GABUS JEAN PAUL - AUTORI MARIANI

80 Teologi di varie confessioni religiose
che scrivono su Maria.
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GABUS JEAN PAUL

GABUS J. P., Point de vue protestant sur les études mariologiques et la piété mariale, in Marianum 44 (1982) pp. 475-509.

Jean-Paul Gabus attira l'attenzione sulla «Occultazione del tema mariano nella teologia protestante» a partire dal XVII secolo. Di questo fenomeno egli ipotizza due cause esplicative: lo sviluppo del metodo storico-critico, che applicato ai testi biblici destituisce di fondamento la concezione verginale, e il puritanesimo, che reprime ogni riferimento alla sessualità e all'archetipo femminile. Oggi la teologia protestante - afferma Gabus - dovrebbe liberarsi dalla duplice eredità scientista-liberale e puritana onde «aprire nuovamente il dossier mariano». Gabus, dopo aver spezzato una lancia a favore di una «poetica teologica», che faccia spazio anche all'immaginario fondamentale del maschile-femminile, analizza il libro La teologia del terzo occhio dell'asiatico Choan-Song Song, dove si espone una teologia del grembo materno. E un procedimento ancorato ad un'antropologia concreta, che fa appello all'immaginazione, al cuore, all'intuito, e nei testi biblici scopre Maria come matrice dell'umanità nuova (Song la chiama «con-creatrice» con Dio): Dio entra nella storia umana attraverso il seno materno e vi pone il fondamento di una comunità costruita sull'amore, la giustizia e la pace. Esiste dunque una teologia del grembo, che comprende la salvezza in termini di parentela e di benedizione divina sulle generazioni umane: il mondo nuovo, oggetto della speranza biblica, nasce dal ventre di una donna. Quanto alle questioni controverse, Gabus compie un notevole sforzo per avviarle ad una soluzione. ll titolo di Madre di Dio non attira le simpatie di Calvino perché può indurre il popolo in errore, ma il pensiero del riformatore è opposto a Nestorio e in linea con Efeso: esso sarà più accettabile nella misura in cui crediamo alla «Corporeità della rivelazione» (W. Stahlin) e a Dio veramente fatto uomo. Verginità, immacolata, assunzione possono essere ricuperate mediante gli archetipi e i simboli della purezza, santità, sponsalità, non in ottica regressiva, ma in prospettiva escatologica, che anticipa la realtà nuova ancora in gestazione. Circa la cooperazione umana all'opera della salvezza, Gabus respinge l'idea dell'autoglorificazione dell'uomo e della «parità» tra l'iniziativa divina e la risposta umana. Tuttavia si chiede perché non includere nella teologia protestante della salvezza «la libera risposta dell'uomo, il sì di Maria e di ogni credente all'offerta della grazia divina». Anche circa l'intercessione di Maria, «nella misura in cui il partner cattolico consente ad affermare l'unica mediazione del Cristo e il partner protestante la realtà di una comunione tra la Chiesa visibile e la Chiesa invisibile, un dialogo e una comprensione reciproca sono divenuti possibili». Infine, pur rifiutando ogni mariolatria e mariologia (autonoma), Gabus condivide pienamente «i criteri di una sana mariologia» proposti dalla Marialis cultus: carattere essenzialmente cristologico, accento pneumatologico, senso ecclesiologico, vigoroso contenuto biblico, armonizzazione della lode di Maria con il rinnovamento liturgico, preoccupazione ecumenica, attenzione alle condizioni attuali della vita sociale, eliminazione dei rischi (credulità, sterile sentimentalismo, grettezza di spirito, esagerazione dei contenuti, ricorso a elementi leggendari). Gabus è per la sobrietà mariana e il lirismo dei testi degli evangeli, nonché dei riformatori del XVI secolo. Non teme però di esprimere l'accordo profondo sia con Paolo VI, quando afferma la relatività di Maria a Cristo o traccia il profilo biblico di Mana, sia con Giovanni Paolo II, allorché presenta Maria come madre di misericordia, che sperimenta la misericordia di Dio e ispira amore ai poveri: «In una simile formulazione, Maria diviene una persona umana concreta con cui possiamo davvero identificarci ed essere attirati come uomini e donne credenti in una dinamica di liberazione».

Maria nella teologia contemporanea, pp. 239-241.
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