Amare Maria alla scuola del Popolo di Dio
Data: Giovedi 5 Febbraio 2015, alle ore 21:58:13
Argomento: Magistero


Un articolo di Giuseppe Ruggiero su Il Rosario e la Nuova Pompei, 131 (2015) n. 1 - gennaio/febbraio, pp.13-13.



Papa Francesco invita a conoscere la Madre di Cristo attraverso lo studio dei teologi,
ma solo la spiritualità di popolo, ricca di sapienza evangelica e di calore umano,
insegna come la si ami.

Papa Francesco, riferendosi a Maria, invita a incontrarla alla scuola di chi conosce per la via del cuore e non solo della testa: «Se tu vuoi sapere chi è Maria, vai dal teologo e ti spiegherà bene chi è Maria. Ma se tu vuoi sapere come si ama Maria, vai dal popolo di Dio che te lo insegnerà meglio» (Omelia, Messa del mattino a Santa Marta, 25 maggio 2013). In queste espressioni ci sono le radici della spiritualità mariana di Papa Francesco, spiritualità di popolo, ricca di sapienza evangelica, di calore umano, efficace nel cammino della vita cristiana. Vogliamo scoprire tale spiritualità mariana del Papa in un percorso che oggi inauguriamo col presente contributo, a partire da ciò che Egli finora ha detto di Maria e che già mostra un'evidenza: Francesco vede Maria nella totalità della fede e della vita della Chiesa e non come accessorio.

Già all'alba di questo pontificato ci siamo resi conto che il rapporto di Papa Francesco con la Vergine Maria è un rapporto sincero, intimo, tra madre e figlio, che lascia intuire una relazione continua e pensata. Basterebbe contemplare i suoi gesti: va in pellegrinaggio ai santuari mariani, tocca l'icona, si segna col segno della croce, le fa riverenza. Sono atteggiamenti di devozione popolare, ma improntati a quella nobile semplicità, tanto incoraggiata dal magistero mariano dei Papi precedenti. Egli non ostenta questi gesti, li compie con naturalezza e questo fa capire che li ha appresi dal popolo cristiano. E questo è un dato tutt'altro che secondario, che va studiato: da dove viene questa spiritualità mariana popolare di Francesco? Viene chiaramente dal suo ambiente familiare, formativo e pastorale. Francesco è un latino-americano e questo dice un fatto rilevante: il popolo cattolico di quel continente s'identifica da sempre profondamente in Maria, tanto che essi dicono: Ella è noi! Lo stesso Papa Paolo VI ebbe a dire che la pietà mariana è una «relazione di corrispondenza e quasi di compenetrazione». I due grandi simboli del cristianesimo originario nel continente furono la croce di Cristo e l'immagine della Vergine Maria, che ebbero un posto d'onore nei nuovi templi.

Le preghiere mariane, tra cui il Rosario, le immagini della Vergine ebbero una diffusione capillare, che influenzò i nomi delle donne, il linguaggio popolare, permeato di esclamazioni mariane; i nomi dei luoghi. Tre capitali, ad esempio, portano il nome di Maria: Buenos Aires (Santa Maria de los); La Paz (Nuestra Senora de la), Asuncion (Nuestra Senora de la). In anni recenti l'episcopato latino-americano ha sviluppato una riflessione mariana ricchissima, inserita nella vita concreta delle popolazioni del continente. Il documento di Puebla (1979) afferma che Maria appartiene alla "identità propria" dei popoli del continente, non solo dal punto di vista storico, ma culturale e persino politico (cf. n. 283). Nelle mani di Maria, regina e madre, vi è il destino di quelle nazioni (cf. n. 289); ella è il "vincolo tenace", che tiene tutti uniti nella Chiesa cattolica (cf. n. 284). Proprio per questo i vescovi a Puebla diedero a Maria i titoli di "educatrice della fede" e "pedagoga del Vangelo" (cf. n. 290). Nella conferenza di Santo Domingo (1992), Maria fu chiamata "stella della nuova evangelizzazione del continente". E per venire più vicino a noi, ad Aparecida nel 2007, i vescovi latino-americani pubblicarono un documento, da cui traspare l'impronta del cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Egli stesso spiegava che per la prima volta una conferenza continentale si è riunita in santuario mariano; e questo luogo dice di per sé tutto il significato: «Ogni mattina abbiamo celebrato le Lodi, abbiamo celebrato la Messa assieme ai pellegrini... questo ci ha dato vivo il senso dell'appartenenza alla nostra gente, della Chiesa che cammina come popolo di Dio e di noi vescovi come suoi servitori».

La Chiesa in America latina è ora tutta coinvolta nella missione. «Per rimanere fedeli bisogna uscire; rimanendo fedeli si cambia. Questo dice in fondo Aparecida; questo è il cuore della missione», diceva già Bergoglio. Nel documento finale si trovano espressi tutti i motivi attuali e salienti del magistero di Papa Francesco: il primato della grazia, la misericordia, il coraggio apostolico, la visione di una Chiesa non regolatrice, ma facilitatrice della fede, che si fa prossima e si offre a tutti "come una madre che esce all'incontro". Ma soprattutto colpisce la visione mariana della Chiesa, cosi descritta: «La Chiesa, come la Vergine Maria, è madre... La Chiesa-famiglia si genera intorno a una Madre, la quale conferisce anima e tenerezza alla convivenza familiare. Questa visione mariana della Chiesa è il migliore antidoto contro una concezione di Chiesa puramente funzionale e burocratica» (n. 268). Nella chiamata che oggi la Chiesa riceve da Dio, Papa Francesco vede quindi anche la vocazione mariana. Maria che genera a Cristo; Maria che nella Chiesa porta la tenerezza di Cristo: è la sua funzione. Nell'omelia al santuario di Aparecida (24 luglio 2013), Papa Francesco concluse: «Siamo venuti a bussare alla porta della casa di Maria. Lei ci ha aperto, ci ha fatto entrare e ci mostra suo Figlio. Ora Lei ci chiede: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2, 5). Si, Madre, noi ci impegniamo a fare quello che Gesù ci dirà! E lo faremo con speranza, fiduciosi nelle sorprese di Dio e pieni di gioia». Il Santo Padre ci richiama all'irriducibilità del Vangelo e questa è una delle caratteristiche più qualificanti dell'alba del suo pontificato.







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