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UN MESE CON MARIA


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14. Giorgio di Nicomedia

BIZANTINI

14. Dall'Omelia «Maria ai piedi della Croce» di Giorgio di Nicomedia († fine sec. IX)

Il Signore, vedendo sua Madre ferita da così crudeli colpi della natura; osservando attentamente il fuoco d'amore materno acceso nel profondo del suo cuore, e che le labbra manifestavano all'esterno, emetteva un sospirato tono di voce, atto per la verità più a dare vita ad un suono disarticolato che non a delle vere e proprie parole. Ma era questo, infatti, ciò che lei ardentemente e intimamente desiderava: poter udire anche soltanto il suono disarticolato della voce del suo amatissimo Figlio. Ma quel tono di voce fu sufficiente ad indicare pur nella sua brevità le ultime volontà del testatore. Egli, affidando la Madre al discepolo, disse: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19, 26).
Osserva ancora una volta come il fuoco del suo naturale amore materno divampò in lei più fortemente e come le si riaccese nel cuore quella sua infrenabile fiamma! Infatti, quando Cristo pronunciò la parola «figlio» la Vergine si ricordò del suo straordinario e ineffabile parto; richiamò alla mente il suo fascino eccezionale, la sua amabile conversazione, ma anche l'incomprensibile dolore che Simone le aveva profetizzato. La parola «figlio» manifestò il modo affabile con cui Cristo si rivolgeva alla Madre; la sua profonda e mirabile sottomissione; il vanto della Madre verso di lui; i tanti desiderati e onesti abbracci; infine, pensò che da quel momento in poi il loro parlare sarebbe stato proporzionatamente diverso e che lui non si sarebbe trattenuto con lei come prima, cioè rivestito di carne: egli ormai si affrettava a ricevere la gloria che gli spettava.
«Ecco il tuo figlio». Così esprimendosi Gesù volle dire: «D'ora in poi io ti sarò accanto in maniera divina e avrò cura di te che sei mia Madre. Comunque avrai con te anche il discepolo prediletto, che verso di te supplirà compiutamente a tutti i doveri che sono propri dei figli e ti porterà quella forma di rispetto dovuta ai genitori. E tu, guardando lui in sostituzione della mia presenza fisica, lenirai le tue insopportabili sofferenze [...]. Per mezzo di lui intendo affidarti anche gli altri discepoli. Io infatti desidero che tu stia insieme ad essi, e fino a quando resterai in vita, tu faccia in modo di sostituire la mia presenza fisica. Sii per essi ciò che le madri mostrano di essere per i loro figli, anzi di più, perchè io sarò sempre presente; a loro volta essi ti porteranno quel rispetto che è proprio dei figli e delle persone sottomesse. Essi ti venereranno in modo conveniente, come giustamente si addice alla Madre del loro Signore, affinché per mezzo tuo io stia in mezzo ad essi e affinché abbiano te come mediatrice di pronta riconciliazione con me».

(AA.VV. Testi mariani del primo millennio
vol II, Città Nuova, Roma 1989, pp. 754-756)

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