La comunicazione deve essere considerata come uno dei fenomeni costitutivi della cultura; essa è alla base di ogni forma di apprendimento e di scambio socio‑culturale. Esiste una scienza della comunicazione, il cui notevole sviluppo ha accompagnato e stimolato insieme la tecnica della trasmissione dei messaggi in tutti i settori della vita moderna: economia, trasporti, difesa, educazione, ricerca, mass‑media.
Nei paesi industrializzati, una larga parte della popolazione attiva è impegnata in compiti collegati alla comunicazione: media elettronici, pubblicazioni, industrie culturali, insegnamento, informatica, funzioni intellettuali a servizio della vita socio‑economica. La comunicazione appare dunque come un campo d'attività il cui orientamento interessa al punto massimo il bene comune. Questa è la ragione per cui lo Stato moderno ne ha fatto oggetto di una specifica politica, amministrata generalmente da un ministero delle comunicazioni, talvolta associato a quello della cultura, poiché i due campi della cultura e della comunicazione hanno stretti rapporti tra loro, soprattutto con l'avvento dei mass‑media e della cultura di massa. Questo è il punto di vista che qui più c'interessa. Dopo aver sommariamente descritto i concetti‑chiave della comunicazione, esamineremo le condizioni di una politica dei mass‑media e della comunicazione, nella prospettiva di una promozione della cultura.
Per comunicazione s'intende il processo per il quale i gruppi o le persone scambiano informazioni o messaggi. Occorre distinguere, in questo campo, l'operazione in sé del comunicare, il contenuto o messaggio trasmesso, i mezzi della comunicazione: scritti, media elettronici, ecc.
La trasmissione dei messaggi presuppone l'interazione tra l'emittente e il ricevente, secondo un codice stabilito d'espressione e d'interpretazione. La comunicazione trasmette diversi tipi di messaggi: l'informazione formale, funzionale, discorsiva che è possibile decifrare con rigore; si tratta dei messaggi semantici, distinti dai messaggi estetici, a tenore artistico o simbolico, la cui interpretazione dipende dall'esperienza culturale dell'emittente e del ricevente.
La scienza della comunicazione, che all'inizio ha privilegiato la razionalità dell'informazione, attribuisce oggi una maggiore importanza al messaggio dei simboli, di cui l'arte e il discorso religioso conoscono il segreto. Attraverso il gioco del simbolo, la medesima immagine e la medesima espressione ricoprono più di un significato. I livelli di significato, apparente e figurato, sono percepiti ed interpretati per modo di analogia, secondo la sensibilità di ciascuna delle culture. Il simbolo evoca spontaneamente un'idea, risveglia un sentimento comune: il leone è simbolo del coraggio, la corona dell'autorità, la bilancia della giustizia, il colore nero della morte. I metodi moderni di pubblicità, di propaganda politica e ideologica, sanno efficacemente utilizzare tutte le risorse della comunicazione simbolica.
Il progresso dell'elettronica e la diffusione dei computers hanno rivoluzionato i metodi di informazione e dato nascita all'informatica. Si tratta del trattamento automatico di dati, registrati e riprodotti elettronicamente, per scopi d'informazione, di ricerca, d'insegnamento, di gestione, di composizione di testi (« burotica ») o di operazioni industriali programmate (« robotica »).
Le capacità umane di memorizzazione e di comunicazione sono, con questo, entrate in una nuova era, con tutte le conseguenze culturali che implica lo « stoccaggio » in memoria di dati sempre più complessi, così come il loro richiamo per telecomunicazione istantanea. I ritmi e le condizioni del lavoro intellettuale si sono trasformati e già si possono constatare i progressi dell'intelligenza artificiale. La telematica sconvolge le abitudini tradizionali della mente umana: insegnamento con il sussidio del computer, banche‑dati che contengono il materiale delle biblioteche e dei centri di documentazione, servizi di informazione bancaria e industriale, agenzie d'informazione e di pubblicazione, sono immediatamente accessibili sul video dell'utente e anche a domicilio.
L'incidenza della telematica solleva nuovi problemi di cultura e dà luogo ad analisi controverse. Due questioni soprattutto meritano d'essere meglio approfondite. In primo luogo ci si chiede: quale sarà, l'impatto sull'individuo e sulla famiglia dell'accesso diretto ed istantaneo ad una massa illimitata d'informazioni, mentre nel passato l'informazione era data progressivamente nel tempo e attraverso molti intermediari, genitori, insegnanti, educatori che agivano come interpreti? Un secondo interrogativo riguarda la concentrazione sempre più forte dell'informazione, in computers sempre più potenti, con reti di distribuzione che virtualmente raggiungono la totalità dei popoli. E un nuovo potere che viene, in questo modo, a costituirsi, con nuovi vantaggi e servizi, ma anche con rischi di abusi oggi evidenti.
I governi sono ormai chiamati ad occuparsi di questi nuovi problemi, tenendo conto del fatto che i mezzi di comunicazione moderni rappresentano un vasto insieme che interessa un pubblico molto vario. Conviene distinguere i mezzi di comunicazione interpersonali, che utilizzano il telefono, la lettera, la cassetta, il telex e i mezzi di comunicazione di gruppo per mezzo dei quali una collettività comunica con circuito chiuso, attraverso televisione o telefoni intercollegati che permettono conferenze e consultazioni a distanza. Ricordiamo anche i « collegi invisibili », creati già da tempo dai professori. In passato essi si scambiavano lettere sulle comuni ricerche; oggi sono collegati da computers. La telematica accelera gli scambi di gruppo.
Ci sono infine i mezzi di comunicazione di massa che raggiungono il vasto pubblico, con la stampa, la radio, la TV, il cinema. Questi ultimi, chiamati mass‑media dall'espressione inglese, esercitano un immenso potere sulle mentalità e il giudizio sulla loro influenza suscita vivaci dibattiti. Alcuni sottolineano soprattutto i loro effetti sostanzialmente positivi sulla cultura di massa. Altri vedono invece la destabilizzazione culturale provocata da un modo di comunicazione a senso unico in cui la massa dei riceventi è praticamente passiva, sottoposta ad una omologazione dei gusti, imposta da potenti interessi che spingono al consumismo senza freno.
POLITICA DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE
POLITICA DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE
Tutti i governi avvertono oggi la necessità di una politica della comunicazione. L'interesse pubblico richiede che si stabilisca una regolamentazione, in quanto i mezzi di comunicazione moderni esercitano sulla cultura un'influenza forzatamente ambivalente. Per una parte, questi mezzi rappresentano una delle più notevoli realizzazioni della cultura moderna in quanto estendono mirabilmente la capacità di comunicazione tra tutti gli uomini, moltiplicano illimitatamente le loro possibilità di apprendere, di beneficiare dei tesori dell'arte e della scienza, di partecipare istantaneamente agli avvenimenti che interessano l'insieme della famiglia umana. I mezzi di comunicazione moderni offrono dunque possibilità ieri impensate per promuovere l'educazione popolare e la formazione permanente, per stimolare gli scambi e la comprensione tra i gruppi, arricchire la cultura dell'intera società. In molti paesi i mezzi di comunicazione sono diventati uno degli strumenti più efficaci di alfabetizzazione delle masse e di incentivo di sviluppo.
D'altra parte, i mezzi di comunicazione moderni possono anche esercitare sulla cultura un'influenza negativa che, giustamente, preoccupa il potere pubblico. Una delle preoccupazioni più frequentemente espresse - e non soltanto nei paesi del terzo mondo - è il fatto che la continua importazione di programmi audiovisivi finisce per creare una vera dipendenza culturale, che genera una grave alienazione della cultura propria e, spesso, anche una seria degradazione dei valori morali e uno sgretolamento delle istituzioni tradizionali, soprattutto della famiglia.
L'avvento dei mass‑media ha posto la comunità politica di fronte a nuovi obblighi, inevitabili ed insieme complessi. Lo Stato moderno, di fronte ai mezzi di comunicazione, non può sottrarsi agli obblighi che gli impongono la moralità pubblica, il bene comune e il rispetto culturale della nazione.
Le politiche degli Stati nei confronti dei mezzi di comunicazione divergono secondo le proprie scelte ideologiche: queste vanno dal lasciar fare quasi totale, all'interventismo autoritario. Senza entrare in determinazioni pratiche, si possono formulare norme culturali per le scelte politiche:
1) E opportuno che, con appropriate misure, i governi incoraggino la produzione e la diffusione di programmi di contenuto culturale educativo, atti a favorire l'elevazione culturale e la formazione permanente.
2) Appare, d'altra parte, legittimo che un paese rivendichi il diritto d'imporre ai pubblici diffusori certe norme di etica professionale e di convenienza morale. Il puro liberalismo in questa materia diventa ben presto abuso e oppressione.
3) Se è necessario incoraggiare il rendimento delle industrie culturali, è inaccettabile che l'unico criterio per lo sviluppo di queste industrie e dei mezzi di comunicazione sia quello del profitto o della semplice legge di mercato. Diversamente, presto o tardi, si finisce per asservire i beni culturali alla regola autonoma del calcolo economico.
4) E auspicabile che i paesi esportatori ed importatori di prodotti audiovisivi esaminino le loro rispettive pratiche nel quadro delle loro relazioni internazionali e nel rispetto dell'identità culturale di ogni popolo.
5) Una proposta particolarmente opportuna consiste nello stimolare la cooperazione bilaterale o internazionale nella produzione dei programmi dei media con l'apporto dell'ottica e delle scelte culturali d'ogni paese.
6) Sono spesso indispensabili norme per l'importazione di films o di programmi televisivi al fine di ridurre la dipendenza dall'estero e favorire la produzione nazionale.
7) Le misure positive, sono, a lungo termine, certamente le più efficaci: l'educazione del pubblico al buon gusto e al senso critico, l'incoraggiamento concreto alla creazione artistica e alla produzione di opere che esprimano il genio di ogni cultura.
8) In definitiva, una politica dei mezzi di comunicazione deve, al di là dei puri condizionamenti economici, affermare dei criteri etici di utilizzazione ed incoraggiare la qualità culturale di questi nuovi mezzi che ormai fanno parte del patrimonio dell'uomo moderno.
9) Sempre più gli Stati saranno condotti ad accordarsi per armonizzare le proprie politiche nel campo dei mezzi di comunicazione, perché le nuove tecnologie della comunicazione oltrepassano oggi tutte le frontiere geografiche e culturali. I satelliti per la comunicazione, soprattutto, pongono ai governi nuovi problemi di politica culturale. L'azione dell'uomo nello spazio, grazie ai satelliti o agli altri strumenti, solleva problemi non soltanto d'ordine tecnico ed economico, ma anche d'ordine etico e politico. Uno dei maggiori servizi che i satelliti possono rendere è quello di eliminare l'analfabetismo e di promuovere la cultura popolare. In molti casi, la cultura non può essere promossa che per mezzo d'immagini. I satelliti possono contribuire fortemente alla diffusione della cultura e aiutare lo sviluppo integrale dell'uomo. Ma la trasmissione della cultura via satellite non deve significare puramente e semplicemente l'imposizione della cultura delle nazioni ricche ai paesi in via di sviluppo. Molti di questi paesi possiedono antiche culture che devono essere preservate.
10) La diffusione dei satelliti solleva la delicata questione delle frontiere culturali, spesso più profondamente radicate delle frontiere geografiche. Queste frontiere, certamente, non devono impedire il dialogo tra culture, ma esse non devono neppure essere violate con forme d'imperialismo economico o di dittatura ideologica. La tecnologia dello spazio non può essere impiegata a detrimento delle autentiche culture delle collettività. Il problema della TV oltrefrontiera solleva problemi completamente nuovi per le culture nazionali. Gli organismi internazionali cercano di elaborare convenzioni e accordi in merito, specificando, per esempio, una ripartizione di quote tra i programmi nazionali e le produzioni d'importo. Tali questioni richiedono il dialogo tra tutti gli interessati e soprattutto tra i governi, che devono affrontare questi nuovi problemi con un approccio politico originale. Si può così vedere a che punto la politica dei mezzi di comunicazione sia strettamente collegata alla politica culturale delle nazioni moderne, essendo ciascuna, ormai, invitata alla corresponsabilità internazionale per la promozione di un sistema di comunicazione al servizio di tutto l'uomo e di tutti gli uomini.
Con la diffusione rapidissima dell'Internet, al di là di ogni frontiera, la comunicazione istantanea si estende virtualmente al mondo intero tra tutti gli utenti di computers collegati al Web (rete) tramite il telefono.
Il progresso spettacolare delle comunicazioni costituisce una vera rivoluzione negli interscambi umani, con conseguenze culturali, economiche, etiche e spirituali di vasta portata, che vengono scrutate attentamente nella Chiesa, specialmente dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e da centri specializzati quale il Center for the Study of Communication and Culture della Saint Louis University, U.S.A. (cf W. Ong 1977).
Vedi
Politica culturale
Industrie culturali
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