Beniamino, figlio di buon augurio - DIZIONARIO PERSONAGGI BIBBIA
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Beniamino, figlio di buon augurio
B
Manca un tratto di cammino per arrivare ad Efrata, Rachele si sente male e deve partorire “ed ebbe un parto difficile”. Pena a partorire e soffre molto, la levatrice la consola dicendo: “Non temere: anche questo è figlio”. Rachele lo chiama Ben-Oni, figlio del mio dolore, sta infatti per morire, sta infatti per esalare l’ultimo respiro. Morta la moglie, il padre lo chiama Beniamino, figlio della destra, figlio di buon augurio Gn 35,16-20. I fratelli di Beniamino vengono accusati di essere delle spie, “venuti per vedere i punti scoperti del paese” 42,12 e per tre giorni sono tenuti in carcere. Vengono liberati a condizione che vadano a prendere il fratello, che era rimasto col padre come avevano affermato: “Dodici sono i tuoi servi, siamo fratelli, siamo figli di un solo uomo, nel paese di Canaan”42,13. Giuseppe non crede, disponendo che Beniamino resti come schiavo. Giuda si offre come scambio per evitare che Giacobbe non vedendo tornare il proprio figlio, che egli ama, possa morire per il dispiacere. E’ a questo punto che Giuseppe si fa riconoscere dai fratelli, li abbraccia e se li stringe al collo. Affinché credano che lui è Giuseppe, da loro venduto come schiavo, dice: “Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino”. Allora egli si gettò al collo di Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva stretto al suo collo” 45,12.14. La fraternità di Giuseppe e Beniamino diventa strumento di riconoscimento e quindi di ritrovamento di una fraternità che sembrava perduta. Giuseppe interpreta le sue tristi vicende come volere di Dio per conservare in vita i suoi fratelli e in loro la vita del suo popolo: “Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta gente”45,7. E’ un esempio di come oggi si possa riscoprire la fraternità tra gli uomini ed evitare la reciproca morte per conservarsi invece in vita. 