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MOSCATI GIUSEPPE



Santo "medico dei poveri", canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1987.

1. Cenni biografici, attività e canonizzazione
a) Giuseppe Maria Carlo Alfonso Moscati nacque il 25 luglio 1880 a Benevento e il 31 luglio ricevette il battesimo da Don Innocenzo Maio. Quando il padre Francesco fu promosso nel 1881 consigliere di Corte d'appello, tutta la famiglia si trasferì ad Ancona, da dove ripartì nuovamente, quando Francesco fu trasferito alla Corte d'Appello di Napoli, ove si stabilì definitivamente con la famiglia nel 1884. L'8 dicembre del 1888, Giuseppe, che tutti chiamavano affettuosamente "Peppino", ricevette la prima comunione nella Chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore, chiesa in cui i Moscati incontravano spesso il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei. Accanto alla chiesa viveva anche Santa Caterina Volpicelli, alla quale la famiglia fu sempre spiritualmente legata.
b) Ecco in sintesi le date importanti della sua vita e della sua attività accademica e medica:
-1889: Giuseppe si iscrisse al ginnasio presso l'Istituto Vittorio Emanuele a Piazza Dante, mostrando sin da ragazzo interesse per lo studio;
-1897: consegue la "licenza liceale d'onore";
-1892: inizia ad assistere il fratello Alberto, infortunatosi seriamente per una caduta da cavallo durante il servizio militare e rimasto soggetto ad attacchi di epilessia, con frequenti e violente convulsioni, che morirà il 2 giugno 1904:
-1897: muore il padre colpito da emorragia cerebrale e si iscrive alla Facoltà di Medicina;
-1900, il 3 marzo, Giuseppe riceve la cresima da Monsignor Pasquale de Siena, vescovo ausiliare di Napoli;
-1903: il 4 agosto si laurea a pieni voti con una tesi sull'ureogenesi epatica, tesi che fu considerata degna di stampa. Dopo pochi mesi si presenta ai concorsi per assistente ordinario e per coadiutore straordinario agli Ospedali Riuniti degli Incurabili, superando entrambe le prove, risultando anzi secondo in quello per assistente ordinario;
-1906: nel mese di aprile, mentre il Vesuvio iniziava a eruttare ceneri e lapilli su Torre del Greco, mettendo in pericolo un piccolo ospedale, succursale degli Ospedali Riuniti, presso cui era coadiutore straordinario, si reca sul posto, contribuendo a salvare gli ammalati, dei quali ordina l'evacuazione, completata poco prima del crollo della struttura;
-1908: dopo aver superato il concorso di assistente ordinario per la cattedra di Chimica Fisiologica, inizia a svolgere attività di laboratorio e di ricerca scientifica nell'Istituto di Fisiologia dell'ospedale per malattie infettive Domenico Cotugno e divenne socio aggregato alla Regia Accademia Medico-Chirurgica;
-1911: un'epidemia di colera colpisce Napoli e Moscati fu chiamato dall'Ispettorato della Sanità Pubblica, presso il quale presentò una relazione sulle opere necessarie per il risanamento della città, in parte condotte a compimento. Fu inoltre proposto per la libera docenza in chimica biologica. In quello stesso anno, ancora trentunenne, aveva vinto il concorso come aiuto ordinario negli Ospedali Riuniti. Gli fu poco dopo conferita la libera docenza in chimica fisiologica, su proposta di Antonio Cardarelli, e iniziò l'insegnamento d'indagini di laboratorio applicate alla clinica e di chimica applicata alla medicina secondo programmi del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Sempre nel 1911 Moscati fu inviato a Vienna per assistere al convegno internazionale di fisiologia, approfittando dell'occasione per visitare anche Budapest; collaborò inoltre, per l'inglese e il tedesco, alla testata "La Riforma Medica", fondata prima come quotidiano, poi come settimanale e poi come quindicinale. Fu anche direttore dell'Istituto di Anatomia Patologica;
-1914: la notte del 25 novembre muore la madre, affetta da diabete. Allo scoppio della prima guerra mondiale Moscati presentò domanda di arruolamento volontario, ma la domanda venne respinta per tenerlo a prestare soccorso ai soldati feriti di ritorno dal fronte;
-1915: viene nominato direttore del reparto militare. In questo periodo, per quanto riportato dai registri dell'Ospedale degli Incurabili, visitò 2524 soldati;
-1916: supplisce Pasquale Malerba nel corso ufficiale di chimica fisiologica.
-1917: rinunciò alla cattedra universitaria e all'insegnamento, per continuare il lavoro in ospedale:
-1917-1920: sostituisce Filippo Bottazzi, il padre della biochimica italiana, nell'insegnamento di chimica clinica;
-1919: il consiglio d'amministrazione dell'Ospedale Incurabili lo nomina primario;
-1921: il 2 maggio Giuseppe Moscati invia al Ministero della Pubblica Istruzione la domanda per essere abilitato per titoli alla libera docenza in Clinica Medica Generale;
- 1922: il 6 giugno la Commissione nominata dal Ministero esaminò i titoli e lo ritenne idoneo a conseguire tale libera docenza esonerandolo all'unanimità, in virtù dei lavori proposti, dalla discussione dei lavori presentati, dalla lezione e dalla prova pratica. Moscati si dedicò anche ad alcuni importanti studi di storia della medicina, come quelli dedicati allo iatromeccanico del '600 Giovanni Alfonso Borelli, che Moscati definisce "primo padre della medicina nuova" e al "fondatore della scuola medica napoletana", Domenico Cotugno. Quando nel gennaio 1922 venne sperimentata l'insulina per la cura del diabete, Moscati fu tra i primi in Italia ad utilizzare quel procedimento terapeutico rivoluzionario;
-1923: il 18 luglio 1923 compie un viaggio a Edimburgo per il Congresso internazionale di fisiologia, passando per Roma, Torino, Parigi, Londra, Lourdes. Rientrerà a Napoli il 10 agosto. Numerose sue ricerche furono pubblicate su riviste italiane ed internazionali, tra le quali le ricerche pionieristiche sulle reazioni chimiche del glicogeno. Sulla sua produzione scientifica, il biochimico Gaetano Quagliariello ha scritto che fu tale «che qualunque ricercatore se ne onorerebbe, dà una esatta misura della sua preparazione biologica e consente a noi, cultori di biologia, di rivendicare con orgoglio l'origine strettamente biologica della sua genialità clinica».
-1927: il 12 aprile 1927, dopo aver assistito alla Messa e ricevuta la Comunione nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli e aver svolto come di consueto il suo lavoro in Ospedale e nel suo studio privato, verso le 15 si sentì male, e spirò sulla sua poltrona. Aveva 46 anni e 8 mesi. La notizia della sua morte si diffuse rapidamente, e alle esequie vi fu una notevole partecipazione popolare:
-1930: il 16 novembre 1930 i suoi resti furono traslati dal Cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, racchiusi in un'urna bronzea, ad opera dello scultore Amedeo Garufi.
d) Paolo VI lo proclamò beato il 16 novembre 1975. Fu proclamato santo il 25 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II. La sua festa liturgica si celebrava il 16 novembre; il Martirologio Romano del 2001 lo riportò invece al dies natalis del 12 aprile. A Napoli, il medico san Giuseppe Moscati mai venne meno al suo servizio di quotidiana e infaticabile opera di assistenza ai malati, per la quale non chiedeva alcun compenso ai più poveri, e nel prendersi cura dei corpi accudiva al tempo stesso con grande amore anche le anime.

2. Il tenero e intenso amore per Maria
Temprato con una spiritualità eucaristica e mariana, Moscati sentiva e praticava la sua filiale devozione alla Vergine in ogni occasione. 

a) La devozione alla Madonna del Rosario di Pompei
Amico dell’avvocato Bartolo Longo, nutriva un particolare trasporto per la Regina del Santo Rosario di Pompei. Il 25 ottobre 1987, dopo di aver canonizzato Moscati, Giovanni Paolo II affermava: «II nostro pensiero si volge oggi al Santuario della Beata Vergine del Rosario in Pompei, santuario molto caro al dottor Moscati, che stamani ho avuto la gioia di proclamare Santo».  Giuseppe Moscati aveva una particolare devozione per Gesù Sacramentato per cui tutti i giorni, nella chiesa del Gesù Nuovo o in quella di Santa Chiara, si avvicinava alla Sacra Mensa per alimentare la sua fede e caricarsi di nuove energie spirituali, necessarie da utilizzare nella sua attività al servizio del prossimo. Quando, però, riusciva a far coincidere il culto per la Santa Eucaristia con la devozione mariana, allora la sua felicità era totale. Un giorno, dopo essersi comunicato nel Santuario di Pompei, ebbe a dire: «Quanta dolcezza provo nel comunicarmi nel Santuario di Pompei ai piedi della Madonna». Non a caso, per quanto più giovane, era amico e medico di Bartolo Longo, il fondatore del Santuario dedicato alla Vergine del Rosario e delle opere ad esso correlate. Moscati fin da piccolo recitava il Rosario in casa tutti i giorni con gli altri membri della famiglia, e tale meritevole consuetudine conservò, successivamente, per tutta la sua breve esistenza terrena. Ma il suo trasporto particolare per la Vergine del Rosario di Pompei cresceva anche per la possibilità di accedere alla «casa del rosario», dove aveva come amico e paziente il fondatore di tale casa, che gli offriva l’occasione per esercitare la carità con la visita e la cura gratuita degli orfanelli e dei volontari. In una lettera inviata a Bartolo Longo affermava: «Sempre che posso faccio una scappata a Pompei, cosa ormai moltissime volte proibitami dalla asfissiante professione. Ma sempre col treno passo fuggendo, in vista del Santuario, per recarmi lontano, il mio sguardo e il mio cuore è lì, ove tra gli alberi si intravede il campanile in costruzione, ai piedi del ciborio, su cui si innalza l'immagine della Vergine». E l’avvocato gli risponde: «Supplico e invoco ogni giorno su di voi la benedizione e la protezione della Vergine di Pompei». Che Moscati e Longo fossero legati da fraterna amicizia, sotto la materna protezione della Madonna, non credo possano esserci dubbi ma desta anche particolare stupore la veggenza del Longo il quale, a Giuseppe Moscati che gli prediceva gli onori degli altari ribatteva «Ma voi ci andrete prima di me». Di certo non era una battuta, dal momento che la previsione si è avverata. 

b)
 Un amore costante per Maria
In varie occasioni il Moscati rivelava il suo profondo affetto alla Vergine. Tornando dal congresso di medicina da Edimburgo, volle trascorrere qualche giorno a Lourdes prima di rientrare a Napoli. Era il mese di agosto 1923. L'emozione di trovarsi dove si sono verificate tante guarigioni miracolose, scientificamente non giustificate, traspare nelle lettere che invia in Italia. Partecipa con vivo entusiasmo e devozione alla fiaccolata della sera e, inoltre, alla processione eucaristica. Come medico, gli viene concesso il privilegio di stare vicino al Santissimo e controllare gli ammalati. Moscati venerava anche l’ Immacolata nella Chiesa del Gesù Nuovo in Napoli ed ebbe speciale devozione per la Madonna del Buon Consiglio, dinanzi alla cui immagine, nel raccoglimento della chiesa delle Sacramentine, fece voto di castità. Oggi come ieri, a ciascuno di noi, Gesù, additandoci Maria, torna a dirci «Ecco tua Madre». Come Giovanni, anche Giuseppe Moscati la prese con sé. Il messaggio che egli ci trasmette è quello di fare altrettanto. «Ad Jesum per Mariam».

Bibliografia
PERRONE A., Il conforto della Santa Vergine, dal sito della Diocesi di Capua; BERGAMINI P., Laico cioè cristiano. San Giuseppe Moscati medico, Marietti, Genova 2003; CENTORE G., San Giuseppe Moscati, Brignoli Edizioni, Caserta 2013; D'ONOFRIO F., Giuseppe Moscati, medico, docente, santo,  Campania Serafica, Napoli 1995; IMMEDIATA B., Giuseppe Moscati un uomo un medico un santo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2008; MARINI E., Il prof. Giuseppe Moscati della Regia Università di Napoli, F. Giannini e Figli, Napoli 1930; ROSSIELLO R., L'anatomia patologica di s. Giuseppe Moscati, ESUR, Messina 1992; POMA A., Un santo in camice bianco Paoline, Alba 1946; INFUSINO G., Un santo in corsia. Giuseppe Moscati, S. Paolo, Cinisello Balsamo1987; MARRANZINI A., Giuseppe Moscati: modello del laico cristiano di oggi, Edizioni ADP, Roma 2003; IDEM, Giuseppe Moscati, un esponente della scuola medica napoletana, Edizioni ADP, Roma 2004; PAPASOGLI G., Giuseppe Moscati, il medico santo, San Paolo, Cinisello Balsamo 1991; TRIPODORO A., Giuseppe Moscati, il medico dei poveri, S. Paolo, Cinisello Balsamo 2004.






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