Realismo - DIZIONARIO SAN TOMMASO

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Realismo

R
E' quella posizione filosofica che ricono­sce valore oggettivo alla conoscenza umana: si contrappone pertanto a qualsiasi forma di soggettivismo (fenomenismo, idealismo, criticismo ecc.). Si distingue in realismo "spontaneo" o ingenuo e realismo "filosofico" o riflesso. Sponta­nea è la posizione del senso comune; filoso­fica è la posizione di una riflessione che ar­gomenti direttamente oppure indirettamen­te il valore oggettivo della conoscenza uma­na.
La posizione noetica di S. Tommaso è senz’altro quella del realismo: è La posizione che egli difende espressamente quando mostra che la nostra conoscenza ha carattere intenzionale, ossia ha sempre di mira gli oggetti e non è semplicemente specchio di se stessa. S. Tommaso critica vivacemente la concezione soggettivistica della conoscenza, per cui nel conoscere si sa­rebbe consapevoli solo delle proprie impres­sioni. A suo giudizio "una tale opinione ri­sulta chiaramente falsa quanto meno per due motivi. Primo, perché l‘oggetto della nostra intellezione si identifica con l’oggetto delle scienze. Se dunque noi conoscessimo soltanto le specie intenzionali presenti nell’anima nostra, ne seguirebbe che tutte le scienze non avrebbero per oggetto le cose reali esistenti  fuori dell’anima, ma soltanto le specie che si trovano in essa. Difatti i platonici, i quali pensavano che le idee fossero intelligibili in atto, ritenevano che le scienze avessero per oggetto le idee. Secondo, per­ché ne seguirebbe l’errore di quei filosofi an­tichi, i quali affermavano che "la verità è ciò che sembra a ognuno"; e così sarebbero vere anche le asserzioni contraddittorie" (I. q. 85, a. 2).
Nel realismo tomistico la realtà la verità del­l'oggetto si impongono sin dal primo mo­mento, perché la conoscenza non è che co­noscenza dell’oggetto, conoscenza dell’esse­re (vedi, CONOSCERE). Nella gnoseologia di S. Tommaso non c’è nessun contrasto e neppure nes­suna barriera tra il conoscere e l’essere. Al contrario conoscere non è altro che apertura verso l’essere: e il verbo mentale è l’essere stesso concepito dalla mente. L’essere è il pane del conoscere. Senza l’essere il cono­scere si estingue, muore. Così S. Tommaso non av­verte nessuna necessità di costruire un ponte tra il soggetto e l’oggetto: quel ponte che è diventata la spina nel fianco di tutta la filo­sofia moderna, perché, nella sua concezio­ne, soggetto e oggetto si trovano disgiunti soltanto in un secondo momento, quello della riflessione.
Solo riflettendo sulla natura del conoscere si prende coscienza che altro è il conoscere e altro l’essere. Ma è una distin­zione che viene dopo l’unità e non viceversa come vorranno farci credere Cartesio e tutti i suoi innumerevoli discepoli. "Nella noetica di S. Tommaso, tutto si fonda sopra l’esperienza elementare che le cose possono esistere in due modi: primo, in se stesse; secondo, in noi e per noi (cioè in quanto siamo coscienti della loro esistenza e a conoscenza della loro natura). Questo non ha bisogno di essere di­mostrato: è un fatto irriducibile, che svolge, nella filosofia di S. Tommaso, la funzione di un principio. E il riconoscimento di ciò domina tutta la teoria della conoscenza, che può es­sere sintetizzata in queste poche parole: ogni cognizione di un oggetto diverso da noi è una relazione reale tra il nostro essere e un altro ente. Lungi dall’immaginare un mondo di cose in sé da una parte e un mondo di co­noscenze dall’altra, S. Tommaso considera questi due ordini come sempre dati, insieme e inse­parabilmente, entro un’unica e singola espe­rienza. Non vi è modo di giustificare questo fatto primitivo" (E. Gilson).

 
(Vedi: CONOSCENZA)
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