Linee mariane della spiritualitą della Beata Maria Crocifissa Curcio
Data: Domenica 1 Settembre 2013, alle ore 10:52:21
Argomento: Santi


Adattamento da: Carlo Cicconetti, Carmelo al femminile. Linee mariane,  in Noi veniamo da lontano, n. 2, Maria. madre e sorella dei Carmelitani, pp. 15-19 - Corso Internazionale di Approfondimento del Carisma – sr Marianerina de Simone.



Gli incontri decisivi di madre M. Crocifissa con la Madonna del Carmelo

Il paese di Spaccarono, oggi Ispica, coltivava da secoli una forte tradizione carmelitana ed era stato la culla della “riforma siracusana”. Il convento e il santuario del Carmine erano un po’ il cuore spirituale del paese, tanto che la Madonna del Carmine è venerata come sua patrona. Inoltre, vi sono in paese molte chiese dedicate alla Madonna e la piccola Rosa, anche da adolescente amava frequentarla, nonostante i sacrifici che questo le costava a causa dell’avversità del padre e di altri parenti alla sua pratica religiosa. Leggiamo nei piccolo libro dei “Ricordi” di madre M. Crocifissa (che riguarda la sua vita fino all’età di 16 anni circa) alcuni episodi che c’illuminano sull’intenso rapporto che ella ha avuto con la Madonna del Carmine. Mentre ancora frequenta la scuola elementare già sperimenta la materna protezione e guida della Madonna: «Durante questo periodo, tutta intenta allo studio, frequentavo di rado i sacramenti per tanti ostacoli che mi si presentavano dai parenti, che cercavano di distrarmi perché temevano che, coltivando la mia tendenza, mi sarei fatta suora. Piaceva così chiamarmi per scherzo, ma sul serio, alcuni, tranne la mamma, erano contrari. Ricordo che quando potevo sfuggire andavo a confessarmi e comunicarmi, d'accordo con qualche buona amica. Non posso nascondere qualche demonietto che incontravo, qualche compagna che cominciava a farmi perdere l'innocenza, ma Dio vegliava su di me per il compimento dei suoi divini disegni. Non permise la Vergine Santissima, per la quale sentivo speciale tenerezza, farmi nutrire del veleno della corruzione che quella compagna voleva darmi. Terminai presto il corso delle scuole elementari, sicché non ebbi più la facilità di avvicinare le compagne che volevano farmi gustare i cibi avvelenati che offre il mondo ai suoi seguaci».
Dopo la proibizione di continuare gli studi avvengono due episodi fondamentali per la sua crescita spirituale. La lettura della “Vita” di santa Teresa d’Avila le ha aperto i grandi orizzonti della vita spirituale, cui già era naturalmente portata. Seguendo i suoi desideri, poi, riesce a entrare nel Terz’Ordine del Carmelo e… : «Ottenni per intercessione della Superiora del Terz'Ordine Carmelitano di recente istituito da un pio e zelante sacerdote, di iscrivermi al suddetto Terz'Ordine. La Superiora era una parente della mia sorella sposata, cioè quella che mi voleva tanto bene, così ottenni tanto favore, e confidai i miei desideri alle terziarie che avevano la mia stessa età, ma non conoscevo le loro aspirazioni. Il fervore, la pietà, lo spirito di preghiera s’accrescevano mirabilmente; la mia serafina S. Teresa, molti altri Santi di questo Santo Ordine alimentavano i miei trasporti di pietà, sentivo la grande missione che la tenera Madre del Carmelo mi aveva predestinato: "dovevo riunirmi con altre mie compagne e far rifiorire il Carmelo nel nostro paese e in molti altri... "Era un sogno... un'illusione giovanile?! La Grazia operava nell'animo mio: che comunioni ferventi e carismi di Cielo mi riempivano l'animo! In una Comunione gustai il primo amplesso di Gesù... Tutta sola godevo queste carezze e tante altre ancora, non sapevo svelare al confessore il mio stato d'animo, ed una volta, ricordo d'aver avuto in regalo una graziosa immagine, proprio dopo che avevo esperimentato quel favore nella S. Comunione e desideravo sapere se ciò potesse effettuarsi tra Dio e l'anima; la vista di quell'immagine dissipò la mia incertezza. Mentre ero intenta ad un'occupazione mi sembrò di vedere il Cuore di Gesù, e chiamandomi col mio nome di Rosa del mio cuore, mi scoprì il suo Divin Cuore e lessi questa espressione scritta a caratteri d'oro. Ero fuori di me per la gioia immensa che inondò l'animo mio; quella intima manifestazione del Cuore di Gesù accrebbe in me tanto fervore per la preghiera e desideri grandi».

Presenza educatrice della Madre del Carmelo

Madre Crocifissa, nella sua avventura spirituale, vive la presenza e intimità continua di Maria «tenera Madre del Carmelo, rapitrice del suo cuore» fin dall'infanzia. È lei che ne scandisce le tappe dagli inizi alla fine, e ne plasma la femminilità sponsale, verginale, materna, secondo la donna nuova in Cristo. Rosa sente Maria come una Madre piena di tenerezza, di calore umano, concreta e reale, con il suo corpo, la sua femminilità, le sue premure, i suoi sentimenti, le sue carezze. La vede infatti nella narrazione evangelica, mentre accoglie, porta in grembo, da alla luce, segue, compatisce e piange Gesù, piena di sollecitudini familiari e di lavoro. È la donna non estranea alle vicende umane, ma pienamente coinvolta in esse. È la visione popolare di Maria, vicina, "donna del quotidiano", eppure straordinariamente affascinante. Ella viene soprattutto con il suo Figlio. Rosa trascorre intere giornate in sua compagnia, ma senza estraniarsi dalle sollecitudini per la casa.

La Vergine del “Sì”

Madre Crocifissa è attratta dalla accoglienza di Maria alla "volontà divina". Chiama anche le figlie a meditare il Mistero della Incarnazione che si compie in Maria, dopo aver dato il suo "divino consenso". L'obbedienza di Maria non è sottomissione di debolezza, neppure Dio chiede questo alla donna. È "obbedienza in piedi", la sua: essa suppone che vi sia «uno che parli e l'altro che risponda. Uno che faccia la proposta con rispetto e l'altro che vi aderisca con amore. Uno che additi un progetto senza ombra di violenza, e l'altro che con gioia ne interiorizzi l'indicazione». La risposta umile e pronta di Maria non ne annulla la personalità, non ne mortifica l'autonomia, ma ne esalta l'amore accogliente. Madre Crocifissa vi scorge per sé e per le sue figlie l'atteggiamento che «unisce più intimamente alla volontà divina». "Ecce Ancilla Domini". La ricostruzione cosciente dell'immagine eterna che Dio pose in lei, come nell'uomo, «è possibile per la singola donna solo nell'atteggiamento dell'ancilla Domini cioè in atteggiamento di perpetua docilità ai voleri di Dio». La dimensione verginale viene vista in rapporto all'ascolto della Parola, in quanto dice interiorità, «silenzio profondo di tutte le cose», fuori e dentro di noi, apertura all'Altro e agli altri, rivendicazione della propria integrità. La valorizzazione del "femminile" passa sicuramente anche attraverso la riscoperta positiva e arricchente di un giusto, casto rapporto con il proprio corpo.

La figlia di Maria: infanzia spirituale

La presenza materna e tenera di Maria la educa all'atteggiamento dell'abbandono filiale, riposante, pacificatore, sereno: «Sono stata svegliata dalla presenza della tenera Madre, così soave e dolce nel suo materno e divino sguardo per farmi riposare tranquillamente come una bimba nel seno della mamma». Rosa vive in Lei la sua infanzia spirituale: «Mi feci così piccina da mettermi sulle sue ginocchia, mi fece riposare sul suo seno», riceve lo stesso "nutrimento", l'affetto e il calore materno donato a Gesù. Anzi ella si sente accomunata in questo suo unico affetto materno: «La divina Madre aveva il suo tenero Infante, e come due sorelline gemelle, mi strinse assieme al suo divino seno: non posso descrivere l'intimità di quei momenti, intimità materna, fraterna: che amore scambievole, amore di trasformazione». Maria le dona assieme atteggiamento filiale e cuore di sorella. Così viene preparata ad essere "madre" a sua volta: non è facile amare, se non si ha l'esperienza di essere amati. In Maria ella incontra Gesù come fratello. Nella esperienza filiale, di "piccola" ella impara l'accoglienza, la ricettività, l'abbandono fecondo. Il nutrimento che ella riceve da Maria, è l'amore con il quale Ella amò il Figlio suo Gesù e, umanamente, l'attrezzò a non lasciarsi vincere dall'odio e dal rifiuto degli "avversari". Madre Crocifissa trova in questo nutrimento la saldezza che le dona fiducia di fronte agli "avversari" che si frappongono, anche in buona fede, al compimento della missione che ha ricevuto dalla "tenera Madre del Carmelo".

Madre

È sempre Maria, la donna che tiene i piedi sulla terra a Nazareth, Betlemme, all'arrivo dei Magi. È la "marialogia narrativa" del vangelo che madre M. Crocifissa incontra nella sua esperienza spirituale: partecipa «alla stanchezza del lungo e disastroso viaggio di Giuseppe e della gentile verginella da Nazareth a Betlemme; nei rifiuti che ebbero a soffrire... il desiderio della Vergine SS.ma di vedere presto con i propri occhi il Figlio unico di Dio e suo... alla gioia immensa della tenera Madre e di Giuseppe nella nascita di Gesù». Maria la educa gestualmente chiamandola a sostituirla nei suoi compiti materni verso il Figlio Gesù: lo fa riposare, lo consola, lo nasconde agli occhi dei soldati di Erode che lo cercano per farlo morire, insomma fa l'esperienza di "essere madre di Gesù". Maria, «che fin dall'infanzia fu la rapitrice del mio cuore, ora mi presenta il suo tenero Infante e mi fa gustare le delizie dell'amore materno... che godimenti e delizie di cielo, nel concedermi per qualche istante il Divino Figlio e sentirlo riposare sul mio cuore. Diverse volte... ho sperimentato le materne consolazioni della Vergine Madre quando addormentava il Celeste Pargolo e quando lo nutriva del suo amore» e Maria che le porge Gesù con tanta tenerezza «da farle pregustare un poco del suo immenso amore» materno. L'accoglienza di Gesù nella propria esistenza, e il generarlo nella vita degli altri è espresso costantemente nella tradizione della Chiesa fin dall'epoca patristica con il simbolo della generazione materna. Il "grembo verginale" della Chiesa-Sposa e Madre, come quello di Maria e di ogni fedele nella Chiesa: diventa fecondo e partorisce Gesù. Non si fa distinzione di sesso persino in questa tipica modalità femminile di accoglienza e ricettività. Già Origene scriveva: «A che mi gioverebbe dire che Gesù Cristo è venuto unicamente nella carne che ha ricevuto da Maria, se io non mostrassi che egli è venuto anche nella mia carne?» E s. Ambrogio: «Ogni anima porta in sé come in un grembo materno il Cristo. Se essa non viene trasformata da una vita santa, non può essere chiamata madre di Cristo. Ma se ogni volta che accogli in te la parola di Cristo le dai la forma nel tuo intimo, se la formi in te come in un grembo materno con la tua meditazione, puoi essere chiamato madre di Cristo». S. Gregorio Nazianzeno pone la maternità in relazione alla Verginità: «Verginizzate per diventare madri di Cristo». […] Al di là degli aspetti mistici e, direi verticali, quel tenere in braccio il bambino Gesù è solo il simbolo di quel che avverrà molte volte, maternamente, fisicamente con tanti bambini ai quali trasmettere amore. Il modo come parla di essi ci rivela la sorgente profonda da cui scaturisce la sua maternità. Il senso materno comunicatole da Maria si esprime nello stile del rapporto con gli altri. Un atteggiamento di premura, di accogliente calore umano, di attenzione alle piccole cose che mettono a proprio agio, di condivisione di pesi e preoccupazioni, di presenza. «Lavora quindi, o mia fedele figlia, la madre ti guarda, ti sorride, ti benedice, ti rianima ». «Lavora con coraggio di vera missionaria carmelitana... La tenera Madre del Carmelo fa le mie veci in mezzo a voi». «Lo so, mia figlia, che senti tanto bisogno della madre, ed io sento tutto, tutto, il mio corpo è qui, ma lo spirito, il cuore è sempre attorno alle figlie, che guarda e prega invisibilmente, non vengo sola, con la tenera Madre celeste con colei che rappresenta il nostro Ordine, in nostro novello Istituto. Queste visite... dovresti sentirle... la madre sente i lamenti, i bisogni delle figlie, è allora che ti parlo e ispiro intimamente mentre prego. Le visite materne, divine, della tenera Madre del Carmelo, e del suo fiore candido Teresina, non ti mancano mai, dovrai piuttosto abituarti tu ad aprire la porta del tuo cuore per riceverle e gustarle». «Credimi mia buona e cara figliola, che tutto sento da lontano, tutto il tuo peso, le tue sofferenze e prego, prego la Madre Celeste che ti assista con i suoi lumi, con la sua forza... procuriamo di aiutarti anche da lontano e condividere il tuo peso». «Ora che la Provvidenza vi ha dato una posizione più comoda, non soffrite privazioni specialmente che il freddo rigido richiede nutrimento speciale». A proposito di una ragazza, ospite del laboratorio: «Raccomando di trattarla bene in tutto e soprattutto mostrati affettuosa e premurosa, vedi che è tanto giovane, è la prima volta che esce di casa, figlia unica, e quindi soffre tale lontananza; soffre certo il cambiamento di clima, procurate di riscaldarle la stanza, però non abituarla a farle il letto e il resto, che faccia tutto da sé, letto e stanza». Un sentimento che non scade mai nel sentimentalismo, ma è consapevole che deve essere educante: «Vi guardo sempre e vi parlo al cuore, vi ricordo sempre l'osservanza della vostra religiosa professione, vi avverto quando la vostra umana debolezza sovrasta lo spirito, quando la vostra natura si ribella ai vostri doveri di Sposa del gran Re e figlia della Regina degli Angeli... non seguite ciò che vi suggerisce la superbia, l'attacco a voi stesse... sublime è lo stato soprannaturale che ci frutta la vera mortificazione, procuriamo di spogliarci sempre, distaccarci sempre, sia questo il nostro studio continuo, ininterrotto».

La tenerezza e compassione

II sentimento materno che Maria le comunica più intensamente è la compassione, nel senso di un "soffrire con", di un portare insieme i pesi e il dolore. È Maria ai piedi della croce che la plasma e la rende capace di assumere su di sé il dolore dei piccoli e degli oppressi, sino a sentire in pieno la volontà redentrice di Cristo. Maria ai piedi della Croce la invita ad attingere dal costato di Cristo il Sangue del "puro amore" che si offre Vittima di espiazione per la salvezza, per vivere la sua stessa vita. (Gal 2, 20) La Serva di Dio non celebra questi misteri senza esserne personalmente coinvolta: si offre a sua volta a Cristo. Nella visione del Venerdì Santo con Maria Addolorata vive lo "strazio" della Passione di Cristo, consola la madre, e viene inviata a consolare Gesù. Naturalmente partecipa alla gioia di Maria nella Risurrezione del Figlio. Come abbiamo già osservato queste esperienze, queste "visioni" non sono vuoto sentimentalismo: M. Crocifissa stessa parla di «trasformazione della vita nell'Autore dell'eterno amore». Compie con Lei il viaggio mistico verso il Calvario e «dopo aver raccolto l'ultimo respiro dell'Amante morente ritornai ai miei doveri». Tutto si riversa nella vita ordinaria. La compassione per il Crocifisso diventa condivisione del suo Amore "puro", oblativo per tutta l' umanità. L'amore, la tenerezza materna, la compassione diventano diaconia, servizio che ridona dignità alla povera umanità. «L'anima sente un amore nuovo di madre tenerissima senza limiti e, specialmente per quelli che hanno più bisogno di compatimenti». «Trovai la dolce Madre, sola, mi invitò ad avvicinarmi al suo Materno seno, mi fece sentire le intime espressioni di tenera madre come sua diletta figlia... Compresi... la tenerezza della divina Madre nel consolarmi comunicandomi le sue consolazioni dopo averla contemplata in un mare immenso di amarezze». «Gesù ha bisogno di queste anime restauratrici della povera umanità». L'umanità ferita, l'umanità sfigurata nel suo volto, trova nella "tenerezza materna" la sorgente che le ridona dignità. «Proteggere il mondo degli uomini in quanto madre e salvarlo in quanto vergine, dando a questo mondo un'anima, la propria anima è la vocazione della donna, il destino del nuovo mondo è nella braccia di una Madre. La compassione femminile, materna è l'espressione più viva dell'amore che lo Spirito Santo vuoi diffondere nel mondo tramite la Chiesa».

Maria, icona della Chiesa - sposa, maestra di sponsalità

La Sposa verginale e materna educa madre Crocifissa alla reciprocità, incontro, dialogo, alla corrispondenza generosa alla Sua gratuita iniziativa di amore. E allo stesso tempo la rende capace di relazioni mature, di reciprocità nell'amore, di dialogo e collaborazione. Il modo di esprimere questa pedagogia di Maria nella sua vita è ancora quella delle visioni, delle immagini e dei simboli che possiamo trarre dal suo Diario spirituale. Maria guida il "corteo nuziale", assiste alle sue effusioni di amore con Gesù, "lo Sposo" e ne gode, «la presenta alla SS.ma Trinità» ove il Verbo «l'attendeva come lo Sposo attende la Sposa nel momento degli eterni sponsali», ove «si sente abbracciare dal Padre» e trasformare «dall'amorosa fiamma che esce dal suo petto». È ancora Maria che con la sua "mano" dona l'ultimo tocco per questa intimità d'amore con la SS. ma Trinità. «Mi sembrò vedere la SS.ma Trinità, lo Spirito Santo era la fiamma che univa il Padre e il Figlio e io mi vidi nel cuore del Figlio in mezzo a tanto incendio d'amore; compresi la compiacenza del padre a sì ammirabile intimità d'amore, il godimento della madre dell'Amore... non vedo forme corporee, ma assai più chiaro che una creatura mortale vede un'altra». La verginità ha senso se conduce alla sponsalità, alla unione. Anche qui la "sponsalità" a livello mistico con Cristo, non resta chiusa in sé stessa, ma si apre alla reciprocità universale dell'Alleanza, alla "coniugalità", che abilita a portare insieme all'altro e agli altri, il "giogo" dell'amore e dell'unico destino. […]

Sorella

Non sembra che madre M. Crocifissa si sia mai rivolta a Maria come Sorella. Una espressione che invece troviamo nella tradizione mariana del Carmelo. È interessante che la Madre fa esperienza di questa dimensione, la "sororità" nei confronti di Gesù, il "fratellino" (anche la sorellina-gemella, siamo naturalmente sul registro del simbolico) : Sorella di Gesù (cioè: Vergine, Sposa, Madre) . Un incontro che non nasconde la casta e naturale fisicità del contatto, mediazione necessaria e simbolica della relazione reciproca: il "seno" materno di Maria, come l'abbraccio fraterno di Gesù o le "carezze" che "riceve come bambina da sua Madre, o "la fiamma soave" che le "penetra nel cuore" e «infonde una incomparabile soavità e dolcezza in tutto l'organismo». La femminilità di madre Crocifissa non ha paura del corpo, simbolo ed espressione dell'amore che ha la sua sorgente nel "centro", che è Dio. «Sorella è un simbolo in cui confluiscono i tre aspetti del femminile (verginità, sponsalità, maternità) . In essa brilla il triplice amore esclusivo, unitivo, e oblativo. La donna è sorella quando da la grazia della sua femminilità in una perfetta gratuità». Forse è per questo che a coloro che incarnano sotto un profilo religioso il verginale, lo sponsale e il materno, noi diamo il nome di "suora", sorella. La "sororità" sembra perciò il nome simbolico più adatto a esprimere la relazione uomo-donna oggi e anche capace di esprimere il "dover-essere" della donna. Anzi esso potrebbe superare l'ostacolo che talune donne trovano nel vedere in Maria il paradigma della loro femminilità, temendo che, attraverso la maternità verginale, in essa si voglia perpetuare degli stereotipi che ne hanno sancito la inferiorità davanti all'uomo.

 







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