CATEGORIA: ALTRE RELIGIONI
TITOLO DELLA PUBBLICAZIONE: La Sura di Maria nella sapienza islamica


Lodovico Zamboni
La Sura di Maria nella sapienza islamica
GEI Gruppo Editoriale l’Idea, Roma 2010

Un ‘percorso’ di approfondito commento del Corano in lingua italiana non poteva che partire dalla Sura di Maria (XIXesima delle 114 ‘Sure’ delle quali è composto il Testo sacro dell’Islam), e questo anche perché nella ‘storia sacra’ dell’Islam, in quello che può essere considerato il precedente paradigmatico della presentazione del Testo coranico in ambito cristiano, è proprio questa Sura ad essere stata esposta; e parliamo di quando, agli albori dell’Islam, il rappresentante degli emigrati musulmani in Abissinia, Gia’far ben Abî Tâlib, recitò davanti al ‘Negus’, ai principi abissini e ai vescovi copti proprio la prima parte della Sura di Maria. Ne "La Sura di Maria nella sapienza islamica", l’autore, Lodovico Zamboni, presenta i più importanti testi islamici di commento alla Sura. Il libro si suddivide in due parti. La prima riguarda ‘Il commento alla Sura di Maria nei commentari classici’, ed è costituita da: - la traduzione integrale dall’arabo del commentario del giurista siriano Ibn Kathîr (1301-1373), nel quale vengono riportati la maggior parte dei detti del Profeta Muhammad, dei suoi compagni e dei santi delle prime generazioni di Musulmani relativi al motivo contingente della rivelazione e al significato spirituale di ogni versetto; - la traduzione integrale del commento del Sufi Al-Qâšânî (morto attorno al 1330), nel quale predomina l’interpretazione di tipo simbolico ed esoterico; - citazioni tratte da una decina di altri commentari, a completamento di quanto detto e riportato da Ibn Kathîr e da Al-Qâšânî, così da ampliare ed approfondire lo spettro delle interpretazioni spiritualmente e dottrinalmente più qualificate; - citazioni ‘sparse’ da Ibn ‘Arabî (soprattutto da Al-futûhâtu l-makkiyya), che in maniera sovente inaspettata hanno la capacità a riallacciare il ‘discorso’ sul Corano ai grandi temi cari alla metafisica ‘realizzativa’ dell’esoterismo islamico (o ‘sufismo’); - osservazioni di ordine linguistico, per avvicinare il lettore italiano ai ‘segreti’ dell’arabo coranico. La seconda parte ha per oggetto ‘La Sura di Maria in alcuni capitoli delle opere principali di Ibn ‘Arabî’, il ‘sommo Maestro’ dell’esoterismo islamico, e contiene la traduzione commentata di 4 capitoli de Al-futûhâtu l-makkiyya (‘Le aperture della Mecca’), e di 5 ‘sezioni’ dei Fusûsu l-hikam (I castoni delle sapienze), nei quali Ibn ‘Arabî parla (in maniera a volte allusiva) della Sura nel suo complesso, oppure di alcune delle sue parti o di certe tematiche che risaltano dalla sua recitazione. Più in particolare, delle Futûhât vengono proposti (tradotti per la prima volta in una lingua europea) i capitoli 195 (sul ‘discorso cristico’ contenuto nei vv. 30-3), 365 (sulla Sura nel suo complesso), 480 (sulla ‘santa infanzia’, in relazione a Yahyâ e a Gesù) e 513 (sulla realizzazione della misericordia, in riferimento al v. 2). Per quanto riguarda i Fusûs, la traduzione (svolta comunque sempre dall’arabo) è corredata da ampie citazioni tratte dai commentari antichi e moderni più qualificati (da Al-Qâšânî a An-Nâbulusî, da Al-Qaysarî a Ch. A. Gilis), e, dei 28 castoni di cui è costituita l’opera akbariana, riguarda il quarto (intitolato a Idris, e riferito al v. 57 della Sura), il settimo (intitolato a Ismaele), il 15esimo (su Gesù, in relazione evidente con i vv. della Sura di Maria che parlano della sua concezione e della sua nascita), il ventesimo (su Yahyâ), e il 21esimo (dedicato a Zaccaria e al concetto metafisico della ‘misericordia’). Il testo ha un’importanza particolare per il lettore desideroso di entrare a fondo nello spirito del Testo coranico in quanto ‘Testo sacro’, un Testo cioè al quale ci si avvicina per conoscere (e per ‘gustare’) un messaggio non umano ma divino. In altre parole, non si tratta di un libro dove il Corano venga inteso in maniera storicistica o sociologica, o nel quale vengano analiticamente studiati alcuni dei suoi contenuti. Esso costituisce piuttosto una vera ‘miniera’ tanto per il credente quanto per lo studioso (e per il ‘curioso’) che si pongano dal punto di vista di chi è personalmente alla ricerca dei significati del Corano. Dunque, un libro che apre le porte al dialogo con un qualcosa di ‘vivo’, non la dissezione di qualcosa di ‘morto’. Non per questo però ne è svilita l’importanza scientifica. Anzi, oseremmo dire che proprio per il suo affrontare ‘dall’interno’ la questione coranica, quest’opera presenta alcuni elementi di assoluta novità, in quanto: a) nella prima parte ogni versetto viene attentamente spiegato secondo una molteplicità di prospettive interpretative (dal punto di vista ‘teologico-religioso’ a quello che ha interesse ad evidenziare la ‘contingenza’ storica alla quale è legata la singola Rivelazione che il versetto rappresenta; dall’approccio linguistico a quello intuitivo; da come deve intendere le ‘Parole di Dio’ l’iniziato che intraprende il suo cammino nella Via esoterica alla loro applicazione ‘microcosmica’, riferita cioè al mondo dell’anima; dal modo di vedere che privilegia gli aspetti ‘morali’ all’esegesi metafisica, secondo la dottrina dell’Unità divina tanto trascendente quanto immanente), e con l’ausilio di svariate fonti tradizionali (dagli esegeti citati ai Sufi che intendono il Testo in maniere apparentemente sorprendenti, dalle narrazioni ‘leggendarie’ alle allusioni profetiche). b) nella seconda parte, con l’opera di Ibn ‘Arabî si penetra a fondo perlomeno in alcuni dei ‘segreti’ coranici: il capitolo 365 delle Futûhât ad esempio rende conto benché in maniera allusiva della connessione che lega le varie parti della Sura (a partire dal concetto di ‘nascondimento’), e dei diversi aspetti dottrinali che da essa si possono sviluppare. A loro volta, nei capitoli dei Fusûs tradotti le figure coraniche dei Profeti vengono intese secondo un’angolatura ‘nuova’ rispetto a chi è abituato ad un’esegesi (anche coranica) in qualche modo basata sulla ‘storia’ di questo o quel Profeta e sulle lezioni (per lo più ‘morali’) che se ne possono trarre. Qui invece il Testo coranico viene letto (e ‘vissuto’) come un’espressione sintetica della Verità di fondo che sta dietro tali ‘storie’ (la cui conoscenza viene data per scontata): dunque, secondo la metodologia di ricerca propria del ‘sommo Maestro’ e che trova senz’altro la sua giustificazione nella recitazione rituale del Testo (con le aperture conoscitive che essa implica), di quei Profeti viene detto ciò che è frutto di una riflessione quanto mai profonda su un certo accenno (appena qualche parola, a volte) contenuto nel Corano, accenno che di norma sfugge ai lettori delle traduzioni in lingue occidentali, i quali di conseguenza permangono ‘esclusi’ da tutto un mondo concettuale. Con questo libro il lettore italiano (o italofono), avendo finalmente accesso diretto alle fonti dell’esegesi islamica, finisce per avere le stesse possibilità di comprensione (perlomeno razionale) del Corano che sono in possesso del pubblico arabo. In questo modo, iniziano ad essere fornite le chiavi di un vero avvicinamento tra la cultura italiana, il modo di pensare italiano, e il Corano, cominciano insomma ad esistere ‘le parole’ che in italiano spiegano i motivi di fondo dell’ultima delle Rivelazioni divine agli uomini, e li spiegano ‘dall’interno’, e non più secondo l’ottica ‘lontana’. Inoltre, essendo questo un libro che si propone coscientemente di farsi tramite di un’influenza spirituale, tale avvicinamento trae quello che è il suo nutrimento più vitale, visto che un vero ‘avvicinamento’ tra l’Occidente e la Tradizione veicolata dall’Islam (che si pone provvidenzialmente come ‘comunità di mezzo’ che serba in sé aspetti propriamente religiosi e altri metafisici e sapienziali) non può che essere basato su di una profonda comprensione dei principi spirituali che la reggono.
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