Maria, Stella della nuova evangelizzazione
Data: Giovedi 2 Agosto 2012, alle ore 13:01:39
Argomento: Chiesa


Un Editoriale di Maria Marcellina Pedico, in Consacrazione e Servizio, n. 2, febbraio 2012.



Ti sarà capitato di contemplare il cielo stellato. Per il filosofo Kant sono due le realtà che portano a Dio: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me». Contemplando le stelle diamo ragione all’apostolo Paolo che afferma: «Altro lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle» (1Cor 15,41). Anche la figura di Maria è messa in relazione alle stelle. Almeno in controluce la Donna dell’Apocalisse che raffigura la Chiesa presenta i lineamenti della Madre del Messia. Rifulge sul suo capo una corona di dodici stelle (Ap 12), simbolo dei dodici apostoli, ma forse anche dello zodiaco, i cui dodici segni indicano l’armonia cosmica creata da Dio. Cristo è la «stella radiosa del mattino» (Ap 22,16). Sant’Ambrogio ne scopre la ragione: «Infatti come la stella al suo sorgere mattutino dà splendore al mondo, così anche Cristo quando è venuto sulla terra, ne ha pienamente illuminato il volto».

Anche la Vergine è chiamata dalla pietà popolare «stella del mattino». Mentre però dal Medio Evo Maria è invocata «Ave stella del mare», ossia colei che guida il cammino dell’uomo nella traversata del mare verso gli eterni lidi, in questi ultimi tempi si guarda alla Madre di Dio come alla «stella dell’evangelizzazione» ed anche «stella della nuova evangelizzazione». Che cosa significano questi titoli?

A dieci anni dalla chiusura del Vaticano II, Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975) poneva in questi termini il nesso tra Maria e l’evangelizzazione: «Al mattino della Pentecoste - si legge al n. 82 - Maria ha presieduto con la sua preghiera all’inizio dell’evangelizzazione sotto l’azione dello Spirito Santo: sia lei la Stella dell’evangelizzazione sempre rinnovata che la Chiesa, docile al mandato del suo Signore, deve promuovere ed adempiere, soprattutto in questi tempi difficili ma pieni di speranza». La ragione ultima per cui Maria è salutata «Stella dell’evangelizzazione» non è di natura meramente devozionale, ma rigorosamente biblica.

È stato più volte rilevato che lo stesso Luca ha scritto il Vangelo dell’infanzia di Gesù (i primi due capitoli del suo Vangelo), documento fondamentale sulla Parola che si è fatta carne, e il Vangelo dell’infanzia della Chiesa (gli Atti degli apostoli), puntuale resoconto della crescita e della diffusione della Parola (cf At 6, 7) da Gerusalemme alla Giudea, alla Samaria, fino ai confini della terra. E sembra che Luca abbia istituito un significativo parallelismo tra gli episodi dell’Annunciazione-Visitazione (Terzo Vangelo) e quelli della Pentecoste-Diffusione della Parola (Libro degli Atti). Ne risulta che a Nazaret lo Spirito scende sulla Vergine e nasce il Messia; a Gerusalemme lo Spirito scende sugli apostoli «con Maria» e nasce la Chiesa. E come dopo Nazaret Maria va ad annunciare le «grandi opere» del Signore, dopo la Pentecoste Pietro esce dal Cenacolo e comincia ad annunciare le «grandi opere di Dio» (At 2,11).

Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte (6 gennaio 2001) riassume le esperienze dell’anno giubilare del Duemila e traccia le linee basilari per l’evangelizzazione futura. In questo contesto, invita a volgere lo sguardo a Maria salutandola «Stella della nuova evangelizzazione ». Ma ascoltiamo le parole di Giovanni Paolo II: «Il mandato missionario ci introduce nel terzo millennio invitandoci allo stesso entusiasmo che fu proprio dei cristiani della prima ora… Ci accompagna in questo cammino la Vergine Santissima... Tante volte in questi anni l’ho presentata e invocata come “Stella della nuova evangelizzazione”. La addito ancora, come aurora luminosa e guida sicura del nostro cammino» (n. 58). La nuova evangelizzazione non si realizza senza la mediazione di Maria.

Certamente l’espressione “Nuova Evangelizzazione” non significa che l’annuncio evangelico è soggetto a mutamenti. Esso infatti ha per oggetto Cristo, il quale «è lo stesso ieri, oggi, sempre» (Eb 13,8), per cui, avverte il Vaticano II, «non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo» (DV 4). Ma nello stesso tempo, l’evangelizzazione deve sempre rinnovarsi, perché nuove sono le vicende della storia dei popoli, nuove le circostanze della vita dei singoli. La parola immutabile del Vangelo - se con essa vengono posti a confronto i segni dei tempi - dischiude risonanze inedite, che lo Spirito va suggerendo alla Chiesa di ogni epoca e di ogni luogo (cf Ap 2,7.11.17.29).

Sempre in ordine alla «nuova evangelizzazione», Giovanni Paolo II aveva indicato nella Christifideles laici (30 dicembre 1988), al n. 34, il suo significato, ossia di «…assicurare la crescita di una fede limpida e profonda… formare comunità ecclesiali mature… rifare il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali, soprattutto quelle di antica evangelizzazione, ora indebolite dalla scristianizzazione, dall’indifferentismo, dal secolarismo, dall’ateismo, dalla diffusione delle sette... Solo una nuova evangelizzazione – continuava il Papa - può assicurare la crescita di una fede limpida e profonda, capace di fare di queste tradizioni una forza di autentica libertà».

Oggi la Chiesa, invitata «ad interrogarsi sul suo rinnovamento per assumere con nuovo slancio la sua missione evangelizzatrice» (NMI 2), è sollecitata, come la prima comunità cristiana, a trovare in Maria un modello, un esempio vivente, una fonte d’ispirazione. È l’auspicio espresso nei Lineamenta, il testo guida per la prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2012. Nel documento leggiamo: «Il cammino di preparazione del Sinodo, la sua celebrazione siano per la Chiesa come un nuovo Cenacolo, in cui i successori degli Apostoli, riuniti in preghiera insieme con la Madre di Cristo - con Colei che è stata invocata come Stella della Nuova Evangelizzazione -, preparano le vie della nuova evangelizzazione» (n. 23).

La Madre di Gesù è esempio concreto e femminile-materno della missione ecclesiale. Al 4° paragrafo del decreto del Vaticano II sull’Apostolato dei laici c’è scritto testualmente: «Modello perfetto di vita spirituale e apostolica è la beata Vergine Maria, regina degli apostoli, la quale, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all’opera del Salvatore» (AA 4).

Gli elementi fondamentali dell’azione missionaria, fede incrollabile e carità ardente, trovano in Maria una realizzazione storica e un paradigma a cui deve ispirarsi ogni evangelizzatore. Se egli vorrà superare le difficoltà del servizio e le tentazioni dello scoraggiamento, per raggiungere la fecondità nell’azione apostolica, dovrà essere «assiduo e concorde nella preghiera con Maria, la Madre di Gesù». La Vergine illumina col suo esempio ed aiuta con la sua preghiera l’opera di evangelizzazione della Chiesa, additandone come stella l’orientamento verso il Vangelo del suo Figlio. Ella tutti invita ed incoraggia nel cammino di conformazione a Cristo. Con lui o senza lui, tutto cambia.

 

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