Articolo tratto dalla rivista "Santuario Maria Immacolata" - Nevegal Belluno, 23 (2015), n. 2 - luglio 2015, pp. 1-2.
“Salve Regina, madre di misericordia”. È una preghiera che rivolgiamo a Maria e che conosciamo molto bene. Ma, come succede in tutte le formule di preghiera, soprattutto in quelle che conosciamo a memoria, non pensiamo sempre bene a quello che diciamo e, soprattutto, nella preghiera chiediamo tante grazie e siamo poco attenti a quello che la preghiera domanda al nostro impegno.
In questa preghiera invochiamo Maria col titolo: Madre di misericordia. Che cosa vogliamo dire a Maria con queste parole? Che Maria è la Madre di Gesù, che il Papa chiama “il volto umano della misericordia del Padre”. Madre del Misericordioso, Gesù, che è venuto a dirci con la sua vita, la parola e con la sua morte che Dio è ricco solo di misericordia e che manifesta la sua onnipotenza soprattutto nella misericordia e nel perdono. Ed allora, incamminandoci verso l’Anno santo della misericordia, dobbiamo chiedere alla Madonna che ci ottenga una prima grazia: che ci converta al Dio della misericordia. Che ci converta alla vera immagine del Dio di Gesù Cristo che è il Dio della tenerezza e della compassione, di un Dio che è Padre e Madre insieme. Questa è la prima, fondamentale conversione che dobbiamo chiedere, perché da una corretta immagine di Dio dipende la qualità della nostra vita cristiana. E, soprattutto quanti di noi hanno una certa età, educati all’immagine di un Dio severo e di una legge morale che ci fa sentire sempre peccatori anche quando non serve, abbiamo bisogno di cancellare questa immagine perversa di Dio per sostituirla con quella più vera e più tenera, anche se non meno esigente, del Dio che Gesù è venuto ad annunciare.
Nella stessa preghiera della “Salve Regina” ad un certo punto diciamo anche “volgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi” . Il Papa, nel documento in cui spiega i motivi che l’hanno spinto ad indire l’Anno santo della Misericordia, dice: “La dolcezza dello sguardo della Madre di misericordia ci accompagni perché possiamo tutti riscoprire la gioia della tenerezza di Dio”. La dolcezza dello sguardo della Madre. Nella nostra esperienza infantile, si fuggiva dallo sguardo severo del padre, soprattutto quando ne avevamo combinato qualcuna o quando portavamo a casa un brutto voto, ed andavamo dalla mamma, perché una mamma ha tutto un altro modo di guardare ai suoi figli. Ha uno sguardo speciale, degli occhi pieni di cuore che sanno cogliere il bene nascosto nei figli, che comprendono invece che condannare, che accarezzano con amore e con perdono perché una madre capisce che i figli, spesso, sono più infelici che cattivi. Ed allora vogliamo chiedere a Maria una seconda grazia: quando ci capita di peccare, di non fare il bene che vorremmo e di compiere il male che non vorremmo, quando ci opprime il ricordo dei peccati passati e ci verrebbe voglia, come ad Adamo, di andare a nasconderci perché abbiamo paura del giudizio e della condanna del Padre, ci avvolga con la tenerezza del suo sguardo materno e ci spinga a ricominciare per un nuovo tratto di strada sulle vie del bene.
Ma Maria è madre di misericordia non solo perché ha generato una volta il Misericordioso, Gesù, ma perché continua a generare figli misericordiosi, che siamo noi. Il Papa dice che il motto dei cristiani soprattutto in questo anno deve essere: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre!”. Maria ci genera alla misericordia perché possiamo compiere, concretamente, le opere di misericordia corporali e spirituali. “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale : consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.” “In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga... per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore ».” (papa Francesco).
C’è tuttavia qualcosa, in questo urgente, pressante invito del Papa alla riscoperta della misericordia di Dio, un richiamo, che precede e attraversa tutta la sua visione, e che investe ciascun credente di una responsabilità diretta. È l’invito che il Papa ha posto quasi all’inizio del documento con cui ha indetto l’Anno santo, quando, al numero 3, scrive che «ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre». È l’esortazione a quella quotidianità, all’esercizio di quella che potremmo chiamare “la misericordia della porta accanto” senza la quale niente, del discorso di Francesco, si regge. Perché, al di là di tutte le cose dette e delle belle, e magari anche giuste, parole spese sul Giubileo, se come cristiani vogliamo prendere sul serio la provocazione del Papa, è indispensabile che la misericordia diventi lo stile di ogni giorno. In famiglia, nel condominio in cui si vive, nel traffico, al lavoro, nel correre e scorrere della vita. Oggi, ci dice Francesco, il volto della misericordia dev’essere il nostro, quello di ciascuno di noi . Ed è ancora il Papa che ci rivolge un ultimo invito: “Rivolgiamo a Lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù”.
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