Con Maria, madre di Gesù
Lettera Pastorale di Mons. Andrea Gemma del 31 maggio 1998
DIOCESI DI ISERNIA - VENAFRO


La Chiesa di Isernia-Venafro si affida a Maria


Molti hanno fatto notare al vescovo: tra i suoi interventi magisteriali non è ancora apparso espressamente il tema mariano. E’ vero.
Ho pensato che i miei numerosi libri sul tema dolcissimo potessero bastare a dire il mio pensiero di pastore e maestro sull’argomento e ad indicare un sicuro tracciato di vita.
Poi ho riflettuto meglio: un conto sono i libri che via via sono fioriti lungo il pluriennale mio ministero sacerdotale, un altro è invece il mio sigillo episcopale apposto ad una esortazione riassuntiva che portasse il nome di Maria in maniera degna nella comunione della nostra chiesa locale.
E allora eccomi a soddisfare questa esigenza ed anche le legittime attese dei miei fratelli della chiesa di Isernia-Venafro ai quali sono dirette le mie cure, il mio affetto, la mia sollecitudine pastorale.
Con questo documento, inoltre, vorrei ufficialmente affidare, con tutta l’autorità che mi proviene dal ministero episcopale, la mia chiesa a Maria perché, come la prima chiesa del cenacolo, sia “una chiesa unanime, in preghiera, con lei, la madre di Gesù, in attesa dello Spirito Santo” (cf. At 1,14).
Naturalmente raccoglierò nelle pagine seguenti pensieri già altrove abbondantemente espressi. Sarà invece nuovo il fervore con cui li esprimerò. Sarà nuova la gioia di apportare ulteriore materia al fuoco del nostro amore verso Colei che riconosciamo come sorella e madre, come maestra e regina, come stella guida del nostro cammino verso la luce.
Sì, Maria, “in lumine tuo videbimus lumen” (sal 35), nella tua luce vedremo la Torniamo dunque a parlare di Maria.
Se dovessi giustificare tale scelta, oltre a quanto appena detto, aggiungerei trattarsi di un impellente personale bisogno del mio spirito, desideroso di ritornare su un tema dolcissimo, non saprei meglio motivare il mio intento che riferendo ancora una volta le affermazioni autorevolissime e di insospettata provenienza del cardinale prefetto della congregazione per la dottrina della fede.
“Sì - continua - bisogna tornare a Maria se vogliamo tornare a quella “verità su Gesù Cristo, sulla Chiesa, sull’uomo” che Giovanni Paolo II proponeva come programma alla cristianità intera, presiedendo nel 1979 a Puebla la Conferenza dell’ Episcopato latino-americano. I vescovi replicavano all’invito del Pontefice proponendo nei documenti finali (quelli stessi che sono stati letti da alcuni in modo incompleto) l’auspicio unanime di tutti i vescovi: “Maria deve essere più che mai la pedagogia per annunciare il Vangelo agli uomini d’oggi”. Proprio in quel Sud America dove la tradizionale pietà mariana del popolo declina, il vuoto è riempito da
ideologie politiche. È un fenomeno che si riscontra un po’ dovunque, a conferma dell’importanza di quella che non è solo una devozione”. - (Rapporto sulla fede, EP. p. 196-198).

Stare con Maria

Nella nostra vita fisica certi cibi, i più semplici, son quelli che non mancano mai sulla nostra mensa: più si gustano e più si desiderano. Non stancano mai. Provate a togliere dalla nostra quotidiana refezione il pane fragrante: tutti avvertiremmo che al nostro pasto manca qualcosa di assolutamente indispensabile.
Il discorso mariano nella vita cristiana cattolica, è questo cibo sano e appetitoso di cui non si può fare a meno. Non solo: più si gusta e più si cerca. Non so se questa sia l’esperienza e la convinzione di chi mi legge. È certamente la mia, soavissima e, ormai, pluridecennale. Ecco perché torno a parlare di Maria, a colloquiare familiarmente di lei con i carissimi fratelli.

Ancora Maria, dunque?

Si, ancora e sempre Maria, come ancora e sempre Gesù di cui ella è la benedetta portatrice.
Sento che c’è bisogno, in un momento come il nostro, di latente ma reale contestazione, o per lo meno di oblio, del culto fervoroso quale da sempre la Chiesa cattolica ha inculcato nei confronti di Maria - sino alle catechesi del mercoledì di Giovanni Paolo II, che, completate ora, costituirono un rapido esauriente trattato di mariologia in forma sistematica e popolare insieme - c’è bisogno d’una risposta corale, di una rinnovata proposta delle ragioni che militano in favore di un convinto e generalizzato ritorno a Maria, di cui il Papa dà costante e splendido esempio, nonostante le sue palesi preoccupazioni ecumeniche. C’è bisogno, come sempre è avvenuto nelle epoche e nei momenti solenni e drammatici della storia della Chiesa e del mondo, di un motivato ritorno alla Madre, alla interceditrice, all’esemplare sublime, a Maria, caposaldo della fede cattolica, quale debellatrice di tutte le eresie (attenzione: non degli eretici, anch’essi figli amatissimi di Maria!...),quale “segno di certa speranza e di consolazione per il pellegrinante popolo di Dio” (LG 68). Per questo scrivo, per questo tratto ancora una volta del soggetto inesauribile: Maria.
 
Dobbiamo ridare a Maria il posto che le spetta.

Perché ridare? E’ chiaro - e non starò qui ad esaminare le cause - c’è stato un calo della devozione a Maria anche nella nostra Chiesa cattolica. Qualcuno dice: solo apparente. Può darsi, anzi voglio crederlo. Ma calo c’è stato, se anche i sommi Pontefici lo hanno fatto rilevare (ricordo le accorate parole di Paolo VI: “... Oggi, che cosa è avvenuto? E’ avvenuto fra i tanti sconvolgimenti spirituali, anche questo: che la devozione alla Madonna non trova sempre i nostri animi così disposti, così inclini, così contenti alla sua intima e cordiale professione come era un tempo. Siamo noi oggi così devoti a Maria come lo era fino a ieri il clero ed il buon popolo cristiano? Ovvero siamo oggi più tiepidi, più indifferenti?…” - A Bonaria in Sardegna il 24-4-1970 – cf. A. GEMMA, Sorella nostra e madre di Dio – il magistero mariano di Paolo VI, Ed. Paoline 1971 – p. 22). Questo lamentato calo – mi pare si possa dire – forse è avvenuto avviene anche come reazione a certe forme di devozione che dovrebbero aver fatto il loro tempo, a certo entusiasmo superficiale per quanto sa di straordinario e miracoloso; forse anche per una certa sazietà di quanto si dice e si ripete e si divulga circa interventi “straordinari”, veri o presunti, di Maria. Diciamo subito: noi non abbiamo bisogno di nulla di straordinario. E’ Maria la straordinarietà fatta persona. Sin dall’inizio.

Ritorno alla Madre

Ritornare… Ma non è già fermo da sempre nella nostra Chiesa cattolica questo “stare con Maria”? Rileggiamo per questo l’ultima testimonianza biblica sulla presenza di Maria nella Chiesa: “Tutti questi (gli apostoli) erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1,14).
La Chiesa sin dal suo nascere, sin dalla sua prima manifestazione al mondo, “stava con Maria”: come è possibile non ammetterlo, non goderne? Come è possibile escludere Maria di là dove la santa Scrittura l’ha collocata?
Qui si apre la strada ad alcune osservazioni importanti circa il culto mariano, che i discepoli di Gesù dovrebbero benissimo aver assimilate. Al riguardo, occorrerà essere chiari e franchi con rispetto di tutti, ma senza paura di nessuno (non è questo il “sì, si no, no” del Vangelo?). Ancora alcune affermazioni di Paolo VI: “Questo santo e benedetto nome di Maria è divenuto oggi, in certo senso, come quello di Cristo ‘signum cui contradicetur’, bersaglio di contraddizione (Lc 2,34): vi è chi esalta, in modo talora eccessivo (...); e vi è chi deprime e impugna, come indebita, come soverchiante il culto a Cristo solo dovuto, la devozione a Maria” (10-5-1967; cf. A. GEMMA, o.c. p. 20). Tali parole di Paolo VI, a mio umile avviso, non hanno perduto affatto la loro verità ed attualità.
Ammettiamolo, ci sono alcuni tra le fila dei cattolici che pretendono di onorare Maria uscendo fuori da quanto la linea conciliare e postconciliare ha cercato di determinare puntualmente, evidenziando il ruolo di Maria accanto a Cristo e alla Chiesa. (Nel mio ultimo libro mariano ho ampiamente commentato tutta la dottrina conciliare: Maria, madre di Cristo e della Chiesa, ed. LER, Napoli-Roma, 1992 p. 340).
La stessa accesa discussione intorno alle numerose, vere o presunte, “apparizioni” mariane lo conferma. Certi entusiasmi incontrollati, certo devozionismo sentimentale, certo pietismo di non buona lega, certa credulità imprudente, certa ricerca di miracolismo e di sensazionalità, certa letteratura enfatica, sono altrettante insidie al nostro “ritorno alla Madre”. Bisogna starne in guardia.
Aggiungiamo che questi devoti, anzi “falsi devoti”, come li chiamerebbe il santo di Montfort nel suo famoso elenco, non fanno onore né a Maria, né a chi le vuol bene, né a questa santa Chiesa cattolica che in Maria ha il suo sostegno, la sua compagna di viaggio, la sua madre, il suo splendido esemplare, il modello del vero seguace di Gesù.
Orbene, come si è accennato, è proprio questa falsa devozione che ha sospinto un altro settore della nostra Chiesa ad obliare volutamente Maria. Hanno pensato e pensano costoro che togliendo Maria dalla “memoria”, dalla devozione, dal culto, dalla teologia della Chiesa cattolica, si sgombrerebbe il suo cammino, specie quello che la conduce alla piena comunione con le altre confessioni cristiane, di qualche ingombrante ostacolo... Pericolosissima illusione, come ebbe a dire nella sua enciclica mariana il papa Giovanni Paolo II. Non è perdendo la propria identità che si può ipotizzare una facilitazione del cammino della piena riunificazione o semplicemente un autentico dialogo ecumenico. Ora, dell’identità cattolica - è inutile fingere di non saperlo, cancellando venti secoli di storia e di riflessione e di “tradizione” vitale - Maria è parte integrante.
Dunque l’invito è perentorio: occorre ritornare alla Madre! Il papa Giovanni Paolo II non cessa di ripeterlo col suo esempio e con le sue esortazioni. Voglio credere che nessun cattolico autentico senta questo invito come pleonastico o noioso, o inutile, o disturbante. Il ritorno del tema mariano dovrebbe per noi fare l’effetto d’un dolcissimo ritornello insistente.
Basterebbe pensare all’effetto musicale di certe insistenze tematiche, di certi ritorni ostinati, di ritornelli e “refraines”, in certi famosi rondò o addirittura in certe celeberrime sinfonie. Nella sinfonia mariana - mi si lasci dire - Maria è il ritornello, atteso, desiderato, ricercato, gustato. Nessun santo si sottrae a questa norma, come non vi si sottrae l’insegnamento costante del magistero della Chiesa. Nella sinfonia cristiana - restiamo nella metafora musicale - al cui centro dominante è Cristo, il canto d’amore a Maria è ritornante, a cominciare dal Vangelo per finire alle pagine della enciclica mariana di Giovanni Paolo II, la “Redemptoris Mater”. Perché nasconderci questa realtà? Perché; invece, non goderne d’immensa gioia, com’è di chi ha trovato finalmente l’ideale, vicino e insieme sublime, luminosissimo e affascinante, altissimo e imitabile? Godiamone e tiriamone immediatamente le conseguenze per la nostra vita spirituale. Torniamo dunque alla Madre, se mai ce ne fossimo distaccati. Torniamo a Maria, con la semplicità dei bambini che cercano il seno materno, con la fede di chi sa quale posto Maria occupi
nella nostra professione cristiana.

ISERNIA, dalla nostra residenza episcopale, 31-5-1998.
+ Andrea Gemma






Questa pagina proviene da
PORTALE DI MARIOLOGIA


L'URL per questa pagina è:
/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=4