 Luglio 2012, alle ore 11:41:30
Argomento: Santi


Dal sito delle Carmelitane di Ostuni



Nato verso il 1885 a Mbilankamba nello Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo ) nella tribù dei Boangi; da giovane fu battezzato. Fu devoto del sacro Cuore di Gesù e di Maria. Fin da ragazzo, per vivere fu costretto a lavorare come muratore o nei campi. Si convertì al cristianesimo nel 1906. Mentre lavorava alle dipendenze dei colonizzatori di una piantagione di Ikili, dal padrone gli venne proibito di cristianizzare i suoi compagni di lavoro. Il 22 aprile 1909 il sovrintendente della fattoria, dopo avergli strappato lo Scapolare del Carmine, che Isidoro portava come espressione della propria fede cristiana, lo fece fustigare duramente a sangue. In seguito alle ferite riportate in questa " punizione " per la fede, sopportate pazientemente e perdonando il suo aggressore", morì il 15 agosto dello stesso anno. E' stato beatificato da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994, presentandolo alla Chiesa come esempio di coerenza cristiana e di fedeltà eroica. Isidore è un giovane convertito al cattolicesimo. Ricevette l'istruzione dai Missionari Trappisti belgi. Per lui lo Scapolare, insieme al Santo Rosario, era un segno visibile della sua fede. Per questo motivo, quando il suo padrone, ateo, gli ordinò di togliersi lo Scapolare, egli si rifiutò, e in cambio ricevette delle frustate che lasciarono sulla sua schiena ferite incurabili. I sei mesi e mezzo successivi vissuti nel tormento sono stati più penosi delle stesse frustate. Quando i missionari stavano amministrandogli i Sacramenti, lo sollecitarono di perdonare all'uomo che lo aveva frustato. Isidore rispose: " L'ho già perdonato, e quando sarò nel paradiso, ho l'intenzione di pregare anche per lui." Le ferite sono talmente profonde che il fisico del giovane congolose non esisterà molto a lungo: il 15 agosto 1909, ad appena vent'anni, indossando lo Scapolare e tenendo la corona del rosario tra le mani entra in uno stato di agonia che lo condurrà in breve tempo all'incontro definitivo con Colui per il quale non ha esitato a dare la stessa vita. Isidoro ha come compagni del suo cammino Cristo è Maria Della vicenda umana di Isidore Bakanja colpisce il suo comportamento tenuto negli ultimi giorni della sua vita: stremato nel fisico non nutre alcun sentimento di odio o rancore nei confronti del suo uccisore. Ha infatti imparato dal Maestro che l'unica legge del cristiano deve essere quella del perdono: " se morirò pregherò molto per lui dal cielo". Tutto questo certamente non si improvvisa: è frutto di un intenso cammino di conformazione a cristo attraverso l'approfondimento del proprio Battesimo, l'incontro personale con Lui nella preghiera, l'impegno a testimoniare e diffondere la propria fede tra i fratelli. Questo cammino Isidore non lo percorre da solo: sceglie Maria di Nazareth come guida e modello impegnandosi ad imitare le virtù, ne sperimenta l'amore e la premura materna e si affida a Lei come un figlio nei confronti della propria madre. Egli percepisce che Maria è Colei che indica la Via: Cristo e il suo Vangelo di salvezza. Lo Scapolare che porta gelosamente al collo gli ricorda la cura materna di Maria, ma non lo concepisce come un qualcosa di magico o di superstizioso, ma come un costante richiamo alle sue promesse battesimali, un "distintivo" che lo qualifica davanti agli altri come discepolo di Cristo. Isidore ci insegna che rivestirsi dello Scapolare del Carmine significa impegnarsi a rivestirsi di Cristo (cfr. Gal.3,27): essere disposti ad intraprendere in compagnia di Maria, un cammino di progressiva trasformazione in Cristo al fine di assimilare la logica e viverla nella quotidianità.

 







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