L'Immacolata di Tiepolo, sintesi di Genesi e Apocalisse
Data: Lunedi 16 Febbraio 2015, alle ore 15:56:32
Argomento: Arte


Un articolo di Natale Maffioli, in Maria Ausiliatrice, n. 3 - maggio/giugno 2013, pp. 36-37




Giovanni Battista Tiepolo nacque a Venezia, in una calle vicino alla chiesa di San Domenico, il 5 marzo del 1696. Il padre lo mise presto a bottega da Gregorio Lazzarini, mediocre pittore, ma buon didatta. L’attenzione di Giambattista fu presto attratta dalle opere dei contemporanei Piazzetta, Ricci, Bencowich e dalla grande stagione veneta del Cinquecento, in modo particolare da Paolo Veronese. Nel 1717 fu iscritto nella “fraglia” o corporazione dei pittori veneziani, e due anni dopo sposò Cecilia Guardi, sorella dei grandi vedutisti, dalla quale ebbe nove figli. Uno di questi, Giandomenico, seguì con notevoli risultati le orme del padre. Il Tiepolo eccelse nell’affresco: coprì superfici immense con mano felice e con inventiva insuperabile. Nel 1725 dipinse il primo affresco per palazzo Sandi a Venezia. Nel 1726 fu chiamato a Udine a decorare la cappella del duomo. In quell’occasione affrescò pure alcuni ambienti del palazzo vescovile. Queste opere sono il capolavoro della sua giovinezza. Chiamato a Milano, dipinse i soffitti di palazzo Archinto (distrutto da una bomba nel 1943) e palazzo Dugnani.

Da Würzburg a Madrid

Dopo un breve ritorno in patria, eccolo a Bergamo, dove affrescò la Cappella Colleoni e per la cattedrale approntò una superba pala d’altare con il Martirio del Vescovo Giovanni. A Venezia, nel 1737 iniziò gli affreschi per la chiesa dei Gesuati. Il 1740 è di nuovo a Milano, dove eseguì, con strepitoso successo, gli affreschi per palazzo Clerici. Di nuovo a Venezia, per la chiesa degli Scalzi affrescò l’immenso Trasporto della Santa Casa di Loreto (distrutto da una bomba austriaca nel 1915). Il 12 dicembre 1750 il maestro arrivò a Würzburg, chiamato dal principe vescovo Carl Philipp von Greiffencla. Il soggiorno tedesco fu ricco di onori e di compensi, e Tiepolo lasciò una serie di affreschi che sono tra i capolavori della decorazione barocca in terra tedesca. Dal 1753 al 1770 l’attività del pittore e della sua scuola fu frenetica: affreschi per chiese, ville, palazzi, e anche pale d’altare per tutto lo Stato veneto e per la committenza forestiera, desiderosa di piccole tele, scene mitologiche e ritratti. Nel 1762 fu chiamato da Carlo III alla corte di Spagna, dove iniziò a decorare il grandioso palazzo reale, architettato da Filippo Juvarra. In quegli anni ebbe a soffrire per gli intrighi di palazzo e si vide messo da parte per la presenza del Mengs, paladino del neoclassicismo. Morì in terra straniera, a 74 anni, il 27 marzo 1770.

La tela madrilena

 La tela dell’“Immacolata Concezione”, ora al Museo del Prado, fu commissionata al pittore dal re di Spagna Carlo III, nel marzo del 1767, per un altare laterale nella chiesa di San Pasquale Baylon, ad Aranjuez, e terminata nell’estate del 1769. Fu presto sostituita da una tela di Anton Raphael Mengs, gradita al re e al suo confessore. La figura dell’Immacolata è contraddistinta da dettagli che sono il risultato della sintesi, forse un poco ridondante, dell’affermazione nel libro della Genesi (“Allora Dio disse al serpente... la sua discendenza ti schiaccerà la testa”) e del testo apocalittico: “Una donna che sembrava vestita di sole, con una corona di dodici stelle in capo e la luna sotto i suoi piedi”. La veste argentata della Vergine intrisa di luce, emerge dall’ombra del manto, illustrando l’affermazione della donna vestita di sole. Lo spicchio di luna è soverchiato dalla sfera del mondo sopra la quale è simbolicamente ingaggiata una battaglia decisiva tra la Donna e il serpente, mentre le dodici stelle che formano una corona ruotante attorno al capo della Vergine sono il riconoscimento della vittoria, che di certo non può mancare. Il rimando delle allusioni fa sì che lo stesso serpente con il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male tra le fauci, accenni al “drago enorme” dell’Apocalisse.

 







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