GRECI
4. Dalle «Omelie su Luca» di Origene († c. 254)
Poiché l'angelo salutò Maria con una formula nuova che non sono riuscito a trovare in nessun altro passo delle Scritture, sento di dover dire qualcosa a riguardo. Non ricordo dove si possa leggere altrove nelle Scritture la frase pronunciata dall'angelo: «Ave, piena di grazia» (Lc 1,28), che in greco si traduce kecharitôménê. Mai tali parole, «Ave, piena di grazia», furono rivolte ad essere umano; tale saluto doveva essere riservato soltanto a Maria.
Se infatti Maria avesse saputo che una formula di tal genere fosse stata indirizzata a qualcuno - ella possedeva infatti la conoscenza
della Legge, era santa, e conosceva bene, per le sue quotidiane meditazioni, gli oracoli dei profeti - non si sarebbe certo spaventata per quel saluto che le apparve così insolito. Sicché l'angelo le dice: «Non temere, Maria, perchè tu hai trovato grazia dinnanzi al Signore. Ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo» (Lc 1,30-32).
(AA.VV. Testi mariani del primo millennio
vol I, Città Nuova, Roma 1988, p. 212)
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