D - E - F - DIZIONARIO DI TEOLOGIA

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D - E - F: DANNAZIONE - FUNERALI

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Dannazione. (inizio)

(Lat. " condanna ").

La sorte di coloro che muoiono in peccato mortale senza pentirsi. Avendo radicalmente respinto Dio e i loro fratelli (Mt 25,31-46), soffriranno per sempre le pene dell'inferno. Cf Giudizio; Inferno; Riprovazione.

Decalogo (Gr. " dieci parole "). (inizio)

I dieci comandamenti che sintetizzano le nostre responsabilità religiose e morali. Si trovano in due versioni: Es 20,1-17 e Dt 5,6-21. Gesù non ha abolito i dieci comandamenti, ma, fondandosi su Dt 6,4-5 e Lv 19,18, li riassunse in termini di amore verso Dio, verso il prossimo e verso noi stessi (Mc 12,29-31). Gesù ha anche affermato che l'osservanza del Decalogo può condurre al distacco perfetto e al discepolato (Mc 10,17-21). Cf Amore; Imitazione di Cristo; Perfezione; Teologia morale.

Decime. (inizio)

Si tratta della decima (o altra) parte del prodotto della terra dato per il mantenimento del clero e per sostenere la missione della Chiesa mediante scuole, ospedali, aiuti ai bisognosi e opere di evangelizzazione. L'aiuto ai sacerdoti dell'AT e ai luoghi di culto (cf Gn 14,16-20; Dt 12,6.11.17) era prescritto per legge (cf Nm 18,25-32; Dt 14,22-29). Il NT si limita a ritenere giusto che le comunità cristiane sostengano coloro che proclamano la Buona Novella (cf Mt 10,10; Lc 10,7; 1 Cor 9,7-14; 1 Tm 5,18). Dopo la conversione dell'Europa al cristianesimo, le decime finirono per diventare tasse da pagare. Dove gli Stati non riconoscono più e non sostengono le Chiese in questo modo, la missione va sostentata con contributi volontari. Cf Chiesa e Stato; Giustizia; Koinonìa.

Dedicazione della chiesa. (inizio)

Rito solenne, riservato al vescovo, o al suo delegato, con cui un edificio viene adibito ad uso esclusivo del culto cristiano e indica così una presenza speciale di Dio e della Chiesa nel mondo. In Occidente, il rito consiste generalmente nella celebrazione dell'Eucaristia e in una cerimonia nella quale l'edificio viene benedetto e sono fissate nell'altare le reliquie dei santi. In Oriente, prima che venga celebrata la prima liturgia, l'altare è asperso di acqua santa e unto come nei riti dell'iniziazione. Cf Benedizione; Consacrazione; Iniziazione; Sacramentale.

De fide (Lat. " attinente alla fede "). (inizio)

Asserti teologici che hanno il massimo grado di certezza in quanto sono fondati sulla rivelazione divina e sono proclamati come tali dal Magistero autorevole della Chiesa. Cf Dogma; Magistero; Qualifica teologica.

Definizione ex cathedra (Lat. " dal trono "). (inizio)

Definizione solenne e vincolante fatta dal papa con la sua piena autorità apostolica come pastore e maestro di tutti i cattolici (DS 3074-3075; FCC 7.198-7199) in materie rivelate che riguardano la fede e i costumi. Cf Cattedra; Infallibilità; Insediamento; Magistero; Papa.

Deificazione. (inizio)

Il fine dell'Incarnazione, secondo sant'Ireneo (circa 130 - circa 200), sant'Atanasio (circa 296-373) e altri Padri greci. Già creati a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,26), gli esseri umani sono chiamati per grazia a condividere la vita divina (2 Pt 1,3-4). Cf Grazia; Incarnazione.

Deismo. (inizio)

Termine generico per indicare le teorie di molti scrittori inglesi, europei e americani dei secoli XVII e XVIII i quali in vari modi sottolineavano il ruolo della ragione in fatto di religione e negavano la rivelazione, i miracoli e qualsiasi azione provvidenziale nella natura e nella storia degli uomini. Cf Illuminismo; Miracoli; Provvidenza.

Demitizzazione. (inizio)

Si chiama così il tentativo di Rudolf Bultmann (1884-1976) di tradurre nel linguaggio d'oggi ciò che egli chiamava mitologia biblica. Sebbene il termine comporti una eliminazione, l'intento di Bultmann era positivo: interpretare esistenzialmente i miti. Cf Ermeneutica; Esistenzialismo; Mito.

Demiurgo. (inizio)

(Gr. " artefice, artigiano ").

Nome usato da Platone (427-347 a.C.) per indicare il divino architetto che plasmò il mondo secondo le idee eterne. Gli Gnostici riducevano il demiurgo a una divinità inferiore, responsabile della creazione dell'universo materiale che essi disprezzavano. Cf Creazione; Gnosticismo.

Demoni. (inizio)

Esseri spirituali che, nella tradizione giudaico-cristiana, corrispondono ai diavoli, che sono angeli ribelli a Dio e intenti a danneggiare gli esseri umani. Cf Diavolo.

Demonologia. (inizio)

Lo studio dei demoni, della loro natura come angeli decaduti e della loro azione nel tentare e nel fare del male agli esseri umani. Cf Angeli; Angelologia; Esorcismo.

Denzinger. (inizio)

Raccolta di brani del Magistero della Chiesa, pubblicati per la prima volta da Heinrich Joseph Denzinger nel 1854. La sua trentacinquesima edizione, rivista da Adolf Schönmetzer, uscì nel 1973.

Tra gli altri suoi lavori va ricordata una raccolta ancora utile di testi di liturgia orientale, Ritus Orientalium, Coptorum, Syrorum et Armenorum (Würzburg, 1863-1864).

Deposito della fede. (inizio)

Tutto ciò che Dio ha definitivamente rivelato mediante Cristo per la nostra salvezza, considerato come un tesoro affidato alla Chiesa affinché lo custodisca, lo interpreti e lo proclami fedelmente a tutti fino alla fine dei tempi (1 Tm 6,20; 2 Tm 1,12.14; cf DV 10; GS 62). Cf Magistero; Rivelazione; Tradizione.

Determinismo. (inizio)

Interpretazione dell'universo secondo cui tutto succede inevitabilmente e senza alcun esercizio della libertà. La nostra esperienza di potere scegliere tra varie alternative contraddice questa visuale di realtà così rigidamente predeterminata. Cf Libertà; Predestinazione; Prescienza.

Deuterocanonici. (inizio)

Cf Libri deuterocanonici.

Devozione. (inizio)

Dedizione orante e affettiva che rende i credenti profondamente disponibili alla volontà di Dio. Cf Religione.

Devozioni. (inizio)

Preghiere e pratiche non liturgiche, come la Via Crucis e il Rosario, che sviluppano la vita spirituale del credente e approfondiscono le sue convinzioni religiose. Cf Liturgia; Preghiera; Rosario; Sacramentale.

Diaconessa. (inizio)

Donna che nella Chiesa primitiva esercitava un ministero simile a quello del diacono. Oltre ad avere cura dei malati e dei poveri, le diaconesse assistevano il ministro nei battesimi delle donne. L'ufficio di diaconessa scomparve nel Medioevo, ma ritornò in vigore nel secolo XIX presso gli Anglicani e i Protestanti. Cf. Comunione Anglicana; Protestante.

Diaconia (Gr. " servizio "). (inizio)

Termine del NT per indicare che il ministero e la missione nella Chiesa sono per il servizio della comunità (At 1,17.25; 21,9; Rm 11,13; 1 Tm 1,12). Il Concilio Vaticano II descrive in questo modo l'ufficio dei vescovi (LG 24). Cf Ministero.

Diacono (Gr. " servo "). (inizio)

Ispirandosi in parte ai sette uomini scelti per attendere alle necessità materiali della comunità di Gerusalemme (At 6,1-6), il ministero dei diaconi è stato fiorente nei primi secoli della Chiesa. Poi, la loro importanza andò sempre più diminuendo, finché il diaconato si ridusse semplicemente ad essere uno stato intermedio prima del presbiterato. Il Concilio Vaticano II affermò la possibilità di ripristinare il diaconato permanente per uomini maturi e sposati (LG 29). Questa decisione cominciò ad attuarsi nel 1967. Oltre a compiti amministrativi e pastorali, i diaconi possono, quando siano autorizzati, battezzare, predicare, distribuire l'Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio, dirigere il rito funebre della sepoltura. Cf Chierico; Clero; Ministero; Ordinazione.

Dialogo (Gr. " conversazione "). (inizio)

Discussione garbata tra individui che professano fedi differenti con l'intento di raggiungere o almeno di avvicinarsi ad un consenso. Il Concilio Vaticano II (1962-1965) incoraggiò i cattolici al dialogo col mondo in genere (GS 85), coi membri delle religioni non cristiane (AG 16), con gli altri cristiani, sia con quelli delle Chiese Orientali (UR 14-18) che con quelli delle Chiese d'Occidente che si sono staccate da Roma al tempo della Riforma (UR 19-23). Il dialogo tra le religioni non cristiane è chiamato " interreligioso ", mentre il dialogo tra Roma e le altre Chiese cristiane è chiamato " ecumenico " o " interconfessionale. Di quando in quando, vengono emanate delle direttive dai vari dicasteri del Vaticano. Riguardo alle Chiese Orientali, si distingue:

a) il " dialogo della carità " che consiste in segni e gesti che esprimono la fede comune di entrambe le parti condivisa da tutti i membri del dialogo e il loro desiderio di rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena comunione;

b) il dialogo teologico ufficiale, chiamato alle volte " il dialogo della verità ", in cui, attraverso discussioni dei rappresentanti delle varie Chiese, si cerca di raggiungere la piena comunione sui punti di fede e di vita sacramentale.

Cf Concilio Vaticano II; Ecumenismo; Fede e Ordine, Religioni del mondo.

Diàspora (Gr. " dispersione "). (inizio)

Applicato inizialmente agli Ebrei deportati sotto gli Assiri (722 a.C.) ed i Babilonesi (597 a.C.), il termine finì per designare tutti gli Ebrei viventi fuori della Palestina (Gv 7,35), di cui un milione circa vivevano in Alessandria al tempo di Gesù. La traduzione dell'AT cosiddetta dei " Settanta " è opera di Ebrei di lingua greca della Chiesa di Alessandria. L'annuncio cristiano fuori della Terra Santa avvenne in un primo tempo in sinagoghe ebraiche (At 9,19-20; 11,19; 13,5.14-44; 17,12, ecc.). Con la distruzione del Tempio e il progresso del Cristianesimo, gli Ebrei della diàspora divennero più isolati e la loro religione si sviluppò nell'ebraismo talmudico del Medioevo e dei tempi moderni. Il NT usa invece il termine diàspora per i cristiani dispersi nel mondo e viventi in ambienti stranieri e alle volte ostili (Gc 1,1; 1 Pt 1,1). Le persecuzioni e emigrazioni dei tempi moderni hanno portato in larga scala una diàspora di Cristiani orientali. In Germania, la parola " diàspora " si riferisce a minoranze confessionali, sia di Cattolici che di Protestanti. Cf Chiesa; Missione; Settanta; Talmud.

Diavolo. (inizio)

(Gr. " accusatore " " tentatore "). Nome usato per indicare Lucifero o Satana, capo degli angeli ribelli. Le allusioni a Satana e ai suoi seguaci sono frequenti nella Bibbia (per es., Sap 2,24; Mt 25,41; Lc 10,18; Gd 6,9; Ap 12,9-12; 16,14). Cf. Angeli; Demòni.

Didachè (Gr. " insegnamento "). (inizio)

Opera della fine del I secolo, compilata da un autore giudeo-cristiano della Siria occidentale o dell'Asia Minore orientale. Presenta le vie che conducono alla vita o alla morte, come anche materiale riguardante il battesimo, il digiuno, la preghiera, i profeti e l'Eucaristia. Dopo gli scritti del NT, la Didachè e la Prima Lettera di Clemente sono i documenti più antichi che abbiamo sull'ordinamento della Chiesa. Cf Padri apostolici.

Digiuno. (inizio)

Astenersi dal cibo per motivi religiosi, come pentimento (Gl 1,14; Gn 3,7) o come preparazione ad una missione speciale (Mt 4,12; At 13,2-3), accompagnato di solito dalla preghiera (At 14,23). Il digiuno può essere quantitativo (quando la quantità di cibo da consumare è limitata), o qualitativo (quando certi tipi di cibo, come la carne, non vengono presi (= astinenza). Dopo aver digiunato nel deserto (Lc 4,2), Gesù fu criticato durante il suo ministero perché non digiunava come i Farisei (Mt 11, 18-19), e egli, a sua volta, criticò coloro che praticavano il digiuno con ipocrisia (Mt 6,16-18; Lc 18,12). Nella tradizione latina, i Cattolici osservano il digiuno il Mercoledì delle ceneri e il Venerdì Santo come giorni obbligatori, mentre i cristiani orientali si preparano specialmente per la Pasqua, ma anche per il Natale, con un digiuno di quaranta giorni. Inoltre, essi digiunano, per es., dalla domenica dopo Pentecoste alla vigilia dei santi Pietro e Paolo come anche nei quattordici giorni che precedono il 15 agosto, la kòimesis (dormizione) di Maria. Cf Astinenza; Preparazione al Natale; Quaresima; Quattro Tempora; Settimana Santa.

Dio. (inizio)

È l'Essere supremo

a) che va adorato e servito (Dt 6,4-5),

b) il quale, nella tradizione monoteista, è riconosciuto come personale, eterno, immutabile, onnisciente e creatore onnipotente.

Secondo l'AT, il Dio unico e santo di Israele trascende il nostro mondo materiale e non si può rappresentare con immagini (Es 20,4; Lv 19,4; Dt 4,12.15-24). Nello stesso tempo, Dio è sempre vicino al popolo eletto, lo ama con amore di alleanza e con la fedeltà misericordiosa di un padre (Gs 24; Is 46,1-13; Os 2,14-13). Con l'Incarnazione, l'auto-comunicazione di Dio nella storia raggiunge il suo vertice nella rivelazione della Trinità. Nel Figlio e mediante lo Spirito che abita in essi, gli uomini sono adottati da Dio come figli (Gal 4,4-6) e possono andare al Padre (Gv 14,6-7). Sebbene l'AT avesse già accennato all'interesse di Dio per tutti i popoli (per es. Giona), Dio, nel NT, è rivelato come il Dio d'amore (1 Gv 4,7-10.16) per tutti i popoli (Mt 28,19-20; Rm 3,29-30; 9,111,36). Cf Alleanza; Attributi divini; Creazione; Incarnazione; Monoteismo; Politeismo; Teologi; Trascendenza.

Diocesi. (inizio)

(Gr. " sistemazione della casa ", " amministrazione ")

a) Divisione amministrativa dell'Impero Romano in seguito alla riorganizzazione dell'imperatore Diocleziano (circa 245-316; imperatore dal 284 al 305). All'inizio del V secolo, c'erano quindici diocesi nell'Impero romano, diviso da allora in Oriente e Occidente.

b) Quando il termine entrò nel vocabolario della Chiesa, il suo significato variò grandemente: da quella che oggi chiameremmo una parrocchia, ad una esarchìa o distretto ecclesiastico comprendente varie provincie.

c) Nell'uso corrente, " diocesi ", o " archidiocesi " si riferisce ad un territorio che sta sotto l'immediata giurisdizione di un vescovo o di un arcivescovo, che governa a nome proprio e non come vicario di qualche altro. Per questo, è chiamato " vescovo diocesano ", o " ordinario ". Una diocesi corrisponde nelle Chiese d'Oriente ad una eparchìa. Il CIC dà questa definizione: " La diocesi è la porzione del popolo di Dio che viene affidata alla cura pastorale di un vescovo con la cooperazione del presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore e da lui riunita nello Spirito Santo mediante il Vangelo e l'Eucaristia, costituisca una Chiesa particolare... " (CIC 369). Cf Arcivescovo; Eparchìa; Esarchìa; Ordinario; Patriarca; Santa Sede; Vescovo.

Dio tappabuchi. (inizio)

È un'espressione che si usa per denunciare l'errore di coloro i quali

a) cercano Dio nei fenomeni di cui la scienza non riesce a dare spiegazione, e

b) dimenticano che Dio è attivamente presente all'interno di tutti i processi del mondo creato.

Diritti umani. (inizio)

Si tratta di tutto ciò che spetta a rigore di giustizia agli esseri umani in quanto creati ad immagine e somiglianza di Dio e chiamati con lui alla vita eterna. Vanno annoverati tra questi: la libertà di coscienza, il diritto alla vita, al lavoro, al matrimonio, all'educazione e alla proprietà. Il terzo comandamento del Decalogo (Es 20,2-17; Dt 5,6-21) assicurò il riposo periodico per i lavoratori poveri e per gli schiavi. Molte leggi dell'AT e denunce dei profeti contro l'ingiustizia (2 Sam 11,112,14; Is 5,23) riguardano diritti umani fondamentali. L'AT chiede ripetutamente protezione per gli orfani, le vedove e gli stranieri (Dt 24,17-22; 27,19). Nonostante l'uguaglianza fondamentale di tutte le persone in Cristo (Gal 3,28), il volto della vita cristiana è stato continuamente deturpato dalla schiavitù, dall'oppressione della donna, dall'antisemitismo e da altre offese contrarie ai diritti umani. D'altra parte, per molti secoli, i monaci e altri gruppi ecclesiali sono stati spesso gli unici a provvedere all'educazione, alla cura dei malati, degli emarginati e dei moribondi. La Magna Carta (1215), la Dichiarazione Americana dell'Indipendenza (1776) e la Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite (1948) figurano tra le affermazioni più importanti che hanno espresso e incoraggiato una maggiore consapevolezza dei diritti umani. Tra i molti cristiani che hanno lottato per i diritti umani, bisogna ricordare: Bartolomé de las Casas (1484-1566), William Wilberforce (1759-1833), Daniel O'Connell (1775-1847), il vescovo Guglielmo Emmanuele Ketteler (1811-1877), il cardinale Enrico Edoardo Manning (1808-1892), Martin Luther King, junior (1929-1968), e i papi a partire da Leone XIII (1810-1903). Il Concilio Vaticano II ricordò un lungo elenco di diritti umani (GS 27, 29, 66). In particolare, un intero documento (Dignitatis humanae) fu dedicato ai diritti delle persone e delle comunità in questioni religiosi attinenti con la libertà civile e sociale. Questo sviluppo nell'insegnamento della Chiesa fu preparato e incoraggiato da un teologo americano John Courtney Murray (1904-1967). Cf Antropologia; Decalogo; Immagine di Dio; Libertà religiosa; Teologia femminista; Teologia nera.

Diritto canonico. (inizio)

Insieme di leggi codificate che vanno osservate dai Cattolici, sia individualmente, sia dai vari gruppi costituiti nella Chiesa. In particolare, si tratta del Codice promulgato da Giovanni Paolo II nel 1983, che ha sostituito quello del 1917, e del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, promulgato il 18 ottobre 1990. Cf Codice di Diritto Canonico; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali; Corpus Iuris Canonici; Fonti del diritto canonico orientale; Nomocanone.

Discesa agli inferi. (inizio)

Termine tradizionale con cui si indica:

a) il soggiorno di Cristo tra i morti dopo la sua morte sulla Croce;

b) la sua vittoria sulla morte, che l'iconografia bizantina esprime spesso col raffigurare Adamo ed Eva liberati da Cristo. Praticamente, questa rappresentazione è l'icona caratteristica della Pasqua e è chiamata anche anàstasis (Gr. " risurrezione "). Cf Icona; Triduo pasquale.

Discernimento degli spiriti. (inizio)

Dono speciale che consiste nel rendere capaci di distinguere i carismi divini da influssi puramente naturali o diabolici (1 Cor 12,10). Per valutare se certi casi particolari provengono dallo Spirito di Dio o dallo spirito del male e dell'errore (1 Gv 4,1-6), molti Padri della Chiesa e autori posteriori hanno suggerito certe norme, come quelle elaborate da sant'Ignazio di Loyola (1491-1556), per coloro che fanno gli Esercizi Spirituali. Cf Carismi; Esperienza Religiosa; Prudenza.

Disciplina dell'arcano (Lat. " disciplina del segreto "). (inizio)

Prassi della Chiesa primitiva che conservava il segreto sui riti e sugli insegnamenti più sacri, per accertarsi che i catecumeni e i pagani non li trattassero irriverentemente. Cf Catecumenato.

Dittici. (inizio)

(Gr. " doppio, congiunto, doppia tavoletta scritta ").

I nomi di persone, vive e defunte, da leggersi durante l'Eucaristia, erano scritti originariamente su due tavolette di legno, unite con una cerniera. Di qui il nome di " dittici ". Il nominare persone di riguardo significava la comunione con loro, mentre il cancellarne i nomi dall'elenco significava la scomunica. L'uso dei dittici dei vivi esiste ancora nelle occasioni più solenni nei pontificali della liturgia bizantina. Cf Preghiere eucaristiche.

Divinizzazione. (inizio)

Cf Deificazione.

Docetismo. (inizio)

(Gr. " apparenza ").

Una delle prime eresie secondo cui il Figlio di Dio aveva solo un'apparenza umana. La realtà corporale di Cristo andava considerata celeste, o comunque un corpo solo apparente, mentre un altro, per esempio, Simone di Cirene avrebbe sofferto al suo posto. Contro le teorie docetiste, già respinte nel NT (1 Gv 4,1-3; 2 Gv 7), la Chiesa insegnò che Cristo aveva preso da Maria un corpo autentico come il nostro e che aveva sofferto in modo umano reale (DS 76, 292, 1338, 1340-1341; FCC 0.514, 4.008). Cf Cristologia; Teologia giovannea.

Dogma (Gr. " opinione ", o " decreto "). (inizio)

Verità divinamente rivelata, proclamata come tale dal Magistero autorevole e infallibile della Chiesa, e perciò con forza vincolante da allora e per sempre per tutti i fedeli (DS 3011; 3073-3075; FCC 1.070, 7.198, 7.199; LG 25). Nonostante la loro grande importanza, i dogmi non sono la norma suprema. " Insieme con la Sacra Tradizione, la Chiesa ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede " (DV 21), e questa regola suprema viene celebrata nel culto della Chiesa. Nella Chiesa Ortodossa, si intende per dogma un insegnamento conciliare (specialmente quello dei primi sette concili ecumenici), accettato da tutte le Chiese particolari in comunione fra di loro e destinato ad alimentare i fedeli nella liturgia e nella vita. Cf Concilio Ecumenico; Deposito della fede; Gerarchia delle verità; Magistero; Rivelazione; Sette Concili ecumenici.

Domenica (Lat. " del Signore "; (inizio)

" Sunday ", in inglese, significa: " il giorno del sole "; così pure " Sonntag " in tedesco). È il " Giorno del Signore " (Ap 1,10), giorno in cui i cristiani riposano dal lavoro per ricordare con gioia la risurrezione di Cristo (Mc 16,1-2), la creazione del mondo da parte di Dio e la discesa dello Spirito Santo. Le Chiese d'Oriente chiamano la domenica " l'ottavo giorno " per ricordare come la risurrezione di Cristo ha rigenerato l'universo. Il NT ci dice che i cristiani si incontravano la domenica per celebrare l'Eucaristia (At 20,7; cf 1 Cor 16,2). All'inizio del II secolo, sia Ignazio di Antiochia che un governatore romano, Plinio il Giovane, ricordano che i cristiani si riuniscono in quel giorno per il culto. Il Concilio di Elvira, in Spagna (circa 306), stabilì con legge l'osservanza della domenica, e nel 321 Costantino il Grande prescrisse l'astensione dal lavoro in quel giorno. Il Diritto Canonico ribadisce l'obbligo di partecipare alla Messa e di astenersi " da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo " (CIC 1246-1247). Cf Avventisti del Settimo Giorno; Sabato.

Donatismo. (inizio)

Scisma sorto nel 311 circa in seguito all'ordinazione episcopale di Ceciliano di Cartagine per le mani di un vescovo (Felice d'Aptunga) che era accusato di essere stato un traditore durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano. I vescovi dissidenti scelsero invece Maggiorino, a cui succedette poi Donato; di qui, il nome di donatismo. Sembra che i donatisti abbiano negato la validità dei sacramenti amministrati da ministri indegni e abbiano affermato la necessità di un nuovo battesimo per i cristiani ricaduti in peccato (cf DS 123,705 e 913; FCC 9.040). Sant'Agostino di Ippona (354-430) si oppose fermamente ai donatisti. Una " Conferenza " (Collatio) tenutasi a Cartagine nel 411 fiaccò questo movimento che finì per scomparire quando i Saraceni distrussero la Chiesa nord-africana. Cf Novazianismo; Scisma; Validità.

Doni dello Spirito Santo. (inizio)

Sono i modi con cui lo Spirito di Dio si manifesta tra gli uomini. All'elenco del testo ebraico di Isaia 11,2-3 (sapienza, intelligenza, consiglio, fortezza, conoscenza, timore del Signore), la Settanta e la Volgata aggiunsero la " pietà ", raggiungendo così il dono settiforme. In origine, i sette doni erano visti come una descrizione poetica delle abbondanti benedizioni di Dio sul re messianico; in seguito vennero interpretati come grazie date ai cristiani mediante lo Spirito Santo che abita in loro. Cf Carismi; Glossolalia; Grazia; Messia; Settanta; Volgata.

Doni preternaturali. (inizio)

Doti speciali elargite alla natura umana di Adamo ed Eva oltre al dono fondamentale e soprannaturale della grazia. L'insegnamento ufficiale della Chiesa parlava di integrità (ossia assenza di concupiscenza) e di immortalità (DS 222, 370-396, 1515-1516, 1926, 1955, 1978, 2616-2617, 3514; FCC 2.050, 3.049, 3.052-3.053, 3.059-3.060, 3.064-3.066, 8.031-8.038), mentre la riflessione teologica suggeriva anche altri privilegi. Cf Concupiscenza; Giustizia originale; Paradiso; Peccato originale; Poligenismo; Soprannaturale.

Dossologia. (inizio)

Rendere gloria a Dio. I Salmi glorificano Dio frequentemente (Sal 8; 66; 150). Così fa pure il NT (Rm 16,27; 1 Tm 6,16; 1 Pt 4,11; Ap 4,11; 5,12).

a) La Chiesa primitiva sviluppò quella che venne conosciuta come dossologia " gerarchica ": " Sia gloria al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo ". Quando gli Ariani ne abusarono per sostenere che il Figlio era inferiore al Padre e lo Spirito era inferiore al Figlio, san Basilio Magno (circa 330-379) contribuì ad introdurre la formula " paritaria ": " Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo ". Quest'ultima dossologia divenne dominante ed è chiamata la " dossologia breve ". La dossologia " lunga ", o " grande ": " Gloria a Dio nell'alto dei cieli...", è recitata o cantata nella Messa Latina (cf Lc 2,14).

b) Un inizio dossologico di teologia, formata dal culto e dalla regola di preghiera, è stato sviluppato in Occidente da G. Wainwright (nato nel 1939) e da altri.

Cf Gloria; Teologia Orientale.

Dottore della chiesa. (inizio)

Titolo dato a certi santi per il loro insegnamento ortodosso e eminente. A partire dal secolo VIII, l'Occidente riconobbe quattro Dottori eminenti: il papa Gregorio Magno (circa 540-604), Ambrogio di Milano (circa 339-397), Agostino di Ippona (354-430) e Girolamo (circa 342-420). Un secolo dopo, in Oriente, Basilio Magno (circa 330-379), Gregorio Nazianzeno (328-389) e Giovanni Crisostomo (circa 347-407) furono riconosciuti come " i Tre Maestri Gerarchi e Ecumenici ". L'Occidente aggiunse Atanasio di Alessandria (circa 296-373), in modo che l'Oriente avesse quattro dottori corrispondenti ai quattro dottori occidentali. Il papa Benedetto XIV (1675-1758 ) elaborò le norme da seguire per dare ad uno il titolo di Dottore della Chiesa. Il papa Paolo VI aggiunse due donne sante all'elenco dei Dottori della Chiesa: santa Caterina da Siena (circa 1347-1380) e santa Teresa d'Avila (1515-1582). Cf Padri cappadoci; Tre Teologi.

Dottrina. (inizio)

È l'insegnamento del Magistero della Chiesa nelle sue molteplici forme. Esso intende comunicare non solo l'ortodossia della fede, ma anche nutrire la vita e la pietà cristiana. Cf Magistero; Ortodossia.

Dottrina sociale. (inizio)

L'insegnamento della Chiesa circa i diritti e i doveri dei vari membri della società nei loro rapporti col bene comune, sia nazionale che internazionale. Il messaggio di conversione di Gesù invitava i benestanti ad avere cura dei poveri, storpi, zoppi e ciechi (Lc 14,12-14). Il giudizio finale dovrebbe esortarci ora a venire incontro alle necessità materiali degli affamati, degli stranieri, dei nudi, malati e prigionieri (Mt 25,31-46). Generalmente, il NT dimostra lo stesso interesse pratico per i bisognosi (At 4,325,11; Rm 12,8; 1 Cor 13,3; Eb 13,16; 1 Gv 3,17; Gc 1,27; 2,14-17). Sant'Ambrogio (circa 339-397), san Giovanni Crisostomo (circa 347-407) e altri Padri della Chiesa hanno predicato lo stesso messaggio. Per secoli, le istituzioni della Chiesa sono state quasi sole a prendersi cura degli emarginati sociali, come le vedove, gli orfani, i malati e i prigionieri, e ad occuparsi dell'istruzione attraverso gli ordini monastici come i Benedettini. San Vincenzo de' Paoli (circa 1580-1660), le Figlie della Carità, le Sorelle della Misericordia, Antonio Federico Ozanam (1813-1853), Giuseppe de Veuster (1840-1889), conosciuto come Padre Damiano, Adolfo Kolping (1813-1865) e molti altri spesero la loro vita a venire incontro alle necessità dei poveri e dei sofferenti. La prima grande enciclica sociale fu quella di Leone XIII nel 1891 Rerum Novarum (Lat. " Delle cose nuove ") che trattò di problemi come quello del giusto salario e della proprietà privata. Quarant'anni dopo, nel 1931, Pio XI riprese questi temi e altri connessi nell'enciclica Quadragesimo Anno (Lat. " Nel quarantesimo anniversario "). L'enciclica di Giovanni XXIII Mater et Magistra (" Madre e Maestra ") aggiornò l'insegnamento sociale della Chiesa con un'occhiata all'intervento dello Stato a favore dei bisognosi, mentre nella Pacem in terris (" Pace sulla terra ") del 1963, auspicava un ordine sociale internazionale basato sul pieno rispetto dei diritti umani. Il Concilio Vaticano II parlò della libertà religiosa nella Dichiarazione Dignitatis humanae (1965). Lo stesso Concilio auspicò a tutti i livelli un ordine sociale più specifico e più giusto (GS 9, 63-93), invitando tutti i membri della Chiesa a partecipare attivamente nelle cause sociali (AA 7,8,13). Sebbene la missione che Cristo ha dato alla Chiesa non riguardi primariamente il campo politico, economico e sociale, la fede religiosa accresce i nostri obblighi verso il prossimo bisognoso (GS 42). Nell'enciclica Populorum Progressio (" progresso dei popoli ") del 1967, Paolo VI affermò che il nome nuovo della pace doveva essere uno sviluppo economico attento alla persona umana nella sua integralità. La giustizia sociale, la solidarietà internazionale e i diritti umani sono temi costanti nell'insegnamento di Giovanni Paolo II. Li ha espressi soprattutto nell'enciclica sociale del 1981, Laborem exercens (" Esercitando il lavoro "), in quella del 1987, Sollicitudo rei socialis (" Interesse per il problema sociale ") e in quella del 1o maggio 1991, Centesimus annus (" Centesimo anno " dall'enciclica Rerum Novarum). Cf Enciclica; Giustizia; Opzione per i poveri; Diritti umani; Sussidiarietà; Teologia della liberazione; Teologia morale.

Doxa (Gr. " gloria "). (inizio)

La maestà sublime e lo splendore radioso di Dio rivelati nella storia d'Israele (specialmente nell'Esodo: Es 14,4.17-18; 15,1-21), attraverso la natura (Es 24,15-17; Sal 104,31-32) e nell'esperienza della santità divina (Is 6,1-7). Luca collega la gloria di Dio con la nascita di Gesù (Lc 2,9), con la trasfigurazione (Lc 9,31-32), con l'ingresso trionfale in Gerusalemme (Lc 19,38), con la risurrezione dai morti (Lc 24,26) e con l'Ascensione (At 1,9.11; 7-55). Il Vangelo di Giovanni comincia con la contemplazione della gloria divina (Gv 1,14) che si rivela già nella vita di Cristo e specialmente nei suoi segni miracolosi (Gv 2,11). In Gesù Cristo rifulge la gloria divina (2 Cor 4,4-6) e sarà pienamente manifesta alla fine (Tt 2,11-13). La parola doxa è un'idea chiave per la teologia orientale ed esercita un influsso sempre crescente in Occidente. Cf Dio; Metodi in teologia; Rivelazione; Teologia della bellezza; Theologia Gloriae; Trasfigurazione.

Dualismo. (inizio)

Qualsiasi interpretazione della realtà che spieghi ogni cosa mediante due princìpi primordiali assolutamente indipendenti l'uno dall'altro. Un esempio di dualismo nella filosofia si trova, per esempio, in René Descartes (1596-1650). Egli interpreta l'universo in termini di due princípi irriducibili, spirito e materia, anche se, in ultima analisi, ritiene che Dio abbia creato entrambi. Il dualismo teologico radicale propone due divinità antagonistiche, una buona ed una cattiva, come sostenevano i Manichei e alcuni Gnostici nella Chiesa primitiva, e, nel Medioevo, gli Albigesi e i Catari in Occidente, e i Bogomili in Oriente. Il Cristianesimo riconosce una dualità distinta tra l'anima e il corpo, e soprattutto tra Dio e l'universo creato, ma proclama che in Cristo tutto è stato riconciliato con Dio (2 Cor 5,18-20). Cf Albigeismo; Bogomili; Catari; Gnosticismo; Manicheismo.

Dubbio. (inizio)

Incertezza o sospensione di assenso intorno a qualche verità di fede o anche sulla fede nel suo complesso. L'affrontare onestamente questioni serie o punti difficili non costituisce un dubbio peccaminoso. Cf Assenso di fede; Fede.

Duotelismo. (Gr. " due volontà "). (inizio)

Il Magistero della Chiesa riconosce in Cristo due volontà, appartenenti alle due nature di Cristo. Quantunque separate, la volontà divina e la volontà umana di Cristo operano insieme in una perfetta unità morale (cf DS 2531). Cf Concilio Costantinopolitano III; Monofisismo; Monotelismo.

E

Ebioniti (Ebr. " uomini poveri "). (inizio)

Un gruppo ascetico di giudeo-cristiani del I e II secolo. Essi ritenevano Gesù essere il figlio naturale di Maria e di Giuseppe, un semplice uomo sul quale lo Spirito Santo era sceso nel battesimo. Insistevano sull'adesione alla legge di Mosè e perciò respingevano san Paolo. Cf Cristologia; Encratiti.

Ebrei (etimologia incerta). (inizio)

Il popolo che guidato da Mosè entrò nella Terra Promessa ad Abramo. Preferirono chiamarsi Israeliti, ossia figli di Israele, il nome che Dio diede a Giacobbe (Gn 32,28; 35,10). Furono chiamati Ebrei soprattutto dagli altri, e alle volte con disprezzo (cf Gn 43,32). Il termine " ebreo ", arcaico (Gn 14,13), venne ad indicare le qualità fondamentali di un giudeo autentico (cf 2 Cor 11,22; Fil 3,5). " Ebreo " (ebraico) è anche la lingua classica, antica, in cui furono scritti quasi tutti i libri dell'AT. Questa lingua fu soppiantata dall'aramaico dopo l'esilio babilonese, e cessò di essere parlata come lingua comune verso il IV secolo a.C. È stata rivitalizzata come lingua ufficiale dello stato moderno d'Israele. Cf Antico Testamento; Giudaismo; Israele.

Ecclesiologia (Gr. " studio sulla Chiesa "). (inizio)

È quel settore della teologia che riflette sistematicamente sull'origine, sulla natura, sulle caratteristiche e sulla missione della Chiesa. Quantunque non sia possibile trovare un'ecclesiologia articolata nella Bibbia, il NT offre, però, varie immagini della Chiesa: Sposa di Cristo (Ef 5,25-32; Ap 21,2; 22,17), Corpo di Cristo (Rm 12,4-5; 1 Cor 12,12-27; Ef 1,22-23; Col 1,18.24), Popolo di Dio (1 Pt 2,10; Rm 9,25), Tempio dello Spirito Santo (1 Cor 3,16; 6,19), Famiglia e Dimora di Dio (Ef 2,19-22) (cf LG 6-8). Sant'Ireneo di Lione (circa 130 - circa 200) nella sua lotta contro gli Gnostici, che sostenevano rivelazioni accessibili solo ad una élite, diede inizio ad una apologetica di criteri (note) della Chiesa riconoscibili da chiunque. San Cipriano di Cartagine (morto nel 258) scrisse il primo trattato sull'unità della Chiesa. Quasi tutte le rotture riguardanti l'unità della Chiesa vanno riferite, direttamente o indirettamente, alle differenti interpretazioni della sua visibilità. La Summa de Ecclesia di Giovanni da Torquemada (1388-1468), zio del Grande Inquisitore, segnò lo sviluppo dell'ecclesiologia come una disciplina distinta, che poi accrebbe importanza a causa delle controversie della Riforma. La scissione fra Oriente e Occidente portò gli Ortodossi a sviluppare una ecclesiologia più pneumatologica per spiegare l'unione delle Chiese locali nella stessa fede. Notevoli influssi sulla crescita dell'ecclesiologia cattolica avvennero per opera di san Roberto Bellarmino (1542-1621) e con l'insegnamento del Concilio Vaticano I (1869-1870). In questo secolo, il movimento ecumenico, il Vaticano II e l'opera di teologi come Yves Congar (nato nel 1904), Avery Dulles (nato nel 1918), Karl Rahner (1904-1984) e Jean-Marie-Roger Tillard (nato nel 1927) hanno contribuito al progresso di questa disciplina. Teologi Ortodossi come Nikolai Afanasiev (1893-1966) e Giovanni Zizioulas (nato nel 1931) hanno sviluppato un'ecclesiologia centrata sull'Eucaristia. I temi più importanti dell'ecclesiologia comprendono: le origini della Chiesa nell'AT; il ministero di Gesù, la sua risurrezione dai morti, e l'effusione dello Spirito Santo; il rapporto tra Chiesa e Regno di Dio; la varietà di modelli di Chiesa; la sua missione nel mondo e per il mondo; la sua natura pneumatologica, carismatica, istituzionale, gerarchica e escatologica. Cf Carisma; Chiesa; Comunione dei santi; Conciliarismo; Concilio Vaticano I; Concilio Vaticano II; Confessione di Augusta; Consiglio Ecumenico delle Chiese; Corpo di Cristo; Escatologia; Extra Ecclesiam nulla salus; Febronianesimo; Gallicanesimo; Gerarchia; Gnosticismo; Magistero; Missioni (Le) nella Chiesa; Note della Chiesa; Popolo di Dio; Primato; Riforma; Sinodo; Sobornost; Spirito Santo; Teologia della missione; Ultramontanesimo.

Ecologia umana (Gr. " studio della casa "). (inizio)

È lo studio degli esseri umani nella loro interazione con il loro ambiente. Come rappresentanti di Dio, gli esseri umani furono preposti come amministratori responsabili del creato (Gn 1,26-31; cf Gb 28,1-2.9-11). L'èra messianica doveva restaurare ciò che la natura aveva perduto col peccato (Is 11,6-8; cf Ez 47,1-12). Il cristianesimo spera che l'intero creato avrà parte alla gloria della risurrezione (Rm 8,19-33), quando ci saranno " nuovi cieli e una terra nuova " (2 Pt 3,13-14). Questa speranza suscita qui e ora un interesse consapevole e il rispetto del proprio ambiente. Questo tema è sviluppato nell'insegnamento di Giovanni Paolo II (nato nel 1920) e nella teologia della creazione di Jürgen Moltmann (nato nel 1926) e di altri. Cf Creazione; Messia; Natura.

Economia (Gr. " amministrazione della casa "). (inizio)

È il piano di salvezza di Dio per l'umanità. Questo piano è stato rivelato attraverso il creato e soprattutto attraverso la redenzione effettuata in Gesù Cristo (Ef 1,10; 3,9). Nella teologia orientale, il termine " economia " indica anche certe concessioni fatte dalla Chiesa, la quale, tenendo conto della debolezza umana, dispensa in alcuni casi dalle sue prescrizioni canoniche. Cf Fonti del diritto canonico orientale; Salvezza; Trinità Immanente.

Ecumenismo (Gr. " mondo abitato "). (inizio)

Movimento mondiale tra i cristiani che accettano Gesù come Signore e Salvatore e, ispirati dallo Spirito Santo, cercano, attraverso la preghiera, il dialogo e altre iniziative, di eliminare le barriere che li dividono e di andare verso l'unità che Cristo ha voluto per la sua Chiesa (Gv 17,21; cf Ef 4,4-5; UR 1-4). Le comunità cristiane si separarono alcune in seguito al Concilio di Efeso (431), altre dopo quello di Calcedonia (451); lo scisma fra Oriente e Occidente è datato convenzionalmente al 1054; la Riforma avvenne nel XVI secolo; altre separazioni avvennero anche più tardi. Il Concilio Vaticano II insegnò che la vera Chiesa " sussiste nella Chiesa Cattolica " (LG 8), ma non si identifica in tutto e per tutto con essa. La fede in Cristo e il battesimo stabiliscono un'unione reale, anche se imperfetta, tra tutti i cristiani (LG 15). In particolare, gli Ortodossi hanno in comune coi Cattolici molti elementi autentici di fede e di vita sacramentale, tra cui l'Eucaristia e la successione apostolica (cf OE 27-30). Cf Communicatio in sacris; Concilio Vaticano II; Consiglio Ecumenico delle Chiese; Dialogo; Fede e Ordine; Gerarchia di verità; Oikumène; Scisma; Successione apostolica.

Edessa (oggi: Urfa, in Turchia). (inizio)

Il centro più importante della cristianità siriaca, che, nonostante l'invasione musulmana del 639, rimase attivo fino al XII secolo. Secondo una leggenda, Gesù mandò una lettera e un suo ritratto al re di Edessa, Abgar V Ukkama (4 a.C. - 50 d.C.). Il cristianesimo era certamente noto là fin dal II secolo. Il suo scrittore più famoso fu Efrem Siro (circa 306-373). Questi diede inizio alla " Scuola dei Persiani " in Edessa dopo che la sua città natale Nisibi fu abbandonata dai Romani nel 363. L'imperatore Zenone chiuse la Scuola nel 489 a motivo di aspri conflitti tra i Nestoriani e i Monofisiti. Edessa servì da quartier generale della Chiesa Siriana Ortodossa. Cf Chiesa Apostolica Assiriana d'Oriente; Chiesa Ortodossa Siriana; Chiese Orientali; Monofisismo; Nestorianesimo; Scuola Antiochena.

Efeso. (inizio)

Cf Concilio di Efeso.

Elevazione. (inizio)

L'ostensione dell'ostia consacrata e del calice nella Messa per invitare all'adorazione di Cristo che si rende presente eucaristicamente e per esprimere la propria offerta a Dio. Nel rito ambrosiano, in quello latino e in quello mozarabico, il Canone, o preghiera eucaristica, termina con una seconda elevazione, chiamata minore, quando il celebrante alza insieme l'ostia e il calice. Cf Adorazione; Canone; Presenza reale.

Elezione. (inizio)

È la libera scelta da parte di Dio di individui e di gruppi. Nell'AT, Israele era consapevole di essere " il popolo eletto " di Dio (Dt 4,32-40; Is 41,8-16). Una nuova comunità di credenti si riunì attraverso la libera scelta di Cristo (Gv 15,1-17). In teologia spirituale, l'" elezione " si riferisce alla scelta di uno stato di vita o al progresso di uno stile di vita, specialmente secondo le norme che si trovano negli Esercizi di sant'Ignazio di Loyola (1491-1556). Il Codice di Diritto Canonico parla di " elezione " per indicare la scelta fatta dai votanti autorizzati per designare ad un incarico nella Chiesa: per es., l'elezione del Romano Pontefice per opera dei Cardinali riuniti in conclave (cf CIC 349). Cf Predestinazione.

Emanazione. (inizio)

Una realtà che proviene da una fonte (Dio), come la luce proviene dal sole. Questa espressione, che risale al neoplatonismo di Plotino (205-270) e che fu usata da san Tommaso d'Aquino (circa 1225-1274), è stata avversata da molti cristiani perché sembrava affermare il mondo come necessario e perfino identificarlo con Dio, anziché riconoscerlo come libera creazione di Dio (cf DS 3024; FCC 3.024). Cf Gnosticismo; Neoplatonismo; Panteismo.

Emmanuele (Ebr. " Dio con noi "). (inizio)

Con questo nome simbolico, Isaia annuncia al re Acaz la nascita di un bambino (Is 7,14). Matteo interpreta questo segno come una profezia della nascita di Gesù (Mt 1,23) e conclude il suo Vangelo con la promessa collegata a questo nome: " Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo " (Mt 28,20). Cf Concepimento verginale di Gesù; Cristologia.

Enciclica (Gr. " lettera circolare "). (inizio)

Lettera di un vescovo destinata a una larga diffusione. A partire dal secolo XVIII secolo, i Cattolici d'Occidente hanno usato questo termine per le lettere rivolte dal papa alla Chiesa intera o a una parte di essa. Come tali, le encicliche papali non sono pronunciamenti infallibili, ma sono piuttosto affermazioni autorevoli del Magistero ordinario (cf DS 3884-3885; FCC 7.201-7.202). I Cristiani d'Oriente danno ancora il nome di " encicliche " a lettere autorevoli dei loro patriarchi. Questo termine è usato anche dagli Anglicani fin dalla prima Conferenza di Lambeth (1867) per il messaggio emanato al termine di queste Conferenze. Cf Conferenze di Lambeth; Magistero.

Encratiti (Gr. " astinenti). (inizio)

Nome usato per vari estremisti cristiani dei primi secoli che comunemente si astenevano dalla carne, dal vino e anche dal matrimonio. Da frange di questi gruppi furono scritti i vangeli apocrifi. Cf Ascesi; Docetismo; Ebioniti; Gnosticismo; Vangeli apocrifici.

Enipostasi (Gr. " nella persona "). (inizio)

Dottrina della piena umanità di Cristo, personalizzata per il fatto di essere assunta dalla ipostasi o persona del Lògos. Per chiarire l'insegnamento di Calcedonia (451) sulle due nature di Cristo in una persona, Leonzio di Bisanzio e Leonzio di Gerusalemme (VI secolo) svilupparono questa dottrina che fu poi suffragata da san Giovanni Damasceno (circa 650 - circa 750). Cf Anipostasi; Concilio di Calcedonia; Ipostasi; Lògos.

Enoteismo. (inizio)

Cf Monoteismo.

Ente. (inizio)

Tutto ciò che è o che esiste. In quanto applicabile ad ogni cosa, " ente " ha un contenuto concettuale minino. Esodo 3,4 (" Io sono colui che sono "), interpretato alla luce della filosofia greca, portò i cristiani a parlare di Dio come l'Ente Supremo o " Ens a se " (a sé stante).

Entelechia. (inizio)

(Gr. " che contiene la propria perfezione "). La realizzazione di ciò che è potenziale, l'attualizzazione del fine per cui qualcosa esiste. Cf Aristotelismo; Causalità.

Entusiasmo (Gr. " possesso da parte di Dio "). (inizio)

Atteggiamento estatico od emozionale, attribuito a un influsso speciale dello Spirito di Dio. San Paolo raccomanda di non spegnere lo Spirito che opera col dono della profezia e altri doni insoliti (1 Ts 5,19-22), ma riconosce l'amore come il dono più importante (1 Cor 12,1313,13). Nella storia del Cristianesimo, l'entusiasmo religioso, quando è stato diretto con discernimento, ha prodotto spesso frutti duraturi. Il richiamarsi indebitamente all'influsso speciale dello Spirito Santo può causare notevoli danni (cf DS 803-808; FCC 6.064-6.068). Cf Carisma; Discernimento degli spiriti; Esperienza religiosa; Profezia.

Eparchia (Gr " provincia "). (inizio)

Parola che ricorre di frequente nei canoni dei concili generali dell'Oriente per designare una provincia ecclesiastica retta da un metropolita. Oggi, significa diocesi. Cf Diocesi.

Epiclesi (Gr. " invocazione "). (inizio)

In genere, significa qualsiasi invocazione a Dio perché benedica e santifichi il creato materiale (cf 1 Tm 4,1-5). Nell'anàfora, o Canone della Messa, l'epiclesi è la preghiera che chiede al Padre di mandare lo Spirito affinché scenda sui doni e li trasformi nel corpo e sangue di Cristo per il vantaggio spirituale di quanti li riceveranno. Nel Medioevo, ci fu una controversia: ci si chiese se la consacrazione fosse completa con le parole dell'istituzione, come sostenevano i Latini, o se lo fosse soltanto con la sussequente preghiera dell'epìclesi, come avviene nella maggior parte delle anàfore greche e orientali (cf DS 1017, 2718 e 3556). La riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha inserito nei nuovi canoni un'epìclesi prima della consacrazione (si prega che venga mandato lo Spirito Santo a cambiare i doni) e una dopo la consacrazione (si prega perché i partecipanti vengano trasformati). Si discute ancora se, nell'antico canone Romano (= preghiera eucaristica prima), la preghiera " quam oblationem " (" Santifica, o Dio, questa offerta ") prima della consacrazione, e " Supra quae " (" Volgi sulla nostra offerta ") " Supplices te " (" Ti supplichiamo "), dopo la consacrazione, siano preghiere di epìclesi. Cf Anàfora; Canone; Consacrazione; Preghiera eucaristica; Spirito Santo.

Epifania. (Gr. " manifestazione "). (inizio)

In genere, qualsiasi manifestazione del divino nello spazio e nel tempo (Es 3,12; 19,18; At 2,3-4). La letteratura giovannea vede l'incarnazione e l'intera vita di Cristo come un'epifania (Gv 1,14; 1 Gv 1,1-3). Come festa importante, era celebrata il 6 gennaio in Oriente fin dalla fine del IV secolo ed era dedicata all'intero ciclo dell'apparizione di Cristo nella sua nascita, nell'adorazione da parte dei Magi, nel suo battesimo e nel suo primo miracolo a Cana (Gv 2,1-12). Gradualmente, il Natale fu fissato dovunque il 25 dicembre, sebbene nella tradizione armena venga ancora celebrato il 6 gennaio. In Oriente, dove il battesimo è anche chiamato photismós (Gr. " illuminazione "), l'Epifania è celebrata con luci, e l'acqua di fiume, ecc. (che rappresenta il Giordano) è benedetta con l'immergervi una croce. In Occidente, la festa dell'Epifania celebra la venuta dei Magi e la rivelazione di Cristo ai pagani. La domenica seguente è invariabilmente dedicata al battesimo del Signore, mentre, nel ciclo C, la domenica successiva al battesimo del Signore (seconda domenica del Tempo Ordinario), si ricordano le nozze di Cana. Così pure, l'antifona del Magnificat dei secondi Vespri dell'Epifania conserva il carattere originale e inclusivo della festa: " Tre prodigi celebriamo in questo giorno santo: oggi la stella ha guidato i magi al presepio, oggi l'acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza. Alleluia ". Cf Doxa; Natale; Teofanìa; Teologia giovannea.

Episcopale. (inizio)

Cf Conferenza episcopale.

Episcopaliani. (inizio)

Si chiamano così i membri di una Chiesa retta da vescovi. In particolare, si tratta di cristiani degli Stati Uniti che sono in comunione con l'arcivescovo di Canterbury. Cf Comunione anglicana.

Episcopato (dal gr. " vescovo ", " ispettore "). (inizio)

Il governo della Chiesa da parte dei vescovi, i quali, insieme, come successori del sistema collegiale degli Apostoli come si trova nel NT, formano l'attuale collegio di vescovi responsabili di questo governo. Cf Collegialità; Conferenza episcopale; Diocesi; Ordinario; Successione apostolica; Vescovo.

Epistemologia (Gr. " teoria della conoscenza "). (inizio)

Settore della filosofia che indaga sulla conoscenza umana, la sua natura, le sue fonti, i suoi criteri, le sue possibilità e i suoi limiti. Cf Filosofia.

Epistola (Gr. " lettera "). (inizio)

Termine usato tradizionalmente per le 21 lettere del NT e per la lettura domenicale che precede il Vangelo.

Equivocità (Lat. " usare la stessa parola "). (inizio)

Uso di parole con doppio significato (per es. " stella " per un corpo celeste e per un divo dell'arte). Questo può produrre argomenti fallaci in quanto il punto di vista è valido solo per uno dei due significati. Cf Analogia; Univocità.

Eremita (Gr. " deserto "). (inizio)

Persona che si ritira dalla società per condurre una vita solitaria dedicata alla preghiera e alla penitenza. Il luogo dove vivono questi reclusi si chiama eremo. Sebbene il numero di eremiti sia diminuito dopo la riforma, gran parte della loro tradizione è passata in ordini monastici come i Certosini, i Camaldolesi e i Carmelitani. La Chiesa Latina riconosce questo genere di vita, se l'eremita, " con voto, o con altro vincolo sacro, professa pubblicamente i tre consigli evangelici nelle mani del Vescovo diocesano o sotto la sua guida osserva la norma di vita che gli è propria " (CIC 603). Nella Chiesa d'Oriente, la vita eremitica è fiorente; i suoi seguaci sono conosciuti come anacoreti. Cf Anacoreti; Monachesimo; Monte Athos; Vita religiosa.

Eresia (Gr. " scelta "). (inizio)

Nel NT indica un gruppo settario (At 5,17) o una fazione e opinione disgreganti (1 Cor 11,19; Gal 5,20; 2 Pt 2,1). Il termine venne a significare il dissenso deliberato e persistente di un battezzato dalla dottrina ortodossa di fede (cf CIC 751, 1364). Alle volte, la sfida provocata dall'eresia ha dato occasione ad una solenne definizione del Magistero della Chiesa. Cf Apostasia; Fede; Ortodossia; Ortoprassi; Rivelazione; Scisma.

Ermeneutica (Gr. " interpretazione "; (inizio)

da Ermes, il messaggero degli dèi). È la teoria e la prassi per capire e interpretare i testi, biblici o altri. L'ermenetica, mentre cerca

a) di stabilire il significato originale di un testo nel suo contesto storico, e

b) di esprimere il significato che ha oggi, riconosce che un testo può contenere e suggerire un significato che va oltre l'intenzione esplicita dell'autore.

Oltre a ricevere aiuto da discipline come la filologia, la storia, la critica letteraria e la sociologia, gli interpreti hanno anche bisogno di riflettere filosoficamente sulla condizione umana e sul suo ruolo nel creare e nel leggere i testi. Nonostante la differenza che esiste tra la mentalità dei singoli e le varie culture, la nostra umanità comune varca il fossato in modo da riuscire a capire e ad interpretare i testi. Cf Allegoria; Analogia della fede; Circolo ermeneutico; Critica biblica; Dogma; Esegesi; Haggadah; Magistero; Scrittura e Tradizione; Sensi della Scrittura.

Eros (Gr. " amore di desiderio "). (inizio)

Amore che cerca una propria realizzazione. Si distingue sia da agàpe, che indica l'amore oblativo di Dio in Cristo che chiede una risposta da parte dell'uomo (1 Gv 4,7-12), sia da philìa che significa l'amore tra parenti e amici. Cf Agàpe; Amore

Errore. (inizio)

Opinione falsa o comportamento sbagliato. Quanti si trovano nell'errore devono, comunque, essere trattati con bontà e amore, e la loro libertà religiosa va rispettata (GS 28; DH 14). Cf Eresia.

Esarca (Gr. " governante "). (inizio)

Era in origine un titolo civile usato per chi era a capo di una provincia nell'Impero Bizantino. Cf Chiese Orientali.

Escatologia (Gr. " conoscenza delle ultime realtà "). (inizio)

Quel settore della teologia sistematica che studia il regno finale di Dio com'è espresso dalla preparazione dell'AT (per es., le speranze messianiche), dalla predicazione di Gesù e dall'insegnamento della Chiesa del NT. Secondo Albert Schweitzer (1875-1965), Gesù avrebbe erroneamente ritenuto imminente la venuta del Regno. Secondo la tesi opposta della escatologia realizzata, rappresentata da Charles Harold Dodd (1884-1973), Gesù avrebbe annunziato che con il suo ministero sarebbero già venuti gli elementi essenziali del regno. Le posizioni intermedie ritengono che il Regno è già stato inaugurato con il ministero, la morte e la risurrezione di Gesù (cf Lc 11,20; 1 Cor 10,11 ), ma deve ancora realizzarsi in pienezza (cf Mc 13; Lc 11,2; 1 Cor 15,20-28) quando Cristo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti (cf Mt 25,31-46; Ap 22,12-13). Cf Letteratura apocalittica; Messia; Millenarismo; Parusìa; Speranza; Regno di Dio; Risurrezione; Teologia giovannea.

Eschatà (Gr. " le cose ultime "). (inizio)

È il termine corrispondente a quello che si era soliti usare: " novissima " (Lat. " le cose ultimissime "): morte, giudizio (sia quello particolare, del singolo, sia quello universale, di tutta l'umanità), inferno e paradiso. Questi elementi della nostra sorte finale, necessariamente avvolti nel mistero in questa vita, trovano il loro punto focale in Cristo stesso che è l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine (Ap 22,13). Senza prendere una posizione esplicita sui dibattiti contemporanei circa la purificazione nell'istante della morte e la possibilità di tutti gli esseri umani di essere finalmente salvati per l'infinita misericordia di Dio, una lettera della Congregazione della fede nel 1979 attirò l'attenzione sull'insegnamento della Chiesa circa la risurrezione dell'intera persona, circa la purificazione del purgatorio e circa le due possibilità finali (paradiso o inferno). Cf Apocatàstasi; Giudizio universale; Inferno; Mistero; Morte; Paradiso; Purgatorio; Visione beatifica.

Eschaton. (inizio)

Cf Parusìa.

Esegesi (Gr. " tirar fuori il senso "). (inizio)

Interpretare il significato dei testi sacri, di solito i testi biblici (DV 12, 23; OT 16). Oltre a cercare di stabilire che cosa gli autori della Bibbia intendevano dire nei loro contesti originali (= che cosa significava il testo), gli esegeti interpretano anche il messaggio del testo per oggi (= che cosa significa). Cf Critica biblica; Ermeneutica; Sensi della Scrittura; Teologia alessandrina; Teologia antiochena.

Esemplarismo. (inizio)

Qualsiasi teoria che ricorra alla causalità esemplare per spiegare la realtà. Così, il valore dell'azione salvifica di Cristo verso di noi è stato fatto consistere ampiamente o addirittura unicamente nell'esempio che ci ha dato di un amore capace di autosacrificarsi. Questa teoria risale a Pietro Abelardo (1079-1142; cf DS 721-739). Cf Causalità; Redenzione; Riscatto.

Esicasmo (Gr. " tranquillo "). (inizio)

Uno stile di preghiera incessante e di vita ascetica che caratterizza il cristianesimo d'Oriente e che rende chi lo pratica capace di stare tranquillamente raccolto in Dio. Nella sua ispirazione e nel suo approccio generale, l'esicasmo coincide con le origini dello stesso monachesimo. Si ritiene come fondatore Arsenio il Grande (morto nel 449 circa), il quale abbandonò una carriera brillante come precettore imperiale per vivere nel deserto. Con san Simeone il Nuovo Teologo (949-1002), l'approccio mistico di questa spiritualità venne approfondito. San Gregorio del Sinai e san Niceforo l'Esicasta (XIII-XIV secolo) diedero entrambi un notevole contributo alla sua diffusione; il secondo vi aggiunse un'intricata tecnica psicosomatica che comportava la ripetizione della " preghiera di Gesù ". Con san Gregorio Palamas (circa 1296-1359), l'esicasmo raggiunse uno statuto dogmatico pienamente sviluppato. Però, la pretesa di poter vedere la luce increata della divinità come gli Apostoli sul Tabor diede luogo a controversie. Questa luce, pur essendo ritenuta veramente divina, fu però vista come una delle energie di Dio più che la stessa essenza divina. Quando san Nicodemo del Monte Athos (circa 1749-1809) pubblicò un'antologia di scritti spirituali patristici e esicasti, conosciuta come Philocalia, il movimento sperimentò una nuova popolarità. L'esicasmo mira all'integrazione umana attraverso il ricordo costante di Dio, che si può raggiungere col " custodire " il cuore. Perciò l'esicasmo può esprimersi in sintesi come la " preghiera del cuore ". Cf Essenza e energie; Palamismo; Philocalia; Preghiera di Gesù.

Esistenziale soprannaturale. (inizio)

La situazione che fu creata per la libertà umana come risultato dell'opera redentrice di Cristo. Il termine " esistenziale " fu coniato da Martin Heidegger (1889-1976) per descrivere una situazione che come dato di fatto pre-condiziona il modo con cui è esercitata la libertà umana. Karl Rahner (1904-1984) adattò questo termine alla teologia. Il " peccato originale " è un " esistenziale " perché crea ostacoli ancora prima che gli esseri umani siano in grado di esercitare la loro libertà. L'esistenziale soprannaturale è esattamente l'opposto del peccato originale, perché l'esistenziale soprannaturale significa che, anche prima che accettino la grazia, gli esseri umani sono positivamente determinati da esso, e non semplicemente messi a confronto con un'offerta esterna di salvezza. Cf Cristiani anonimi; Giustificazione; Grazia; Peccato originale; Redenzione; Salvezza; Soprannaturale.

Esistenzialismo. (inizio)

Tendenza filosofica, religiosa e letteraria che è esemplificata da scrittori come Sören Kierkegaard (1813-1855), Fiodor Dostoyevsky (1821-1881), Miguel de Unamuno (1864-1936), Karl Jaspers (1883-1969) e Martin Heidegger (1889-1976). L'esistenzialismo ha esercitato un notevole influsso nella teologia cattolica e protestante. In genere, gli esistenzialisti esaltano i singoli nella loro libertà e nella loro ricerca di esistenza autentica. Essi variano da atei dichiarati come Jean-Paul Sartre (1905-1980) a cristiani credenti come Rudolf Bultmann (1884-1976) e Gabriel Marcel (1889-1973). Cf Teologia dialettica.

Esorcismo (Gr. " scongiurare sotto giuramento "). (inizio)

Scacciare spiriti maligni (o anche lo stesso demonio) da persone possedute da loro o perlomeno sotto il loro potere. Una forma di esorcismo si trova nelle preghiere che precedono il battesimo. Nel caso di una persona posseduta dal demonio, un esorcista agisce col permesso del vescovo e compie un rito che consiste in preghiere, aspersioni con acqua benedetta e imposizione delle mani. La pratica degli esorcismi imita ciò che Cristo e i suoi discepoli hanno fatto in casi del genere (Mt 10,1; Mc 1,21-28; Lc 4,31-37; 11,14-23; At 19,11-12). Cf Demòni; Diavolo; Ossessione diabolica; Sacramentale.

Esperienza religiosa. (inizio)

Contatto immediato e personale con Dio e con le cose di Dio (Eb 6,4-6; DS 3033, 3484; FCC 1.076; DV 8, 14). Nella seconda " Annotazione " degli Esercizi Spirituali, sant'Ignazio di Loyola (circa 1491 - 1556) segue una tradizione che risale a Origene (circa 185 - circa 254) che a sua volta si richiama a san Giovanni (Gv 1,39; 13,23; 1 Gv 1,1-3; cf Sal 34,9) nel ritenere che la preghiera ci porterà a " sentire e gustare le cose (di Dio) internamente ". Le esperienze religiose, sia quelle intense che quelle ordinarie, devono essere esaminate e interpretate nella Chiesa e sotto la guida dello Spirito Santo (1 Ts 5,21 ), specialmente quelle drammatiche e quelle mistiche. Cf Contemplazione; Discernimento degli spiriti; Mistica; Modernismo; Preghiera; Spirito Santo.

Espiazione (Lat. " riparare " " purificare "). (inizio)

Fare ammenda per il peccato e riparare il danno causato nell'ordine morale e nel proprio rapporto con Dio. La necessità di espiare i peccati fu istituzionalizzata dagli Ebrei nel giorno dell'espiazione, Yom Kippùr. Il NT, in particolare la Lettera agli Ebrei, presenta Cristo come il sacerdote e la vittima che rappresentativamente ha espiato i nostri peccati e ha purificato il nostro mondo contaminato (Eb 2,17-18; 9,610,18; cf Rm 3,24-25; Tt 2,13-14). Cf Peccato; Redenzione; Riscatto; Sacerdoti; Sacramento della penitenza; Sacrificio; Sacro Cuore; Salvezza; Soddisfazione; Yom Kippùr.

Esseni. (inizio)

Un gruppo ascetico e ben organizzato di Ebrei, ricordato da Filone (circa 20 a.C. - circa 50 d.C.), da Plinio il Vecchio (circa 23-79) e da Giuseppe Flavio (circa 37 - circa 100). Sembra che abbiano avuto origine nel II secolo avanti Cristo, e vanno probabilmente identificati con la comunità di Qumran. Cf Manoscritti di Qumran.

Essenza ed energie. (inizio)

Distinzione fondamentale nella teologia di Gregorio Palamas (circa 1296-1359), secondo cui la divina essenza rimane inconoscibile, ma non l'auto-svelamento di Dio e le " energie " o attività donatrici di vita. Questa differenziazione in Dio è intesa a salvaguardare sia la nostra deificazione sia l'inaccessibile alterità di Dio. Cf Deificazione; Eunomianesimo; Esicasmo; Palamismo; Teologia apofatica.

Essenza ed esistenza. (inizio)

Nella filosofia di san Tommaso d'Aquino (circa 1225-1274), è una distinzione fondamentale e reale tra i due princìpi dell'essere che entrano nella composizione definitiva di tutto ciò che esiste nel mondo creato. L'atto dell'esistenza attualizza la potenzialità dell'essenza e gode così di un primato sull'essenza. Cf Ente; Tomismo.

Estetica. (inizio)

I princìpi per giudicare la bellezza degli oggetti. La teologia ha bisogno di criteri estetici mutuati dall'esperienza artistica, culturale e contemplativa, in modo da apprezzare le immagini materiali che manifestano e comunicano le realtà spirituali e divine (cf IM 6; GS 57). Cf Teologia della bellezza.

Estrema unzione. (inizio)

Cf Unzione degli infermi.

Eternità (Lat. " durata senza fine "). (inizio)

Non ha né inizio né fine, ma è immutabilmente pienezza di vita. L'eternità è un attributo divino, ma per grazia Dio ci rende partecipi della " vita eterna " (Gv 11,25-26). Cf Attributi divini; Cielo; Grazia; Inferno; Risurrezione.

Eterodosso (Gr. " di credenze differenti "). (inizio)

Opinioni che si scostano dall'insegnamento normativo della Chiesa. Cf Ortodossia.

Eteronomia (Gr. " legge estranea "). (inizio)

Termine usato da Immanuel Kant (1724-1804) per descrivere la situazione di coloro che non sono autonomi, ossia, autodeterminanti, ma vivono sottoposti ad una legge esterna. Siccome l'autorità suprema di Dio è mediata attraverso la nostra coscienza e la nostra libertà creata, la teonomia (Gr. " legge divina "), quando è rettamente intesa, ci libera da una reale alternativa: o una autonomia assoluta, o una eteronomia schiavizzante. Cf Autonomia; Etica; Libertà; Teonomia.

Etica (Gr. " costume, usanza "). (inizio)

Quel settore della filosofia che studia i princìpi morali per precisare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ossia ciò che gli esseri umani possono fare e ciò che devono evitare. L'etica deontologica, rappresentata da Immanuel Kant (1724-1804), ritiene il comportamento umano moralmente buono quando, guidato dal senso del dovere, uno adempie i suoi obblighi indipendentemente dalle sue conseguenze. L'etica utilitaria, sostenuta da Geremia Bentham (1748-1832), prende le conseguenze come norma definitiva della moralità e cerca di effettuare " la massima felicità del maggior numero ". Cf Libertà; Teologia morale.

Etiopi. (inizio)

Cf Cristianità etiope.

Eucaristia (Gr. " ringraziamanto "). (inizio)

Parola usata per l'intera celebrazione della Messa, e in particolare per la seconda parte, che viene dopo la celebrazione della Parola di Dio, raggiunge il suo apice con la consacrazione del pane e del vino che vengono trasformati nel Corpo e Sangue di Cristo, e si conclude con la comunione. Il termine " Eucaristia " si riferisce inoltre alla presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino (DS 1640, 1651; FCC 9.139, 9.149). L'Eucaristia, il più grande dei sacramenti e il centro della vita della Chiesa, fu istituita da Cristo nell'ultima Cena (DS 1637, 1727; FCC 9.136, 9.162). Sacrificio di lode e di ringraziamento, in cui Cristo è presente come sacerdote e come vittima, l'Eucaristia

a) rende presente la Nuova Alleanza (1 Cor 11,25; Lc 22,20) realizzatasi con la sua morte e risurrezione che ci hanno riconciliati con Dio (DS 1740, 1742; FCC 9.172, 9.176), e

b) anticipa il compimento del Regno divino.

Come banchetto, l'Eucaristia (At 2,46; DS 847) ci fa partecipare allo stesso banchetto di Dio e esprime la nostra profonda unità nella Chiesa.

Come sacrificio e banchetto, l'Eucaristia simboleggia efficacemente la donazione e il servizio agli altri a cui sono chiamati i cristiani. Cf Agàpe; Alleanza; Anàfora; Cena del Signore; Chiesa; Comunione; Liturgia; Messa; Preghiera eucaristica; Sacramento; Sacrificio; Santissimo Sacramento; Transostanziazione.

Eulogia (Gr. " benedizione " e " oggetto benedetto "). (inizio)

Nel secondo significato, è il pane benedetto, ma non consacrato, che viene distribuito ai fedeli al termine dell'Eucaristia. L'uso del pain bénit (pane benedetto) è rimasto in certe zone di lingua francese. Nelle liturgie orientali, si ha come corrispondente l'antidoron (Gr. " al posto del dono ") distribuito praticamente a quanti hanno partecipato alla celebrazione. Cf Benedizione.

Eunomianesimo. (inizio)

Eresia propagata da un vescovo di Cizico, Eunomio (morto nel 395), che apparteneva all'ala estremista degli Ariani. Egli asseriva che Dio è un ingenerato, estremamente semplice e assolutamente conoscibile quanto a sostanza. Il Figlio è la prima creatura del Padre; lo Spirito Santo è poi creato dal Figlio. Contro un simile razionalismo sia nel metodo che nel contenuto, san Basilio Magno (circa 330-379) e san Gregorio Nisseno (circa 335 circa 395) riaffermarono l'insegnamento ortodosso della Chiesa e il senso genuino del mistero che caratterizza la teologia autentica. Cf Anomei; Concilio Niceno I; Essenza ed energie; Padri cappadoci; Pneumatomachi; Razionalismo; Teologia apofatica.

Eutichianesimo. (inizio)

Eresia che fa capo a Eutiche, igumeno (superiore) di un grande monastero di Costantinopoli (circa 378-454). Egli fu accusato di ammettere soltanto una natura o physis in Cristo dopo l'incarnazione: la natura divina. Questa visuale mono-fisita negava che Cristo avesse anche una natura umana come la nostra. Condannato nel 448 in un sinodo locale a Costantinopoli, fu riabilitato l'anno seguente grazie all'influenza dell'imperatore e del patriarca di Alessandria in un sinodo tenutosi a Efeso. Questo sinodo fu chiamato dal papa san Leone Magno un " latrocinio ", o " brigantaggio ". Comunque, nel Concilio di Calcedonia (451), Eutiche fu condannato e ripudiato da tutti (cf DS 290-300; FCC 4.007-4.010). Cf Concilio di Calcedonia; Monofisismo.

Eva (Ebr. " vivente "). (inizio)

Nel racconto della creazione si chiama così la prima donna, la " madre di tutti i viventi " e moglie di Adamo (Gn 3,20; 4,1; Tb 8,6), il quale la seguì nel peccato (Gn 3,1-7; 2 Cor 11,3; 1 Tm 2,13-14). Cf Adamo; Nuova Eva.

Evangelici (dal gr. " Vangelo "). (inizio)

In genere, si chiamano così i Protestanti cristiani che insistono sulla giustificazione mediante la fede e sulla suprema autorità della Bibbia. Il termine " evangelico " è dato anche alla Chiesa protestante di Germania e a quegli Anglicani che

a) mettono in risalto la conversione personale, l'autorità delle Scritture, l'espiazione mediante la morte di Cristo e

b) non condividono pienamente le visuali della Chiesa Alta (" High Church ") circa la grazia, l'Eucaristia e gli altri sacramenti.

Cf Comunione Anglicana; Episcopaliani; Giustificazione.

Evangelizzazione. (inizio)

La proclamazione a tutte le genti (Mt 28,19-20; Rm 10,12-18) e a tutte le culture della Buona Novella circa Gesù Cristo (Mc 1, 1). Mediante la forza dello Spirito Santo (At 1,8), il messaggio del vangelo si diffonde sia tra i cristiani separati dalla Chiesa (evangelismo), sia ai non cristiani (missioni). Cf Inculturazione; Missioni nella Chiesa; Vangelo.

Evento Cristo. (inizio)

Termine usato per designare la venuta di Cristo come fatto decisivo della storia della salvezza. Cf Storia della salvezza.

Evoluzionismo. (inizio)

Teoria elaborata da Charles Darwin (1809-1882) secondo cui, per selezione naturale, i viventi attuali si sono evoluti gradualmente da forme meno complesse. Alcuni fondamentalisti sostengono erroneamente che la teoria dell'evoluzionismo biologico è in contrasto con i dati biblici, anziché ammirare le immagini meravigliose che la Bibbia ci offre di Dio che opera con sapienza e potenza " dall'interno " per portare a forme superiori di vita fino all'apparire degli esseri umani. Cf Creazionismo; Fondamentalismo; Poligenismo.

Ex cathedra. (inizio)

Cf Definizione ex cathedra.

Ex opere operantis (Lat. " in base al proprio agire "). (inizio)

Le disposizioni soggettive richieste per ricevere un sacramento. La loro funzione non è causa, ma piuttosto condizione per la piena efficacia della grazia di Dio (cf DS 781, 1451, 1601-1613; FCC 7.089, 8.047, 9.007-9.019, 9.038). Cf Sacramento.

Ex opere operato (Lat. " in base all'atto compiuto "). (inizio)

L'efficacia oggettiva e fruttuosa dei sacramenti che non dipende primariamente dagli atteggiamenti o dai meriti di coloro che ricevono o che amministrano i sacramenti. Cf Donatismo.

Extra Ecclesiam nulla salus (Lat. " fuori della Chiesa, non c'è salvezza "). (inizio)

È un assioma che risale a san Cipriano di Cartagine (morto nel 258) e che insiste sulla necessità di appartenere alla Chiesa di Cristo per salvarsi (Mc 16,16; LG 14). Questo, però, non significa negare la salvezza a coloro che in buona fede non appartengono alla Chiesa e seguono la loro coscienza cercando di vivere la verità come la conoscono (LG 16). Cf Chiesa; Cristiani anonimi; Salvezza; Soprannaturale.

Eziologia (Gr. " studio delle cause "). (inizio)

Un racconto che spiega come qualcosa venne all'esistenza a motivo di un evento particolare ritenuto responsabile di averlo originato. Così, un atto della moglie di Lot è fornito come spiegazione di una strana formazione geologica (Gn 19,26). Le spiegazioni eziologiche vengono date per nomi di persone, come Abramo (Gn 17,5) e Mosè (Es 2,10), " Israele ", il nome nuovo dato a Giacobbe (Gn 32,28), e certe località, come Bersabea (Gn 21,31). Hermann Gunkel (1862-1932) fece un lavoro importante di analisi e di classificazione di eziologie bibliche. Seguendo Karl Rahner (1904-1984), alcuni chiamano i primi 11 capitoli del Genesi una " eziologia storica ". Gli autori dell'AT hanno, da una parte, sperimentato la bontà di Dio come creatore e salvatore, e, d'altra parte, la realtà del peccato e delle sue conseguenze. Hanno spiegato la tensione esistente tra la grazia e il peccato nella realtà del loro tempo retro-proiettandola alle origini del genere umano. Ciò non vuol dire che i capitoli introduttivi della Bibbia ci offrano un resoconto storico, ma vuol dire che gli eventi reali e primordiali spiegano l'attuale condizione umana. Cf Creazione; Critico biblico; Peccato originale; Protologia.

F

Farisei (Ebr. " separati "). (inizio)

Un gruppo di pii Giudei, formatosi nel II secolo a.C. Essi accettavano sia la legge scritta che orale e osservavano fino allo scrupolo molte pratiche (ispirate dalle 366 norme positive e 250 negative). Criticavano Gesù perché rimetteva i peccati, trasgrediva il Sabato e frequentava i peccatori. A sua volta, Gesù rinfacciava loro il legalismo esteriorista e la presunzione di essere giusti (Mc 7,1-23; Lc 18,9-14). Tuttavia, i Vangeli ricordano anche come Gesù sia stato difeso e accolto da certi Farisei (Lc 7,36; 13,31; Gv 7,50-51; 19,39). Il maestro di Paolo, il fariseo Gamaliele, prese nel Sinedrio le difese degli apostoli (At 5,34-40). Non solo Paolo, ma anche altri Farisei si fecero cristiani (At 15,5). Dopo la rivolta di Bar Kocheba (135 d.C.) le tradizioni dei Farisei furono conservate dai Rabbini e dalla Mishnah. Cf Mishnah; Sadducèi; Talmud.

Farsi cristiano. (inizio)

Ricevere un nome cristiano ed essere accolto nella Chiesa. In Occidente, questo avviene col battesimo. In Oriente, vengono allora amministrate anche la cresima e la comunione. Cf Battesimo; Iniziazione.

Febronianesimo. (inizio)

È una teoria tedesca sulle relazioni tra Chiesa e Stato. Essa respingeva certi poteri del papa come residui medievali. Il movimento prese nome da Johann Nikolaus von Hontheim (1701-1790), vescovo coadiutore di Treviri. Questi, nel 1763, sotto lo pseudonimo di " Giustino Febronio ", pubblicò un libro dal titolo: " Sullo Stato della Chiesa e sulla legittima autorità del Romano Pontefice ". Il libro riconosceva il papa come capo della Chiesa, ma negava la sua giurisdizione sulla maggior parte dei problemi fuori di Roma (cf DS 2592-2597). Cf Chiesa e Stato; Gallicanesimo; Papa.

Fede. (inizio)

Si intende la verità oggettiva e rivelata che è creduta (fides quae), o l'affidamento soggettivo e personale a Dio (fides qua). Resa possibile con l'aiuto dello Spirito Santo (At 16,14; 2 Cor 3,16-18), la fede è una risposta libera, ragionevole e totale (DV 4) mediante cui confessiamo la verità circa la divina autorivelazione compiutasi definitivamente in Cristo (Gv 20,31; Rm 10,9), ci abbandoniamo a Dio nell'obbedienza (Rm 1,5; 16,26) e affidiamo a Dio il nostro futuro (Rm 6,8; Eb 11,1). Cf Analisi della fede; Analogia della fede; Deposito della fede; Fideismo; Giustificazione; Razionalismo; Rivelazione; Semipelagianesimo; Sola fede; Verità.

Fede e opere. (inizio)

Un problema già sollevato nel NT (per es., Gc 2,14-26), e dibattuto strenuamente al tempo della Riforma. San Paolo insiste sul fatto che la giustificazione avviene per grazia mediante la fede, e non per le opere della legge (Rm 3,20-26; Gal 2,16; 3,2.5.10). Tuttavia, Dio opera nei credenti (Fil 2,12-13) perché producano i frutti (Gal 5,22-23) di una fede " che opera per mezzo della carità " (Gal 5,6). Cf Decalogo; Fede; Giustificazione; Grazia; Imputazione; Legge; Luteranesimo; Merito; Riforma (La); Sola fede; Toràh.

Fede e ordine. (inizio)

Commissione ecumenica fondata per studiare i problemi teologici che fomentano le divisioni tra i cristiani. Questa Commissione organizzò le Conferenze mondiali di Losanna (1927), Edinburgo (1937), Lund (1952), Montréal (1963) e Santiago de Compostela (1993). Attualmente è una sezione all'interno del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Cf Consiglio Ecumenico delle Chiese; Ecumenismo.

Fede fiduciale (Lat. " fede come fiducia "). (inizio)

È l'elemento più importante della fede secondo Martin Lutero (1483-1546). Mentre conservano la priorità di questo elemento fiduciale (fiducia) nella salvezza effettuata da Cristo, i teologi luterani successivi hanno incluso il ruolo della conoscenza e dell'assenso nella loro spiegazione di fede. Cf Fede; Luteranesimo.

Fenomenologia (Gr. " studio di ciò che appare "). (inizio)

È lo studio dei fenomeni in quanto contrapposi ai nooumeni (Gr. " le cose che sono percepite "), o cose come sono in sé e non semplicemente come appaiono. Dopo che Immanuel Kant (1724-1804) ebbe stabilito una distinzione netta tra il mondo nooumenico e quello fenomenico, Giorgio Guglielmo Federico Hegel (1770-1831), nella sua Fenomenologia dello Spirito (1807) pensò di tracciare le varie fasi attraverso cui passa la mente: dalla semplice consapevolezza alla certezza sensibile dei fenomeni, alla conoscenza assoluta dello Spirito. Studiando i contenuti della coscienza umana, la fenomenologia di Edmondo Husserl (1859-1938) mirò a descrivere il modo con cui le cose si manifestano effettivamente nella loro realtà. L'opera di Max Scheler (1874-1928) sui sentimenti e sui valori portò la fenomenologia in una direzione in un certo senso agostiniana, cosa che fece l'assistente di Husserl, la beata Edith Stein (1891-1942). La fenomenologia può anche essere esistenzialista, come quella di Maurice Merleau-Ponty (1908-1961), che si adoperò a descrivere " il mio mondo ", più che il mondo com'è in se. Con Martin Heidegger (1889-1976), la fenomenologia divenne una filosofia dell'esistenza, basata sulla storicità e sul tempo. Cf Esistenzialismo; Esperienza religiosa; Filosofia.

Ferendae sententiae (Lat. " sentenza da pronunciare "). (inizio)

È la pena " che non costringe il reo se non dopo essere stata inflitta " (CIC 1314; cf 1318). A motivo della complessità dei casi singoli e della sottigliezza della legge, la maggior parte delle pene ecclesiastiche sono di questo tipo. Cf Latae sententiae.

Festa. (inizio)

Giorno di celebrazione speciale nel calendario liturgico della Chiesa. La domenica festeggia la risurrezione di Cristo dai morti, e in Oriente è chiamata spesso il " giorno ottavo ", o il primo giorno della nuova creazione portata da Cristo. Sono feste mobili, per es., Pasqua e Pentecoste, in quanto le loro date variano da un anno all'altro. Le feste fisse (per es., Natale e le feste dei santi) sono sempre celebrate lo stesso giorno. Cf Calendario liturgico; Domenica; Risurrezione; Sabato.

Fideismo. (inizio)

Tendenza

a) a sottovalutare il ruolo della ragione nello studio delle tematiche religiose, e

b) a sopravalutare la libera decisione di fede.

Nel migliore dei casi, il fideismo sfida giustamente i tentativi di dimostrare scientificamente la verità del cristianesimo. Nel caso peggiore, rappresenta la fede come un salto cieco nel buio. Cf Analisi della fede; Modernismo; Preamboli della fede; Razionalismo; Teologia naturale; Tradizionalismo.

Fides quaerens intellectum (Lat. " fede che cerca di capire "). (inizio)

È il titolo che sant'Anselmo di Aosta (circa 1033-1109) diede originariamente ad un suo lavoro (che più tardi venne chiamato " Proslogion "). Il titolo non è altro che una variante del detto agostiniano: " Credo ut intelligam " (Lat. " credo per capire ") e vuol dire che, in teologia, la fede ispira e guida la comprensione intellettuale più che l'inverso. Cf Agostinianismo; Argomento ontologico.

Filioque (Lat. " e dal Figlio "). (inizio)

Parola che fu aggiunta al Simbolo Niceno-Costantinopolitano nel quarto Sinodo di Braga, in Portogallo (675). La sua aggiunta nel terzo Sinodo di Toledo (589) sembra essere una interpolazione (cf DS 470; FCC 6.024). Questa parola intende affermare:

a) che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio;

b) che le tre Persone della Trinità sono perfettamente uguali.

Nel 1013 l'imperatore Enrico II ordinò alla Chiesa latina di aggiungere il Filioque nella professione di fede. La Chiesa ortodossa greca avversò fortemente questa inserzione nel Simbolo. A partire dal Patriarca Fozio di Costantinopoli (circa 810-895), il Filioque è stato spesso considerato il punto più grave di divergenza tra l'Oriente e l'Occidente. Il Concilio di Firenze (1439) non pretese che i Greci accettassero l'aggiunta del Filioque, ma si accontentò che riconoscessero la verità che vi è soggiacente (DS 1301-1303; FCC 6.070-6.071), cosa che essi fecero. Cf Arianesimo; Concilio di Firenze; Concilio di Lione II; Processioni; Simbolo niceno; Spirito Santo.

Filocalia (Gr. " amore di ciò che è bello "). (inizio)

a) Si tratta di un'antologia tratta dagli scritti di Origene (circa 185 - circa 253) per opera di san Basilio Magno (circa 330-379) e di san Gregorio Nazianzeno (329-389).

b) Lo stesso titolo fu scelto per un'antologia sull'ascetica, la solitudine e la preghiera del cuore chiamata esicasmo, tratta da trentotto Padri della Chiesa e pubblicata nel 1782 da san Macario Notaras, vescovo di Corinto (1731-1805) e da san Nicodemo Agiorita del Monte Athos (circa 1749-1809). Ispirandosi a questa antologia, Paisy Velichovsky (1722-1794) tradusse in slavonico brani scelti dai Padri greci e li pubblicò nel 1793 come Dobrotoliubie (slavonico: " amore di ciò che è buono "). Il vescovo Teofano Zatvornik (russo: " il Recluso ") (1815-1894) fece una traduzione libera in russo dall'antologia del 1872, ampliandola notevolmente e dandole il titolo della raccolta di Paisy. Entrambe le edizioni della Dobrotoliubie hanno influenzato fortemente la spiritualità russa e raggiunto un vasto pubblico, come appare dall'opera anonima: La via di un pellegrino (ed. Kazan', 1870). In questi ultimi decenni, la riscoperta della Filocalìa ha contribuito grandemente a fare conoscere in Occidente la spiritualità ortodossa (e la spiritualità dei Padri in genere). Cf Esicasmo; Misticismo; Padri cappadoci; Padri della Chiesa; Preghiera di Gesù.

Filosofia (Gr. " amore della sapienza " (inizio)

o studio dei princìpi più generali delle cose e della conoscenza che ne abbiamo. Dopo Socrate (circa 469-399 a.C.) e Platone (circa 428 - circa 348 a.C.), la filosofia greca raggiunse il suo vertice con Aristotele (384-322 a.C.). Egli organizzò la filosofia in un sistema unificato di apprendimento che per secoli ebbe un influsso enorme sia in Oriente che in Occidente. Uno studio introduttorio della logica o scienza del raziocinio doveva servire da organon (Gr. " strumento ") per la scienza ulteriore. Poi, seguiva

a) la theorìa (Gr. " contemplazione ") che era divisa in prima filosofia (= metafisica), matematica e fisica;

b) la praxis (Gr. " azione ", " condotta ") che comprendeva l'etica e la politica;

c) la pòiesis (Gr. " fare ", " produrre ") suddivisa in retorica, poesia ed economia.

Dopo René Descartes (Cartesio: 1596-1650) ed Immanuel Kant (1724-1804), il problema della natura, delle condizioni e dei limiti della conoscenza umana ha occupato spesso il posto principale in filosofia. Nel secolo XX, varie forme di esistenzialismo, analisi linguistica, varie forme di marxismo, la filosofia del processo, varie correnti tomiste e altre filosofie hanno creato una situazione di pluralismo, almeno nel mondo occidentale. La teologia ha bisogno dell'aiuto di una buona base filosofica che serva a chiarire criticamente i suoi concetti, problemi e metodi. Cf Aristotelismo; Epistemologia; Ermeneutica: Esistenzialismo; Etica; Fenomenologia; Filosofia perenne; Idealismo; Materialismo; Metafisica: Neoplatonismo; Nominalismo; Personalismo; Platonismo; Pragmatismo; Scolastica; Strutturalismo; Teologia; Teologia del processo.

Filosofia della religione. (inizio)

Lo studio filosofico del linguaggio, delle credenze, delle esperienze e delle prassi religiose. Questa disciplina, focalizzata in modo piuttosto vagamente, fu creata da David Hume (1711-1776), da Immanuel Kant (1724-1804), da Giorgio Guglielmo Federico Hegel (1770-1831) e da altri personaggi dell'Illuminismo che spesso sottovalutarono il significato della rivelazione e cercarono di sviluppare una religione entro i limiti della sola ragione. Oggi, alcuni usano questa disciplina per elaborare i fondamenti per la credenza religiosa od anche per studiare i rapporti tra la ragione filosofica e la fede religiosa. Nel ragionare sulla religione, questa disciplina prescinde logicamente dal punto di vista della fede personale e riflette su tutte le religioni del mondo senza privilegiare la preminenza o l'unicità di una religione. Perciò la filosofia della religione si suole distinguere dalla teologia filosofica che non prescinde dalla fede cristiana e coincide in buona parte con la teologia fondamentale. Cf Filosofia; Religione; Rivelazione; Teologia fondamentale; Teologia naturale.

Filosofia perenne. (inizio)

Un tema che è stato reso popolare dalla Neo-Scolastica e che risale ad un libro scritto da Agostino Steuchus (1496-1548), vescovo di Kissamos nell'isola di Creta. Questi, nel suo De perenni philosophia (1540) affermava un'armonia essenziale tra

a) il pensiero di platonici cristiani come Marsilio Ficino (1433-1499) e Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) e

b) la filosofia dell'antichità classica.

In seguito, altri scrittori, come Goffredo Gugliemo Leibniz (1646-1716), svilupparono questa tesi e sostennero un'unità fondamentale nell'intera storia del pensiero occidentale. Aldous Huxley (1894-1963) e altri hanno usato il termine filosofia perenne in un senso più ampio, affermando che tutte le grandi tradizioni religiose condividono la stessa sapienza antica. Cf Neo-Aristotelismo; Nea-Scolastica; Neo-Tomismo; Platonismo; Scolastica; Tomismo.

Filosofia trascendentale. (inizio)

Una forma di tomismo sviluppata dal Gesuita belga Joseph Maréchal (1878-1944) in risposta alla filosofia critica di Immanuel Kant (1724-1804). Dopo René Descartes (Cartesio: 1596-1650), non si poteva ignorare la questione circa il soggetto che chiede e cerca di conoscere, ma che è anche fin troppo consapevole della possibilità di rimanere deluso. Poi, David Hume (1711-1776) rigettò ogni conoscenza che non è né analitica (tautologica) né esperienziale. Kant pone la metafisica in discussione, nel senso che chiunque faccia affermazioni riguardanti l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima e la sua libertà deve prima chiedersi se un'impresa del genere sia possibile. Ciò che noi chiamiamo realtà " esterna " può essere visto (almeno in parte) come il prodotto della nostra mente. In risposta a Kant, Maréchal difese il realismo teistico di san Tommaso d'Aquino (circa 1225-1274), col sostenere che gli esseri umani e le loro questioni (metafisiche) rivelano un itinerario che conduce, al di là dei dati immediati della percezione dei sensi, verso un Assoluto. Il metodo trascendentale di Maréchal è stato seguito da pensatori come Bernard Lonergan (1904-1984), Emerich Coreth (nato nel 1919) e Johann Baptist Lotz (1903-1922). Cf Epistemologia; Filosofia; Metafisica.

Finalità. (inizio)

Un principio della filosofia scolastica secondo cui gli esseri agiscono sempre per un fine. Questo principio si applica, però, in modo diverso agli agenti intelligenti e a quelli che non lo sono. Cf Scolastica.

Firenze. (inizio)

Cf Concilio di Firenze.

Fondamentalismo. (inizio)

Movimento protestante nel XX secolo, specialmente negli U.S.A., che difende generalmente verità fondamentali come la divinità di Cristo e la sua risurrezione corporea, ma nell'interpretare la Bibbia dà una scarsa attenzione alla sua formazione storica, ai suoi vari generi letterari e al suo significato originale. Questa trascuratezza di una buona esegesi ha portato a falsi problemi circa i racconti dell'AT, come quello della creazione, del diluvio e dell'avventura di Giona. Cf Critica biblica; Evangelici; Evoluzionismo; Inerranza.

Fondatore. (inizio)

Colui che crea un movimento o una istituzione e gli dà una forma col tracciare almeno alcuni princìpi o linee normative. Così, Cristo è il fondatore del cristianesimo; san Domenico (1170-1221) è il fondatore dell'Ordine dei Predicatori, conosciuti dal popolo come Domenicani, ecc. Cf Cristianesimo; Ordini religiosi.

Fonti del diritto canonico orientale. (inizio)

Sono le prescrizioni riguardanti il comportamento dei membri e dei ministri della Chiesa, che provengono di solito dai concili e sinodi ecumenici. Una volta che la Chiesa fu riconosciuta ufficialmente dallo Stato, i precetti della Chiesa divennero automaticamente leggi dell'Impero; entrarono nel Codice Teodosiano, e più ancora nel Codice Giustinianeo. Sotto l'Imperatore Teodosio II (401-450), tutte le leggi generali emanate a partire da Costantino il Grande (morto nel 337) furono codificate in una raccolta entrata ufficialmente in vigore a partire dal 439. Nel 529, l'Imperatore Giustiniano I (483-565) pubblicò un nuovo Codice, riveduto nel 534. Il Codice Giustinianeo intese procurare una sinfonia (gr. " armonia ") ed una synalleleia (Gr. " cooperazione autonoma ") tra la Corte imperiale e le autorità ecclesiastiche, facendo dell'imperatore l'esecutore della legislazione canonica. Il Codice Giustinianeo aiutò il codice canonico a spuntare in Occidente nel tardo Medioevo, ma una codificazione del diritto canonico orientale richiese molto tempo. San Nicodemo del Monte Athos (1749-1809) tentò una compilazione e vi aggiunse un commento, chiamato Pedalion (gr. " timone "), che fu rapidamente riconosciuta nella prassi del patriarca di Costantinopoli. Questo timone intendeva guidare la nave della Chiesa universale con i dogmi e le tradizioni che fungevano da travi e da impiantito; Gesù era il pilota; gli apostoli ed il clero erano gli ufficiali e l'equipaggio. Questa immagine richiama il nome dato al codice principale di diritto canonico russo: Korm_aja Kniga (Russo: " carta del navigante "). È una raccolta di canoni stampati per la prima volta nel 1653. Il lavoro di san Nicodemo riflette i legami stretti che intercorrono tra legge e spiritualità e l'interpenetrazione della legge e del dogma. Due termini sintetizzano lo spirito del diritto canonico orientale: akrìveia (Gr. " rigore " ) e oikonomìa (gr. " direzione della casa "). Cf Chiesa e Stato; Corpus Juris Canonici; Economia; Nomocanone; Filocalis; Sinodo Trullano; Sinfonia.

Forma del matrimonio. (inizio)

Il modo per attuare la cerimonia del matrimonio è stabilito dal Concilio di Trento nel 1563 e prescritto nel Diritto Canonico (CIC 1108-1123). Perché un matrimonio sia valido, occorre che venga celebrato dinanzi al vescovo del luogo, o del parroco, o di un presbitero o diacono legittimamente delegato per la celebrazione. Dove non ci siano presbiteri o diaconi disponibili, possono essere delegati dei laici, se questo è consentito dalla Conferenza episcopale. Devono essere presenti altri due testimoni. Per giuste ragioni, il vescovo del luogo può dispensare dalla forma prescritta dalla legge. Cf Validità.

Foro esterno. (inizio)

Cf Foro interno.

Foro interno (Lat. " fòrum ": piazza). (inizio)

L'area della coscienza personale, a cui Dio solo ha un accesso adeguato. I tribunali ecclesiastici trattano del fòro esterno (Lat. " forum externum "), ossia di quanto si può osservare pubblicamente. " L'atto amministrativo, che riguarda il foro esterno, si deve consegnare per iscritto... " (CIC 37; cf anche CIC 74, 130, 144, 1074, 1081-1082, 1123, 1126, 1145, 1319, 1340, 1361 e 1732). Quello che dicono i penitenti nel sacramento della riconciliazione appartiene al foro interno ed è strettamente protetto dal sigillo della confessione (cf CIC 64, 74, 130, 142, 144, 508, 596, 1079, 1082, 1355 e 1357). Cf Beatificazione; Canonizzazione.

Frammento muratoriano. (inizio)

L'elenco più antico dei libri del NT, chiamato così da Lodovico Antonio Muratori (1672-1750), sacerdote, bibliotecario ed archivista, che lo scoprì nella Biblioteca Ambrosiana di Milano e lo pubblicò nel 1740. Mutilato all'inizio e alla fine, questo manoscritto latino di 85 righe viene datato generalmente alla fine del II secolo d. C. Quattro libri riconosciuti dopo questa data come facenti parte del NT (Lettera agli Ebrei, Giacomo, prima e seconda lettera di Pietro) non figurano nell'elenco di questo frammento. Cf Canone delle Scritture; Marcionismo.

Francoforte. (inizio)

Cf Scuola di Francoforte.

Funerali. (inizio)

Cf Rito funebre.

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