Il mistero della nascita alla luce della maternità di Maria. Un articolo di Maria Ko Ha Fong in Maria Ausiliatrice n. 12 del 2012, pp. 6-7
Lo stupore con cui la madre contempla il figlio è lo stupore con cui nel Natale siamo invitati a contemplare la meraviglia di un Dio che si fa uomo per farsi abbracciare e cullare da Maria e con lei da tutta l’umanità.
La nascita è un evento memorabile per il figlio o la figlia, ma non lo è meno per la madre. Il bambino che esce dal grembo materno per entrare nel mondo è sempre un avvenimento sacro, un miracolo stupendo. Anche Gesù è affascinato dal meraviglioso momento della generazione della vita nuova: egli coglie in profondità i sentimenti della madre nel parto, ne parla con finezza applicandoli al suo mistero pasquale: «La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16,21). Come allora non giubilare con Maria nel ricordo della nascita di Gesù? Come non ringraziare la madre per il dono del figlio? Durante la vita terrena di Gesù, una donna, presa da ammirazione per Gesù, esclama con spontaneità ad alta voce in mezzo alla folla: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!» (Lc 11,27). Questa esplosione spontanea fa eco a quella di Elisabetta: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc 1,42). La sensibilità femminile intuisce la grandezza e la bellezza della maternità di Maria.
Cristo è frutto dell'amore di Dio acceso nel grembo di Maria
Nel racconto commovente del Secondo libro dei Maccabei sul martirio dei sette fratelli eroici emerge la bellissima figura della madre. «La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria». Ai suoi figli, pronti a morire per il Signore, ella confida con candore e tenerezza: «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi» (2Mac 7,22). È lo stupore della madre di fronte al miracolo della vita, uno stupore indicibile che cresce con la crescita del figlio, prima nascosto silenziosamente dentro di sé e poi vivace e amabile davanti a sé. Quanto sarà grande lo stupore di Maria di fronte al piccolo Gesù, che non è soltanto figlio suo ma figlio di Dio! La sua timida domanda «Come è possibile?» all’annuncio dell’angelo (Lc 1, 34) le apre un’avventura che va di meraviglia in meraviglia, il suo gesto materno di avvolgere il bambino con le fasce segna l’inizio del suo coinvolgimento sempre maggiore nel progetto misterioso di Dio. «Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore» canta Dante nel suo Paradiso . Cristo è frutto dell’amore di Dio acceso nel grembo di Maria, è il fiore più bello aperto sullo stelo immacolato della madre. Dio ha stupito l’umanità raccogliendo tutto se stesso nel grembo di Maria e poi, in un vagito che ha squarciato la notte del buio e del freddo. È un mistero inaudito! Persino tutta la Creazione partecipa con stupore, quasi trattenendo il fiato, a quella irripetibile notte di Betlemme: «Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale» (Sap 18,14-15).
Il pastore "incanto" del presepe, simbolo di chi ha il cuore semplice
C’è un personaggio del presepe che raffigura questo sentimento così prezioso agli occhi di Dio: il pastore incantato, con la bocca spalancata, le braccia aperte, il cappello in mano; colui che offre al Bambino soltanto il suo stupore. Egli rappresenta tutti quelli che hanno un cuore semplice, aperto, sensibile e permeabile dall’amore. Egli riassume tutti i testimoni del mistero dell’incarnazione: Maria e Giuseppe, i pastori e i magi. Egli impersona lo stupore, quell’atteggiamento di meraviglia, di silenzio orante, di estatica attenzione, che è purtroppo sempre più sconosciuto nella nostra esperienza di fede e nelle nostre feste. Lo stupore è il segno di giovinezza spirituale, mentre l’inaridimento dello spirito di meraviglia e della riverenza di fronte al mistero indica l’indifferenza e stanchezza, grettezza di cuore e sterilità di vita. Maria, la madre che contempla estasiata il bambino nato dal suo grembo, la donna che coglie e magnifica il Signore per le «grandi cose» operate in lei e nella storia ci aiuti a non abituarci al mistero e al miracolo e mantenga in noi, vivo e fresco, il seno dello stupore.