Un articolo in La Madonna della Neve, n. 8 - ottobre 2021, pp. 4-5.
Sul finire del XIX secolo la riflessione mariana
s'incontra con I'incipiente questione femminile - Si scopre che Maria è la prima
ad agire per la promozione della donna - E nei libri del laico Auguste Nicolas
l'avvocata di Eva è liberatrice di ogni donna - La teologia segna la cultura.
II tema di Maria avvocata, sul finire del XIX secolo, si incontra con
quello della promozione della donna in conseguenza del culto di Maria. A questo
proposito pagine molto belle ritroviamo nell'opera di Auguste Nicolas
(1807-1888), avvocato e giudice di pace, totalmente consacrato all'apostolato
intellettuale, e difensore della fede cattolica. Avendo emesso il voto di
dedicare un libro a gloria di Maria se avesse ottenuto la guarigione della
figlia, scrive La Vierge Marie, in quattro volumi (1855-1860), che
raggiunge presto un grande successo. Da laico affronta il tema, a quell'epoca
nuovo, della dignità della donna: «L'asservimento e la degradazione
della donna era un fatto universale nell'antichità, e più che un fatto era un
principio. L'affrancamento e il culto rispettoso della donna è un fatto e un
principio in tutto il mondo cristiano». E spiega: «Il cristianesimo ha
innestato nel mondo un principio creatore e vitale, preso fuori del mondo,
portato dal cielo. É la donna, infatti, a concepire e a dare la luce questo
principio; perché non è altro che il Verbo di Dio nato da Maria...». Si
evidenzia così una sorta di "ipersensibilità" femminile davanti al
mistero della salvezza: «Come la donna non avrebbe sentito in modo tutto
speciale la redenzione che ella ha procurato all'intera umanità, poiché proprio
il suo sesso fu in Maria l'artefice benedetto di questa universale redenzione?».
L'Autore sa bene che in Gesù Cristo non è più questione di uomo o di donna e la
donna non ha un "onore" diverso dall'uomo rispetto al Salvatore; «ma
siccome egli stesso ha voluto essere frutto della donna, la donna trova in Maria
un principio particolare di riabilitazione».
Maria e la dignità della donna
Nicolas, al proposito, evidenzia la condizione d'inferiorità femminile: «Indipendentemente
dalla Caduta comune a tutto il genere umano, la donna subiva una degradazione
speciale, procedente dall'essere stata l'artefice primitiva di quella comune
decadenza». Senza Maria, la salvezza avrebbe condotto la donna al livello
dell'uomo, e l'uomo al livello di Cristo, ma in questa maniera il male non
sarebbe stato totalmente riparato e si sarebbe verificata una sorta di
asimmetria nell'opera redentrice. Per questo «conveniva che la donna avesse
una parte speciale nella riparazione, controparte di quella che aveva avuto
nella colpa». Un tema questo non del tutto nuovo, ma di cui Nicolas saprà
trarre le conseguenze a livello culturale. Questo processo avviene «con
l'essere l'artefice primitiva di quella, come lo era stata di questa; cogliendo
e gustando prima di ogni altro il frutto di vita e comunicandolo all'umanità,
come ella lo aveva fatto per il frutto di morte». Ecco perché Maria è
giustamente chiamata nuova Eva. E «siccome tutte le donne portavano la
maledizione della colpa di Eva, esse raccolgono pertanto la benedizione della
grazia concessa a Maria». Qui Nicolas richiama e aggiorna l'espressione di
Ireneo: «Maria non è solamente la causa di salvezza di tutto il genere umano,
ma in particolare I'Avvocata di Eva, ed è pure l'Avvocata di Eva perché è la
causa di salvezza di tutto il genere umano». Ne consegue che «il culto di
Maria ha così una portata altrettanto considerevole quanta legittima come
riabilitazione della donna». Tale riabilitazione «la caratterizza
mirabilmente nel suo tipo più perfetto, e la preserva non solo da ogni
smarrimento, ma da ogni errare e da ogni eccesso». Qui l'autore riporta un
episodio della Vita del beato Susone: «Si racconta che il beato Enrico
Susone, incontrando un giorno una donna nella contrada più sudicia della città,
si mise subito dalla parte del fango per lasciarla passare nel solo luogo
asciutto che vi era. La donna notato questo atto di umiltà gli disse: "Padre
mio, che cosa fa, lei prete e religioso, perché cedere la via a me che sono una
povera donna e farmi arrossire di vergogna?". Frate Enrico rispose: "Sorella
mia, ho l'abitudine di onorare e di venerare tutte le donne perché esse
ricordano al mia cuore la potente regina del cielo, la Madre del mio Dio, verso
la quale sono tanto obbligato". La donna alzò le mani e gli occhi al cielo
dicendo: "Supplico questa potente Regina che lei onora in noialtre donne, di
volerla favorire di qualche grazia particolare prima della sua morte».
Maria e la donna cristiana
E commenta Nicolas: «La donna cristiana è il nodo e il cuore della famiglia.
Nella sua molteplice funzione di sposa, di madre, di figlia e di sorella, essa
unisce tutti i membri e ispira tutte le relazioni con il più irresistibile
influsso, quella che si subisce senza saperlo. Questo potere si manifesta come
un fenomeno nuovo fin dai primi secoli cristiani». In forza di questa
emancipazione religiosa, la donna ha potuta sperimentare anche una emancipazione
morale e legale che «la fece salire a livello dell'uomo».
É inevitabile
che l'uguaglianza fra uomo e donna resti sempre condizionata dalla cultura in
cui si manifesta (e in questo Nicolas forse non è del tutto cosciente). La sua
preoccupazione è di fondare teologicamente questo cambiamento. Egli spiega: «Ricordiamo
come l'opinione e la condotta di Colui che è la Verità stessa e il cui Vangelo
diventerà il Codice dei codici, la Legge delle leggi, l'opinione e la condotta
di Gesù Cristo verso la donna distruggevano totalmente le idee e i costumi
correnti». Dunque è proprio per iniziativa divina che avviene questo
cambiamento. «Innanzitutto, e nel più alto grado, con il prodigio della
Maternità divina, della Verginità feconda, da cui egli aveva voluta nascere, non
mediante una concezione passiva in Maria, ma attiva, deliberata, consentita
liberamente con il Cielo medesimo, e frutto di una pienezza di grazia che
solleva la donna all'altezza meritata di Madre di Dio». Per questo in tutta
la sua vita terrena Gesù associa Maria ai suoi misteri: «... nel rimanere
sottomesso a lei fino all'età di trent'anni, nel ricevere da lei l'impulsa
anticipata della sua vita di miracoli, nel lasciarla per testamento come madre a
tutto il genere umano dall'alto della Croce, e nell'innalzarla con l'Assunzione
alla gloria di Regina degli angeli e del cielo». E, infine, secondo questa
logica, nel «comportamento liberatore» che egli assume verso tutte le
altre donne del Vangelo.
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