Devozione alla Madonna e comunione tra le Chiese
Data: Mercoledi 23 Giugno 2010, alle ore 8:29:05
Argomento: Ecumenismo


Dal Bollettino del Santuario della B. Vergine delle Grazie di Udine, agosto 2009




 

Il discorso su Maria unisce o divide i cattolici dagli altri cristiani?
Ci sono opinioni tradizionalmente controverse sull’argomento.
C’è chi pensa che i cattolici, almeno fino al Concilio Vaticano II, siano stati poco attenti ad alcuni criteri di base nella loro teologia. Ad esempio: che abbiano coltivato troppo la teologia dei privilegi, dei titoli da dare alla Vergine Maria; che non abbiano tenuto in seria considerazione il dato biblico, che abbiano accettato troppo frettolosamente un ‘sentire’ dei fedeli troppo vicino al fanatismo. Così siamo stati considerati dai protestanti i cultori di una devozione alla Madonna prodotto di una soggettività malata che ha al centro il bisogno religioso dello straordinario, o prodotto di una adesione acritica a ciò che è moderno. Pertanto, in passato poteva essere vero che la devozione alla Madonna fosse considerata uno degli elementi che tenevano lontane le varie Chiese dall’unità e da un discorso comune.

Ma il Concilio Vaticano II, con il Capitolo VIII della Lumen Gentium, e poi i Papi Paolo VI con la Marialis Cultus e Giovanni Paolo II con la Redemptoris Mater hanno dato basi e fondamenti che dovrebbero convincere tutti a un discorso diverso sulla Madonna. Da allora parlare di Maria significa inserirla in un contesto dove si sta parlando del mistero di Gesù Cristo e della Chiesa; significa affrontare l’argomento tenendo presente la storia della salvezza e come Maria è inserita nella sacra Scrittura. Significa che stiamo tenendo conto di tutte le fonti: la Scrittura, i Padri, la Liturgia, il Magistero, il sensus fidelium. Significa che i criteri di ricerca sono i seguenti: quello biblico, antropologico, ecumenico, pastorale; che la pietas e la devotio sono fondate su questi principi e non su un “sentire selvaggio”.

Ma soprattutto siamo attenti a coltivare una mariologia:
- della normalità: attenta ai panni umili della fanciulla di Nazaret, attenta ai molti volti di una sorella che nello splendore della sua bellezza semplice, continua a comunicare a tutti la grande gioia, anche se sofferta, dell’incontro con Dio (Langella, Maria nella teologia contemporanea, 121);
- biblica: che restituisca Maria alla storia di Israele e della Chiesa, inserita pienamente nella relazione uomo-Dio, nel mistero della Chiesa, di Israele, dell’umanità, del cosmo;
- dai molti volti: dove Maria è vista con tanti occhi: con gli occhi dell’Oriente, dell’Africa, del sud del mondo, dell’Occidente, delle donne, del cattolicesimo, del pro-testantesimo, dell’ortodossia, delle religioni e delle non religioni. Una mariologia dai molti racconti, dalle molte icone e dai molti canti, dove di Maria si può parlare in tutte le Chiese.

Il cammino che stiamo facendo è di dialogo aperto con tutti. Un dialogo soprattutto su alcuni temi: dove possiamo affermare con gli ortodossi che dire Theotokos della Madonna è dire il mistero di Cristo; dove possiamo con gli anglicani dire che Maria è grazia e speranza in Cristo; dove possiamo dire con i luterani che Gesù Cristo è l’unico mediatore. Certo rimangono molte difficoltà, e riguardano in particolare i temi della cooperazione di Maria alla salvezza, della verginità perpetua di Maria e il significato dei termini fratelli e sorelle di Gesù nel NT, dei due dogmi cattolici della Immacolata e della Assunzione, dove l’invocazione di Maria, il pregare Maria non è ancora condiviso, perché il problema della comunione dei santi è ancora tutto da approfondire tra le Chiese. Ma almeno potremo dire che la “Nostra Signora non ci divide più, ma ci riconcilia e ci unisce in Cristo suo figlio” (card. Walter Kasper). Potremo affermare serenamente che “Maria non è mai stata causa di separazione tra le Chiese. Al contrario essa ne è divenuta la vittima, addirittura l’espressione esacerbata” (Gruppo di Dombes).

 







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