Significato della presenza di Maria nei Libri Apocrifi
Data: Domenica 13 Settembre 2009, alle ore 20:37:19
Argomento: Apocrifi


Da Luigi Gambero, L'immagine popolare di Maria negli Apocrifi del Nuovo Testamento, in Riparazione mariana, marzo 2002

 Gli Apocrifi

Accostarsi agli Apocrifi del Nuovo Testamento significa scoprire un ampio patrimonio di letteratura religiosa per certi versi problematico, ma anche di estremo interesse e di rilevante importanza per la storia del cristianesimo antico e dello sviluppo della fede della Chiesa. Questi scritti ci presentano persone, circostanze, fatti relativi alla figura e alla vita del Signore, alla sua famiglia terrena; ci parlano degli apostoli, dei discepoli e di altri personaggi e avvenimenti che appartengono ad un'epoca considerata fondamentale per l'ingresso del cristianesimo nella storia dell'umanità. Inoltre gli Apocrifi sono stati scritti con l'intenzione di stabilire una specie di accesso diretto ai personaggi e agli eventi in questione; e questa finalità spiega il perché essi siano stati attribuiti ad autori che hanno svolto un ruolo storico negli avvenimenti descritti, come é il caso degli apostoli e dei discepoli di Gesù, o di qualche altro personaggio che poteva vantare la prerogativa di grande testimone oculare. Se l'autore è un anonimo, allora la sua esposizione dei discorsi e degli avvenimenti è solitamente fatta in modo vivo e diretto. Benché la letteratura apocrifa non sia considerata un veicolo della divina rivelazione, se sottoposta a serio esame e ad una discriminazione critica ed accurata, può rendere delle preziose testimonianze circa la fede, la mentalità religiosa, le credenze e le pratiche cultuali e devozionali della comunità cristiana.

Maria nella letteratura apocrifa

Si comprendono facilmente i motivi per cui la Madre di Gesù ha avuto un trattamento privilegiato negli Apocrifi del Nuovo Testamento. I cristiani de1le prime generazioni hanno molto presto avvertito il pio desiderio di conoscere più a fondo l'eccellenza e la grandezza della sua personalità, l'importanza unica della funzione da lei svolta nell'economia della salvezza e l'urgenza del ruolo che, dalla sua condizione di creatura assurta alla gloria celeste, ancora svolge a favore degli esseri umani, chiamati da Dio alla salvezza eterna. Un esempio celebre è quello del cosiddetto Protovangelo di Giacomo, ritenuto l'apocrifo più antico tra quelli a noi noti. Esso concentra prevalentemente la sua attenzione sulla figura e sulla storia della Vergine santa, con una impressionante dovizia di informazioni e con la palese intenzione di difendere la sua verginità perpetua. Ma quanti altri di questi scritti si occupano di lei! Va precisato che l'interesse degli Apocrifi si rivolge soprattutto a due periodi dell'esistenza di Maria: il periodo pre-evangelico, che abbraccia gli anni della sua infanzia e giovinezza, e precisamente quelli precedenti al mistero dell'Annunciazione, e il periodo post-evangelico, ossia gli anni che vanno dalla Pentecoste alla sua Assunzione in anima e corpo alla gloria dei cieli. Probabilmente si riteneva che il tempo compreso tra questi due periodi fosse già stato rischiarato a sufficienza dalla luce sobria ma penetrante della divina rivelazione. L'immagine che questo tipo di letteratura ci offre della Madre del Signore coniuga tratti genuinamente umani con istantanee di eccelsa santità e folgoranti sprazzi di divina predestinazione.

Fanciulla sacra

Gli Apocrifi che si occupano della nascita e dell'infanzia di Maria, la dipingono come una persona sacra, destinata al piano divino della salvezza fin dai primi anni della sua esistenza. Avendole il Signore riservato dei compiti tanto eccezionali e straordinari, tutto intorno a lei viene disposto in modo tale da preservarla da cose, fatti e coinvolgimenti di natura profana, e dimostrare così che è stata riservata a dei progetti divini che richiedevano una disponibilità e una collaborazione totali da parte di lei. In questa ottica si comprende come ella, secondo il Protovangelo, sia stata portata al tempio per vivervi una vita di dedizione completa al servizio di Dio. E anche quando il sopravvenire dell'età puberale richiese che fosse allontanata dal tempio, ella fu affidata ad uno sposo che, come Giuseppe, era in grado di vegliare e custodire la sua verginità, che rimaneva la condizione garante del suo affidamento totale al servizio dei disegni divini. A questo punto il racconto apocrifo s'intreccia con la narrazione dei Vangeli dell'Infanzia, ai quali vorrebbe aggiungere qualche elemento di ulteriore chiarezza, a scapito però dell'essenzialità e dell'incisività del kerigma neotestamentario. Tali appaiono alcuni dettagli, come quello riguardante l'assenza di Giuseppe da Nazaret per motivi di lavoro e che al suo ritorno scoprì la gravidanza della sposa; o la prova delle acque amare, a discolpa di Maria, accusata dai sacerdoti di adulterio; oppure lo stupore della levatrice di fronte al mistero del parto verginale e il castigo di Salomé che aveva preteso un'ispezione piuttosto grossolana e irriguardosa sul corpo della Vergine. Si tratta di circostanze che, nelle intenzioni degli autori di questi scritti, sottolineano la sacralità della persona di Maria, per cui a lei non si possono applicare i normali parametri di giudizio delle persone umane in genere.

La Madre

Nei Vangeli dell'Infanzia la figura del piccolo Gesù, pur essendo quasi sempre presentata in una condizione di evidente passività, in realtà domina lo scenario del racconto, mentre gli altri personaggi, e primi fra tutti Maria e Giuseppe, si muovono nella sua ombra. Gli Apocrifi invece, per quanto riguarda Maria, ribaltano la situazione. Ella viene descritta come una giovane donna capace di attirare su di sé l'attenzione, l'interesse e l'ammirazione dei lettori, a causa della missione a cui il Signore l'ha chiamata. A questa missione Maria si era preparata fin dagli anni della sua infanzia, con una consapevolezza e una volontà decisamente premature. Nella piccola figlia di Gioacchino e Anna si intravedeva già la donna destinata a «cose grandi». Perciò gli Apocrifi vogliono che Maria, all'improbabile età di tre anni, sia stata presentata al tempio di Gerusalemme per essere consacrata a Dio e assumersi tutti quegli impegni che, secondo la legge divina, erano postulati da una tale consacrazione. Nell'evento del matrimonio, Maria venne concessa in sposa dal sacerdote e accolta come tale da Giuseppe; ma pur apparendo in un atteggiamento passivo, non c'è dubbio che ella rimane la figura centrale della narrazione. In quella specie di «crisi» matrimoniale innescata dalla scoperta da parte di Giuseppe della gravidanza della propria sposa, Maria reagisce con un silenzio pieno di dignitosa maturità e di totale fiducia in Dio. È l'atteggiamento di una madre in attesa che è cosciente di poter esibire spiegazioni e giustificazioni legittime circa la propria situazione. Ella è madre di un Figlio che, senza rinunciare ad essere un uomo normale e perfetto, è venuto al mondo esulando dagli schemi di una nascita unicamente umana ed ha coinvolto la Madre in un mistero abissale che solo Dio può scrutare fino in fondo. Maria non capisce, ma è sicura di muoversi nella linea voluta dall'Onnipotente; e così il mistero si compie e fa rientrare Giuseppe nell'alveo dell'abbandono alla volontà divina.

La Vergine

La verginità di Maria ha una parte importante nei racconti apocrifi, i quali hanno derivato dai Vangeli dell'Infanzia l'interesse per questo aspetto del mistero mariano. Il Protovangelo di Giacomo entra perfino in dettagli fisici che, se da una parte accentuano la dimensione taumaturgica del concepimento e del parto verginale di Cristo, dall'altra rischiano d'introdurre un elemento di dissacrazione nel velo di mistero che avvolge l'evento stesso. Il racconto lascia trapelare una certa tendenza alla ricerca curiosa che sembra rasentare la morbosità. Ma al di là di qualche intemperanza narrativa, Maria è tratteggiata come la Vergine per eccellenza che, con la sua integrità totale, vuole essere una prova incontestabile circa l'origine trascendente e la natura divina del Bambino da lei nato. La sua immagine verginale, stagliata nello sfondo del mistero del Verbo Incarnato, vanta indubbiamente delle radici neotestamentarie; dagli Apocrifi però acquista una tenue colorazione terrena, fatta di semplicità e di una certa quale fragilità, che mettono in risalto l'intervento della divina onnipotenza là dove si esauriscono le possibilità della natura.

Donna celeste

Gli Apocrifi si occupano poco della storia di Maria durante gli anni del ministero pubblico di Gesù e nel periodo posteriore alla Pentecoste. La ritrovano invece per raccontare le ultime vicende della sua esistenza terrena e la sua glorificazione celeste. È questo il tema degli apocrifi del Transito o della Dormizione, i quali costituiscono un patrimonio letterario di notevoli dimensioni. Nell'abbondanza di dettagli che gli autori hanno attribuito alle vicende degli ultimi giorni trascorsi dalla Vergine su questa terra e al suo transito glorioso alla vita celeste, non è facile tratteggiare una sua immagine semplice ed essenziale. Comunque alcune descrizioni possono offrire una chiave di lettura più significativa e di maggiore rilevanza dottrinale. Quando un angelo annuncia alla Madre di Dio che è imminente il suo ricongiungimento con il Figlio in cielo, il volto di lei si trasfigura per la gioia di una speranza giunta ormai al supremo compimento. Questa gioia dell'attesa la rende curiosamente attiva nel programmare le ultime ore che ancora la separano dal transito glorioso. Invoca il Figlio affinché venga egli stesso a prendere la sua anima. Quanto al corpo, ella dà disposizioni agli apostoli, accorsi intorno al suo capezzale, sulle modalità del funerale. Maria sembra profondamente compresa dell'importanza ecclesiale che assume l'evento della sua dipartita da questa terra, e vuole contribuire, con i suoi interventi, ad uno svolgimento dei fatti che sia in grado di esprimere la pregnanza e la profondità del mistero. Dopo la rimessa dell'anima nelle mani del Figlio divino e il trionfale corteo funebre da Sion al Getsemani, il suo corpo riposa nel sepolcro per un tempo che varia, secondo gli autori, ma che più frequentemente viene ridotto a tre giorni. Il terzo giorno l'apostolo Tommaso, giunto in ritardo, vuole vedere per l'ultima volta le spoglie della santa Madre di Dio; per cui il sepolcro viene aperto e trovato vuoto. È evidente l'analogia con la sepoltura e la risurrezione di Gesù e l'idea, in crescita tra i credenti, di assimilare l'immagine della Madre a quella del Figlio, per quanto lo consentono i limiti di una semplice creatura. La gloria celeste costituisce l'apice di questa assimilazione.

Fantasia e realtà nei racconti degli Apocrifi

Dalla letteratura apocrifa emerge un'immagine di Maria che in alcuni casi appare reale nella sua personalità e storico-esistenziale nelle circostanze in cui vive ed opera. Altre volte viene caricata di tonalità fantasiose, il cui obiettivo sembra essere quello di soddisfare una certa quale curiosità religiosa dei fedeli e comunque di alimentare la loro devozione verso la Madre del Signore. Per questo gli Apocrifi sono testi alquanto problematici, a proposito dei quali già Origene († 253) ammoniva: «Non dobbiamo rigettare in blocco ciò che potrebbe essere utile per far luce sulla Scrittura. È segno di apertura di mente ascoltare e applicare le parole della Scrittura:2Esaminate ogni cosa e ritenete ciò che è buono”(1 Ts 5,21).
 







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