Pluralismo culturale - DIZIONARIO DELLA CULTURA

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Pluralismo culturale

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Una tendenza tipica delle società moderne è l'estensione del pluralismo culturale. L'orizzonte intellettuale e culturale delle società fa ormai coesistere insieme la pluralità dei valori. Non ci sono più, de facto, istituzioni, partiti o Chiese che detengano un ruolo dominante nel campo morale, dottrinale o ideologico. Si può così oggi parlare della « pluralità degli assoluti ». Il pluralismo si è affermato nelle società libere come un dato permanente della cultura moderna. Noi qui ci limiteremo a trattare del pluralismo culturale. Non intendiamo parlare del pluralismo in generale, ma di quello che riguarda le culture. Il nostro principale interesse non sta nel discutere circa il pluralismo politico, giuridico o teologico.

Aspetti positivi e negativi
Il pluralismo, secondo le circostanze, può rivestire aspetti positivi o negativi. Il pluralismo, infatti, può essere inteso come un atteggiamento positivo e una scelta etica da parte di coloro che vivono in una situazione di coesistenza culturale. Ma il pluralismo può anche significare indifferenza o passività di fronte alla diversità delle credenze. Questo è un atteggiamento di rinuncia etica.
Dal punto di vista positivo, il pluralismo connota il desiderio di un ordine umano rispettoso delle complessità ideologiche, della diversità delle mentalità. Il pluralismo è quell'atteggiamento dello spirito che si assume di fronte a disparità, a fenomeni culturali irriducibili, come lo sono le credenze, i costumi, i diversi modi di concepire l'ordine sociale, ecc. Il pluralismo è alla base di un nuovo tipo di unità sociale o di vita comunitaria. E il rifiuto di un mondo totalitario, il rigetto di una società astratta imposta da una burocrazia impersonale in nome di una ideologia dogmatica o di un positivismo riduttore. D'altra parte, il pluralismo postula il valore positivo di un ordine nuovo da costruire nel rispetto delle disparità. Esso esclude dunque l'anarchismo, ogni forma di violenza irrazionale, ogni ideologia totalitaria, ogni terrorismo parapolitico che tenda a rovesciare una società libera e a distruggere la valida differenziazione delle sue componenti. La collettività umana tende, in questo modo, a diventare una communitas communitatum, cioè: una comunità ampia, arricchita da piccole comunità vive. Il sociologo Horace Kallen (1956), che è, in pratica, l'autore dell'espressione « pluralismo culturale », osserva che l'atteggiamento del puluralismo propone un mondo unico, ma unico nella pluralità: « One world, but one world in pluribus ».
Il pluralismo può dunque essere compreso come un'esigenza etica. Ci si rende conto allora che il pluralismo non deve significare la semplice somma di opinioni diverse. Il pluralismo, se accettato coscientemente, è un atteggiamento psicologico nuovo mediante il quale i nostri contemporanei imparano a vivere con uomini e donne che sostengono convinzioni, ideologie, credenze, principi di comportamento opposti e praticamente irriducibili. Non si tratta di semplice passività o di fatalismo di fronte a questioni etiche, ma è il riconoscimento pratico della diversità delle condizioni e degli orizzonti spirituali che segnano i nostri contemporanei. E anche la rivendicazione d'essere se stessi, secondo la propria coscienza. Questo atteggiamento di apertura, di tolleranza e di rispetto è diventato una condizione etica delle democrazie e suscita un nuovo genere di solidarietà tra partners, che sono d'accordo nel riconoscere il loro disaccordo, ma vogliono, comunque, perseguire insieme il bene comune. La socialità dei nostri paesi e delle nostre grandi città si attua a questa condizione. Il rispetto del pluralismo delle opinioni deve potersi conciliare con la libertà di difendere, attraverso i mezzi legittimi, le proprie convinzioni riguardo al senso della vita e all'ordine sociale. Si tratta di una tensione morale indispensabile per una società libera.

Discernimento e libertà
Il pluralismo, tuttavia, se non corrisponde ad un atteggiamento responsabile di discernimento, può diventare indifferenza o rinuncia morale. Si assiste allora, in nome del pluralismo, ad un processo psicosociale riduttivo. Herbert Marcuse ha descritto in L'uomo a una dimensione (1968) questo pericolo per la nostra cultura ch'egli paragona ad un nuovo totalitarismo: « Nel campo della cultura - egli dice - il sistema totalitario nuovo si manifesta sotto la forma di un pluralismo armonico: le opere e le verità più contraddittorie coesistono pacificamente nell'indifferenza ». Questo pluralismo è caratteristico delle culture materialistiche dagli orizzonti spiritualmente chiusi.
Un pluralismo di questo genere è una degenerazione che minaccia la maggior parte dei paesi industrializzati e contro la quale si profila una chiara reazione, come testimoniano il riguadagno dei valori post‑materialisti e il sorprendente successo dei nuovi movimenti religiosi in Occidente, soprattutto tra i giovani. Il rifiuto di questo pluralismo sterilizzante è da registrare come un segno positivo.
E da notare che il clima del pluralismo ha creato ciò che si può chiamare, per metafora, una libera circolazione delle idee e uno spazio di competizione aperto a tutti. In questo senso, siamo in presenza di una nuova possibilità per la Chiesa, se essa veramente apprende a fa valere la novità del messaggio cristiano. I giovani, soprattutto, riscoprono tutta la freschezza delle parole evangeliche.
Il pluralismo certamente rischia di far vacillare le convinzioni e le unanimità tradizionali, ma ci si può chiedere se esso non ponga anche l'uomo d'oggi in una situazione di permanente dialogo e di ricerca sul significato della propria esistenza. I credenti sono dunque chiamati ad approfondire la propria fede e a testimoniarla; la loro testimonianza interpella tutte le persone di buona volontà che vivono in una società pluralistica.

Vedi
Modernità
Permissività

Bibl.: I Beaubien et al. 1974. P. Braud 1991. H. Carrier 1982 cap. 5,6. H. Kallen 1956. G. Gosselin et al. 1995. H. Marcuse 1971. J. C. Murray 1960, 1965. J. S. O'Leary. F. Ouellet 1991. D. Tracy 1981.
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