Maria, Immacolata e Assunta, a partire dal Vaticano II
Data: Giovedi 8 Gennaio 2015, alle ore 17:43:18
Argomento: Dogmi


Un testo di Stefano De Fiores, dalla rivista "Il Rosario" del 29 luglio 2014.



«"Un’esistenza fra due grazie": così è definita Maria Immacolata e Assunta da Salvatore M. Perrella. E in realtà Immacolata e Assunta «declinano la realtà protologica (i santi inizi) e la realtà escatologia (la gloria eterna) del mistero mariano». Il collegamento tra le due prerogative è assicurato dalla coerenza del piano divino di salvezza, per cui gli inizi devono avere il compimento nella fine. In altre parole la grazia iniziale di Maria prelude alla sua grazia finale. Il legame tra ambedue è additato da Bruno Forte nel mistero centrale della Pasqua del Signore, la cui luce si estende
alla biografia totale della Vergine Maria, non solo cioè al primo inizio della sua esistenza, come aveva fatto il dogma dell’Immacolata Concezione, ma anche al suo destino ultimo e definitivo.
Perrella ha cura di notare che le due prerogative iniziale e finale di Maria non la isolano, proprio perché in lei risplende il destino di tutta l’umanità riscattata e glorificata:
I dogmi mariani non sono massi erratici caduti sul sentiero della storia della dottrina, bensì un paradigma ermeneutico per raccontare la «grande opera» della Grazia del Signore quale prolessi della «grande opera» della medesima Grazia nel cuore dell’umanità e delle culture3.
Questa impostazione sotto l’ottica luminosa della grazia dovrebbe avere come effetto un avvicinamento delle confessioni cristiane, che non possono non trovarsi d’accordo sull’antico effato «Tutto è grazia», che si fa risalire a Filone e verrà ripetuto da Teresa di Lisieux:
La Tota Pulchra, la Glorificata per grazia, è la più bella illustrazione di una verità di fede che trascende le divisioni storiche tra i cristiani: lei e noi siamo dono gratuito di Dio, dono più forte del peccato e della morte. Maria è la creazione ripresa alla sua origine, il mondo nuovo interamente permeabile, limpido aperto alla Grazia trinitaria, vale a dire all’autocomunicazione del Dio che si fa dono e che santifica con il suo amore trasformante, fino a spalancare le porte della risurrezione della carne e della vita eterna4.
Dopo aver unito l’Immacolata e l’Assunta nel comune denominatore della grazia salvifica, approfondiamo singolarmente le due prerogative con la guida dei teologi contemporanei, che muovono dall’evento fondamentale del Concilio ecumenico Vaticano II.[...]»

 







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