Sviluppo culturale - DIZIONARIO DELLA CULTURA

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Sviluppo culturale

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Lo sviluppo dei popoli apparve, dopo la seconda guerra mondiale, come uno degli impegni preminenti di questo secolo. Ma, malgrado notevoli sforzi ed immensi investimenti, i risultati rimasero sproporzionati e deludenti.

Un concetto nuovo
Alla luce dell'esperienza acquisita e della riflessione, gli specialisti e gli sperimentatori scoprirono che i freni più seri allo sviluppo erano d'ordine culturale. Si è allora insistito, oltre che sugli aspetti economici, sulla dimensione culturale dello sviluppo. L'evoluzione dei grandi organismi internazionali, come le Nazioni Unite e le sue agenzie, come il Consiglio d'Europa e l'ALECSO, l'Organizzazione Araba per l'Educazione, la Cultura e la Scienza, fa luce sulla questione e permette di comprendere l'attuale nozione di sviluppo culturale. L'esperienza delle Nazioni Unite e, in particolare, dell'UNESCO è rivelatrice a questo proposito. Nell'articolo che è riportato qui di seguito sarà preso in considerazione il punto di vita della Chiesa sullo sviluppo culturale.
L'UNESCO, per esempio, ha istituito nel 1987 un Decennale Mondiale dello Sviluppo Culturale (DMDC, 1988‑1997) di cui i quattro obbiettivi maggiori sono i seguenti: la presa in considerazione della dimensione culturale dello sviluppo; l'affermazione e l'arricchimento delle identità culturali; la crescita della partecipazione alla vita culturale; la promozione della cooperazione culturale internazionale.
Le Nazioni Unite avevano, fin dal 1960, lanciato un primo Decennale dello sviluppo e i Decennali seguenti sono stati oggetto di una valutazione e di una critica che ha sottolineato, in particolare, la grave trascuratezza riguardo ai fattori culturali nella crescita dei popoli. Il Direttore dell'UNESCO lo riconosceva inaugurando il DMDC nel gennaio 1988: « Ci si è resi conto, nel corso dei decennali scorsi, che quando ci si dà come obbiettivo una crescita economica in divorzio con l'ambiente culturale, si producono gravi squilibri sia economici che culturali, s'indebolisce molto il potenziale creativo di un popolo. Se lo sviluppo mira all'essere più e all'essere meglio di ciascuno e di tutti, deve fondarsi sullo sviluppo ottimale delle risorse sia umane che materiali di ogni comunità, attraverso la libera espressione dei talenti e degli interessi di tutti i suoi membri. Ciò significa, in ultima analisi, attingere le proprie priorità, le proprie motivazioni e le proprie finalità dalla cultura »: Parigi, 21 gennaio 1988.

Progresso di un'idea
Vediamo come a poco a poco sia progredito il concetto di sviluppo culturale. Dagli anni '50, le Nazioni Unite abbordano la questione dello sviluppo affrontando prima di tutto le urgenze del dopo‑guerra e le gravi necessità delle antiche colonie d'Africa e d'Asia, diventate paesi liberi. Lo sviluppo da promuovere in questi paesi - per assicurare la loro sopravvivenza e farne degli interlocutori validi in materia politica ed economica - è progettato come crescita economica, se possibile endogena.
La strategia prevista si fonda su di una concezione dello sviluppo limitata alla razionalità economica conforme alla scienza del momento. Lo sviluppo si misura per mezzo del Prodotto Nazionale Lordo pro capite e un paese che ha un reddito inferiore a 1.000 dollari per anno e per persona è dichiarato sottosviluppato.
E' necessario uscire dal sottosviluppo e pervenire ad un decollo economico che mobiliti tutte le energie nazionali, lasciando da parte tutte le considerazioni perturbatrici (non economiche). Queste sono le concezioni dominanti quando l'Assemblea generale delle Nazioni Unite proclama un primo Decennale dello sviluppo dal 1960 al 1970.
Lo schema « Sviluppo = Progresso economico »: cioè riduzione di ogni e qualsiasi realtà all'aspetto economico » è il punto di partenza che regola l'azione delle Nazioni Unite e delle loro agenzie specializzate. Alcune vi rimarranno fedeli, con qualche tardiva modificazione. Altre - come l'Organizzazione per l'Agricoltura e l'Alimentazione e l'Organizzazione Mondiale per la Salute - amplieranno il concetto di sviluppo secondo le loro specifiche funzioni. L'UNESCO è nel numero di queste e in prima linea.
Fin dal 1954 l'UNESCO approfondisce il concetto di sviluppo, aggiungendovi l'aspetto sociale come elemento essenziale. Se si esaminano le risoluzioni della Conferenza generale e del Consiglio esecutivo, si può tracciare un quadro cronologico dell'introduzione delle nuove componenti incluse nella definizione di sviluppo: nel 1963: la dimensione educativa (alfabetizzazione e formazione); nel 1965: le dimensioni scientifiche e tecniche; nel 1966: la dimensione culturale; nel 1968: la concezione umanistica dello sviluppo, con i suoi aspetti etici e spirituali.
Nel corso del Secondo Decennale dello sviluppo (1970‑1980) la nozione che comprende l'educazione, la scienza e la cultura, diventa tema privilegiato dell'UNESCO. Un cambiamento si opera nelle preoccupazioni dell'Organizzazione. La riflessione sullo sviluppo porta a considerare il fattore culturale come elemento centrale dell'identità nazionale di un popolo e i due concetti diventano inseparabili. La preservazione dell'eredità culturale assume importanza non soltanto più come bene della nazione, ma dell'umanità intera.
La giustizia sociale e la qualità della vita sono riconosciute come parti integranti dello sviluppo. Il carattere endogeno dello sviluppo è associato ai valori presenti in ogni cultura. Ormai l'UNESCO possiede la propria definizione di sviluppo, il quale deve essere globale, integrato, endogeno e centrato sull'uomo.
Nel Terzo Decennale (1980‑1990) la riflessione si approfondisce ancora. Nel 1980 la Conferenza generale afferma che l'Organizzazione deve « promuovere l'elaborazione e l'attuazione di una strategia dello sviluppo che tenga conto della cultura come fattore e fine dello sviluppo ». Nel 1982, a Messico, la Conferenza mondiale dell'UNESCO sulle Politiche culturali sottolinea fortemente la dimensione culturale dello sviluppo: « La cultura costituisce una dimensione fondamentale del processo di sviluppo, che contribuisce a rafforzare l'indipendenza, la sovranità e l'identità delle nazioni. La crescita è stata spesso concepita in termini quantitativi, senza che si sia tenuto conto della sua necessaria dimensione qualitativa, cioè la soddisfazione delle aspirazioni spirituali e culturali dell'essere umano. Lo sviluppo autentico ha per fine il benessere e la costante soddisfazione di tutti e di ciascuno. E indispensabile umanizzare lo sviluppo, che deve avere per fine ultimo la persona considerata nella sua dignità individuale e nella sua responsabilità sociale ».

La cultura a centro dello sviluppo
In sintesi, si può dire che, per l'UNESCO, la cultura e i valori ch'essa pone al centro dello sviluppo costituiscono la sostanza intorno alla quale si ordinano gli altri aspetti. Questo concetto umanistico, aperto all'etica e alla spiritualità, è il risultato di un lungo processo, il frutto di un lavoro sostenuto e non sempre facile, favorito dall'incontro di due forze convergenti: il pensiero africano ed asiatico, desideroso d'affermare l'identità culturale non occidentale, e il settore minoritario legato ai valori etici e spirituali della vita. Naturalmente, questa evoluzione ha incontrato forze opposte: il punto di vista economicista di alcuni paesi e l'ideologia marxista che, pur sostenendo il contenuto umanistico dello sviluppo, lo interpretava nel senso del materialismo dialettico e storico, lasciandone talvolta tracce sulle formulazioni concettuali. Diverse organizzazioni e importanti finanziatori, per parte loro, hanno assistito con ostilità, diffidenza o ironia all'evoluzione del concetto e agli sforzi dell'UNESCO per farlo passare nei paesi interessati allo sviluppo. E in gran parte merito dell'UNESCO l'aver proposto all'Assemblea generale delle Nazioni Unite la proclamazione di un Decennale mondiale dello sviluppo culturale deciso da una risoluzione del 29 gennaio 1987, per il periodo 1988‑1997.
In pratica, i compiti che riguardano lo sviluppo culturale si rivelano estremamente complessi e richiedono una stretta collaborazione di tutti gli attori presenti: governi, organismi internazionali, fondazioni, ONG, Chiese, religioni e soprattutto i beneficiari stessi dello sviluppo.

Vedi
Diritti culturali
Industrializzazione
Urbanizzazione
Alienazione culturale
Modernità
Sviluppo culturale (e Chiesa cattolica)
Educazione
Civiltà

Bibl.: H. Carrier 1990a. P. E. Evans and J. D. Stephens 1988. G. Filibeck 1991. A. Girard 1982. P. M. Henry e B. Kossou 1985. S. H. Mendlovitz 1975. Mondiacult 1982. Rapport mondial... 1991. P. Worsley 1984. A. Grafton et al. 1990. C. Kay 1989.
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