Dal libro di Antonino Grasso, La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI (1963-1978), Pontificia Academia Mariana Internationalis, Città del Vaticano 2008, pp. 313-323.

Origine e significato
Strettamente collegata con le celebrazioni natalizie, proprio nell’ottava del Natale,1 la Chiesa celebra il 1 di gennaio la Solennità di Maria SS. Madre di Dio, che sottolinea il mistero e la portata salvifica di questo evento.2 Essa è un’antica festa mariana ripristinata dal nuovo calendario romano, promulgato da Paolo VI a seguito delle precise indicazioni del Concilio Vaticano II3 e costituisce l’elemento centrale del rinnovamento del culto liturgico a Maria.4
Alcuni studi recenti hanno evidenziato come nella liturgia romana, prima ancora delle grandi feste importate dall’Oriente - la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e l’Assunzione al cielo - già nel corso del VII secolo si celebrava a Roma l’ottava di Natale come giorno commemorativo del ruolo materno di Maria nell’Incarnazione. Il primo gennaio, infatti, c’era una stazione solenne a “S. Maria ad martyres” che i libri liturgici definivano “nell’ottava del Signore” e dove si prestava attenzione in modo particolare alla Vergine Maria. Più tardi, sotto l’influsso della Liturgia gallicana, l’ottava di Natale assunse il carattere di festa della “Circoncisione di Gesù”, ufficialmente accolta dal messale tridentino di San Pio V, anche se continuò a mantenere un tocco liturgico spiccatamente mariano. A Partire dal XVIII secolo sorse in Portogallo un movimento tendente ad ottenere una festa specifica della divina maternità di Maria, dimentica dell’antica festa del 1 gennaio e più legata alla celebrazione del titolo astratto. Nel 1751 Benedetto XIV concesse la festa alle diocesi del Portogallo; nel 1914 essa fu definitivamente fissata all’11 di ottobre; nel 1931, in occasione del XV centenario del Concilio di Efeso, fu estesa da San Pio X a tutta la Chiesa Latina.5
Il nuovo calendario romano di Paolo VI ha ripristinato l’antica festa del VII secolo con il titolo di “Solennità di Maria SS Madre di Dio”. Essa, oltre a permettere di celebrare questo evento nel suo giusto legame con il Natale, quindi nel cuore delle celebrazioni dell’Incarnazione, ha anche un forte carattere ecumenico in quanto in molte altre liturgie orientali si è celebrata o si celebra ancora, attorno al ciclo natalizio, una commemorazione specificamente mariana per lo più incentrata sulla maternità prodigiosa di Maria, ed ha collegato in modo più organico e più stretto la memoria della Madre del Signore al ciclo dei misteri del Figlio.6
Illuminante in proposito è l’insegnamento della Marialis cultus. Il n. 22,7 in derivazione del capitolo VIII della Lumen gentium, ricorda che Maria è tutta relativa agli eventi della salvezza di Cristo, e che ora continua la sua opera strettamente congiunta a Lui.8 La celebrazione liturgica ha lo scopo di realizzare nei credenti la piena conformità a Cristo, Figlio di Dio e nuovo Adamo. Ora la Madre, assunta alla gloria del cielo, per il suo particolare rapporto con il Figlio divino ed umanato, non è soltanto pienamente santificata dal mistero pasquale, ma è congiunta indissolubilmente alla sua opera di salvezza sino alla parusia. Non soltanto i vari misteri che la costituiscono e che vengono celebrati nella liturgia trovano in lei compimento, ma anche nel senso che ella è ad essi associata e vi svolge una parte attiva. La celebrazione liturgica facendo anche memoria della Madre del Signore, esprime l’indissolubile unione di Maria con i vari misteri di Cristo a cui tutti i cristiani sono chiamati a partecipare9
I testi liturgici
Tutto il periodo natalizio, fino alla solennità del 1 gennaio, rappresenta liturgicamente il punto culminante della rivelazione per quanto riguarda il mistero di Maria la cui presenza, già dall’Avvento,10 ci introduce nella preparazione e nella contemplazione11 del grande evento dell’Incarnazione, mentre alla conclusione dei lieti giorni natalizi, siamo chiamati a gustare con stupore il mistero della sua divina maternità.12
Lo splendore della celebrazione del Verbo fatto carne è tutto circondato dalla figura di Maria che appare, prima nella verginità ricca di attesa,13 poi nella maternità che gode della venuta del Signore, da lei manifestato a tutte le genti. La continua associazione di questi due titoli – verginità e maternità – è uno dei richiami più tradizionali della preghiera della Chiesa e continuamente riproposta dalla Liturgia:14
Nei testi ecologici della Liturgia del 1 gennaio leggiamo:
«Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo nella Maternità della beata sempre Vergine Maria. Per opera dello Spirito Santo ha concepito il tuo unico Figlio e, sempre intatta nella sua gloria verginale, ha irradiato nel mondo la luce eterna, Gesù Cristo Nostro Signore»;15
«O Dio che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa che sperimentiamo la sua intercessione, perché per mezzo di Lei abbiamo ricevuto l’autore della vita, Cristo tuo Figlio»;16
«Guidaci, Signore, alla vita eterna, perché possiamo gustare la gioia senza fine con la sempre vergine Maria che veneriamo Madre del Cristo e di tutta la Chiesa […]».17
Ma anche la Liturgia dell’Avvento ritorna più volte su questi concetti. Infatti, nella quarta domenica, l’ Orazione sulle offerte recita:
«Accogli o Dio i doni che ti presentiamo all’altare e consacrali per la potenza del tuo Spirito che santificò il grembo della Vergine Maria»,18
mentre l’Antifona alla Comunione, richiama la profezia di Isaia 7,14 che la tradizione teologica e liturgica ha riferito alla Madre Vergine del Messia Gesù:19
«Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio: sarà chiamato Emanuele, Dio con noi».20
La Colletta della Messa d’Avvento del 23 dicembre invoca:
«Dio onnipotente ed eterno è ormai davanti a noi il Natale del tuo Figlio: ci soccorra nella nostra indegnità il Verbo che si è fatto carne nel seno della Vergine Maria e si è degnato di abitare fra noi».21
Anche nel tempo tra Natale ed Epifania, la liturgia romana ritorna sul mistero della maternità verginale. La Colletta del 2 gennaio chiede a Dio:
«Rafforza la fede del tuo popolo o Padre, perché creda e proclami il Cristo tuo unico Figlio, vero Dio, eterno come te nella gloria, e vero uomo nato dalla Vergine Madre»;22
e quella del 3 gennaio:
«O Dio, che hai voluto che l’umanità del Salvatore, nella sua mirabile nascita dalla Vergine Maria, non fosse sottoposta alla comune eredità del nostri padri[…]».23
La verginale maternità di Maria appare, così, come il sacramento della pienezza e della gratuità del dono salvifico, in un clima in cui si canta la trascendenza rigenerante della SS. Trinità. La maternità verginale è la dignità che Dio stesso ha creato operando in Maria come la sintesi della grazia che egli ha manifestato nella storia della salvezza. In essa si coniugano insieme, in modo misterioso ma ineffabile, l’eternità e la temporaneità, la verginità e la fecondità, la pura gratuità e la pura accoglienza, l’elezione divina e la vitalità della fede, la scelta divina e la disponibilità umana.24
La contemplazione della maternità divina e verginale di Maria è, infine, nello sguardo della liturgia, indissociabile dall’evento pasquale. Il mistero del Natale è tutto illuminato, infatti, dalla Pasqua del Signore. Non bisogna, infatti, dimenticare che:
«come il kerigma della fede muove dall’evento salvifico della Pasqua (cfr. At 1,21-22; 10,37-43) e poi, andando a ritroso, si estende agli episodi della sua infanzia (cfr. Mt 1-2 e Lc 1-2), così la memoria cultuale di Maria è avvenuta primordialmente in ambito pasquale per poi esprimersi nello spazio celebrativo della manifestazione storico-kenotica del Verbo incarnato e redentore, che diviene il contesto preponderante. Ovvero: come lo sviluppo del primitivo nucleo dell’anamnesi eucaristica (la passio/ressurectio) favorisce la nascita di nuove feste cristologiche (ascensione/pentecoste…), così la memoria della Vergine in celebrazioni pasquali (il battesimo e l’eucaristia) è stata all’origine di altre espressioni della pietà mariana ecclesiale».25
Non fa, quindi, meraviglia lo sfondo pasquale della Colletta del 7 gennaio che afferma:
«Il tuo Verbo eterno che nascendo dalla Vergine nella nostra carne mortale si è fatto nostro fratello, ci renda partecipi della gloria del suo regno»,26
mentre la Colletta della solennità del 1 gennaio, in cui la comunità celebrante, consapevole e grata al Dio dell’Alleanza mai revocata in Cristo, lo invoca:
«[…]fa che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’Autore della vita, Cristo tuo Figlio»27
L’espressione “Autore della vita” è, infatti, in Atti 3,15 la traduzione della vitalità pasquale e redentiva così come sgorga dal mistero di Cristo e dalla vocazione pasquale di tutta la comunità che ardentemente desidera entrare nella Gerusalemme celeste. Anche l’orazione Colletta della IV domenica d’Avvento, riassume mirabilmente questa verità. Essa, infatti, chiede a Dio di infondere nel nostro spirito la sua grazia, dato che nell’annuncio dell’Angelo ci ha rivelato l’Incarnazione del suo Figlio e di condurci per la sua passione e la sua croce alla gloria della resurrezione.28
Come l’incarnazione del Verbo eterno da Vergine è ordinata alla passione salvifica, così la maternità divina di Maria, celebrata nel Natale del suo Figlio, è orientata alla sua maternità pasquale.29
La liturgia propria del 1 gennaio, focalizza anzitutto il suo interesse sulla figura di Maria scelta con predilezione da Dio per cui è oggetto della sua benevolenza e resa “piena di grazia” (Lc1,28). La Madre del Messia è, quindi, una madre santa perché il Signore è con lei (Lc 1,28); perché ha trovato grazia presso di Lui (Lc 1,30); perché lo Spirito l’ha ricolmata dei suoi doni (Lc 1,35); perché è benedetta fra le donne (Lc 1,42) e felice per sempre (Lc 1,48). Tutto quello che Maria è ed ha è dono gratuito di grazia ed è risposta di lei che si dichiara “serva” del Signore (Lc 1,38 e 48), nella beatitudine della fede più grande. (Lc 1,45).
Accogliendo il piano di Dio e divenendo madre del Verbo secondo la carne, Maria non lo fa in maniera passiva, ma liberamente, cioè con assenso e cognizione di causa, anche se non comprende pienamente tutti i risvolti del mistero (Lc 2,50) a cui, però, aderisce totalmente, concependo il Figlio di Dio prima nella sua fede e poi nel suo corpo verginale, così come si esprimono i Santi Padri.30
Sottolineando la concezione verginale, la liturgia considera l’entrata di Cristo nel mondo come l’atto iniziale della salvezza e quindi esemplare e tipico. Attraverso la concezione verginale, Dio manifesta che la salvezza è gratuita e viene dell’Alto, trascende le facoltà dell’eros, sottolinea la fecondità dell’agape, è inizio di una nuova creazione. Scegliendo la Vergine di Nazaret, Dio rinuncia all’ intervento della potenza e della forza maschili e sottolinea la via “povera” e umile31 che ha scelto per entrare nella storia attraverso Maria e realizzare le sue meraviglie.32
Per questo motivo il concepimento verginale è un “novum” assoluto; è un segno della novità della Redenzione. Nell’ orizzonte della continuità della sua creazione, Dio istituisce una discontinuità assoluta, un inizio pieno, come arrivo indicatore della sua ri-creazione, del suo regno. Il concepimento verginale, inoltre, manifesta la realtà della divinità del Figlio che anche come uomo è tutto “dal” Padre e “del” Padre celeste. La generazione verginale è l’espressione umana della sua origine divina: “poiché egli non è del mondo, ma dall’alto, per questo Maria è vergine” . Maria, in quanto realizza una fecondità che ha radice nel cielo, sgancia la genitorialità dalla sua illusione di fusione col partner, dal desiderio di prestigio di una femminilità o di una mascolinità paghe del loro potere procreativo, e con ciò della loro identità, per manifestarsi come pura disposizione d’amore, nell’accoglienza attenta ed intelligente di ciò verso cui viene sollecitata dall’alto.33
Proprio in questa prospettiva, già l’Antifona d’Ingresso, saluta la «Madre santa che ha dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno». La Colletta e le altre Orazioni esaltano sia la verginità feconda di Maria, «per mezzo della quale è venuto a noi l’autore della vita», e sia la Vergine stessa, vera «Madre del Cristo e della Chiesa» (Orazione dopo la Comunione), la quale «per opera dello Spirito Santo ha concepito l’unico Figlio di Dio e sempre intatta nella gloria verginale, ha irradiato sul mondo la luce eterna, Gesù Cristo, nostro Signore» (Prefazio).34 Le letture, in significativa progressione liturgica, esaltano la figura della “Donna” (Gal 4,4), madre del Figlio di Dio, mentre il Vangelo, oltre a descrivere il privilegio - dono della maternità messianica, evidenzia l’atteggiamento essenziale, esemplare e contemplativo di lei (Lc 22,19), all’interno di una vicenda che la supera ma la coinvolge totalmente.35 La figura di Maria appare come realmente autonoma, nella misura in cui segue la sua strada di adesione a Dio e al suo piano, nel suo percorso individuale, indipendente da ogni obbligo di società ed anche da ogni identificazione familistica.36
NOTE