Iefte, il figlio di una prostituta - DIZIONARIO PERSONAGGI BIBBIA

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Iefte, il figlio di una prostituta

I
La storia di Iefte è legata alla storia dell’oppressione che gli Ammoniti esercitano nei confronti di Israele. Questi al solito, vivendo tra pagani, si dà all’idolatria. Gli Ammoniti invadono Israele da tutte le parti, questi si rende conto del suo peccato e si rivolge a Dio per essere  liberato. Ma Dio non ascolta, anzi invita gli Israeliti a cercare gli dei che hanno adorato: “Andate a gridare agli dei che avete scelto, vi salvino essi nel tempo della vostra angoscia”. Israele riconosce il proprio peccato e invoca il Signore chiedendo di essere liberato “soltanto…in questo giorno”. Cercano chi può combattere contro gli Ammoniti ed individuano Iefte il Galaadita. Questi era uomo forte e valoroso, figlio di una prostituta, lo aveva generato Galaad, cacciata dalla casa di Galaad quando la sua moglie aveva generato altri figli dicendogli: “Tu non avrai eredità nella casa di nostro padre, perché sei figlio di un’altra donna”. Egli fugge lontano dalla casa dei suoi fratelli e si stabilisce nella città di Tob. Viene contattato dai suoi fratelli, ai quali fa le sue rimostranze per essere stato cacciato via mentre adesso che hanno bisogno di lui lo cercano. Stabiliscono che sarà il loro capo se riuscirà a liberarli dagli Ammoniti. Prende contatti diplomatici per evitare la guerra con gli Ammoniti, ma i risultati sono negativi. Quelli pretendono il possesso del territorio che a sua volta era stato tolto da Israele a loro. Iefte fa notare che non avevano tolto alcun territorio perché Israele aveva chiesto di poter passare attraverso il loro territorio. Ma essi si erano opposti. Anzi Sicon muove guerra a Israele e solo dopo conquista tutto il territorio. Ma comunque fa  notare ancora che da trecento anni Israele possiede questi territori datigli da Dio senza che alcuno abbia preteso qualcosa: perché non lo hanno fatto prima? Iefte conclude che è ingiusto il comportamento bellicoso degli Ammoniti contro Israele. Iefte fa un voto a Dio di offrirgli in olocausto la prima persona che sarebbe uscita da casa sua se gli avesse messo nelle mani gli Ammoniti. Iefte vince la guerra ma disgraziatamente ad uscire per prima e venirgli incontro è la sua unica figlia che deve sacrificare in olocausto. Comunica il suo voto alla figlia, la quale accetta la volontà del padre, chiedendogli di  essere lasciata libera per due mesi andando per i monti con le sue compagne a piangere la sua verginità. Il padre glielo concede. Tornata dopo due mesi Iefte scioglie il suo voto sacrificando la propria figlia. Da qui nasce l’usanza in Israele che le fanciulle vanno a piangere per quattro giorni la figlia di Iefte. E’ una storia drammatica di sfortune per l’origine del padre, figlio di una prostituta, la cacciata dalla casa del padre, l’obbligo di liberare i suoi fratelli dagli Ammoniti ed il sacrificio di quell’unica figlia per il voto offerto a Dio. Una vita nelle mani di Dio.
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