CHAVANNES HANS - AUTORI MARIANI

80 Teologi di varie confessioni religiose
che scrivono su Maria.
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CHAVANNES HANS

CHAVANNES H, La médiation de Marie et la doctrine de la participation, in Ephemerides mariologicae 24 (1974) pp. 29-38.

Il tema della Mediazione di Maria, che aveva subito alterne vicende a partire dal movimento per la sua definizione dogmatica promosso dal card. Mercier (1921) fino al dibattito del Concilio Vaticano II e alla sua posizione cauta a suo riguardo, ricompare nel 1974 con il testo-base del pastore calvinista H. Chavannes sulla mediazione di Maria e la dottrina della partecipazione. L'interpretazione dell'unus Mediator - constata Chavannes - è differente per i cattolici e i protestanti: i primi ritengono che l'unica mediazione di Cristo non è oscurata o diminuita dalla missione materna di Maria (LG 60), mentre per i secondi essa esclude ogni altra mediazione. Tale diversità dipende da «differenti atteggiamenti metafisici», che per i cattolici sono costituiti dalla dottrina della partecipazione, secondo cui esiste differenza radicale e insieme somiglianza tra Dio e il mondo. La creatura agisce, ma senza entrare in concorrenza con Dio da cui dipende e dista infinitamente. Alla stessa unica mediazione di Cristo - secondo S. T ommaso - si può partecipare in modo dispositivo o ministeriale (S.T. III, 26, I). A Maria si può dunque applicare una mediazione in senso analogico, cioè partecipata, dipendente e orientata a quella dell'unico Mediatore. Il presupposto metafisico protestante è il nominalismo che riducendo l'analogia a una distinzione di ragione, mette Dio e l'uomo sullo stesso piano d'azione, dunque in concorrenza poiché «Se la cooperazione tra l'uomo e Dio è dello stesso ordine, è evidente che l'azione di Dio nell'uomo diminuisce la parte di costui». In pratica si dovrebbe - conclude Chavannes - ritornare al concetto tomistico di partecipazione per superare l'opposizione nel concepire la relazione dell'uomo con Dio. Il testo di Chavannes ha ricevuto l'accordo formale del cattolico S. C. Napiòrkowski in nome dei simboli di fede del primo protestantesimo (Confessio augustana, Liber concordiae ... ), che ammettono nelle cose e nelle persone una mediazione salvatrice, ma «in Cristo».  Anche R. Laurentin sottoscrive alla proposta di Chavannes riconoscendo che «la chiave delle divergenze e scompiglio attuali è dovuta ai presupposti filosofici» e al mettere in forse «la filosofia della partecipazione». Egli non si lega tuttavia alla nozione di «mediazione», che essendo «polivalente, sottile e piena di tranelli, richiede di essere usata con la massima circospezione». Mentre l'anglicano E. L. Mascali si dichiara «in accordo virtualmente completo» con le vedute di Chavannes, da parte protestante si levano voci di riserva o di critica radicale. H. Diifel ribadisce la posizione protestante nei seguenti principi: «Una dottrina circa la mediazione di Maria non ha nessun fondamento sufficiente nella sacra Scrittura; Le implicazioni filosofiche della fede non possono essere decisive per la possibilità o no di una dottrina sulla mediazione di Maria; Dalle due frasi risulta che soltanto la mediazione di Gesù Cristo è causa prima dell'evento salvifico (1 Tm 2,5)».

Maria nella teologia contemporanea, pp. 250-251.
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