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UN MESE CON MARIA


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13. Teodoro Studita

BIZANTINI

13. Da «Sulla Natività della Signora nostra Madre di Dio» di Teodoro Studita (†826)

Ave, o unica Madre ignara di uomo. Tu sola sei rimasta illibata tra tutte le madri e hai raggiunto i risultati delle madri pur vivendo da Vergine. O nuovo prodigio tra tutti i prodigi!
Ave, o Vergine che hai generato; tu sola tra le vergini hai partorito e hai perseguito gli obiettivi delle vergini, pur vivendo da madre. O miracolo arduo per tutti!
Ave, o impronta regale, che hai plasmato in forma simile al tuo corpo materno il Re di tutti, che ha preso da te la sua sostanza; cosicché quale era la genitrice, tale era anche il generato.
Ave, o libro stampato (cf. Is 29,11), esente da ogni pensiero libidinoso. Il Signore di quella legge che era stata impressa a caratteri divini, nascendo da te, ti ha conosciuto lui solo in modo verginale.
Ave, o volume del nuovo mistero (cf. Is 8,1), assolutamente immacolato a causa della incorruzione; in te il Verbo senza forma viene trascritto con lo stiletto della specie umana; assume cioè un corpo, divenendo in tutto simile a noi, eccetto nel peccato (cf. Eb 4,15).
Ave, o fontana sigillata (cf.Ct 4,12) che fa scaturire l'incorruttibilità. Tu hai dato alla luce il Cristo, che è sorgente della vita, senza che vengano minimamente lesi i sigilli della verginità. Resi immortali dalla comunione con lui, noi siamo nuovamente condotti a quel paradiso che non invecchia.
Ave, o giardino chiuso, fecondità giammai prima aperta alla verginità; il tuo profumo è come quello di un campo che il Signore, da te nato, ha benedetto.
Ave, o rosa immarcescibile, infinitamente olezzante. Il Signore, attirato dal tuo profumo, ha preso riposo dentro di te. Egli stesso, da te sbocciato, ha distrutto il profumo del mondo.



(AA.VV. Testi mariani del primo millennio
vol II, Città Nuova, Roma 1989, pp. 645-646)

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