L'educazione permanente è oggi considerata uno degli obiettivi prioritari e più promettenti della politica culturale degli Stati. C'è chi afferma che l'educazione permanente è la prima idea nuova nel campo dell'educazione dall'inizio del secolo. I grandi organismi internazionali che s'interessano della cultura dedicano un'attenzione speciale all'educazione permanente.
La formazione permanente degli adulti è sempre esistita; era uno degli scopi perseguiti dai saggi dell'antichità, dai filosofi e dai predicatori. I templi, le cattedrali, i monasteri, e in tempi più vicini a noi, i musei, i teatri, il giornalismo di qualità hanno avuto un compito di educazione permanente. Nel secolo XIX, sono sorti associazioni umanitarie, sindacati operai, gruppi culturali che si sono esplicitamente dedicati alla formazione delle masse, in vista della promozione della classe operaia. Le scuole e le università sono quindi entrate nel movimento organizzando corsi per adulti, corsi serali o per corrispondenza. Ma, da una quarantina d'anni, trasformazioni culturali di grande portata hanno dato un impulso veramente nuovo all'educazione permanente.
Dopo aver precisato l'attuale concetto di educazione permanente, esamineremo i fattori che hanno contribuito al suo sviluppo e gli obbiettivi a cui tende.
Il concetto di educazione permanente
Il concetto di educazione permanente
Come accade per tutte le questioni che riguardano l'educazione, il concetto di educazione permanente suscita ampi dibattiti nei quali la terminologia riflette punti di vista difficilmente conciliabili, ciò che è comprensibile, dato che la formazione permanente deve soddisfare contendenti con interessi divergenti. Il mondo accademico, i sindacalisti militanti, i direttori d'imprese, i politici e gli stessi beneficiari dell'educazione sono orientati ad interpretare in modo diverso la formazione permanente, collegando ad essa promesse non sempre facilmente armonizzabili. Si tratta di un « concetto‑gomma », si è detto, volendo esprimere la possibilità per l'idea di dilatarsi in molte direzioni. Il termine educazione, infatti, può significare: insegnamento, formazione, tirocinio, perfezionamento, iniziazione. Il termine permanente, a sua volta, è spesso sostituito da parole come: continua, ricorrente, alternata, ininterrotta, per la vita. L'espressione « educazione degli adulti » può essere sostituita da « formazione o educazione permanente », ma rimane ancora nel linguaggio corrente. La nostra opzione è per il termine « educazione permanente », anche se ci riserviamo di utilizzare altre espressioni per illustrare le sfumature che potrà richiedere il contesto.
Fattori di sviluppo
Fattori di sviluppo
Tra i fattori che hanno contribuito all'attuale sviluppo dell'educazione permanente, menzioniamo i seguenti:
1. Un'aspirazione universale all'educazione oggi, in quasi tutti i paesi, si manifesta nelle popolazioni a qualsiasi età e in qualsiasi condizione. L'educazione non è più riservata ai giovani di età scolare, ma è l'intera popolazione che ne è il soggetto. Nel secolo XIX l'obbiettivo era quello della scuola per tutti i bambini e gli adolescenti. Nel XX secolo l'educazione è offerta ad ogni persona nel tempo (a tutti i livelli di età) e nello spazio (anche fuori della scuola). Nei paesi più industrializzati si calcola che una percentuale dal cinquantacinque al settantacinque della popolazione adulta costituisca la potenziale clientela della formazione permanente. I paesi in via di sviluppo, da parte loro, vedono nell'educazione degli adulti un mezzo privilegiato di promozione culturale e socio‑economica. Con l'educazione permanente si cerca così di rispondere ai bisogni di quasi un miliardo di analfabeti nel mondo, di cui seicento milioni sono donne.
2. Il processo rapido d'invecchiamento delle scienze e delle tecniche pone oggi uomini e donne nella necessità di rinnovare continuamente le proprie conoscenze. La cultura della società post‑industriale pone l'accento sulla costante adattabilità ai cambiamenti, sulla creatività e la capacità di prevedere l'avvenire. Lo specializzato rischia di essere posto fuori fase, se non continua a perfezionarsi. Si dice che dopo Newton, la produzione scientifica si sia duplicata ogni quindici anni e, per la prima volta, nella storia, accade che cambiamenti decisivi si producano in un lasso di tempo più breve di una vita umana.
3. Emergono nuovi sistemi educativi e i governi rivedono la loro politica educativa in modo da estendere all'insieme della popolazione i vantaggi di una formazione continua. Un nuovo valore si afferma: l'uguaglianza di tutti nel campo dell'educazione. Ciò che ci si ripropone è un'educazione ininterrotta, offerta a tutti e dispensata in periodi alternati di studio, di lavoro e di tempo libero. E il concetto della scuola per la vita. I programmi, i criteri di ammissione, gli esami sono allora sistemati in funzione dell'occupazione e dell'esperienza dei candidati. Le scuole e le università cercano di definire meglio i loro programmi tenendo conto dei bisogni del settore economico e delle condizioni della popolazione attiva. Molti paesi dispongono che i datori di lavoro contribuiscano con una quota fissa dei salari al perfezionamento del loro personale. Prende così forma quella che è stata chiamata la società educativa. Le istituzioni d'insegnamento, i principali agenti della vita sociale, economica e sindacale, come anche i governi, si accordano per offrire una formazione ininterrotta all'insieme della collettività.
4. Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale ha dato un considerevole impulso all'educazione estesa alla massa. Nuovi programmi di formazione beneficiano dei metodi audiovisivi, coadiuvati dal computer, dalla TV e dall'internet. L'UNESCO e i governi utilizzano ora i satelliti di comunicazione per diffondere programmi educativi nei paesi in sviluppo. La Gran Bretagna ha creato la Open University che raggiunge più di cinquantamila studenti. In Giappone e in diversi paesi si diffondono programmi educativi via radio, TV, cavo e videocassette, raggiungendo, in questo modo, popolazioni quasi illimitate. Un fenomeno nuovo è quello costituito da gruppi vari che offrono i loro servizi educativi alle ditte e agli organismi interessati alla formazione continua e al loro personale di competenza. Il mercato dell'educazione si presenta oggi come un nuovo campo di concorrenza in cui sono impegnati i giganti dell'elettronica e dell'editoria. In linea di massima, diventa possibile progettare la formazione permanente delle popolazioni ad un livello mai conosciuto nel passato. Le osservazioni precedenti ci permettono di intravvedere i profondi mutamenti avvenuti nel campo dell'educazione e le innovazioni pedagogiche che si aprono al futuro della società educativa. L'importanza e la natura della formazione permanente appaiono ancora più chiaramente se si considerano gli obbiettivi sociali che le sono oggi assegnati:
1. Il perfezionamento permanente delle categorie attive. La formazione ricorrente è oggi considerata indispensabile per assicurare sia l'opportuno adattamento della mano d'opera, sia la capacità concorrenziale delle imprese e, in generale, la promozione socio‑economica delle popolazioni. Questi obbiettivi riguardano sia i lavoratori manuali che i lavoratori intellettuali, gli individui come le imprese. In pratica, però, non è facile far beneficiare tutte le categorie di persone o d'imprese dei vantaggi della formazione permanente. Le ricerche in merito dimostrano, infatti, che le persone che già sono in possesso di un'istruzione secondaria hanno una maggiore possibilità di profitto riguardo ai programmi di perfezionamento e sono esse stesse, anche, a trarne i maggiori vantaggi economici. I gruppi più sfavoriti sono meno capaci di profittarne e spesso sono anche meno motivati psicologicamente al miglioramento della loro qualifica. La formazione permanente non è facile da organizzare nelle piccole imprese, nei posti privi di responsabilizzazione, nelle amministrazioni eccessivamente burocratiche, in certi ambienti rurali e là dove la donna è vincolata dagli impegni domestici. Queste osservazioni mettono in rilievo il fatto che i programmi di formazione permanente non possono limitarsi unicamente ad obbiettivi tecnici o professionali. Altri bisogni umani si manifestano nella popolazione attiva riguardo al perfezionamento personale e allo sviluppo culturale. Le imprese, le amministrazioni pubbliche e i governi sono diventati più sensibili a questi obbiettivi complementari della formazione permanente. Ne tratteremo in seguito.
2. Il recupero scolastico degli adulti. Un altro obbiettivo è quello di offrire una nuova possibilità a quegli adulti il cui corso di studi è stato deficiente. L'attuale società non accetta più l'idea che la prima competizione scolastica determini per una persona le possibilità di successo per tutta la vita. L'educazione permanente si propone di offrire periodi di recupero a quelli o a quelle che hanno subito una bocciatura e non hanno potuto terminare i propri studi. Il rapporto Faure (1972), preparato per l'UNESCO, addita l'importanza della formazione permanente a questo proposito: « Diventando continuo il processo educativo, i concetti di promozione e di bocciatura cambiano di significato. L'individuo che ad una data età, o a un dato livello del proprio corso di studi, avrà subito una bocciatura, troverà altre occasioni e non sarà più, per tutta la vita, confinato nel ghetto del proprio fallimento »: p. 89. Oggi, tuttavia, ci si rende conto che l'obbiettivo è più facile da formulare che da realizzare praticamente. Offrire uguaglianza d'accesso all'educazione, infatti, non significa necessariamente garantire uguaglianza di possibilità di formazione. Anche a questo proposito occorre notare che i candidati più preparati sono avvantaggiati rispetto a quelli che lo sono meno. Gli adulti che sono già sul mercato del lavoro, devono allora poter beneficiare non soltanto delle possibilità, ma delle condizioni indispensabili per poter usufruire dei programmi di formazione permanente. Le imprese e i governi cercano, ad esempio, di facilitare l'alternarsi di periodi di lavoro e di periodi di formazione. Vantaggi fiscali sono offerti alle imprese a questo effetto. L'esperienza di molti paesi dimostra che l'educazione degli adulti ha molti ostacoli da vincere, che sono sia d'ordine economico che di ordine psicologico e culturale. L'essenziale è che i beneficiari possano sentirsi profondamente motivati ed interessati da un'offerta di formazione complementare. Bisogna, d'altra parte, vincere pregiudizi socio‑culturali tenaci che portano a credere che la formazione scolastica iniziale sia decisiva per la vita.
3. Un arricchimento culturale permanente. Questo obbiettivo può sembrare astratto, ma è decisivo per il successo dell'educazione permanente, offerta con lo scopo di perfezionamento professionale e di promozione del senso democratico. Oggi ancora lo sviluppo culturale è troppo spesso considerato come un lusso e un privilegio, ma l'esperienza fa constatare che il rinnovamento della propria cultura è indispensabile all'individuo moderno, se vuole assumersi le proprie responsabilità nella società post‑industriale e decidere in persona della propria vita. E evidente che la rapidità delle trasformazioni socio‑culturali lascia un numero ancora troppo grande di uomini e di donne impreparati a far fronte alle condizioni di continuo cambiamento della società moderna. Milioni di adulti hanno bisogno di un'educazione rinnovata, non soltanto per perfezionare le loro attitudini professionali, ma anche per situarsi nella cultura nuova e partecipare pienamente alla vita democratica.
Si tratta di una premessa che costituisce la condizione per la dignità e la libertà della società moderna. Partecipare ai benefici della cultura, avere accesso all'eredità culturale dell'umanità, poter partecipare alla creazione culturale costituiscono delle attese che si possono considerare dei diritti culturali. L'obbiettivo dello sviluppo culturale acquista un'importanza capitale nei paesi del terzo mondo sempre più sensibili alla promozione della propria identità culturale in parallelo al proprio progresso economico.
4. Un fattore di crescita economica. L'educazione permanente appare ormai come un fattore vitale per la crescita delle nazioni e per assicurare la loro competitività economica. Questa idea si è concretata in Europa, particolarmente dopo la seconda guerra mondiale. Le imprese europee inviarono negli Stati Uniti delle missioni industriali per l'iniziazione ad un programma chiamato Training Within Industries (TWI) introdotto negli Stati Uniti dal 1940. I paesi socialisti cercarono d'imitare questi metodi, ma con molto minor successo. La tendenza oggi è di considerare l'impresa non soltanto come una unità di produzione o di servizio, ma anche come un centro di formazione permanente. I programmi di educazione e di perfezionamento fanno ormai parte della loro normale attività. Agli impiegati sono offerti congedi per periodi di aggiornamento e una parte del loro salario è riservato a questo fine. Alcune industrie provvedono in proprio ai programmi di formazione, altre si rivolgono a centri specializzati. La difficoltà, in pratica, è di definire programmi che possano conciliare i punti di vista dei datori di lavoro, dei sindacati, dei professori o degli istruttori e dei beneficiari stessi. Questi programmi di formazione offerti dalle imprese raggiungono, in molti paesi, un numero cospicuo di persone che può essere superiore al venticinque per cento degli adulti iscritti a tutti i tipi di formazione permanente. Tali esperienze evidenziano un nuovo tipo di approccio alla formazione permanente che intende affidare al mondo degli affari, all'industria e alle imprese agricole una larga funzione educativa. L'obbiettivo, è ovvio, non è di facile realizzazione, ma è tracciato un interessante orientamento per l'avvenire.
5. L'avvento della società autogestita. Molti, oggi, pensano che l'educazione permanente rappresenti una forma di silenziosa rivoluzione che prepari le masse alla partecipazione sociale e politica, alla democrazia economica e alla società autogestita. L'educazione permanente è già considerata come un mezzo di lotta per la libertà degli individui e il loro accesso alle decisioni collettive. Un passo in più è stato fatto: l'educazione stessa dovrà essere presa in mano dal grande pubblico. Pur senza concessioni alla demagogia, molti riconoscono che la democratizzazione dell'insegnamento avrà per presupposto una partecipazione molto generalizzata della popolazione alle decisioni che riguardano l'educazione nel suo complesso. La società autogestita tende anche all'autogestione dell'educazione. Lo scopo perseguito è l'autoformazione di ogni persona. Una nuova parola è stata creata per sottolineare l'educazione dell'adulto: l'« andragogia » che è in parallelo con il concetto tradizionale di pedagogia. La sfida dell'educazione è oggi la formazione delle persone nel corso di tutta la loro vita e il primo obbiettivo è imparare ad essere. Si tratta di una questione di maturità intellettuale, professionale e politica.
6. Verso un nuovo sistema di educazione. Ciò a cui si mira è, in fondo, un cambiamento radicale dei sistemi tradizionali di educazione. L'avvento dell'educazione permanente porterà, si dice, dei cambiamenti importanti paragonabili all'introduzione dell'istruzione obbligatoria alla fine del secolo scorso. Si dice ancora che le scuole e le università perderanno il loro monopolio, cesseranno d'essere al servizio esclusivo della cultura e delle classi superiori. Le critiche, rincarando la dose, dicono che occorre « descolarizzare » l'educazione.
Pur non condividendo questi eccessi, bisogna riconoscere che ormai s'impone l'esigenza di una profonda revisione dei sistemi educativi. L'educazione non può più essere considerata come una prerogativa della gioventù o come la somma delle conoscenze acquisite una volta per tutte nella vita. Un assioma fondamentale dell'educazione tradizionale crolla dunque.
L'introduzione dell'educazione permanente si presenta come un nuovo fenomeno di cultura e di civiltà. Le riforme proposte devono mettere in azione una stretta collaborazione tra i governi, le istituzioni educative, gli agenti di produzione, i movimenti politici, i gruppi culturali. E, insomma, tutta la nazione, nelle sue forze vive, che è chiamata a divenire una società educativa. E evidente che questi obbiettivi non possono essere raggiunti dall'oggi al domani, ma è un ideale che è tracciato e un orientamento che ora s'impone. Una democrazia educativa e culturale costituisce una nuova aspirazione dei popoli. L'educazione, in un certo senso, diventa più un problema politico che un problema scolastico e il nuovo modo di percepire l'educazione è, in fondo, un nuovo modo di guardare all'avvenire della società. E dunque tutta la politica dei governi che deve tendere direttamente o indirettamente alla crescita educativa e culturale. Questa finalità potrebbe rimanere un'utopia se mancasse una visione chiara delle poste in gioco, ma la sua realizzazione risponde decisamente ad una nuova aspirazione della cultura e raggiunge le richieste più alte di ogni politica culturale nei paesi moderni.
Vedi
Sviluppo culturale
Educazione
Politica culturale
Lavoro
Tempo libero
Animazione culturale
Culture nuove
Bibl.: H. Bussery et al. 1989. H. Carrier 1982a. H. Dauber et E. Verne 1977. E. Faure et al. 1972. L. Kellermann 1987. Lifelong Education for Adults 1989.