tratto dal libro di Maria Di Lorenzo, Con la Croce sul cuore - Edith Stein" - cap.VII
"Maria è il simbolo più perfetto della Chiesa perché ne è prototipo e origine. Ne è anche un organo particolarissimo: l’organo da cui fu formato tutto il Corpo mistico, anzi il Capo stesso. Per questa sua posizione organica centrale ed essenziale, la chiamiamo volentieri cuore della Chiesa. Le espressioni corpo, capo e cuore, sono certo delle immagini; ma ciò che s’intende esprimere è certamente una realtà. Il capo e il cuore, infatti, svolgono, nel corpo umano, un compito d’eccezione: tutti gli altri organi e membra da loro dipendono nel loro essere e nel loro agire, e fra capo e cuore vi è una connessione specialissima.
Così anche Maria, per il suo particolarissimo legame a Cristo, ha di necessità un legame reale – e questo qui significa mistico – con gli altri membri della Chiesa, legame che eccelle qualitativamente e quantitativamente su quello che unisce tra di loro le altre membra, proprio come il legame della madre coi figli eccelle su quello dei figli tra di loro.
"Chiamare Maria nostra madre, non è una semplice immagine. Maria è nostra madre in un senso reale ed eminente, in un senso, cioè, che trascende la maternità terrena. Ella ci ha generato alla vita della grazia, quando ha donato tutta se stessa, tutto il suo essere, il suo corpo e la sua anima, alla maternità divina. E’ per questo che ci è tanto vicina. Ci ama e ci conosce, s’impegna a fare di ciascuno di noi ciò che dev’essere; soprattutto a portare ciascuno di noi alla più intima unità col Signore…
Ma come la grazia non può compiere la propria azione nelle anime se esse non le si aprono con tutta libertà, così anche Maria non può realizzare in pieno la sua maternità, se gli uomini non si abbandonano a Lei". (9)
Maria, madre e cuore della Chiesa. Edith ci ha appena spiegato in che modo; per prima cosa, ci ha detto che il termine "madre" a Lei riferito non è un simbolo, non è un’immagine, ma una realtà, che corrisponde a un autentico impegno da parte sua verso di noi, che siamo suoi figli: "fare di ognuno ciò che deve essere", secondo il progetto di Dio, il suo particolare e personale disegno d’amore su ogni creatura vivente.
"Il regno di Dio sulla terra – scrive Edith – ebbe inizio quando la beatissima Vergine pronunciò il suo "fiat" e lei fu la prima sua serva" (10). La prima cellula dell’umanità, nuovamente generata e redenta da Cristo, che ha dato vita alla Chiesa, è stata Maria: "Prima che il Figlio dell’uomo nascesse da questa Vergine, il Figlio di Dio creò proprio questa Vergine quale piena di grazia, e in lei e con lei creò la Chiesa" (11).
Maria, novella Eva. Prima del peccato l’uomo era in possesso di una natura integra e felice, poi perduta, sicché allora il prototipo dell’umanità piena è per Edith rappresentato dall’umanità di Cristo, nuovo Adamo, mentre in Maria è possibile vedere incarnato il modello della perfetta femminilità. In modo particolare, Maria è il modello più compiuto di tutte le virtù femminili perché interamente docile nel corso della sua esistenza all’azione dello Spirito Santo.
. Prima del peccato l’uomo era in possesso di una natura integra e felice, poi perduta, sicché allora il prototipo dell’umanità piena è per Edith rappresentato dall’umanità di Cristo, nuovo Adamo, mentre in Maria è possibile vedere incarnato il modello della perfetta femminilità. In modo particolare, Maria è il modello più compiuto di tutte le virtù femminili perché interamente docile nel corso della sua esistenza all’azione dello Spirito Santo.
Scrive infatti lei che "ovunque si manifesta il bisogno di una partecipazione e di un aiuto materno: in questa sola parola, maternità, noi possiamo riassumere quello che abbiamo additato come un valore personale della donna. Solo che non deve trattarsi di una maternità limitata all’ambito angusto dei consanguinei o degli amici personali, ma sul modello della Madre della Misericordia, estendersi a tutti coloro che sono affaticati e affranti, e affondare le radici nell’universale amore di Dio". (12)
Riferito inoltre in modo particolare allo Spirito Santo, scrive che "l’amore inteso come servizio è una disposizione per cui uno presta aiuto ad ogni creatura per condurla alla perfezione. Ma questo è il titolo dato allo Spirito Santo: dunque nello Spirito Santo di Dio, infuso in ogni creatura umana, potremmo scorgere il modello dell’essere femminile. Questo modello ha trovato la sua più perfetta realizzazione nella purissima Vergine che è la sposa di Dio e la madre di tutti gli uomini". (13)
In Maria, quale sposa dello Spirito Santo, viene allora espressa la dimensione femminile-materna di Dio (il nome indicante lo Spirito in ebraico, Ruah, traducibile come vento, pneuma, soffio, è appunto di genere femminile) (14); Ella è la "icona della tenerezza di Dio" (15), e in questa riconosciuta dimensione sponsale con lo Spirito, la riflessione trova un felice punto di convergenza col pensiero trinitario kolbiano.
Il mistero della santità di Maria nell’ordine divino della salvezza viene interpretato da Padre Kolbe alla luce del mistero della santissima Trinità, legato in modo particolare alla persona dello Spirito Santo.
Scrive infatti san Massimiliano: "Come Gesù, per manifestare il suo immenso amore verso di noi, si è fatto Uomo-Dio, così anche la terza Persona, Dio-Amore, volle manifestare con qualche segno esterno la propria mediazione verso il Padre e il Figlio. Questo segno è il Cuore della Vergine Immacolata". (Scritti 1229)
La circolarità dell’amore che ha origine dal Padre e che nella risposta di Maria torna per così dire alla sua sorgente, è un aspetto fondamentale del pensiero mariano di Massimiliano Kolbe (16), il quale riconosceva di avere, nella vita, una "idea fissa", l’Immacolata, per la quale vivere, lavorare, lottare, finanche morire.
L’amore di Cristo fu il fuoco che incendiò tutta la vita di santa Teresa Benedetta della Croce, ma la sequela di Cristo non era possibile da realizzare se non con e per mezzo di Maria, che di Cristo rappresenta l’immagine più perfetta (cfr. Lumen Gentium, cap. VIII).
La salita al monte Carmelo, o meglio ancora sul Golgota di Auschwitz, per entrambi – Edith e Massimiliano – non sarebbe stata possibile senza il cammino tracciato all’anima da Maria, lampada di eterna gloria. "Nessuno di coloro che La amano – diceva Padre Kolbe – si perderà per sempre". (Scritti 101).
Note
9 - Edith Stein, La donna, pp. 263-264.
10 - Edith Stein, Il mistero del Natale, p.19.
11 - Edith Stein, La donna, pp. 261–262.
12 - Ivi, p.290.
13 - Ivi, p. 219.
14 - A.Gentili, L’elemento che plasma la vita. Dimensione materna dello Spirito, in "Rogate Ergo", n.3 /1998.
15 - M. Canopi, Maria donna della bellezza interiore, Edizioni Paoline, Milano, 1996, p. 35.
16 - Si leggano a tal proposito l’interessante saggio di P.Luigi M. Faccenda, Padre Kolbe, l’Immacolata e la Santa Trinità, Edizioni dell’Immacolata, Borgonuovo (Bologna), 1995, e il volume di P. Severino Ragazzini, San Massimiliano Kolbe. Vita, spiritualità e martirio, Edizioni dell’Immacolata, Borgonuovo (Bologna), 1999.