Clemente di Alessandria - DIZIONARIO DI PATRISTICA

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Clemente di Alessandria

C
VITA
Nacque con il nome di Tito Flavio Clemente verso l'anno 150 ad Atene e forse fu educato in questa città. Non conosciamo le circostanze della sua conversione, dopo la quale viaggiò in lungo e in largo nel sud d'Italia, in Siria e in Palestina. In Alessandria rimase colpito dalle lezioni di Panteno e decise di fissare lì la sua residenza. Verso il 200 succedette a quest'ultimo come direttore della Scuola dei catecumeni, ma tre anni più tardi fu costretto ad abbandonare l'Egitto per non perire nella persecuzione scatenata da Settimio Severo. Esiliato in Cappadocia, morì poco prima del 215 senza fare ritorno in Egitto.

OPERE
Personaggio di vasta cultura che andava al di là del campo puramente teologico, egli cercò di tradurre la fede cristiana in un sistema filosofico influenzato fortemente dalla filosofia ellenista. In questo senso può essere considerato un autentico precursore. Fra le sue opere principali giunte fino a noi emergono Il Protreptico o Esortazione agli Elleni che aveva lo scopo di convincere i suoi contemporanei della futilità del paganesimo, Il Pedagogo, una continuazione dell'opera precedente, che contiene un'introduzione alla fede cristiana e gli Stromata o Tapici, dove si affrontano temi in relazione al cristianesimo da una prospettiva filo‑ellenista che giunge, ad esempio, ad affermare che il contributo della filosofia greca alla rivelazione è simile a quello dell'Antico Testamento. Molte delle sue opere sono andate perdute come la Hypotyposeis nella quale si commentavano le opere canoniche comprese alcune controverse come l'Apocalisse di Pietro, un trattato Sulla Pasqua e il Canone ecclesiastico ossia Contro i giudaizzanti.

TEOLOGIA
Il grande contributo di Clemente è quello di essere stato il fondatore della teologia speculativa. Nemico della gnosi paganizzante, decise di sviluppare una gnosi cristiana con l'intento di armonizzare fede e conoscenza. Il suo sistema teologico è dominato dalla dottrina del Logos che forma la Trinità insieme al Padre e allo Spirito, il che spiega il suo insuccesso giacché la teologia è dominata dall'idea di Dio e non da quella del Logos. Sul piano ecclesiologico, concepisce la gerarchia ecclesiastica a tre livelli: episcopato, presbiterato e diaconato. Considera la Chiesa come l'unica Vergine‑Madre e afferma che si distingue dalle sette eretiche - a suo giudizio il maggior ostacolo per la conversione dei giudei e pagani per la sensazione di divisione che creano - per la sua unità e antichità. Dichiarò che il battesimo è una rinascita e una rigenerazione (Strom., III, 12, 87), ma negò il carattere sacrificale dell'Eucaristia (Strom., VII, 3 e VII, 6, 32) e interpretò i riferimenti alla carne e al sangue di Cristo come simboli dello Spirito Santo e del Verbo (Ped., I, 6, 42, 3  43, 2). Clemente inoltre negava la possibilità del perdono per i peccati commessi volontariamente dopo il battesimo, sebbene sembra che tale posizione sia stata addolcita con il passare del tempo, poiché identificò i «peccati volontari» solo con il gesto di allontanarsi deliberatamente da Dio rifiutando una riconciliazione con lui. Considerava l'uomo sposato superiore al celibe- il matrimonio era un dovere verso la patria- sebbene si opponesse alle seconde nozze.
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