MANTEAU - BONAMY HENRI MARIE - AUTORI MARIANI

80 Teologi di varie confessioni religiose
che scrivono su Maria.
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MANTEAU - BONAMY HENRI MARIE
MANTEAU-BONAMY H. M., La Vierge Marie et le Saint-Esprit. Commentaire doctrinal et spirituel du chapitre huitième de la constitution dogmatique Lumen gentium, Lethielleux, Paris 1972.

Nel 1971, il teologo domenicano francese H. M. Manteau-Bonamy nel suo volume La Vierge Marie et le Saint-Esprit, premette al suo pensiero circa Maria e lo Spirito santo alcune precisazioni ovvie e imprescindibili insieme: «La Vergine Maria non è lo Spirito santo, mentre invece il Cristo è senz'altro il Verbo incarnato. Ma la Vergine è tutta gravida del Cristo mediante l'Amore del Padre. È unita indissolubilmente allo Spirito Santo senza confondersi con lui, poiché ella è e resta una creatura, la creatura per eccellenza...». Il bisogno di precisare deriva dalla sua nuova interpretazione del rapporto Spirito santo - Maria, nel senso di una missione visibile della terza Persona della Trinità sulla Madre di Gesù. Mentre la teologia occidentale ha sempre ritenuto che l'Incarnazione, atto dell'intera Trinità in quanto opera ad extra, è da «appropriare» allo Spirito santo in quanto opera d'amore, Manteau-Bonamy pensa di dover superare questa posizione affermando la missione personale e visibile dello Spirito in Maria. L'autore si fonda su due argomenti:
A) il parallelismo istituito dal Vaticano II tra la pentecoste e l'annunciazione: «Vediamo gli apostoli prima del giorno della pentecoste... e anche Maria implorante con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva già ricoperta nell'annunciazione» (LG 59; cfr. AG 4). Poiché nella pentecoste è inviato lo Spirito in persona - argomenta Manteau-Bonamy - il Concilio mettendola in parallelo con l'annunciazione «ci invita a considerare che davvero lo Spirito santo in persona discese su Maria».
B) l'interpretazione di Lc 1,35 («Lo Spirito santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo») nel senso di una venuta dello Spirito in persona: «Gli esegeti contemporanei vedono nell'Ombra della Shekinah che ricopre la Vergine - che - concepisce come la manifestazione sensibile della presenza personale dello Spirito santo». È chiaro teologicamente che questa missione dello Spirito «termina non nella persona di Maria nel suo essere - Maria non è lo Spirito santo - ma alla sua vita di generante». Resta pertanto esclusa ogni idea di unione ipostatica tra lo Spirito santo e Maria. Tuttavia, poiché la missione visibile è ordinata alla manifestazione della persona divina, nell'incarnazione «è la fecondità della Vergine a rendere sensibile la presenza in lei dello Spirito». Se Maria è rivelazione di Cristo dono d'amore del Padre mediante lo Spirito, tuttavia non si può dire che lo Spirito sia madre di Cristo né secondo la generazione divina (ciò implicherebbe che lo Spirito sia sposa del Padre), né secondo la generazione umana (ciò supporrebbe che lo Spirito si sia incarnato in Maria). Il teologo invita ad essere cauti nell'applicare a Dio i concetti umani come quello di maternità. Egli tiene però a notare che mentre ordinariamente si afferma che la maternità di Maria è divina a motivo del suo termine, cioè la persona del Verbo nella sua umanità, ora bisogna aggiungere che essa è tale a motivo del suo principio, che è lo Spirito santo. Senza di lui la maternità di Maria sarebbe umana, non divina; invece «la grazia della presenza dello Spirito Santo in lei è la grazia stessa della divina maternità».
La proposta di Manteau-Bonamy ha ricevuto le critiche di Alonso Salgado e Fernandez, il quale ultimo non ritiene valida l'interpretazione data al Concilio (il parallelismo tra pentecoste e annunciazione riguarda il fatto della venuta dello Spirito non il modo: visibile o invisibile), né vede nella nube altro che un simbolo. Il dibattito teologico non deve tuttavia far dimenticare che l'incarnazione è «Un momento culminante dello Spirito nella storia della salvezza»: lo Spirito agisce in Maria come potenza creatrice rendendola capace di generare l'Emmanuele (convergono in questo Lc 1,35 e Mt 1,18.20).

Maria nella teologia contemporanea, pp. 285-285.
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