PREGHIERE DEI SECOLI A MARIA


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Giacomo di Sarug

VI Secolo

Tu porti il Sole,
per i cui raggi
risplende il mondo.
Grande luce si nasconde,
si occulta nella tua verginità,
la quale in fuga volge
dalle regioni le ombre tutte.
O fanciulla, nella quale
volle l'Antico dei giorni
essere portato,
come io il saluto
dalle tue labbra ottenni?
Signora di ricchezze
e di bellezza piena,

come posso ascoltare la tua voce
e vedere la tua bellezza
e godere della tua concezione?
A te non si può paragonare
la rupe che fiumi emette,
poiché acque vive
sgorgano da te
per tutto il mondo.
La tua sorte è più grande
del carro glorioso delle visioni,
poiché colui che porti, ecco,
in te si nutre e ti nutre.


Giacomo di Sarug, grande scrittore cristiano di lingua siriaca, nacque intorno al 449 a Kurtam sulle rive dell'Eufrate. Studiò verso il 470 alla Scuola di Edessa, erede della dottrina di Efrem il Siro.Visse nel tempo delle controversie teologiche che seguirono il concilio di Calcedonia ma, temperamento pacifico e apostolico, rifugge dalle polemiche che agitarono i suoi contemporanei e, di fronte alle dispute, desidera soltanto adorare il mistero nello stupore, nel rispetto e nel silenzio. Già sacerdote e monaco nella diocesi di Sarug, a 22 anni fu sottoposto ad un esame da cinque vescovi, che volevano accertarsi della sua ortodossia. Nel 519 divenne vescovo di Batna. Morì il 29 novembre del 521 dopo solo due anni e mezzo di episcopato. Fu sepolto a Sarug, ma più tardi le sue spoglie furono trasferite a Diarbekir. La sua fama di santità lo fece entrare nella liturgia e nel calendario dei santi. La sua festa è celebrata in varie date dai Maroniti, dai Siro - occidentali, e dagli Armeni. È autore di lettere e di un gran numero di omelie anche metriche in versi, dette "Mimra", una sorta di recitativi epici che furono integrati nell'ufficio siriaco. Proprio queste omelie metriche gli hanno valso nelle chiese orientali, insieme a Sant'Efrem Siro, i soprannomi di "Arpa della Chiesa" e di "Flauto dello Spirito Santo.
Giacomo ricorda spesso Maria nella sua opera, ma l'ha cantata in modo particolare in otto omelie. Come Efrem, ha anche lui nel cuore un grande amore per la "
Yoldat Aloho", nome siro corrispondente a "Theotokos". Egli la vuole cantare in modo che sia degno della sua grandezza, ma si ferma interdetto e si dilunga a dimostrare le difficoltà di una simile trattazione. Poiché Maria è piena di bellezze, non è agevole formarsi un concetto adeguato, da potersi esprimere, né, a tal fine, le varie combinazioni di colori sarebbero sufficienti a dar rilievo alla sua immagine. Egli però non si scoraggia, ed ha cura di scegliere vari titoli che soddisfino, nello stesso tempo, la devozione e l'esatta espressione delle prerogative mariane, ispirandosi spesso al linguaggio biblico ed alle antiche figure che la fanno presagire. Giacomo esalta la divina maternità di Maria e mette in grande luce anche la sua verginità, combattendo contro vi si opponeva. La santità è talmente esaltata che per molti vi si può già leggere la dottrina cattolica dell'Immacolata Concezione. Anche ampio è il confronto che Giacomo fa tra Eva e Maria, mentre la sua omelia sulla Dormizione è una delle prime che si conoscono in campo siriaco.


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