Una maternitą sempre attiva
Data: Giovedi 2 Aprile 2015, alle ore 13:01:50
Argomento: Spiritualitą


Dal libro di Mario Buratti, Con Maria in novità di vita, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1993, pp. 73-77.



O santa madre del Redentore,
porta dei cieli, stella del mare,
soccorri il tuo popolo
che anela a risorgere.
Tu che accogliendo il saluto dell'angelo,
nello stupore di tutto il creato,
hai generato il tuo Creatore,
madre sempre vergine,
pietà di noi peccatori.

(Dalle «Antifone della beata Vergine Maria» nella Liturgia delle ore).

Gli estremi e le
modalità

Ci si potrebbe domandare due cose soprattutto, in ordine alla maternità spirituale di Maria: quali sono gli estremi? Ossia: quando ha avuto inizio e quando avrà il suo compimento? Inoltre: con quali modalità viene esercitata?
a) Gli estremi
Parlando della presenza di Maria ai piedi della croce, abbiamo visto come tale presenza abbia portato a termine la sua «gestazione»: ci ha generati nel dolore, ai piedi della croce, in un atteggiamento di fede e di amore. Sebbene, secondo l'insegnamento dei padri conciliari (cfr. LG 61), tutta la partecipazione di Maria ai diversi misteri della salvezza abbia contribuito a far «maturare» la sua maternità nell'ordine della grazia, il Calvario segna il punto culminante, la piena maturazione, sigillata dalle parole del Figlio: «Donna, ecco il tuo figlio!... ». Già nel mistero dell'incarnazione prende avvio la maternità spirituale di Maria. Il ragionamento teologico che troviamo nel magistero pontificio, secondo cui la madre, generando il Capo (Gesù), avrebbe generato anche le membra, riaffiora - implicitamente -  anche nel documento conciliare. Toccando, per esempio, gli estremi della maternità spirituale di Maria, i padri conciliari cosi si esprimono: «Questa maternità spirituale di Maria nell'ordine della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'annunciazione... » (LG 62). È evidente l'allusione, con tali parole, al ragionamento teologico sopraddetto. Si parte da Nazaret, dunque; e si arriva «al perpetuo coronamento di tutti gli eletti» (LG 62). L'arco di tempo che va dalla «pienezza dei tempi » alla fine della nostra storia terrena impegna la maternità spirituale di Maria senza stancarla, indebolirla o sminuirne la dedizione. Non v'è stato di perfezione raggiunto o grado di santità che possa rendere superflua o inutile l'azione di grazia della Vergine: «Come il bimbo trae ogni nutrimento dalla propria madre, cosi i predestinati traggono ogni nutrimento spirituale e ogni vigore da Maria - afferma san Luigi Maria Grignion di Montfort  -. Sono racchiusi nel suo seno, e vengono alla luce solo quando questa buona madre li genera alla vita eterna» (VD 14). Dobbiamo sempre dipendere da lei, lungo tutto il nostro pellegrinaggio terreno, chiedendole, di grazia, che al traguardo finale ci mostri Gesù: «Mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria».
b) Le modalità
Siamo convinti di entrare sempre più in un mistero che solo possiamo tentare di scandagliare. Se ne avverte, tuttavia, alla luce della fede, l'amore materno che l'avvolge e lo permea, riflesso - tale amore - di un altro amore da cui trae origine e a cui sempre si alimenta: l'amore infinito di Dio. Il concilio parla di «materna carità»: «Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni » (LG 62); e parla ancora di «molteplice intercessione»: «Con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salute eterna» (LG 62). Come si accordi il tratto materno di Maria con l'azione dello Spirito Santo, che è lo Spirito di santificazione, ce lo indica - senza sciogliere il mistero - Giovanni Paolo II in una sua omelia: «Maria tutti abbraccia con una sollecitudine particolare nello Spirito Santo. È infatti lui, come professiamo nel nostro Credo, colui che dà la vita. È lui che dà la pienezza della vita aperta verso l'eternità. La maternità spirituale di Maria è dunque partecipazione alla potenza dello Spirito Santo, di colui che dà la vita. Essa è insieme l'umile servizio di colei che dice di sé: "Eccomi, sotto la serva del Signore" (Lc 1,38)»1. Monsignor Francesco Maria Franzi, per direi come si inserisca nell'opera di Cristo e dello Spirito l'intervento di Maria, usa un paragone molto felice: «Come in un concerto, fra tanti strumenti, uno si inserisce in piena armonia e concorre a dare un tono, un timbro particolare che completa la musica che si eseguisce, cosi nell'opera di santificazione Dio vuole che concorra, con la sua tonalità materna, la missione di Maria»2. La mediazione di Maria è una mediazione materna, partecipazione dell'unica mediazione di Cristo.

Si interessa forse anche dei nostri bisogni materiali?

Certamente! Tale interesse viene a integrare, in un certo senso, la sua maternità, la quale riguarda si in modo particolare il bene supremo della nostra anima, ma si volge verso tutto il nostro essere, anima e corpo. Ovviamente subordinando il bene del nostro corpo all'interesse supremo della nostra anima. Un pretino della Piccola Casa della divina Provvidenza, monsignor Francesco Paleari, soleva correggere la giaculatoria: «Dolce cuore di Maria, siate la salvezza dell'anima mia» proponendo quest'altra più breve e più giusta: «Dolce cuore di Maria, siate la salvezza mia». Non si tratta d'una semplice sfumatura, si tratta d'un amore che c'investe da capo a piedi, cosi come il Signore ci ha fatti: sotto un aspetto, l'attenzione di Maria per le nostre necessità più umili ci dice maggiormente di quale finezza sia impastato il suo amore materno. Ella stessa, tuttavia, ci fa capire amabilmente come noi pure dobbiamo dare, nelle nostre richieste, il primato al bene supremo della salvezza dell'anima. Possiamo dire che la Vergine ci educa alla virtù della speranza, alimentando in noi l'aspirazione ai beni celesti che sono i beni più importanti, senza i quali il resto conta ben poco. Nella Lumen gentium, circa la mediazione materna di Maria, troviamo una costatazione dei padri conciliari fondata sull'esperienza della Chiesa nel suo cammino lungo i secoli: «Questa funzione subordinata di Maria la Chiesa non dubita di riconoscerla apertamente, continuamente la sperimenta e raccomanda all'amore dei fedeli (LG 62). «Continuamente la sperimenta!». È lo Spirito che, animando la Chiesa, le fa avvertire la presenza della madre. L'affermazione dei padri conciliari mi richiama l'avvenimento accaduto in piazza san Pietro in quel famoso 13 maggio 1981, quando Giovanni Paolo II fu bersaglio d'un terribile attentato. Egli stesso, in quella misteriosa coincidenza con l'anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima, senti l'animo colmo di tenerezza e di gratitudine per aver avuta salva la vita in forza d'un intervento prodigioso che non si poteva attribuire che a Maria... Il proiettile, quasi un ex voto, è ora incastonato nella corona che cinge il capo della Vergine nel santuario di Fatima. Dieci anni dopo, il 13 maggio 1991, il papa ha voluto recarsi ancora una volta (la seconda dall'attentato) ai piedi di nostra Signora di Fatima, nella cappellina delle apparizioni, per ringraziarla.
«O madre, la Chiesa raccomanda all'amore dei fedeli la tua missione materna, perché tante volte l'ha sperimentata nelle sue vicende storiche... Ma pure nella mia vita personale, se dovessi guardarmi, ne riconosco il segno inconfondibile di potenza e di amore. Aiutami a corrispondere generosamente alla tua continua opera educatrice per la fedeltà e la crescita nella grazia».

NOTE
1 Giovanni Paolo II, Omelia del 13.5.1982.
2 F. M. Franzi, Vesso Cristo con Maria, Ed. Piemme, Casale Monferrato (AL) 1989, p. 44.
 







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