Vita eterna - DIZIONARIO SAN TOMMASO

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Vita eterna

V
E' una delle verità fondamentali della Ri­velazione. Dalla Parola di Dio risulta che l’uomo è stato creato immortale: "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte" (Sap 1, 13-14). Ma l’immortalità è stata spezzata dal peccato e restituita da Cristo: "Il primo uo­mo Adamo divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vi­ta" (1 Cor 15,45). La vita eterna che Cristo comuni­ca è vita spirituale, "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole" (Gv 5, 21),  ed eterna, "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno" (Gv 6, 51); Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eter­na" (Gv 6, 68) .
La vita eterna, traguardo ultimo della vita umana, che si consegue quando si passa dal­lo status viae allo status gloriae, consiste es­senzialmente nella partecipazione alla vita divina, ossia nella visione estatica e nella unione beatificante con la Trinità. Su questo punto tutti i teologi sono d’accordo. La di­sputa verte su ciò che ha la precedenza: la visione oppure l’amore, e pertanto l’intellet­to oppure la volontà. E' noto che S. Agosti­no e tutta la scuola francescana assegnano il primato all’amore e quindi alla volontà. In­vece S. Tommaso, fedele alla sua antropologia che subordina il volere al conoscere, la volontà all’intelletto, dà la precedenza alla visione: l’amore gioioso e beatificante sgorga dalla visione estatica. La beatitudine investe inizialmente l’intelletto che è la prima facoltà a entrare in possesso di Dio mediante la visione estatica. Tuttavia lo stesso S. Tommaso sottolinea che il momento intellettivo non esclude il momento affettivo, anzi lo include come complemento necessario di quello. Perciò, pur affermando che la beatitudine consiste principalius nella vita contemplativa, riconosce che il possesso pieno e integrate del Sommo Bene, Dio, si dà soltanto nell’amore, e non trova nulla da obiettare contro la tesi agostiniana secondo cui la gioia è il coronamento della beatitudine" (gaudium est consummatio beatitudinis) (I-II. q. 3. a. 4).

 
(Vedi: BEATITUDINE, PARADISO)
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