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ICONA DELLA PACE


1. Maria, icona della pace
Messa al sicuro la struttura basilare della vita cristiana, come regno di Dio Padre in noi e vita in Cristo e nello Spirito, affiora nel Nuovo Testamento la presenza di Maria nei paradigmi dell’uomo spirituale del Nuovo Testamento. Sia attraverso la via tipologica o esemplare, deducibile da Luca che esalta la fede di Maria, sia mediante la sua attività sinergetica nell’ambito della comunicazione della vita secondo lo Spirito, la Madre di Gesù esercita un influsso benefico a favore dell’autentica vita cristiana. A noi interessa cogliere il rapporto tra la Madre di Dio e la pace, a prima vista inesistente ma che si manifesta attraverso cinque vie: la via dell’Alleanza che include la pace, la via della maternità divina della Vergine in rapporto a Cristo nostra pace, la via consequenziale della relazionalità di Maria con il Padre, Dio della pace, e con lo Spirito di pace, la via della maternità spirituale di lei nei confronti dei discepoli di Cristo, e infine la via dell’intercessione che fa di Maria la "Regina della pace". In particolare, la Scrittura ci fa cogliere due aspetti fondamentali della personalità di Maria di Nazaret, quelli che risultano rispettivamente rivelati da Elisabetta sotto l’impulso dello Spirito e da Gesù stesso dall’alto della Croce. Ambedue le rivelazioni riguardano Maria in quanto Madre del Signore e Madre dei discepoli di Cristo e la pongono in rapporto con la pace. Prima ancora è però necessario appurare se Maria possa dirsi donna dell’alleanza di pace.

2. Maria, donna dell'alleanza di pace

Maria, donna dell’alleanza di pace La prima via consiste nel considerare l’evento dell’Alleanza, costituita dalla pace, facendo emergere Maria come Figlia di Sion e partner del dialogo tra Dio e l’uomo. Per giungere a riconoscere la Vergine come "donna dell’Alleanza" possiamo intraprendere due percorsi. Il primo parte dalla teologia dell’Alleanza che contempla il mistero del patto asimmetrico tra Dio e Israele sotto l’angolatura della sponsalità. Dio è lo sposo e la Figlia di Sion, simbolo d’Israele, è la sposa di Dio (Os 1-3; Is 62, 4-5) nelle sue prerogative di vergine e madre (Am 5, 1-6; Sal 87, 4-7; Is 60, 1-7). Ora – come osserva Ignace de la Potterie – "Maria è l’unica donna che nella sua personalità concreta è insieme sposa, vergine e madre". Il secondo approccio ricorre direttamente ai racconti evangelici di Luca e di Giovanni, che presentano la figura della Vergine nella prospettiva dell’antica Alleanza. Maria incarna anzitutto la risposta del popolo di Israele all’Alleanza. Come nell’AT l’Alleanza esigeva l’impegno di obbedienza al Signore nel senso di eseguire, servire (Es 19, 8; Gs 24, 24) e farne memoria, così il racconto dell’annunciazione e l’episodio di Cana si comprendono nel quadro dell’Alleanza, dove Maria matura la fede di Israele in un consenso totale che è l’eco delle formule dell’Alleanza. Tale appare la Vergine nel racconto dell’annunciazione che si snoda secondo il modello letterario dell’Alleanza conclusa tra Dio e Israele sul monte Sinai. In ambedue le scene si trovano tre elementi: il discorso del mediatore, la risposta del popolo in termini di obbedienza e di servizio, il ritorno del mediatore presso Dio (Es 19, 3-8 1, 26-38; Lc 1, 26-38). Nella risposta di Maria si avverte l’eco della formula con cui il popolo dava il suo assenso all’Alleanza. La risposta di Israele matura adesso sulle labbra di Maria. Ella è "Figlia di Sion"! Nel suo comportamento dinanzi all’Angelo rivive il dinamismo delle interpellanze tra il popolo eletto e i suoi mediatori, quando si trattava di impegnarsi nel Patto. Anche il racconto della visita di Maria ad Elisabetta (Lc 1, 39-46) è modellato secondo il brano veterotestamentario del trasporto dell’arca da Baalà a Gerusalemme (2Sam 6, 2-16). Con questo procedimento letterario Luca ha inteso suggerire che ormai l’arca della nuova Alleanza è Maria, in cui è presente il Dio vivo. Un parallelismo forte, voluto dall’evangelista e non casuale, pone Cana in relazione con il monte Sion dove si svolse l’Alleanza di Dio con il popolo tramite Mosè: la risposta a Dio coincide sulle labbra del popolo e di Maria: "Quanto il Signore ha detto noi lo faremo! (Es 19, 8). Tutti i comandi che ha dati il Signore noi li eseguiremo ! (Es 24, 3). Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo ed eseguiremo! (Es 24, 7) Fate quello che [Gesù] vi dirà (Gv 2, 5)". La risposta all’Alleanza che si ritrova sulle labbra della madre di Gesù è come un invito a ripeterla da parte dei servi. Data questa identificazione di Maria con il popolo, raffigurato nell’AT sotto un’immagine femminile, Gesù le rivolge il titolo inusuale di "donna". Con un sillogismo alla maniera aristotelica possiamo riconoscere che Maria è presentata biblicamente come "donna dell’Alleanza". Ma l’Alleanza è costituita da una dimensione di pace. Dunque, Maria è la donna che consente all’alleanza di pace.

3. Maria, Madre di Cristo nostra pace

La seconda via è data dallo stretto rapporto di fede e di sangue con Cristo, sicché generando Cristo Maria genera la pace: Maria diventa la donna portatrice di pace perché con il suo ‘sì’ al progetto salvifico di Dio accoglie in sé la sorgente di pace dando "inizio a quella risposta definitiva, mediante la quale Dio stesso viene incontro alle inquietudini del cuore dell’uomo, un’inquietudine che trova la vera pace soltanto nell’unione con Dio" (MD 4). Riempie di stupore la scena della Visitazione, quando al saluto della giovane madre risponde la madre anziana che, illuminata dallo Spirito, discerne l’identità autentica di lei. Nessuno meglio di una teologa protestante come Suzanne de Dietrich ha saputo captare e descrivere liricamente l’atmosfera della visita di Maria alla parente Elisabetta. "[…] L’Angelo aveva pronunciato un nome: Elisabetta. Allora tu corresti alle montagne di Giudea. Vi è una casetta nella valle profumata dove il mandorlo fiorisce. Elisabetta ti attendeva. E dai vostri cuori salì un canto che il cielo accolse. Gioia sovrumana dei divini abbassamenti! Mano adorabile del Signore, che esalta gli umili e reprime i potenti. […] Maria , quanto discreta e segreta fu la tua vita! Un solo evangelista, lo spazio di un istante, solleva il velo che ti nasconde ai nostri occhi. Uno solo seppe esaltare la madre del Figlio di Dio. La confessione dossologica di Elisabetta compie un discernimento nello Spirito circa Maria e quanto in lei è avvenuto, attribuisce a lei tre titoli significativi in ordine storico-salvifico: "Benedetta fra le donne" (Lc 1, 42) è un ebraismo che esprime il superlativo: benedetta al massimo grado. Elisabetta riconosce in Maria "la benedizione, la berakhah che discende da Dio fino all’uomo e con cui gli comunica la vita, i mezzi per sostentarla [...] e la capacità di propagarla". La benedizione di Maria non deve essere separata dalla benedizione delle altre donne, in quanto l’AT documenta la benedizione, per esempio, di Giaele (Gdc 5, 24) e di Giuditta (Gdt 13, 18). E neppure dalla benedizione del Figlio: "…e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42), poiché ‘Maria è benedetta a causa del frutto del suo seno’ ". […] In quanto Madre di Cristo, Maria è in relazione con la pace perché suo Figlio è re di pace e nostra pace. Già la profezia di Michea prefigurava il Messia come apportatore di sicurezza: "… e tale sarà la pace" (Mi 5, 4). E Maria non solo ha sentito dall’Angelo che Gesù regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, ma ha udito dal racconto dei pastori che nelle campagne di Betlem era risuonato l’annuncio angelico di "pace in terra agli uomini che Dio ama" (Lc 2, 14). La persona di Gesù è intimamente legata alla pace per vari motivi. La pace proclamata alla sua nascita entra nel programma della missione apostolica, che consiste nell’annunciare "il vangelo della pace" (Ef 6, 15). Il saluto di Gesù è un augurio di pace, sia nel momento dell’addio agli Apostoli (Gv 14, 27), sia dopo la risurrezione (Lc 24, 36; Gv 20, 19.21). Questa pace di Gesù è una realtà dinamica che si differenzia da quella del mondo (Gv 14, 27) e coesiste con la spada (Lc 12, 51), cioè con la rottura dei legami umani se lo esige il Vangelo, e inoltre con la lotta contro le potenze malefiche della storia. Qui si inserisce Maria di Nazareth con il Magnificat (Lc 1, 46-55), che prospetta l’alleanza di pace con Dio mediante l’abbattimento delle tirannie e oppressioni, ammonendo che essa non è ipocrita armonia con l’ingiustizia. La novità dell’interpretazione paolina consiste nell’identificare Cristo con la pace: "Egli è la nostra pace" (Ef 2, 14), cioè la pace in persona, secondo la profezia messianica: "E sarà lui la pace" (Mi 5, 4). Lo si deduce dal fatto che Gesù è l’artefice della pace degli uomini con Dio (Rm 5,1 ) e degli uomini tra loro (Ef 2, 18).

4. Icona relazionale al "Dio della pace"

La terza via pone la Theotókos in rapporto con il Padre misericordioso e con lo Spirito di pace. Maria è certamente in rapporto con il Dio dei padri, sia perché è un’ebrea praticante, cioè fedele alle prescrizioni della Legge mosaica, sia perché appare come il frutto della pedagogia divina che la forma interiormente secondo la spiritualità dei poveri di JHWH. Certamente Maria sperimenta, al pari d’Israele, lo sguardo benevolo di Dio che si posa su di lei povera serva e compie in lei grandi cose (cfr. Lc 1, 48-49). Ma ella passa progressivamente dal Dio dei padri al Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo, sotto l’impulso degli eventi e della risposta del Figlio ritrovato nel tempio: "Non sapevate che io devo stare nella casa di mio Padre?" (Lc 2, 49). Fin dall’annunciazione Maria pertanto ‘sapeva’ almeno in modo esperienziale che suo Figlio era il Figlio dell’Altissimo da lei concepito per opera dello Spirito. Ora il Dio dei padri è definito più volte nel NT come "il Dio della pace" (Rm 15, 33; 16, 20; 1Cor 14, 33; Eb 13, 20). Non si poteva fare altrimenti dal momento che Cristo, "icona del Dio invisibile" (Col 1, 15), è identificato con la pace. La pace caratterizza il volto del Padre, anche se questa scoperta si è operata progressivamente lungo la storia della salvezza. All’inizio JHWH è un Dio prode in guerra (cfr. Es 15, 3) e permissivo del bando di sterminio (cfr. Nm 21, 3; Gs 6, 17). I tratti di bellicosità permangono nell’immagine di JHWH anche nei Salmi d’invettiva, che sono tuttavia una tappa significativa del cammino verso la non-violenza, poiché in essi si rinuncia a farsi giustizia da sé e si lascia a Dio la vendetta. Poi i Profeti capiscono che Dio non ha bisogno della violenza per imporre la sua sovranità sul mondo. Geremia afferma che il Signore nutre "progetti di pace e non di sventura" (Ger 29, 11). Giuditta può cantare "il Dio che stronca le guerre" (Gdt 16, 2). Questo orientamento si perfeziona con Gesù che offre la signoria di Dio "senza alcuna violenza escatologica giudicante e purificante". Il regno di Dio è signoria di pace, perché il vertice della rivelazione neotestamentaria definisce Dio come Padre misericordioso e Amore (cfr. Lc 15; 1Gv 4, 16). La Pace è l’altro nome dell’Amore. E Maria s’inserisce in questa dinamica saltando [nel Magnifcat] il versetto del cantico di Anna: "Si allarga la mia bocca contro i miei nemici" (1Sam 2, 1) e riconoscendo nel volto di Dio gli attributi di potenza, misericordia, santità e fedeltà all’Alleanza.

Bibliografia

DE FIORES S., Maria, icona della pace, in Madre di Dio, n. 8-9/ agosto-settembre 2004; GRASSO A., La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI (1963-1978), Pontificia Academia Mariana Internationalis, Città del Vaticano 2008; AA. VV., Maria e l'impegno sociale dei cristiani, AMI, Roma 2003; AA. VV., Come vivere l'impegno cristiano con Maria, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma, 1984; AA. VV., Maria guida sicura in un mondo che cambia, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma, 2002; AA. VV., La Madre di Dio per una cultura di Pace, Edizioni Monfortane, Roma 2001; LORENZETTI L., Pace, in DE FIORESE S. - FERRARI SCHIEFER V., PERRELLA S. M. (a cura di), Mariologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009, pp. 910-916.

VEDI ANCHE:
- ARTEFICE DI PACE
- GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
- PACE






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