VAGAGGINI CIPRIANO - AUTORI MARIANI

80 Teologi di varie confessioni religiose
che scrivono su Maria.
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V
VAGAGGINI CIPRIANO (1909-1999)

VAGAGGINI C., Il senso teologico della liturgia, Edizioni Paoline, Roma 1957; IDEM, Maria nelle opere di Origene, Orientalia christiana analecta, Roma 1942.

Vagaggini è noto in campo marialogico per la sua tesi Maria nelle opere di Origene, pubblicato a Roma nel 1942. Il suo più noto scritto è Il senso teologico della liturgia, edito dalle Paoline di Roma nel 1957, una grande opera che, con i suoi 4 volumi, ha dato tono di serietà e di maturità al movimento liturgico italiano. Nella sua poderosa opera, Vagaggini non dedica nessuna trattazione particolare a Maria, ma ne parla in differenti contesti liturgici. Egli affronta il tema di Mana. nella liturgia nella prospettiva della spiritualità. L'attività di Vagaggini si iniserisce nella terza fase del movimento liturgico, in cui si promuove la partecipazione comunitaria alla liturgia, ma in modo più organico mediante la creazione di centri liturgici e la celebrazione di vari congressi internazionali (a cominciare da quello di Maria Laach nel 1951 a quello di Assisi nel1960). In questo contesto, si fa strada l'esigenza di riforme liturgiche, che verrà tradotta in atto da Pio XII con il ripristino della Veglia pasquale (1951) e la riforma della Settimana santa (1955). Questa terza fase, è particolarmente feconda di studi su Maria nella liturgia, anche sotto l'influsso di eventi ecclesiali come la definizione dogmatica dell'Assunzione (1950) e l'indizione dell'anno mariano del 1954. Proprio il Vagaggini ha raggruppato tali studi - lasciando da parte quelli di pura storia e critica - in quattro classi:
- «Si è cercato di descrivere, almeno a modo di panorama, il posto che occupa Maria nella liturgia in genere»;
- «Sono state studiate le leggi e le prospettive secondo le quali la liturgia applica a Maria i testi biblici dell'Antico Testamento: in  specie i testi sapienziali e i salmi, e intende i passi del Nuovo Testamento che usa nelle feste mariane»;
- «Tra i temi speciali studiati si possono segnalare quello della Nuova Eva nella liturgia e quello, più speculativo, dei rapporti tra Maria e il sacrificio della messa in relazione alla questione più generale dei rapporti tra Maria e il sacerdozio»;
- «Finalmente, si è cercato d'influenzare in senso liturgico le devozioni mariane del rosario e del piccolo ufficio della Madonna».
Il risultato più appariscente del movimento liturgico nei riguardi di Maria consiste nel presentare sempre la sua figura in contesto storico-salvifico e nel quadro del culto cristiano. Si è compreso infatti che la liturgia propone la Vergine «in intima connessione e dipendenza dal mistero di Cristo e della redenzione in Cristo, quale appare principalmente nella messa e nelle diverse fasi dell'anno sacro e che rimane sempre la visuale centrale e informatrice di tutta la liturgia». Nello stesso tempo la liturgia, con il riconoscimento cultuale dell'unica mediazione di Cristo, in quanto prega «per Christum», trattiene Maria nell'ambito della comunità dei salvati sviluppandone il carattere tipologico di «figura ed espressione massima della Chiesa nella sua perfezione». Quanto al posto di Maria nelle varie liturgie, si riconosce il «laconismo mariano» della liturgia romana, che «appare, rispetto alle altre, notevolmente sobria, e anche, talvolta, dogmaticamente e biblicamentemeno ricca». Infine i liturgisti evitano il panliturgismo prestando attenzione alle forme di pietà popolare mariana, non ancora per ricevere da esse alcuni stimoli e valori, ma per armonizzarlearle con la liturgia. A tal proposito scrive il Vagaggini: «Talvolta il movimento liturgico è stato accusato di disprezzare le
devozioni mariane popolari, specialmente il rosario. La verità è che esso chiede solo che queste devozioni extraliturgiche, perfettamente legittime, benefiche e altamente raccomandabili anche in clima di spiritualità liturgica, siano tuttavia armonizzate con lo spirito generale della liturgia nella loro quantità, qualita e specialmente in quanto ai momenti in cui vengono praticate. Si vuole cioè che esse non si sovrappongano alle azioni liturgiche propriamente dette e le soppianino nello spirito e nella sensibilità religiosa dei fedelim ma che siano concepite come preparazione a meglio comprendere e vivere la figura di Maria nella liturgia e come sovrappieno in cui l'anima che ha vissuto il mistero di Cristo e di Maria nella liturgia, continua a viverne anche fuori dell'azione liturgica».

Maria nella teologia contemporanea, pp. 65-68.
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