SCHOONENBERG PIET - AUTORI MARIANI

80 Teologi di varie confessioni religiose
che scrivono su Maria.
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SCHOONENBERG PIET (1911-1999)

SCHOONENBERG P., Un Dio di uomini. Questioni di cristologia, Querimana, Brescia 1973; IDEM, Dal peccato alla redenzione, Herder-Morcelliana, Roma-Brescia 1970; IDEM, L'uomo nel peccato, in Mysterium salutis, vol. IV (1970), pp. 589-719.

1. Interpretazione riduttiva della verginità di Maria
La valorizzazione della paternità umana come mezzo normale di generazione corrisponde al principio teologico della «nonconcorrenza» difeso da Schoonenberg, secondo cui «Dio realizza la natura in conformità al suo evolversi e alle sue leggi; non interviene in essa né vi si infrappone; non impedisce l'efficacia di una causa intramondana; non sostituisce nulla né snerva alcunché ... Dio non concorre. Al contrario, tutto ciò che egli fa, ce lo dà da fare». Dal principio che Dio opera rispettando le cause create, segue, secondo l'autore, che «la concezione verginale come fatto corporale si ha solo nel caso, mancante di ogni probabilità, di una partenogenesi naturale». Per queste e altre ragioni Schoonenberg e vari teologi olandesi ritennero erroneamente la verginità corporale di Maria una «questione aperta» e si posero la domanda se l'aspetto biologico dell'origine di Gesù «rientri nell'intenzione stessa della fede».

2. Maria e il peccato originale
P. Schoonenberg si inserisce anche nella problematica del peccato originale premettendo che Paolo «tiene conto del peccato originale soltanto in quanto questo si esprime in peccati personali» e che l'uomo con la nascita è situato in un mondo gravato dai peccati, dal tempo dall'assassinio di Abele fino al rifiuto di Gesù, con cui colma la misura dei padri (Mt 23, 29-36; Le 11, 47-51). Afferma quindi che il peccato originale è l'essere-situato nel «peccato del mondo» (Gv 1,29), cioè una situazione di perdizione che rende impossibile amare Dio sopra tutte le cose ed evitare i peccati personali a causa dei peccati dell'umanità. Il peccato originale originato è «l'influsso dei peccati storici aggiunto al disordine della nostra natura». L'ammissione di questo essere-situati nel peccato, deve sempre essere congiunta alla confessione della nostra salvezza in Gesù Cristo, in cui «siamo anzitutto liberati dai nostri atti e dal nostro atteggiamento fondamentale peccaminoso, ma poi, anche, dal nostro essere-situati nel peccato, dalla soggezione alla potenza del peccato, quand'anche ci venga dall'esterno ... Fin dall'origine, siamo situati dalla caduta e dalla redenzione». Schoonenberg non fa una trattazione specifica su Maria, ma solo qualche accenno. Ammette con il Concilio Tridentino che l'universalità del peccato originale «lascia spazio per la Immacolata Concezione di Maria» che ne è «un'eccezione». Presenta l'Immacolata Concezione come non inserzione nel peccato del mondo; ma rifacendosi al «Simul iustus et peccator» aggiunge che «l'idea che entrando nel mondo entriamo già nella salvezza di Dio può rendere chiaro ai protestanti che l'affermazione di una concezione immacolata di Mana non deve includere necessanamente la negazione del suo essere-redenta». L'influsso della teoria di Schoonenberg si rivela nel passo del Catechismo Olandese circa l'Immacolata Concezione, nel contesto della prevalenza della grazia sul peccato: «Maria non ha conosciuto la colpa originale, è stata concepita immacolata. Vivendo in un mondo peccatore, ella è stata toccata dai dolori del mondo, ma non dalla sua malvagità. Nostra sorella nella sofferenza non lo è nel male. Il male essa l'ha interamente vinto col bene. Naturalmente essa lo deve alla redenzione di Cristo». La teoria di Schoonenberg è utilizzabile «non come alternativa alla teologia classica, ma come una messa in valore di aspetti del mistero della perdizione e della salvezza, finora troppo trascurati», per esempio l'influsso esercitato dal cattivo esempio e dalle strutture chiuse a Dio, cioè biblicamente dal «peccato del mondo» (1 Gv 2, 15s; 5,19... ). Vedere nell'Immacolata l'impermeabilità al male strutturale è pertinente, almeno se ciò è considerato come effetto di una grazia che la santifica fin dall'inizio della sua esistenza.
La teoria di Schoonenberg applicata all'Immacolata non convince a causa dell'ambiguità con cui è affermato il privilegio di Maria. Mentre nel contesto dell'universalità del peccato l'Immacolata Concezione appare «un'eccezione», nel contesto della salvezza essa smette di essere tale e diviene il paradigma di ogni redento: «L'Immacolata Concezione ci dice che la redenzione non è soltanto una liberazione dal peccato, ma che è, soprattutto, una preservazione dal peccato, il che è importante per una dottrina della grazia orientata verso l'avvenire». L'Immacolata Concezione pare posta da Schoonenberg sullo stesso piano del battesimo, in quanto anche questo è un «risanamento preventivo», che conserva in una grazia mai perduta (oltre che cancellare il peccato in cui l'uomo è inserito).

Maria nella teologia contemporanea, pp. 446-447; pp. 459-462.
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