Lettera di Salvatore Maria Perrella, in Marianum Notizie-News, n1/2012, pp. 1-4.
Dinanzi ai rischi di appiattimento esistenziale e filosofico-culturale, di indifferentismo religioso e valoriale, ma anche di risorgente ateismo dei nostri giorni, la Chiesa invita i credenti e gli uomini e donne in cerca di senso non effimero e irresponsabile, a scommettere pascalianamente nella persona, nel Vangelo e nella speranza concreta che è Gesù di Nazaret, Figlio di Dio e Dio stesso,1 umano e divino datore di senso: affidarsi e confidare in lui senza tentennamenti, sapendo bene a chi abbiamo dato la nostra fede (cf. 2 Tm 1,12).2
Papa Ratzinger in diverse occasioni, prima e durante il suo pontificato, agli amici non credenti della postmodernità ha proposto di vivere quasi Deus daretur, come se Dio ci fosse, richiamando proprio la scommessa che Pascal proponeva agli amici non credenti del suo tempo, il Seicento.3 Per quanto riguarda, invece, la questione del “senso e Dio”, il teologo francese Adolphe Gesché († 2003), riportando il pensiero del filosofo francese Pierre Magnard, avverte che bisogna stare attenti a non fare di Dio il burocrate “funzionario del senso”. Accolta e fatta questa necessaria premessa, in tale “scommessa” di senso e di affidamento, la Chiesa, specialmente per input di Giovanni Paolo II egualmente condiviso da papa Benedetto XVI, vede nella Madre di Gesù e nella spiritualità mariana, delle feconde strategie e risorse su cui fare sicuramente affidamento: l’uomo e la donna avvertono ancora il fascino dell’evangelica testis Maria di Nazaret, e la cordiale e convincente maestria del suo condurre al Vero, al Buono e al Bello Eterno mediante la via martiriale o della esemplare testimonianza. Maria è la persona umana che ha realizzato in pienezza il progetto antropologico e salvifico di Dio Trinità nella sua concretezza e cogenza storica, venendo riconosciuta, senza esagerazioni, umile ed utile “paradigma antropologico”.4
Esegesi e teologia in questi anni post-Vaticano II hanno sempre più scrutato nelle loro indagini, approfondimenti e proposte, il fatto assai importante che Maria, madre verginale, serva e credente del Dio-con-noi, è un dato ineludibile della Rivelazione divina e biblica, norma normans della fede. Da qui la forte e conseguente convinzione che Maria di Nazaret è innestata indelebilmente nel Mistero e nel Vangelo di Gesù Cristo, per cui ella è parte del DNA del cristianesimo di ieri, di oggi e di sempre; basti pensare, ad esempio, ai dogmi mariani del primo e del secondo millennio, verità che gettano una vivida luce trinitaria, antropologica, ecclesiale e soteriologica sulla persona, sul ruolo, sul significato di santa Maria di Nazaret in ordine alla fede e alla vita di fede. Facendo le debite differenze con Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, anche tutta la vicenda storica e di fede di Maria, sua madre e sua serva credente, si è svolta alla luce del dinamismo cristologico del paradosso e dello scandalo, che vanno accolti e compresi come vie inedite su cui l’Eterno ha voluto che la Madre del suo Figlio si incamminasse. Per cui non deve far meraviglia che gli stessi dogmi, le dottrine e le sane prassi su di lei declinino, nonostante alcune inevitabili aporie umane di ieri e di oggi, questo grande Mistero, che deve sempre suscitare nei credenti meraviglia, ammirazione, gratitudine e gioia.
Maria, icona della fede
Qualcuno, studiando i precedenti mariologici di Joseph Ratzinger, sobri e incisivi interventi sulla Madre del Signore, ha parlato giustamente di mariologia breve in quanto egli ha scritto poco ma bene sulla Madre di Gesù, sostanzialmente presentandola come sintesi vivente del Vangelo di Gesù e della missione compiuta nel suo nome, poiché insegna ai discepoli l’accoglienza e la tesaurizzazione integrale della Parola che converte, risana, educa e salva. Mariologia breve, sì; ma non per questo insufficiente a cogliere e a proporre teologicamente e teologalmente la grande ricchezza antropologico-personalista, storico-salvifica, ecclesiotipica ed iconologico-esemplare della Madre di Gesù!5 Santa Maria di Nazaret, come più volte ci ripete papa Benedetto XVI, per la sua grande ed esemplare capacità di ascolto e di meditazione della Parola di Dio (cf. Lc 2,19.51), per la sua intrepida fede,6 la sua verace umiltà, la sua irriducibile sequela Christi, per la congruenza del suo essere terso specchio di una Comunità unita nel cammino di sequela, è “maestra di cristianesimo”7. Con il recente “motu proprio” Porta fidei, il Pontefice ha indetto un Anno della Fede – 11 ottobre 2012-24 novembre 2013 – da celebrarsi con sapienza e rigore pastorale in tutta la Chiesa, universale e locale,8 con l’invito «ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo» (Porta fidei, n. 6). Il cammino di conversione e di genuina sequela deve essere fatto con l’intento di approfondire la fede, e in ciò è di grande aiuto la lettura sistematica e intelligente del Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato dal beato Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1992, ritenendolo autorevole, vera e sicura summula della fede cattolica come anche «memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede» (Porta fidei, n. 11). Una conoscenza approfondita della fede, inoltre, afferma Papa Ratzinger, ha anche bisogno di guardare con ammirazione ai tanti testimoni, uomini e donne, sacerdoti, religiosi, e laici, che nei duemila anni di storia del cristianesimo hanno dato, con l’esemplare sequela, onore e gioia a Gesù morto e risorto, l’unico Signore in cui «trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore» (Porta fidei, n. 13). Tra questi testimoni dell’Amore da cercare e servire, emerge santa Maria, la madre vergine e credente dell’Unico necessario. Benedetto XVI, a tal riguardo, ripercorre con grande e sintetica efficacia la biografia teologale e spirituale della Vergine, così come emerge dal Vangelo: «Per fede Maria accolse la parola dell’Angelo e credette all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell’obbedienza della sua dedizione (cf. Lc 1,38). Visitando Elisabetta innalzò il canto di lode all’Altissimo per le meraviglie che compiva in quanti si affidano a Lui (cf. Lc 1,46-55). Con gioia e trepidazione diede alla luce il suo unico Figlio, mantenendo intatta la verginità (cf. Lc 2,6-7). Confidando in Giuseppe suo sposo, portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode (cf. Mt 2,13-15). Con la stessa fede seguì il Signore nella sua predicazione e rimase con Lui fin sul Golgota (cf. Gv 19,25-27). Con fede Maria assaporò i frutti della risurrezione di Gesù e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cf. Lc 2,19.51), lo trasmise ai Dodici con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo (cf. At 1,14; 2,1-4)».9 La Maria, virgo fidelis, che ci ha proposto Papa Ratzinger, è la discepola-maestra che la Chiesa con gioia e gratitudine mostra al popolo cristiano, perché da lei sappia imparare la difficile ma entusiasmante arte del discepolato, e quindi della vera e fedele amicizia con il Signore.
Per imparare a conoscere e ad accogliere Santa Maria nella nostra esistenza credente come Gesù stesso ci ha indicato (cf. Gv 19,25-27), noi cristiani abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ha “scritto” e concretizzato in lei la Parola che è spirito e vita (cf. Gv 6,63), e che ha fatto di lei stessa una parola di Dio per la Chiesa, anzi per tutte le Chiese e le comunità dei discepoli. La figura evangelica, teologale e teologica di Maria che emerge in questi brani ratzingeriani, ci introduce a meglio comprendere quell’icona della Madre di Cristo che Benedetto XVI via via sta proponendo anche nei suoi documenti più impegnativi: l’enciclica Deus caritas est, del 2005; l’enciclica Spe salvi, del 2007; l’esortazione postsinodale Verbum Domini, del 2010; si tratta di documenti importanti in cui la Chiesa di Cristo, serva e ministra della Parola, mediante il suo Episcopus episcoporum, che è il Papa, vede e addita nella Madre di Gesù il paradigma sempre attuale di colui che accoglie esistenzialmente il Regno e i suoi irrinunciabili valori, che se non sono rigettati o minimizzati hanno un impatto positivo anche in ordine a un’armoniosa vita umana e sociale. Santa Maria, inoltre, è una donna ben riuscita nella vita storica ed eterna perché amata da Dio e perché ha risposto esemplarmente all’amore donato, per cui ella è la Donna del cielo che non cessa di amare tutti coloro che sono stati redenti dall’oblazione del suo Figlio crocifisso e risorto.
NOTE
1 Cf. G. MAINO, «Vivere come se Dio ci fosse». La scommessa sulla verità di Pascal e Ratzinger, Messaggero, Padova 2009.
2 Cf. R. FISICHELLA, La fede come risposta di senso. Abbandonarsi al mistero, Paoline, Milano 2005, pp. 97-132: «So in chi ho creduto».
3 Cf. BENEDETTO XVI, Incontro e dialogo con il clero della diocesi di Aosta, lunedì 25 luglio 2005, in Insegnamenti di Benedetto XVI, LEV, Città del Vaticano 2006, vol. 1, pp. 354-355; J. RATZINGER, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli, Siena 2005, pp. 61-63 e 142-143.
4 Cf. S. DE FIORES, Maria. Nuovissimo Dizionario, EDB, Bologna 2006, vol. 2, pp. 1241-1269: «Paradigma antropologico».
5 Gli scritti mariani del teologo Ratzinger sono sostanzialmente due: - La Figlia di Sion. La devozione a Maria nella Chiesa, Paoline, Milano 1978; - Maria Chiesa nascente, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, un volumetto scritto insieme al grande teologo svizzero H. Urs von Balthasar nel 1981.
6 Cf. BENEDETTO XVI, Verbum Domini, nn. 27-28. 124, esortazione apostolica postsinodale del 30 settembre 2010, LEV, Città del Vaticano 2010, pp. 57-61; pp. 230-232.
7 Cf. BENEDETTO XVI, Pensieri mariani, LEV, Città del Vaticano 2007; IDEM, Maria, Madre del sì. Pensieri Mariani II, LEV, Città del Vaticano 2008.
8 Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della Fede, del 6 gennaio 2012, LEV, Città del Vaticano 2012.
9 BENEDETTO XVI, Porta fidei, n. 13c, “motu proprio” dell’11 ottobre 2011, in L’Osservatore Romano, lunedì-martedì 17-18 ottobre 2011, pp. 23-24.