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UN MESE CON MARIA


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7. Cirillo Alessandrino

GRECI

7. Dalla «Omelia XI» di Cirillo Alessandrino († 444)


Saluto te, o Maria Madre di Dio, Vergine Madre, portatrice della Luce, vaso incontaminato. Ti saluto, o Vergine Maria, madre e serva. Vergine, per mezzo di colui che è nato da te Vergine; madre, per mezzo di colui che è stato avvolto tra le tue fasce e che hai nutrito con il tuo latte; serva, per mezzo di colui che ha assunto la forma di servo. Il Re entrò nella tua città, o per meglio dire nel tuo seno, e di nuovo ne uscì come lui stesso volle e la tua porte restò chiusa. Tu, infatti, hai concepito senza seme ed hai generato in modo divino. Ti saluto, o Maria, tempio che ha accolto Dio, anzi tempio santo, come esclama il profeta Davide quando dice: "Santo è il tuo tempio, mirabile nella giustizia" (Sal 64,4).
Ti saluto, o Maria, preziosissimo tesoro della terra; ti saluto o Maria, colomba immacolata; ti saluto o Maria, lampada inestinguibile. Da te infatti è nato il Sole di giustizia. Ti saluto, o Maria, luogo di colui che è l'incontenibile; tu hai accolto l'Unigenito Dio Verbo e senza arare e senza seminare hai fatto germogliare una spiga immarcescibile. Ti saluto, o Maria Madre di Dio, per mezzo della quale i profeti vaticinano e i pastori innalzano lodi a Dio elevando insieme agli angeli quel terribile inno: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini di buona volontà" (Lc 2,14).


(AA.VV. Testi mariani del primo millennio
vol I, Città Nuova, Roma 1988, p. 491)




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