NISSIOTIS NIKOS - AUTORI MARIANI

80 Teologi di varie confessioni religiose
che scrivono su Maria.
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NISSIOTIS NIKOS (1925-1986)
NISSIOTIS N., Maria nella teologia ortodossa, in Concilium 19 (1983)8, pp. 66-91.

In un suo articolo l'ateniese N. Nissiotis sembra sintetizzare gli apporti più recenti della teologia ortodossa, evitando alcune dottrine particolari non condivise da tutti (come la sofiologia o la cristologia asimmetrica). Nissiotis parte dal presupposto che «non c'è teologia cristiana senza un continuo riferimento alla persona e al ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza». Due antichi titoli attribuiti a Maria, Theotokos (Madre di Dio) e Panaghìa (Tuttasanta), assicurano il posto che compete a lei nell'economia
divina in ordine a Cristo e allo Spirito Santo: «l due termini, infatti, illustrano una verità fondamentale: che non si può pensare, parlare e scrivere di Maria, o meditare e pregare con lei entro la comunità ecclesiale, se non si pensa a lei, sempre, come a qualcuno che è inseparabilmente unito all'evento-Cristo nello Spirito, e alla comunità ecclesiale come a una comunione di santi e al popolo santificato di Dio». La Theotokos non consente di dissociare il discorso su Maria dall'incarnazione: ella infatti non dà solo un corpo al Verbo, ma «è pienamente coinvolta come persona specifica per collaborare all'ipostasi del Logos». Questa cooperazione si spiega con  il richiamo alle antiche controversie cristologiche:«Dopo la sconfitta del nestorianesimo, l'espressione Theotokos significò che Maria è inseparabilmente legata all'evento-Cristo nell'incarnazione del Logos, al quale essa ha dato non solo la forma umana, ma una ipostasi piena, unendo entro di sé le due nature in una piena reciprocità ed interpenetrazione. Il pensiero degli antichi Padri greci respinse il termine Christotokos per le implicazioni che esso aveva non in relazione alla persona di Maria, bensì in relazione a una piena e autentica comprensione dell'incarnazione, ossia dell'unione in Cristo di due nature, senza cambiamento né confusione, fin dall'inizio. L'unione delle due nature nell'incarnazione comporta che Maria dà alla luce Dio nel tempo. Nella nascita di Cristo tutto il Logos divino venne a essere pienamente unito con tutta la natura umana. E benché in questo mistero la priorità sia da attribuire all'incommensurabile potenza divina, Maria diventa Madre di Dio rendendo possibile tale mistero, realizzando quell'evento paradossale, impensabile e unico nel quale 'Dio apparve nella carne', (1 Tm 3,16), e facendo si che le due nature si unissero, pariteticamente, in un'unica persona». Si giustifica quindi pienamente il titolo di Theotokos, senza il quale si cade nei vecchi errori cristologici: «L'insistenza con cui l'antica teologia cristiana usa soltanto il termine Theotokos è pertinente, e scaturisce da una comprensione appropriata della cristologia, e cioè dell'unione di due nature, quella divina e quella umana, nell'unica persona di Cristo. O si afferma per fede questo mistero come qualcosa che avviene pienamente fin dall'inizio, oppure si rischia ogni tipo di deviazione: il duofisismo (la separazione delle due nature), il monofisismo (l'accettazione di una natura soltanto, nella nascita di Cristo), oppure il docetismo (avallando l'idea di un'appartenenza esterna), e non si accetta l'accadere dell'evento stesso. Dietro tale insistenza c'è la ferma e chiara convinzione di fede nell'incarnazione del Logos, per cui non si può parlare di natura (physis) al di fuori di una persona concreta (hyp6stasis), senza cadere in un'astrazione, o nella negazione di una delle due nature (cioè, con il termine Christotokos, di quella divina), distruggendo così la piena comprensione dell'incarnazione».

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