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KOLBE MASSIMILIANO



1. Cenni biografici
È una delle più eminenti figure mariane dei nostri tempi. Nato a Pabjanice (Polonia) nel 1894 ed entrato fra i Minori Conventuali, fece i suoi studi in Polonia e a Roma, ove, nel 1917, fondò la « Milizia dell'Immacolata » (v. Associazioni Mariane). Ordinato, l'anno seguente, Sacerdote, nel 1919 ritornò in Patria e nel 1922 fondava a Cracovia la rivista « Cavaliere dell'Immacolata » che nel 1938-1939 raggiunse il milione di copie. Nel 1927 fondava, presso Varsavia, la « Città dell'Immacolata », una specie di città monastica (280.000 mq. con 112 edifici), vastissimo centro editoriale mariano diviso in 12 vasti reparti, ove lavoravano, nel 1939, ben 785 religiosi conventuali, i quali stampavano una diecina di pubblicazioni mensili tirate in centinaia di migliaia di copie, un quotidiano cattolico (con 150.000 copie feriali e 250.000 festive). Nel 1930 il P. K. si recava in Giappone e, dopo un solo mese, fondava una seconda « Città dell'Immacolata » a Nagasaki e un bollettino nipponico, « Il Cavaliere dell'Immacolata» giunto, nel 1939, a 60.000 copie. Nel 1936 ritornava in Polonia, superiore della « Città dell'Immacolata » presso Varsavia. Deportato in un campo di concentramento tedesco, ivi moriva, martire della carità (sostituendosi volontariamente ad un povero padre di famiglia condannato a morte), la vigilia dell'Assunta del 1941. Egli è passato alla storia come l'Apostolo geniale del Regno sociale di Maria.

2. Profeta e apostolo di una nuova era mariana

La figura di san Massimiliano Maria Kolbe, da quando si è imparato a conoscerlo, ha conquistato il mondo ecclesiastico e civile. Ha fatto presa sul mondo della Chiesa per l'ideale a cui ha consacrato tutta la vita: l'Immacolata. Di lei Massimiliano si sentì servo, di lei fu il cavaliere e il soldato, e con lei morì, come un figlio nelle braccia della Madre. L'Immacolata è la chiave di interpretazione della vita e della morte di Massimiliano Kolbe. Dal punto di vista civile, il nome di Massimiliano Kolbe si stacca nella storia di una resistenza evangelica al male, la quale ha sconfitto la barbarie che aveva scavezzato, come furiosa tempesta, l'albero secolare del cristianesimo. La vita di Massimiliano Maria Kolbe è coronata da una morte, in cui egli appare martire dell'amore, della carità operosa, dell'evangelizzazione testimoniata fino all'eroismo. Questa è la luce in cui padre Kolbe fu collocato dal papa Giovanni Paolo II, in occasione della canonizzazione. Il papa ricordava allora che nel campo della morte di Oswiecim Massimiliano Maria Kolbe ha rivendicato «il diritto alla vita di un uomo innocente e ha reso testimonianza a Cristo e all'amore». Padre Kolbe venne esaltato come profeta moderno. L'immagine del profeta è stata usata ancora da Giovanni Paolo II, quando nel 1982, in Santa Maria Maggiore, il papa ha riguardato il mistero dell'Immacolata Concezione «con l'occhio spirituale di san Massimiliano Kolbe». «Egli è apparso nel nostro tempo profeta e apostolo di una nuova "era mariana" destinata a far brillare di vivida luce nel mondo intero Gesù Cristo e il suo vangelo». Maria fu il grande modello a cui guardò sempre il padre Kolbe, per realizzare l'uomo e soddisfare i suoi desideri di grandezza, felicità, perfezione. E da Maria ha attinto la forza per il suo apostolato: «Il padre Kolbe ha scoperto il mistero dell'Immacolata e lo ha scoperto non solo come la più grande bellezza dell'universo creato, ma soprattutto come una forza, una energia potentissima che egli voleva comunicare anche agli altri...».

3. Il servo dell'Immacolata

 I semi della devozione a Maria furono deposti nel cuore del futuro padre Massimiliano già da quando era ragazzo. Nella sua famiglia l'atmosfera mariana era imbastita dalla preghiera abituale, che si faceva in onore della Vergine, e da pratiche d'omaggio a Maria in occasione delle sue feste. Ciò sottolinea la presenza di Maria in seno alla sua famiglia. La linea mariana nella vita del futuro santo venne maggiormente approfondita, quando Raimondo Kolbe entrò nell'ordine francescano, divenendo fra Massimiliano. L'esempio di Francesco d'Assisi gli era di stimolo. Un francescano non poteva dimenticare ciò che testimonia san Bonaventura nella sua Leggenda maggiore: Francesco «circondava di amore indicibile la Madre di Gesù, vergine poverella perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà».  La devozione di Massimiliano si ispirò a questa tradizione francescana mariana, specialmente quando si trattò di Maria nella sua Immacolata Concezione. Dal tempo di Duns Scoto l'ordine francescano aveva collegato la dottrina dell'Immacolata Concezione di Maria alla visione cristocentrica del progetto creativo e salvifico di Dio. Massimiliano sviluppò per sé e per gli altri tale eredità, come ne fa testimonianza una lettera, che Massimiliano scriveva da Roma al fratello Alfonso: Il nostro Ordine ha la fortuna di essere sotto la sua protezione particolare, sotto il titolo che Ella predilige in grado sommo e con il quale ha voluto chiamarsi a Lourdes: «Immacolata Concezione... ». Il clima di fervore mariano presente nell'Ordine toccava il suo apice a Roma, quando i seminaristi partecipavano alla novena dell'Immacolata, celebrata con grande solennità nella basilica dei Santi XII Apostoli. Se a tutto ciò si aggiunge anche una certa esperienza spirituale, che in Massimiliano si approfondiva con il tempo, è comprensibile come si sia arrivati a quel 16 ottobre 1917, giorno della nascita della Milizia dell'Immacolata, finalizzata alla conversione e alla santificazione personale dei soci e del prossimo. Per rivivere il momento, entriamo nel Collegio internazionale dei Minori Conventuali, a Roma, in via S. Teodoro, ai piedi del Palatino, a quattro passi dalla zona archeologica dei fori imperiali. In una stanza si trovano riuniti sette studenti di teologia. Al centro della stanza c'è un tavolo, sul quale sta una statua dell'Immacolata. Hanno acceso due candele vicino a lei, perché il cuore della riunione e il motivo di essa è Maria. I sette con il padre Kolbe, da tutti riconosciuto come capo e guida, decidono di fondare la «Milizia dell'Immacolata». Personalmente il loro rapporto con la Vergine è basato su un patto di fedeltà senza limiti. Offrono la loro vita per la salvezza dei più lontani e per coloro che sono più in lotta con la Chiesa. Il prezzo non è mai troppo alto, quando si tratta di salvare un'anima. Lo statuto dell'associazione indicherà lo scopo, i mezzi, le condizioni per raggiungere il fine: conquistare tutte le anime a Dio attraverso l'Immacolata. Tutto dovrà essere subordinato a questo fine. Il posto che l'Immacolata aveva di già nella vita di Massimiliano, si evidenzia sempre più da questo giorno. C'era stato un precedente a Leopoli. Qui, negli anni 1910-11, Massimiliano aveva fatto la sua prima offerta. Nel coro della chiesa conventuale, dinanzi a una statua dell'Immacolata, Massimiliano si era prostrato con la faccia a terra, e aveva promesso che avrebbe combattuto nella sua vita per Maria. Come avrebbe attuato questo? Era la domanda che Massimiliano si faceva in quel momento. Non lo sapeva neppure lui. Pensava che avrebbe ingaggiato la sua battaglia per l'Immacolata con armi materiali. Solo in seguito il problema sarebbe stato portato sul campo dello spirito e ivi lo avrebbe risolto! L'offerta veniva ripresa a Roma, e perpetuata durante il corso della vita. Massimiliano non avrebbe mai cambiato la sua posizione: sempre in ginocchio dinanzi a Maria, perché lui era il servo fedele.

4. Il cavaliere dell'Immacolata

Guardando a Maria come a modello supremo dell'umanità rinnovata in Cristo, padre Massimiliano ha collocato in questa prospettiva la particolare apertura apostolica e missionaria del movimento della Milizia dell'Immacolata. In esso l'impegno apostolico doveva essere visto come partecipazione alla feconda maternità spirituale di Maria. Il nome «milizia», oggi, può suscitare meraviglia. Esso rispecchia il tempo in cui il movimento è nato e l'ambiente di una nazione, quale la Polonia, in cui combattere per l'indipendenza della patria significava sempre schierarsi anche per la la Chiesa e la sua libertà. La tradizione cristiana, d'altra parte, ha visto sempre in Maria la «donna che schiacciava la testa del serpente», che ha vinto tutte le eresie nel mondo intero, che nell'Apocalisse lotta contro il drago. Pensando che il cristiano deve sempre tenersi su un piede di vigilanza, pronto a combattere la buona battaglia, come soldato di Cristo, e dargli quella testimonianza che le circostanze gli richiederanno, il padre Kolbe ha voluto che tutto ciò fosse collegato con la presenza dell'Immacolata, alleata nostra nella vita cristiana, e mediatrice nostra presso Gesù. Il primo ad attuare l'iniziativa fu lo stesso padre Massimiliano, attraverso la sua perfetta consacrazione a Maria, e con una esperienza missionaria che lo portò dalla Polonia al Giappone, adottando metodi nuovi, e arrivando fino all'estremo sacrificio di se stesso. Padre Massimiliano ha espresso anche come si doveva vivere questa milizia: «Noi viviamo, lavoriamo, soffriamo e bramiamo morire per lei (l'Immacolata), e con tutta l'anima, in tutti i modi, con tutte le invenzioni ecc. desideriamo innestare questa «idea fissa» in tutti i cuori». «Conquistare tutte le anime a Dio attraverso l'Immacolata: ecco la nota essenziale e il tema non solo principale, ma unico degli scritti del servo di Dio. Quando infatti (il p. Kolbe) scrisse, lo scrisse sotto l'aspetto di questo fine e subordinato a questo fine». Che questo fosse non solo un fervore di parole, ma qualcosa che investiva tutta la vita, se ne può avere la prova guardando a tutta la vicenda terrena di padre Massimiliano, la quale è percorsa e unificata da un desiderio: dopo aver servito Maria e lavorato in vita per lei bramava «poter sigillare il suo amore verso l'Immacolata» con la morte da martire «per affrettare la conquista del mondo intero a lei». In campo di concentramento si esprimeva cosi: «Facciamo un affare con la Madonna. Diciamole: «Madre dolcissima, per amore io mi rassegno in questo campo rivoltante, purché gli altri possano andare a casa. Io voglio rimanere qui a soffrire, essere dimenticato, disprezzato e da solo. Io mi do a voi, mia cara Madre, per morire su questo pagliericcio» . Il soldato di Maria si era tanto immedesimato con la causa, che gli pareva naturale di dovere sacrificare per essa la sua vita. Anche l'immagine del cavaliere del medioevo è stata usata per spiegare la missione la spiritualità del padre Massimiliano. Come il cavaliere era dedito al servizio di una dama, cosi fu padre Massimiliano: la dama, la regina, la sovrana per lui era Maria. Questa era tutto per lui. Come il cavaliere del medioevo voleva conquistare tutto il mondo al suo ideale, cosi ha fatto il padre Massimiliano e ha lavorato per tale fine.

5. Figlio di Maria

In occasione della beatificazione di Massimiliano Kolbe, il cardinale Karol Wojtyla tratteggiando l'atteggiamento mariano del nuovo beato affermava che in Kolbe colpiva «l'amore del tutto originale e irripetibile verso Maria, l'Immacolata... Ci sono in questo amore l'atteggiamento del figlio, pieno di assoluta ed eroica fiducia e quello del cavaliere, che vuole conquistare il mondo intero al suo ideale». L'amore da portare a Maria doveva modellarsi, secondo Massimiliano, sull'amore che Gesù ha portato alla sua mamma. Le parole, dette da Massimiliano in argomento sono state citate da Giovanni Paolo II, l'8 dicembre 1982, nel corso di una celebrazione a Santa Maria Maggiore, in Roma: «Gesù è stato il primo ad onoraria (Maria) quale sua Madre... e noi quindi dobbiamo imitarlo anche in questo. Anche se in tale amore noi avessimo esperimentato non so quale intimità e calore, non riusciremo mai ad uguagliare l'amore con cui Gesù stesso l'ha amata». Nell'amore di un figlio verso la Madre, la prima manifestazione è quella della fiducia e dell'abbandono. S. Massimiliano insegnava: «Lasciati condurre dall'Immacolata, per poter ascoltare in ogni istante la sua voce e sperare secondo essa». E insisteva: «Lasciati condurre con fiducia, con fede e con amore». Per Massimiliano, segni concreti di ciò potevano essere la volontà di avere presso di sé una immagine di Maria, baciarla durante il giorno e prima di addormentarsi. Con l'ingenuità di un bambino, Massimiliano affidava a Maria gli oggetti di uso più immediato e personale, come possono essere gli occhiali e l'orologio, mettendo il tutto vicino alla statua della Madonna. Spiegava : Gli occhiali simboleggiano gli occhi: voglio che sostituiscano davanti alla statuetta i miei occhi guardando senza sosta l'Immacolata; l'orologio invece significa: desidero consacrare ogni momento della mia vita a questa buona Madre". L'unica sottolineatura da fare è: non è questo un comportamento da figlio? Un'altra manifestazione di questo abbandono filiale è il colloquio che il figlio intrattiene con la Madre per mezzo della preghiera. Per Massimiliano ciò è un fatto abituale: a Maria lui dice tutto, di lei parla sempre, e siccome la presenza di Maria è rilevante nella sua vita, mette a disposizione degli altri i frutti di questa sua esperienza. Ai frati di Niepokalanow spiega cos'è la devozione a Maria: «Qui non si tratta di pregare a lungo in ginocchio, ma di essere verso di lei come un figlio verso sua madre. Un'occhiata piena di amore sulla statuetta, la frequente ripetizione, pur con cuore, della giaculatoria «Maria», le diverse formule di preghiera prese da un libretto di devozione sono buone e belle, ma l'essenza consiste in questo atteggiamento filiale, nel sentire bisogno di questa Madre, nella consapevolezza che senza di lei non possiamo fare nulla..». Alla necessità di questa preghiera a Maria, consigliata agli altri, Massimiliano soddisfaceva con le formule più tradizionali: le giaculatorie. Qualcuno ha paragonato le giaculatorie mariane dette da padre Massimiliano a un respiro. L'Ave Maria era la sua preghiera prediletta: essa era collocata all'inizio di ogni lavoro e quando doveva trattare un problema importante. E poiché tante Ave formano un rosario: questo era il mezzo con cui padre Massimiliano intendeva dare fecondità al suo apostolato. Preghiere, inni, rosari furono il suo colloquio con Maria, in ogni momento della vita e anche nell'ora mortis, quando l'ultimo rosario si è spento sulle sue labbra, a poco a poco, per la debolezza, il 14 agosto 1941, nella cella della morte, al campo di concentramento di Oswiecim-Auschwitz. Tale morte fu la testimonianza che padre Massimiliano ha offerto all'Immacolata come il frutto più prezioso della sua devozione. Un'altra manifestazione, in Massimiliano, di figliolanza verso Maria, è stata la sua consacrazione a Maria. Essa è l'apice e la fonte della devozione di padre Massimiliano a Maria. Storicamente, Massimiliano fece il suo atto di consacrazione alla Immacolata il 16 ottobre 1917, giorno della fondazione della Milizia dell'Immacolata. La formula da lui usata in quella circostanza includeva l'offerta: «O Immacolata, mi prostro ai tuoi piedi supplicandoti umilmente di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà tua, e di fare ciò che ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità». Per esprimere poi una disponibilità senza alcuna riserva nelle mani di Maria, Massimiliano aveva trovato l'immagine di essere come carta bianca nelle mani di Maria: «Vogliamo essere dell'Immacolata fino al punto che non rimanga in noi niente che non sia di essa, ma che diventiamo quasi annientati in essa, cambiati in essa, transustanziati in essa...». E perché le espressioni non fossero solo fiori di letteratura spirituale, Massimiliano le traduceva concretamente nella pratica e insegnava che l'essenza della consacrazione deve essere l'obbedienza alla Immacolata; che bisogna captare la volontà di Maria non solo nelle ispirazioni interiori, ma prima di tutto nei precetti di Dio, nei doveri di stato, nelle vicende e nelle circostanze della vita. Dopo aver sostato vicino all'immagine di san Massimiliano Kolbe, mentre gli si tributa ammirazione come a Santo, non si può non offrire la nostra adesione alle consegne che lascia alla Chiesa contemporanea come eredità e come esempio. La sua vita edifica la Chiesa, la sua dottrina la illumina con lezioni, da lui attinte alla Scrittura, cavate dal magistero, prese dalla Liturgia specialmente là dove si esalta il mistero della Immacolata. Ancora una volta, nella storia della spiritualità mariana, è sorto un santo a segnalare che in Maria sta l'unica via per raggiungere la più facile e più sublime santità, per procurare la maggior gloria possibile di Dio.

Bibliografia

NOE' V., Come l'hanno amata. Profili di Santi mariani, Edizioni Messaggero, Padova 1989, pp. 215-224: PAOLO VI, Omelia per la beatificazione di Massimiliano Kolbe del 17 ottobre 1971, in Insegnamenti di Paolo VI, Roma 1971, IX, pp. 11-12;  DOMANSKI J. M., La marianità di S. Massimilano Kolbe, in Miles Immacolatae, 1988, nn. 3-4, pp.493ss; RICCIARDI A., L'eroe di Oswiecim: P.M.K., Roma 1947; ID., Padre Massimilano Kolbe, Postulazione Generale O. F. M., Roma 1954; WINOWSKA M., Le Fou de Notre Dame: le P.M.K., Cordalier, Parigi 1952 (VIII ed., vers. ital.: Storia di due corone: P.M.K., Roma 1952); v. anche num. spec. della Rivista Marie, Nicolet (Canada) 4 (1950) 71 pp.; ROSSETTI F. M., Cavalleria Mariana, Padova 1949; CASTAGNARO F. M., Cavalieri dell'èra mariana, II ed., ivi, 1949; BOSCO T., Massimilano Kolbe, Elle Di Ci, Leumann 1989; LENTINI G., Massimiliano Maria Kolbe. Eroe polacco, santo cristiano, Edizioni Carroccio 1990; PANCHERI F. S., Massimilano Kolbe. Santo del secolo, Edizioni Messaggero, Padova 1994; APOLLONIO A. M., Mariologia francescana. Da San Francesco d'Assini ai Francescani dell'Immacolata. Estratto tesi di dottorato, Marianum, Roma 1997, pp. 109-195.  

VEDI ANCHE:
- MILIZA DELL'IMMACOLATA
- NIEPOKALANÓW






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