BRAUN FRANZ MICHAEL - AUTORI MARIANI

80 Teologi di varie confessioni religiose
che scrivono su Maria.
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BRAUN FRANZ MICHAEL

BRAUN F. M., La Mère des fidéles. Essai de théologie johannique, Tournai-Paris, Castermann, 1954.

Mentre la marialogia classica aveva elevato la maternità di Maria ai confini della divinità, facendo derivare da essa la grazia e l'associazione di Maria all'opera redentiva, il riferimento al quadro evangelico la relativizza, poiché «il fatto umano d'aver generato il figlio di Dio, per quanto inaudito, non è per Maria la sorgente ultima della benedizione divina». Questa è legata al fatto che Maria è fedele uditrice della Parola, come è dimostrato dal racconto dell'annunciazione. Un ripensamento dell'associazione di Maria a Cristo, nel rispetto della missione trascendente del Messia, è operato dalla nota monografia di F. M. BRAUN, La Mère des fidéles. Essai de théologie johannique. L'interpretazione del racconto di Cana, specie del v. 4 del II cap.: «Che c'è fra me e te, donna?», pone ineluttabilmente di fronte ad un principio di separazione tra madre e figlio: «Si tratta sempre di un rifiuto, motivato da una certa assenza di comunità tra persone presenti». La frase di Gesù indica un cambiamento di situazione avvenuto con il passaggio dalla vita nascosta, caratterizzata dall'obbedienza ai genitori (Lc 2,51), alla vita pubblica nella quale Gesù rivendica la sua indipendenza preannunciata nel ritrovamento nel tempio (Le 2,49): «La vita pubblica di Gesù è cominciata, durante la quale egli deve eseguire interamente ed esclusivamente gli ordini del Padre. Maria è invitata ad eclissarsi. Gesù le fa capire che i legami del sangue, per quanto stretti, sono come sospesi. La separazione richiesta non è tuttavia definitiva. Finirà quando l'Ora sarà venuta. Si discerne contemporaneamente una esigenza di sacrificio o di separazione e una promessa di crescita nell'unione con il suo divin figlio». Su questa legge di separazione si trovano d'accordo anche i sinottici, che mostrano Maria non già come una madre che esercita i suoi diritti materni, ma come una discepola di Cristo. Questi «si libera dalla stretta materna per dedicarsi alla sua vocazione messianica» e impartisce la lezione sulla «superiorità dei legami spirituali derivanti dalla fede obbediente alla Parola di Dio». Giovanni tuttavta supera i sinottici, poiché «è il solo ad informarci che una volta giunta l'Ora di Gesù, il figlio e la madre dovevano ritrovarsi in una nuova comunione». Gesù dunque agisce con indipendenza sovrana, anche quando accondiscende alla richiesta della madre: non deve ricevere ordini da lei. Ma la separazione temporanea postulata dall'economia della vita pubblica, darà luogo ad un nuovo avvicinamento: «L'ora del sacrificio della Croce doveva essere l'ora di un solenne appuntamento, caratterizzato da un'ultima prrova. Maria allora sarebbe chiamata a condividere nel suo cuore la passione del figlio. Ma nello stesso tempo ella comunicherebbe al desiderio che aveva spinto Gesù a fare la volontà del Padre fmo alla suprema immolazione (Gv 4,34; 14,31; 15,31). Da madre separata, ella diventerebbe madre pienamente associata: madre, non piu solamente in virtù della concezione verginale ma in ragione della sua partecipazione, tutta spirituale e contemporaneamente tutta materna, alla vittoria del suo figlio». Questa partecipazione si realizza sul Calvario, quando Maria è riconosciuta come la «donna» del Protovangelo, umta nella vtttoria sul principe di questo mondo ed elevata ad una maternità nei riguardi della comunità dei credenti: «Maria ricevette in qualche modo il potere di attirare lo Spirito nel cuore dei suoi figli ... in maniera propria, completamente materna e secondo le esigenze della sua missione». Ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di ricevere Maria presso di sé, accogliendola come un dono del Maestro.

Maria nella teologia contemporanea, pp. 45-46.
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