PAOLO VI [1963-1978] - DIZIONARIO PAPI

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PAOLO VI [1963-1978]

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Giovanni Battista Montini è nato a Concesio, in Lombardia, il 26 settembre del 1897 da una famiglia della buona borghesia. Suo padre, Giorgio, era un avvocato diventato editore e giornalista, promotore di cause sociali, sua madre, Giuditta Alghisi, una donna di alta estrazione sociale. Nel 1903 Giovanni Battista, cagionevole di salute, entra nel collegio dei Gesuiti “Ceare Arci” di Brescia, dove studia fino al liceo classico. Nel 1909 riceve la prima comunione e la cresima. Dopo il diploma, conseguito presso il liceo statale “Arnaldo da Brescia” nel 1916 entra in seminario nella sua città come studente esterno, e ha il permesso di vivere a casa a causa dei problemi di salute. Ordinato sacerdote il 29 maggio del 1920, si trasferisce a Roma per studiare all’Università Gregoriana, ma nel 1922 si trasferisce all’Accademia dei Nobili Ecclesiastici per la preparazione al serivizio diplomatico. Tra il 1922 e il 1924 consegue diverse lauree: in filosofia, diritto canonico e diritto civile. Per diversi anni svolge la funzione di assistente ecclesiastico nazionale della Federazione universitaria Cattolica italiana (Fuci), Nel 1925 inizia anche la collaborazione con la Segreteria di Stato, che durerà per 30 anni. Il 13 dicembre del 1937 è nominato sostituto alla Segreteria di Stato e inizia a lavorare a stretto contatto con il Segretario di Stato, cardinale Eugenio Pacelli. Quando nel 1939 Pacelli sale al soglio pontificio con il nome di Pio XII, conferma Montini nella sua posizione sotto il nuovo Segretario di Stato, cardinale Luigi Maglione. Dopo la sua morte, nel 1944, Montini svolge il suo lavoro a stretto contatto con il Santo Padre. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, svolge un’attività molto intensa per l’organizzazione delle ricerche sui soldati e sui civili e fornisce a nome del papa attivo aiuto ai rifugiati e agli ebrei. Nel 1953 Montini diventa arcivescovo di Milano.  Quando si installa, il 5 gennaio del 1955, diventa subito, per tutti, l’”arcivescovo dei lavoratori”. Grazie al suo impegno, dà nuova vita alla diocesi e risolleva le sorti precarie della Chiesa in Lombardia n un momento storico molto complesso, in cui si univano i problemi della ricostruzione, l’immigrazione dal Sud d’Italia, ma anche il diffondersi del comunismo e del marxismo nel mondo lavorativo. Inoltre, promuove l’educazione a tutti i livelli, predica i precetti del Vangelo e fornisce un aiuto alla stampa cattolica. E, con il suo lavoro, si attira l’attenzione del mondo intero. Alla morte di Pio XII, il 9 ottobre del 1958, segue l’elezione di Angelo Giuseppe Roncalli poche settimane dopo, il 28 ottobre. Quando, nel dicembre dello stesso anno, e durante il suo primo concistoro, Giovanni XXIII nomina Montini cardinale, e il suo nome è il primo della lista. Sostenitore del principio di collegialità, il futuro papa è nominato nella commissione preparatoria per il Concilio Vaticano II. Indetto il 25 gennaio del 1959 da Giovanni XXIII, si apre l’11 ottobre del 1962 nella basilica di San Pietro. I lavori, in nove sessioni svolti in quattro periodi, terminano il 7 dicembre del 1965, con il nuovo papa, Paolo VI. Eletto il 21 giugno del 1963, 18 giorni dopo la morte di papa Roncalli. La sua incoronazione avviene la sera di domenica 30 giugno, in piazza San Pietro, da parte del cardinale Alfredo Ottaviani. Sin dall’inizio, il nuovo papa si trova a dover proseguire il lavoro di Giovanni XXIII, e quindi di concludere il lavori del Concilio. Ma trova una sorta di resistenza a causa della tensione tra il primato del papa e la collegialità dell’episcopato. Nel 1964 decide di rinunciare alla tiara papale e la mette in vendita per aiutare, con il ricavato, i bisognosi. L’acquista il cardinale Francis Joseph Spellman, arcivescovo di New York. Annuncia il 14 settembre del 1965 la convocazione del Sinodo dei vescovi, dal quale esclude la trattazione dei problemi riservati al papa.  Dopo quattro secoli, nel giugno del 1966, abolisce l’indice dei libri proibiti. Durante la quarta sessione del Concilio, ribatte quanto già deciso dal Concilio di Trento sul tema del celibato sacerdotale. Argomento, questo, che diventa anche materia di una specifica enciclica, la “Sacerdotalis Caelibatus” del 24 giugno 1967. Nella sua ultima enciclica, Humanae Vitae, scritta il 25 luglio del 1968, e promulgata quattro giorni dopo, affronta invece l’ancor più delicato tema della contraccezione, dell’aborto e del controllo delle nascite. Argomenti che portano un dibattito che termina solo con la fine del suo pontificato. Nonostante la sua immagine non brilla per la stampa come quella dei suoi predecessori, e poi dei suoi successori, Paolo VI è il primo papa a prendere l’aereo, nonché il primo a visitare tutti e cinque i continenti. Durante uno dei suoi viaggio apostolici nelle Filippine, un pittore attenta alla sua vita, ma il cardinale Paul Marcinkus devia il pugnale dell’uomo. Dopo il rapimento del suo amico Aldo Moro, ne chiede la liberazione con una lettura pubblicata su i maggiori quotidiani nazionali. Quando il corpo dello statista compare a via Caetani, il 9 maggio del 1978, i familiari celebrano un funerale privato a Torrita Tiberina. Qualche tempo dopo, il 13 maggio, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, e di fronte alle autorità, si celebra una messa per lo statista della Dc. In quell’occasione, Paolo VI recita una bellissima omelia in onore dell’amico ucciso dalle Brigate Rosse. “E chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la vita. Per lui, per lui Signore ascoltaci”.  Per il deteriorarsi del suo stato di salute, muore il 6 agosto del 1978 nella residenza di Castel Gandolfo. Nel suo testamento, breve ma intenso, letto il 10 agosto, lascia trasparire tutte le sue paure, le sue debolezze e le gioie di una vita donata a Dio. Riguardo ai funerali, chiede che “siano pii e semplici. La tomba: amerei che fosse nella vera terra, con umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà. Niente monumento per me”. Venerabile dal 20 dicembre 2012, dopo che papa Benedetto XVI ne aveva riconosciuto le virtù eroiche, è stato beatificato il 19 ottobre 2014 e proclamato santo il 14 ottobre 2018 da papa Francesco.
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