Abacuc, l’inquisitore di Dio - DIZIONARIO PERSONAGGI BIBBIA

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Abacuc, l’inquisitore di Dio

A

Il problema del male, della sua esistenza e della sua tragedia è stato e sarà  vivo nella coscienza degli uomini. Esso fa è parte dei misteri dell’umanità. Il profeta Abacuc affronta direttamente il problema con Dio: chiede di dargli conto e ragione della sua esistenza e perché si serve dei più malvagi per punire coloro che operano il male. La risposta non tarda a venire. L’operatore del male: “ecco soccombe colui che non ha l’animo retto”2,4a. Il cattivo cadrà. Ed il giusto cosa farà? “Il giusto vivrà per la sua fede”2,4b. Seguono nella composizione i guai che il malvagio dovrà affrontare. Anche se il suo benessere può essere immediato risulta sempre vuoto ed effimero poiché le leggi di natura non possono essere abolite e se si richiede della fatica per la consistenza di ciò che si fa, così sarà. Facilmente si perde ciò che è stato costruito sull’iniquità. Ciò che il malvagio provoca sarà reale, per esempio “cesserà il raccolto dell’olivo”3,17 ma il giusto invece potrà affermare: “Ma io gioirò nel Signore/ esulterò in Dio mio salvatore./ Il Signore Dio è la mia forza,/ egli rende i miei piedi come quelli delle cerve/ e sulle alture mi fa camminare” 3,18-19. La composizione del libretto può farsi risalire al periodo che va dal 605, Battaglia di Carchemis al 597, primo assedio di Gerusalemme. La coscienza di Israele si va sviluppando sempre di più circa l’interrogativo sul male delle nazioni che pone Abacuc, passando dalla concezione individuale a quella sociale  
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