Rivoluzione culturale in Cina - DIZIONARIO DELLA CULTURA

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Rivoluzione culturale in Cina

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La rivoluzione culturale in Cina si è scatenata, verso la metà degli anni Sessanta, come violenta protesta contro il sedicente imborghesimento che sobillava la rivoluzione comunista. L'idea della rivoluzione culturale è attribuita a Mao Tsé Toung, ma è stata animata soprattutto dagli intellettuali che lo circondavano e da sua moglie Jiang Qing. Il pensiero ispiratore di questa rivoluzione lo si trova nel Libretto Rosso di Mao, pubblicato nel 1965, che afferma il carattere permanente della rivoluzione e la necessità di una rieducazione continua dell'uomo, capace di una trasformazione radicale: il contadino è « un foglio di carta bianco » sul quale si potranno tracciare « i più bei caratteri ». Mao è stato l'erede della prima rivoluzione culturale che scoppiò in Cina con il Movimento del 4 maggio 1919, « il giorno in cui Confucio è morto » data simbolica della nascita della Cina moderna: Patrice de Beer, 1969. Due anni dopo veniva fondato il partito comunista cinese a cui aderì Mao Tsé Toung, un oscuro impiegato di biblioteca, accanto ad intellettuali di fama.
Verso il 1960 Mao constatò che il puro ideale del comunismo egualitario era minacciato da due pericoli: le idee borghesi della burocrazia e il conservatorismo contadino.
La modernizzazione tecnica comportava il rischio inerente di un contagio da parte dei principi del capitalismo e della mentalità borghese. La burocrazia aveva praticamente soppiantato Mao dal 1958. Questi, tuttavia, continuava a proclamare il principio di una rivoluzione proletaria da proteggere nella sua purezza: occorreva lottare contro tutto il revisionismo borghese d'ispirazione anti‑comunista e favorevole al capitalismo. Per questo, la grande forza da preparare era il popolo stesso che avrebbe dovuto sollevarsi in massa contro i nemici della rivoluzione. Per attuarla occorreva avviare un processo di rinnovamento radicale: « l'ordine nasce dal disordine ».
E' in questa prospettiva che si attua la Rivoluzione culturale, soprattutto negli anni 1966 e 1970. Masse di giovani si abbattono in tutto il paese brandendo il Libretto Rosso. Essi fanno appello alla Cina profonda contro ogni tendenza straniera e contro i detentori « della via capitalista al potere nel partito ». Questi gruppi organizzati sono chiamati Guardie rosse del Presidente o Custodi del suo pensiero. Le polemiche degenerano in violenza fisica, in anarchia, in una vera guerra civile. Le fazioni rivali si affrontano in una lotta accanita per il potere. Sotto l'influenza di Jiang Qing, si procede ad una vera caccia agli artisti, agli scrittori, agli intellettuali, a tutti coloro che si mostrano favorevoli alle influenze straniere. I centri di ricerca vengono paralizzati, le università sono chiuse.
La rivoluzione culturale in Cina ha rivelato l'opposizione violenta tra due tesi. Quella dei tecnici e dei burocrati che desiderano modernizzare la Cina utilizzando le risorse della scienza e della tecnica, che, secondo loro, sono i soli mezzi per procedere ad una industrializzazione delle città e ad un progresso dell'agricoltura. Quella opposta, dei rivoluzionari puri e duri, appoggiati da Mao Tsè Toung, che temono una modernizzazione che rischia di portare con sé imborghesimento e deviazioni capitalistiche. Secondo questi, una rivoluzione tradita avrebbe creato un abisso tra villaggi e città, tra tecnologia e popolo, tra masse contadine e popolazioni urbane. La Rivoluzione culturale aveva come primo obbiettivo confessato il rigetto di un tipo di modernizzazione che avrebbe mortificato il comunismo egualitario.
La Rivoluzione culturale ha provocato la chiusura della Cina su se stessa, il disprezzo per tutto ciò che non era cinese. Questa Rivoluzione, in fondo, poggiava su di una illimitata fiducia nelle virtù nascoste delle masse e nella forza creatrice di un'azione rivoluzionaria che distrugge l'ordine per lasciar emergere la nuova società. Questa ideologia semplicistica, veicolata dalle proposte radicali del Libretto rosso, è stata all'origine della Rivoluzione culturale. L'anarchia che ne è risultata si è aggravata al punto che Mao Tsè Toung stesso vide la necessità di una ripresa in mano delle cose con l'appoggio dell'intervento dell'esercito.
Dopo un periodo di disordini e di incertezze, durante il quale la Cina è stata praticamente tagliata fuori dal resto del mondo in un atteggiamento di autosufficienza rovinoso, altre correnti spirituali si preparavano ad una modernizzazione più realistica del paese, aperta alla coesistenza con l'Occidente. Alla fine, Mao stesso incoraggiò il riavvicinamento agli Stati Uniti, concretatosi nel 1972. La vita culturale rinascerà in Cina verso il 1977.
Il gruppo che aveva animato la rivoluzione culturale, intorno alla signora Jiang Qing e che era chiamato la Banda dei quattro, cade completamente in disgrazia nel 1976 e i suoi membri sono arrestati, dopo un umiliante processo, nel 1980.

Vedi
Rivoluzione culturale nell'URSS

Bibl.: P. de Beer 1969. J. Golfin 1982. G. Jackson and R. Devlin 1989. S. R. Schram 1973. R. MacFarquar 1974. S. Leys 1989.
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