INNO AKATHISTOS


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3. Le fonti

L'Inno Akatistos


L' Akathistos dipende da fonti bibliche, liturgiche, conciliari e patristiche, ma si presenta in una forma originale e diventa esso stesso fonte di ispirazione per i secoli successivi.

3.1 Fonti bibliche

L'Akathistos attinge a piene mani dalla Sacra Scrittura: ciò è evidente nella prima parte (stanze 1-12), dove l'Inno segue il vangelo dell'infanzia di Gesù e dove emerge chiaramente l'uso di temi e figure bibliche- pur non esplicitedell'Antico e del Nuovo Testamento, presenti soprattutto nelle acclamazioni o salutazioni mariane.
Tutto l'Inno, poi, è scandito, stanza per stanza, su tre parole bibliche: "
gioisci" (Lc 1,28), "sposa" (Apoc 21,2.9), "alleluia" (Apoc 19,1.3.4.6; Cf. i titoli di 20 Salmi e in particolare il Salmo 150).
Anche la struttura metrico-sillabica si basa su numeri biblici, specialmente sul numero 12, numero biblico ecclesiale, documentato nell'Antico e nel Nuovo Testamento (Cf. Ez 48,31-35; Apoc 21,9-14) (7).
Inoltre l'intera composizione è attraversata da esplicite o implicite citazioni di avvenimenti, di testi, di profezie, di prefigurazioni vetero e neo-testamentarie.. Pur tuttavia diverse pericopi evangeliche, dove è presente Maria, non sono menzionate nell'Inno: per esempio Maria nel Cenacolo, Maria alle nozze di Cana e sotto la croce. Testi importantissimi per comprendere il mistero di Maria già puntualizzati ed interpretati da Origene, da Basilio e da Cirillo Alessandrino. Ciò nonostante il nostro Inno ha una spiccata ottica pasquale al fine di mostrare che la maternità divina di Maria trova continuità e compimento nel mistero pasquale della nostra rigenerazione. Mancano anche gli eventi della vita pubblica di Gesù nei quali è chiamata in causa la Madre: l'avvenimento di Cafarnao, ricordato dai Sinottici (Mc 3,31-35; Mt 12,46-50; Lc 8,19-21), l'esclamazione della donna anonima nel vangelo di Luca e la risposta del Signore (Lc 11, 27-28). Viene omesso il Magnificat;. nella presentazione di Gesù al Tempio non viene richiamata la profezia di Simeone (Lc 2,33-35), né l'esultanza della profetessa Anna ( Lc 2,36-38), testi, questi, molto commentati nell'omiletica antica.
Altri testi mancanti sono lo smarrimento e il ritrovamento di Gesù nel Tempio (Lc 2,39-52); del racconto dell'Annunciazione non viene messo in luce né il "piena di grazia"(Lc 1,28), né la risposta di Maria: "Ecco la serva del Signore…" (Lc 1,38); nel racconto della Visitazione non viene messa in luce l'esultanza di Elisabetta, né la beatitudine della fede di Maria (Lc 1,45), che fu tema assai meditato nell'esegesi latina di Ambrogio, di Agostino e di Leone Magno.
Tutto questo potrebbe trovare una giustificazione nel fatto che l'autore non ha voluto seguire i Vangeli dell'infanzia attento a quelle pericopi che venivano proclamate nella liturgia del ciclo natalizio: preparazione al Natale, Natale, festa della Teothokos (celebrata il 26 dicembre) e Presentazione al Tempio. La composizione pare subordinata all'esigenza liturgica di un preciso momento del calendario cultuale. E' certamente nessun tempo più di quello natalizio favorisce la contemplazione del Figlio della Madre.

3.2. Fonti conciliari

Fonte dell'ispirazione dell'Akathistos si suppone con buona probabilità che sia stato il Concilio di Efeso (431), che vede protagonista Cirillo di Alessandria il quale nella celebre Omelia IV pronunciata a Efeso e inserita negli Atti conciliari, mostra le conseguenze soteriologiche e l'estensione storico-salvifica del titolo "
Theotokos" insieme alla dottrina ortodossa sulla divina maternità. In una serie di salutazioni (cairetismo…) rivolte a Maria, celebra gli eventi che per mezzo di Lei sono avvenuti e avvengono nella Historia salutis .
Altrettanto importante per la dipendenza dell'Inno è la definizione del Concilio di Calcedonia (451) che proclama un solo Figlio e Signore, un solo Gesù Cristo, in due Nature unite e distinte, le quali sussistono nell'unica Persona del Verbo. L'autore dell'Inno, con premeditata intenzione, ha voluto evidenziare il mistero di Maria in tutta l'estensione salvifica del mistero di Cristo, professato a Calcedonia: poggiando tutto l'inno sul numero due, ma convergente all'uno, per richiamare le due nature dell'unico Cristo.

3.3 Fonti patristiche

Oltre alla dipendenza verbale, già dimostrata fra i versi dell'Inno e l'Omelia sulla Madre di Dio di Basilio di Seleucia e quella di Cirillo di Alessandria, sono innumerevoli i richiami diretti o indiretti alla tradizione patristica greca, a cominciare da Giustino, Ireneo, Clemente Alessandrino e Origene, fino ad arrivare al IV secolo con Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Gregorio di Nissa, Anfilochio e Giovanni Crisostomo e ad altri Padri del V secolo. L'Inno quindi poggia su una sicura eredità dottrinale e sembra tradurre in versi la dottrina dei Padri. Non si tratta di una dipendenza letterale dalle fonti patristiche, quanto piuttosto di una incorporazione rielaborata di parole o di frasi, in una sintesi nuova ed originale. Significativo, per l'influsso che esercitò sull'Akathistos, è il brano della suddetta Omelia IV di Cirillo di Alessandria: Gioisci anche da parte nostra, O Madre di Dio: per te è santificata la Trinità, per te è onorata e adorata la Croce su tutta la terra, per te il cielo esulta, per te gli Angeli e gli Arcangeli si allietano, per te sono scacciati i demoni, per te il diavolo tentatore cadde dal cielo, per te l'uomo decaduto è innalzato ai cieli…(PG 77)(8).

NOTE
7. Cf. TONIOLO ERMANNO , Numeri e simboli nell’Inno Akathistos alla Madre di Dio: “Ephemerides liturgicae” 101(1987).

8. CF. CIRILLO DI ALESSANDRIA, Omelia tenuta ad Efeso contro Nestorio: PG 77, 992


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