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IL MESSIA



Un film di  Roberto Rossellini del 1975

1. Rossellini e il suo film "Il Messia"
Rossellini proviene dal punto di vista cinematografico dal neorealismo italiano; dal punto di vista culturale, anche se non si proclama credente, di fatto si colloca nella tradizione di stampo cattolico del mondo occidentale europeo. Questa tradizione ha un peso non da poco nella realizzazione del suo film Il Messia (1975). Lo scopo che si prefigge in questo film è squisitamente pedagogico: vuole rappresentare la storia di Gesù così come ci è descritto dai Vangeli, in maniera tale da far conoscere ciò che Gesù ha detto e ha insegnato. I toni del regista non sono polemici, aggressivi e di tensione come quelli del Vangelo secondo Matteo di Pasolini. La sua finalità è quella di coinvolgere lo spettatore non emotivamente, ma intellettualmente e perciò elimina dalla sua pellicola qualsiasi tecnica cinematografica che preveda graduale innalzamento della tensione, qualsiasi scena d'impatto forte, qualsiasi costruzione drammatica, qualsiasi coinvolgimento emotivo, qualsiasi enfasi emozionale. Le parole degli attori non assalgono lo spettatore. Il Messia di Rossellini viene prodotto più o meno contemporaneamente al Gesù di Zeffireffi e rappresenta, se possibile, l'esatto contrario di quest'ultimo. Tanto ricco, spettacolare, zeppo di divi era il Gesù di Nazareth di Zeffireffi, quanto «povero», sottotono e quasi didascalico («un'operazione d'informazione» la definì il regista), interpretato da attori sconosciuti, era il film di Rossellini.

2. Maria nel film di Rossellini

Mentre per rappresentare la vita di Gesù, Rossellini si rifà esattamente ai testi evangelici, riducendo apparentemente al minimo la sua interpretazione, nel rappresentare Maria, la madre di Gesù, attinge prevalentemente alla tradizione cristiana. Maria è sempre vicina a Gesù, ma nello stesso tempo nell'ombra. Ella è la testimone per eccellenza della vita del Figlio. La camera da presa segue Maria, che a sua volta segue Gesù. Maria è presente, ma senza invadere la scena. Ella è rappresentata come facente parte integrante del circolo dei discepoli: discreta e consapevole, si perde nella folla che ascolta l'invettiva di Gesù contro i farisei, sepolcri imbiancati. E in un angolo alla corte di Pilato, da cui si allontana nel dolore e nell'angoscia per la condanna del figlio. Nel film non c'è riferimento all'annunciazione. Il regista riduce al minimo i brani evangelici in cui emerge la divinità di Gesù, per presentarlo soprattutto come un anti-eroe, una persona normale tra la sua gente. Dal titolo del film emerge chiaramente che l'interpretazione che il regista fornisce del personaggio è quella del Messia, ma lo scopo è proprio quello di evitare lo spettacolarismo. Perciò rimuove tutto ciò che è superfluo, proponendo solo gli elementi essenziali e riducendo la figura di Gesù a quella del saggio Maestro. In una delle sequenze finali, dopo che Gesù è messo giù dalla croce e mentre il corpo riposa nel grembo di Maria, c'è un chiaro riferimento alla iconografia classica della pietà di Michelangelo. Ma anche in questo caso Rossellini vuole evitare ogni sentimentalismo, facendo parlare Maria, che chiede alla Maddalena il balsamo per ungere il corpo. La tensione della scena risulta così interrotta dalla concretezza della madre. La madre di Gesù, tuttavia, in qualche modo si sottrae a questo impianto concettuale voluto dal regista. Ella è sempre giovane. Rossellini non avrebbe mai sopportato l'idea di farla invecchiare con il ridicolo trucco delle rughe: Che bisogno c'era? Maria è Maria, e basta. Sta lì, è complice di Gesù sempre. Gli unici due che sanno sono lei e Gesù. In effetti, Rossellini, anche se diceva di non essere credente, la sapeva più lunga di tanti altri, e la raccontava più lunga. Maria non può invecchiare, Maria è sempre giovane perché il «fiat» dura tutta la vita. E anche perché gli occhi di Maria che guarda Gesù fra i dottori del tempio o sul Calvario sono in sostanza gli occhi nostri. Guardiamo attraverso gli occhi di lei, attraverso l'umanità docile di lei. Ed è uno sguardo che non può invecchiare, perché è lo sguardo pieno di speranza di chi ha creduto e crede che la Croce non è una sconfitta.

Bibliografia

CARNICELLA M. C.,  Incontro con Maria "per viam pulchritudinis" con il linguaggio del cinema, in Theotokos XIV (2006), n. 2., pp. 543-545; BAUGH L., Imaging the divine. Jesus and the Christ-figures in films, Franklin, Wisconsin 2000; DANESI E., «Il Messia», in Bibbia e Cinema, Milano 1998; GIAMUZZO M., Vita di Rossellini, Roma 2004.

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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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