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FONTANAROSA GENEROSO



Passionista, fondatore dell'ordine in Sicilia e Direttore spirituale della mistica Venerabile Lucia Mangano.

1. Fondatore dei Passionisti in Sicilia
a) Primi anni e primi incarichi
Angelo Fontanarosa nacque a Vetralla, in provincia di Viterbo, il 6 novembre 1881, da Luigi e Margherita Neri. Entrato nel noviziato passionista del Monte Argentario, fece la solenne professione religiosa il 27 maggio 1898, prendendo il nome di Generoso del Ss. Crocifisso. Il 24 settembre 1904 venne ordinato Sacerdote. Inizialmente svolse gli impegni apostolici tipici della Congregazione dei passionisti ed assolse ad alcuni incarichi come Superiore alla Scala Santa, ai Ss. Giovanni e Paolo di Roma e nel convento del Sant’Angelo di Lucca, tre luoghi molto legati all’ordine. Era stato Papa Pio IX con la Costituzione Apostolica Decet Romanum Pontificem del 13 giugno 1853 che aveva affidato, in maniera definitiva, la custodia del Santuario della Passione di Gesù più venerato a Roma ai Passionisti, che il 28 settembre 1853, fecero il loro ingresso ufficiale nel convento e nel Santuario. La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, una delle più antiche chiese cristiane eretta nel 398, è il cuore e il centro spirituale dell’ordine dei Passionisti, dato che possiede al suo interno la tomba di San Paolo della Croce, loro fondatore: Anche Il convento e la Chiesa dell’Angelo di Lucca, vennero edificati dal duca Carlo Ludovico di Borbone per i Padri Passionisti, tra il 1827 e il 1830. L’azione di P. Generoso in questi luoghi santi e cari per l’ordine, fu animata da un apostolato qualificato ed incisivo.
b) Arrivo in Sicilia, attività e fondazioni
Fu il 29 marzo 1915, che Padre Generoso venne mandato in Sicilia per avviare la fondazione della congregazione nell'isola. Il Bellia, nel libro “Mettimi una mano sul cuore scrive: «Padre Generoso, nella primavera del 1915, scese dal Lazio in Sicilia, l'isola del sole, del canto e dei pastori, e si fermò a Catania, ai piedi del vulcano Etna; in quella terra trascorse la sua vita di missionario, di scrittore, di fondatore della Casa e del santuario di Mascalucia, di direttore di anime, infaticabile e dinamico, fino agli sgoccioli dei suoi 84 anni. La sua memoria è incisa a caratteri indelebili nella storia religiosa siciliana del tempo in cui visse e nei cuori di quanti l'hanno conosciuto, che ancora oggi ne parlano con alto riconoscimento». Lo stesso anno 1915, però, fu chiamato alle armi e partecipò a tutte le vicende belliche della Prima Guerra Mondiale, compresa la ritirata di Caporetto, come addetto alla sanità. Per il suo impegno apostolico durante la guerra, ricevette una Decorazione al Valore dal Ministero della Guerra, che, nella motivazione dell’onorificenza scriveva: «Con attività instancabile e con serena fermezza compì sempre la propria missione, essendo di conforto morale per i combattenti e di valido aiuto pel comando. Impegnatosi il reggimento in una violenta azione, anziché rimanere al posto di medicazione, spontaneamente volle portarsi sulla prima linea per porgere la sua parola animatrice e di conforto a chi ne bisognava. Rimasto ferito mentre con calma e serenità percorreva una zona fortemente battuta dal fuoco delle mitragliatrici e della fucileria nemica, si ritirò dall’azione soltanto dopo insistente invito del comandante del reggimento». Profondissimo e fondamentale fu il legame del P. Generoso con Mascalucia e la Casa dei Passionisti, divenuti il centro e il cuore, e dove ebbe inizio e fine la sua attività apostolica nell’isola. Ufficialmente la prima casa dei Passionisti fu aperta da P. Generoso il 25 luglio 1920, giorno in cui vi si stabilì ufficialmente con altri due confratelli ed era una dimora di campagna accanto alla chiesa di San Rocco, che due anni prima, nel 1918, era stata offerta a Passionisti dal cardinale Francica Nava, come residenza a Mascalucia. Questa prima Casa per anni fu minacciata di chiusura, finché il temuto ordine arrivò ufficialmente nel maggio del 1931, emanato dal Capitolo della provincia romano - toscana dei passionisti da cui dipendeva la fondazione della Sicilia, il quale ne decretava la sua chiusura, perché la località «non rispondeva ai caratteri di solitudine geografica tipica dei ritiri dei passionisti». A questa triste notizia, sia il clero, sia le autorità, ma anche il nuovo arcivescovo di Catania, mons. Carmelo Patanè, intervennero presso il Generale dei passionisti affinché ne rimandasse la chiusura. Il 2 marzo 1932, il Padre Tito di Gesù, che fu Generale dei passionisti dal 1931 al 1937, venne personalmente a Mascalucia, per accertarsi della situazione e, infine, stabilì che i passionisti sarebbero potuti rimanere a Mascalucia, ma in un luogo diverso, più consono, cioè, alla “regola” circa la solitudine dei ritiri. A questo punto rimaneva il grosso problema di trovare un'altra adeguata locazione che, dopo tante vicissitudini poté essere acquistata: una fattoria al centro di un vigneto, sempre nella zona di Mascalucia, in cui la stanza migliore venne destinata da P. Generoso a cappella dedicata all'Addolorata. Così, il 26 maggio 1938, Padre Generoso e la sua piccola comunità, alla quale nel frattempo si era aggiunto un quarto passionista, lasciarono San Rocco e si stabilirono nella nuova residenza. Sette anni dopo, il 28 ottobre 1945, si pose la prima pietra di una nuova casa religiosa, inaugurata nel 1949. Nello stesso anno furono pronte la cappella e la prima ala dell'edificio a cui, in seguito, ne verranno aggiunte altre. La prima pietra del grande santuario fu posta invece, la vigilia di Natale, il 24 dicembre 1954.

2. Il mensile "L'Addolorata" e il Santuario del Romitello
a)
Per incrementare la devozione alla Vergine Addolorata, nel 1922 P. Generoso fondò il mensile “L'Addolorata”, di cui fu instancabile direttore, redattore e amministratore fino al 1954. Curiosamente, come scrive il Bellia, sottolineando la collaborazione apostolica e sacerdotale di P. Generoso con il parroco Mons. Guglielmino «in tutto questo tempo gli piacque firmarsi spesso con lo pseudonimo di “Fra Amaranto”, col quale l'estroso e santo mons. Guglielmino amava entrare in dialogo nei suoi famosi racconti, pubblicati sulle pagine de “L'Addolorata” e poi editi nel volume originalissimo: “Il parroco di Ariabona racconta”». Il volume fu pubblicato per volere di P. Generoso, dalle edizioni L’Addolorata, nel 1959. Coadiuvato dal P. Generoso, Mons. Guglielmino «offre l'immagine di un luogo utopico, ove tutto si svolgesse all'insegna di una vita lieta, pacifica, fiorita di gioia e di genuino umorismo. Ariabona, pertanto, resta la sua dimora ideale e lì si trasferiva e si ritrovava spiritualmente quando bisognava esorcizzare la fatica, le tensioni e le spine della “via della Croce” accumulatesi nella giornata, nel mese, negli anni del suo ministero pastorale a S. Giovanni La Punta».
b) Il 27 agosto del 1922, Padre Generoso promosse e realizzò anche la solenne incoronazione della miracolosa immagine della Madonna del Romitello a Borgetto, presso Trapani, dichiarata Regina del Golfo di Castellammare. Il santuario, affidato alle cure dei Passionisti due anni prima nel 1920, si trova a 5 km di distanza da Borgetto, a 750 m. sul livello del mare, in una delle zone più panoramiche della Sicilia. Il santuario tra origine da una cappellina eretta dal benedettino Giuliano Mayali, ritiratosi verso il 1460 a condurre vita eremitica in un bosco nei pressi del monastero di S. Maria delle Ciambre. Fu lui a collocare nell’eremo la bella immagine della Vergine che rappresenta la deposizione di Gesù dalla Croce sulle ginocchia della Madre. Dopo alcuni fatti straordinari accaduti il 31 agosto 1896 la curia di Monreale dichiarò miracolosa l'immagine della “Madonna del Romitello”.  In questo santuario i pellegrini, in tutte le ore del giorno, oltre al conforto della materna intercessione della Vergine del Romitello, trovano premurosa e cordiale assistenza spirituale da parte dei passionisti, sempre pronti per il servizio della Parola e per l’amministrazione dei sacramenti.

3. Malattia e morte
a)
Il 13 febbraio 1921, a Zafferana Etnea, volle tenere in piazza, pur colpito da una febbre altissima, il discorso di apertura di una missione. Fu l’inizio di una broncopolmonite che si trasformò in encefalite letargica e poi in paralisi progressiva del lato sinistro, «che lo costrinse a ridurre il ritmo delle sue predicazioni fino ad interromperle completamente nel 1932, inchiodandolo per i 35 anni successivi a far vita casalinga a Mascalucia». Malgrado questo, il 24 settembre 1932, l'arcivescovo Carmelo Patanè nominò P. Generoso Vice-Superiore delle orsoline della diocesi, diventando Padre Spirituale di molte religiose.
b)
P. Generoso, morì a 84 anni, alle 2:35 del 9 gennaio 1966. Nelle ultime ore di vita, fu amorosamente assistito dal parroco mons. Guglielmino, con cui aveva condiviso lunghissimi anni, il quale, prima di dargli la S. Comunione tenne, come racconta il Naselli, un breve, commovente e spontaneo dialogo con il morente: «Siamo qui raccolti attorno a lei, io i suoi confratelli, per comunicarla e dare l'ultimo attestato d'amore. II Concilio è terminato un mese fa. Lei ora termina il suo concilio, perché fra brevi istanti Gesù verrà nel suo cuore: quel Gesù per cui lei ha speso la sua vita al servizio della santa Chiesa e delle anime. Venuto adesso l'ultimo momento della sua esistenza, lei andrà a ricevere la corona eterna, meritata per la sua santa vita. Gesù, la Madonna e Lucia Mangano sono qui presenti, in questo momento, per confortarla nell'estremo respiro e portarla con loro in paradiso a godere la Trinità Santissima. Ringraziamo assieme la Ss. Trinità per i benefici concessi alla sua persona in tanti anni di apostolato sacerdotale, affinché essa per i meriti dell'incarnazione del Figlio Gesù Cristo le dia forza e sostegno in questo estremo momento. Ripetiamo assieme, lei pure, P. Generoso, tre “Gloria Patri” alla Ss. Trinità». Recitati i tre “Gloria”, mons. Guglielmino comunicò l’infermo che, benedetti gli astanti, pochi minuti dopo tranquillamente spirò. Come sapete il corpo di P. Generoso, riposa in questo luogo, dentro il santuario dell’Addolorata.

3. Guida spirituale di tante anime e dei sacerdoti
a)
Attorno a P. Generoso, farà perno la vita e la storia per un intero quarantennio l’arcidiocesi di Catania. Per opera sua sorgeranno qui, come abbiamo appena visto, un ritiro, una casa di esercizi per il clero, uno splendido santuario, un liceo, pur restando, come scrive Mons. Francesco Pennisi, per moltissimi anni quasi rannicchiato in un seggiolone, in una stanzetta nuda, con «qualche vaga conoscenza degli avvenimenti del mondo, che incomincia oltre la soglia della sua cella».
b)
La sua intraprendenza e tenacia, il talento organizzativo, la capacità di animazione, fecero di lui un realizzatore nato. Uomo di grandissima fede, di una fede intuitiva, sperimentale e tanto umana, amava la conversazione, le piacevoli compagnie e stava allo scherzo. Fiducioso nella Divina Provvidenza, fu alieno dalla cupidigia del denaro, lasciando che fossero gli amici ad indovinare i bisogni per le sue opere e a procurarglielo. Con il suo fascino personale si guadagnò moltissimi amici e la sua cameretta disadorna, divenne un centro di attrazione e di incontro. La sua dottrina spirituale fu quanto mai semplice e il canone essenziale di essa, fu l’abituarsi a vedere dall’angolo di visuale della fede la gamma degli eventi umani, per questo non sapeva vedere le cose, gli uomini e gli avvenimenti, al di fuori del loro contesto teologale.
c) Significativa e stimatissima fu la sua attività di Direttore Spirituale di moltissime anime. In questa sua attività, come scrive il Bellia, «non si legò a schemi particolari: unico criterio pratico fu il rispetto della libertà individuale e dei doni dello Spirito, consapevole della libertà con cui Egli li distribuisce ai singoli, come vuole. Una direzione spirituale liberatrice, ariosa. Talvolta nello sciogliere casi di coscienza sembrò addirittura lassista; in realtà adottava largamente il principio morale che chi ha orientato la propria vita seriamente verso l'amore di Dio, porta in sé una eccellente testimonianza in proprio favore. Lo integrava con una illimitata fiducia nella passione di Cristo: “Vulnera tua merita mea!”, ripeteva spesso. E poi incoraggiava sempre. Questo l'equipaggiamento con cui P. Generoso affrontò per un sessantennio la sua quotidiana fatica di “maestro di spirito”». Uomo da carattere semplicissimo, sapeva dipanare le questioni anche le più imbrogliate e dava consigli di acuta saggezza. Come acutamente scrive mons. Pennisi: «Era estraneo e tutti ricorrevano a lui, era candido, inesperto e sapeva condurre affari rischiosi, non aveva nessuna parte nella gerarchia ecclesiastica e spesso le gerarchie attendano una decisione da lui».
d)
Da quando nel 1949 la Casa di Mascalucia cominciò a funzionare come centro di ritiri spirituali, ne divennero assidui frequentatori «ecclesiastici e laici delle diocesi di Catania, Siracusa, Caltagirone, Piazza Armerina, Ragusa, Acireale, Messina, e quasi tutti vogliono la consolazione di un colloquio con P. Generoso. Gli incontri sono per lo più brevi, ma riescono quasi sempre ad infondere serenità e fiducia. Conosce dentro e fuori un numero grandissimo di persone; conosce perfettamente innumerevoli casi e situazioni di individui, comunità religiose, famiglie, diocesi. Egli riesce quasi sempre a cogliere il nocciolo delle questioni, dando al suo interlocutore l'impressione che gli abbia letto nel cuore. Tante le testimonianze».

4. L'intenso legame con la Venerabile Lucia Mangano
Un aspetto significativo e determinante della e nella vita di P. Generoso, fu certamente il suo legame spirituale con la Venerabile Lucia Mangano che, come sapete, è considerata una delle più grandi mistiche dei tempi moderni.
a)
Come scrive Mons. Santi Pesce, «L'incontro di Lucia Mangano col P. Generoso e l'unione delle loro anime in Dio, sono la chiave di volta, che aiuta a comprendere le misteriose vie di Dio, percorse da entrambi nel compimento esatto della volontà di Dio. Perciò le due figure sono ormai così intimamente legate da non potersi più separare. Pensare a Lucia significa pensare a P. Generoso; pensare a P. Generoso significa pensare a Lucia. P. Generoso deve a Lucia il Ritiro di Mascalucia e il santuario dell'Addolorata; Lucia deve al Signore il dono di P. Generoso, come suo Padre Spirituale, il cui elogio fu riferito dalla Madonna a Lucia quando le disse che “Il Signore era contento di lui, perché aveva bene realizzato la sua missione”. P. Generoso fu scelto da Dio per raccogliere le grandi misericordie fatte a Lucia, proteggere così una grande opera nella Chiesa e condurla a suo termine». Sicuramente, quindi, le due figure furono intimamente unite, le loro strade si incontrarono per volere divino, fu Gesù stesso che scelse la guida spirituale per Lucia e gli proiettò tutte le grazie e le benedizioni per poter assolvere il suo compito. Due caratteri diversi che la Provvidenza rese compagni di cammino: a Lucia affidava una missione particolare, al religioso l'essere suo portavoce tramite i suoi scritti.
b)
Lucia aveva conosciuto Padre Generoso durante un'estasi, a metà del 1927, in cui Gesù si mostrava dispiaciuto per mons. Scalia, che non si curava di raccogliere le grazie che le faceva ed infatti le disse: «Figlia mia, cosi non si può continuare: questo Padre Generoso, sarà il tuo Padre, che si prenderà cura di te e raccoglierà tutte le grazie che ti ho fatto per il passato e ti farò per l'avvenire».
c)
Fisicamente, Lucia vide per la prima volta P. Generoso nel maggio del 1928, in occasione della festa di S. Angela Merici nella chiesa madre del paese, dove P. Generoso era venuto a predicare il panegirico della santa e subito sentì l'impulso di manifestarsi, ma non lo fece. Infatti, come scrive mons. Vota, Lucia voleva che fosse Gesù stesso a creare l’occasione giusta per quell’incontro: Come scrive Mons. Vota, «Lucia che si trovava appunto in quegli anni, smarrita in un ginepraio di dubbi, di angosce, di incertezze e di mortali sofferenze, (pensava tra l'altro che le comunicazioni soprannaturali potessero essere inganno diabolico, né riceveva lumi in proposito al di fuori delle stesse estasi), avrebbe potuto eseguire subito la volontà di Gesù significatale cosi chiaramente da lui stesso e dalla Madonna in vari raccoglimenti, tanto più che le orsoline hanno tutta la comodità di confessarsi con qualunque sacerdote. Invece, sebbene le si presentassero diverse occasioni di avvicinare quel padre, essa non volle metterci nulla di suo, lasciando che Gesù stesso facesse tutto, se tale era la sua volontà…Sebbene la figliuola avesse gran bisogno di avvicinarlo e si sentisse fortemente spinta a farlo non lo fece pur avendone la opportunità in casa stessa». Lucia stessa, in quella occasione scriveva: «La sera in cui egli apparve in chiesa per la predica, io lo vidi per la prima volta, mi sentii scuotere tutta e mi sembrava che il suo sguardo mi penetrava l’anima. Il giorno dopo, quando egli venne nella Casa S. Angela, provai la stessa impressione avuta la sera innanzi al suo apparire in chiesa; e se avessi seguito l’impulso che sentivo nell’anima, mi sarei subito manifestata a lui».
d)
Anche nel 1930, quando P. Generoso venne a predicare la quaresima a S. Giovanni La Punta, Lucia risentì fortissimo il desiderio di parlargli, ma la quaresima passò ed essa lo lasciò partire senza che lo avesse fatto. Scrive, infatti, Lucia, «Quando seppi che il quaresimalista di quell’anno era quel padre passionista, provai un grande sollievo, sperando di poterlo avvicinare. Ma per la mia solita timidezza non sapevo come farmi capire. Il certo si è che la quaresima passò ed il padre ripartì senza che io lo avvicinassi».
e)
La cosa si cominciò a realizzare dal mese di giugno del 1931, durante la predicazione degli esercizi spirituali che P. Generoso tenne per le orsoline nella Casa S. Angela. Alla richiesta di Lucia, in un primo momento, P. Generoso sembrò non volersi assumere questo incarico, dicendole che un cambio di direzione spirituale poteva risultare anche pericoloso ed elencò alcuni motivi per cui non avrebbe potuto nemmeno farlo. Diversi mesi dopo, il 10 novembre, Lucia ha un nuovo raccoglimento in cui Gesù insiste di raccontare tutto al nuovo Direttore e, qualche giorno dopo, afferma anche: «Se il padre non si occupa di te, mi dispiace». Il 27 novembre Lucia scrive perciò a P. Generoso insistendo sulla sua richiesta e lui, finalmente, convinto dagli eventi che fosse la volontà di Dio, confermando l’accettazione, suggerisce a Lucia di inviare una lettera a mons. Scalia, annunciandogli il cambiamento.  Due giorni dopo, il 29 novembre, Lucia con uno scritto, dai toni delicati ma determinati, faceva sapere a mons. Scalia che Gesù stesso aveva voluto che P. Generoso fosse la sua nuova guida spirituale: «Viva Gesù sempre! Rev.mo monsignore, come le ho detto ieri mi sento nel buio fitto che non capisco più nulla; mi sembra che Gesù per la mia in corrispondenza e per la mia cattiveria mi abbia lasciato sola. Il demonio mi disturba con pensieri di disperazione e mi fa pensare che io ho ingannato lei e P. Generoso. Io di tutto sono capace ma ad ogni costo non voglio ingannare nessuno né offendere Gesù. Non so se qualche mese addietro le ho detto che mi sentivo molto agitata perché mi sembrava che mi ero manifestata con P. Generoso di mia testa o meglio per fini umani. Ma poi in un raccoglimento mi sembrò che Gesù mi assicurasse che P. Generoso l'aveva mandato lui, che serviva unicamente per adempire la sua volontà e per la sua gloria. Poi quando Gesù mi ha chiesto l'offerta di vittima mi ha incaricato di dirlo al nuovo Direttore; un'altra volta mi ha detto la stessa cosa, anzi ha aggiunto: “Se lui non ti dirige, mi dispiace”. Anche negli ultimi raccoglimenti dell'altra settimana quando Gesù mi ha detto che mi faceva partecipe della sua passione mi ha detto di dire tutto al nuovo Direttore. Io per un po’di tempo non ho detto nulla a P. Generoso, ma mi sentivo disturbata e agitata, e un giorno fui sul punto di dire ogni cosa a lei, ma per la mia solita vergogna non ho parlato. Poi quando P. Generoso è venuto per mettere la Via Crucis io non potendo più resistere gli ho detto tutto. Egli mi ha risposto così: “Io non ho difficoltà se questa è la volontà di Dio, ma è necessario che Dio manifesti questa sua volontà a chi di ragione, anche per ottenere il permesso dei miei superiori”. Mi perdoni se non le ho detto queste cose prima, ciò e stato unicamente perché mi sono vergognata. Monsignore, io povera creatura le prometto di ubbidirla sempre e di essere più buona. Viva Gesù Crocifisso. Mi benedica sempre e preghi per me. Lucia». Mons. Scalia si dispiacque di perdere un'anima privilegiata, ma lui stesso aveva già parlato di Lucia al Padre Generoso e si era consigliato con lui ottenendone comprensione, così che, dopo un primo momento di turbamento, non fece alcuna obiezione. Lui stesso, poi, per giustificarne la continua presenza a S. Giovanni La Punta, si adoperò affinché Padre Generoso fosse nominato Vice-Superiore della Compagnia di S. Orsola in tutta la diocesi. Finalmente Lucia aveva trovato la possibilità di irradiare la sua spiritualità dentro confini più ampi, sentì di poter comunicare la sua esperienza intima e mistica senza remore, e, per usare le parole del Ruggeri, «aveva trovato la sorgente di acqua viva, per saziare la sua sete di comunicazione e di integrazione sul piano spirituale e umano».
f) Come giustamente scrive Bellia, quando P. Generoso comprese che quella era la volontà di Dio, pur accettando, procedette con grande cautela, non entrando da padrone nella nuova situazione, ma, umilmente e in punta di piedi. Volle che ancora Lucia tenesse al corrente di tutto il suo antico Padre Spirituale e che il distacco avvenisse gradualmente e senza traumi. Egli stesso, prima di entrare in azione, incontrò mons. Scalia, si informò, discusse con lui e anche concordò con lui quella che doveva essere la strategia da seguire e lo teneva inoltre informato di tutto. Si accostò, insomma, a quel mondo misterioso di Lucia che il Signore gli dischiudeva, con grande riverenza, in atteggiamento di adorazione verso colui che operava tante meraviglie. Comprese pure che, date le esperienze che Lucia raccontava, era necessaria una conoscenza più consona della teologia spirituale, per cui si diede allo studio dei grandi maestri di vita spirituale, come S. Teresa, S. Giovanni della Croce, S. Francesco di Sales e degli specialisti più noti del suo tempo, quali Scaramelli, Poulain e Tanquerey.
g)
I Compiti fondamentali di P. Generoso come Padre spirituale di Lucia, furono sostanzialmente quattro:
- Conoscere quale fosse la missione specifica di Lucia affidata alle sue cure;
- Seguire con prudenza e avvedutezza
le diverse tappe della sua vita mistica, che presentavano sempre nuovi orizzonti;
Guidare l'anima di Lucia a quelle mete ove Dio voleva che giungesse, sapendo sacrificare le proprie vedute, qualora Gesù facesse delle richieste non sempre conformi a quelle del direttore spirituale;
- Incoraggiare e sostenere l'anima privilegiata di Lucia, che trovandosi abitualmente nello stato di vittima, passava attraverso il crogiolo di tante prove e grandi tribolazioni.
Per questo, secondo il Bellia, il P. Generoso diede questa precisa impostazione al suo lavoro di Direttore Spirituale di Lucia:
- Incontrare frequentemente Lucia: questo gli fu agevolato anche dal fatto di essere Vice Superiore diocesano delle orsoline, dato a mons. Scalia in aiuto perché curasse la formazione spirituale delle figliuole e il retto funzionamento della compagnia, secondo lo spirito della regola di S. Angela Merici. Questi incontri avvenivano durante la confessione o nella cameretta riservata a P. Generoso;
- Chiedere a Lucia una relazione scritta: questo, soprattutto quando si trattava di cose veramente importanti, cosa che Lucia fece attraverso moltissime lettere e altri scritti di vario genere;
- Registrare il tutto in un Diario personale: giorno dopo giorno e questo sia i vari scritti di Lucia, ma anche le relazioni e le conversazioni, tanto che i 14 quaderni del suo Diario, sono diventati la miniera inesauribile di notizie di prima mano per la biografia di Lucia.
Inoltre, nella sua guida spirituale, egli cercò di svolgere un’azione assidua e costante di discernimento intorno alla vita mistica di Lucia e guidandola, cercò sempre di rassicurarla affinché camminasse sempre sulla buona strada, fuori da pericolose illusioni. Fu anche pienamente cosciente di non avere nulla da aggiungere o da modificare a tutta quell'abbondanza di comunicazioni celesti che stabilivano Lucia in uno stato permanente di assorbimento nel vortice dello Spirito santificatore, ma di doversene rendere conto e testimoniarlo.
g) Le opinioni degli studiosi sul Padre Generoso come direttore spirituale e come “narratore” della vicenda di Lucia Mangano, non sono stati unanimi. Uno dei più grandi critici è stato il teologo domenicano Innocenzo Colosio, il quale ritenne che P. Generoso avesse travasato in Lucia, anche se inconsciamente, idee, nozioni e termini teologici estranei alla sua cultura, creando una specie di osmosi, dovuta ad una forte carica telepatica e ad una vicendevole esaltazione mistica,  ritenendolo cosi un abile regista, soprattutto nell'organizzare il Matrimonio spirituale e nel descrivere e far descrivere a Lucia la sua Visione beatifica. Egli, perciò, criticò aspramente il "club locale", come chiama il rapporto di Lucia e P. Generoso, contestando che i fatti dovevano essere sottoposti all'esame di un teologo al di sopra delle parti, mentre P. Generoso doveva eclissarsi, limitando la sua azione alla documentazione e non alla interpretazione.
d)
Contro la posizione estremamente negativa di questo domenicano, morto il 3 agosto 1997, un teologo in realtà dal carattere e dalle posizioni teologiche fortemente polemiche che causarono accese discussioni e interventi contrari di altri importanti teologi e che lo costrinsero diverse volte alle dimissioni dai suoi incarichi, come afferma il Zovatto nel Dizionario di Mistica, si oppose strenuamente Mons. Santi Pesce con diverse accurate pubblicazioni, in cui smonta sapientemente le accuse del Colosio. Anche molti altri teologi che hanno studiato la vita e l’opera sia di P. Generoso che il suo legame con Lucia Mangano, pur avendo dei problemi nella interpretazione dei testi dei due, soprattutto riguardanti la visione beatifica goduta da Lucia dal novembre 1933 fino alla morte, hanno tuttavia riconosciuto l’onestà spirituale e intellettuale del P. Generoso.
d)
Per altro, anche la scienza ha difeso l’equilibrio psichico di P. Generoso nei suoi rapporti con Lucia Mangano. Il chiarissimo Prof. Enzo Arena, Direttore dell’Istituto Provinciale di Igiene Mentale di Catania, che ha preso a lungo in esame il “caso” di Lucia Mangano, ha contestato senza mezzi termini la validità “scientifica” delle affermazioni di Colosio e dei suoi collaboratori. In risposta alla possibilità di esaltazione psichica di due partners di fronte alla presenza di fenomeni “paranormali”, come potrebbe essere avvenuto tra Lucia Mangano e il Padre Spirituale, il Prof. Arena, infatti, dichiarò di aver incontrato più volte P. Generoso, di aver parlato a lungo con lui e, nonostante l’età avanzata e la salute malferma, di averlo trovato sempre lucido, sereno, con normali capacità di critica e di giudizio. Questo lo portò alla conclusione di escludere in maniera assoluta «che il rapporto tra Lucia Mangano e il suo Padre Spirituale sia stato un rapporto tra due sofferenti di gravi alterazioni psichiche o tra uno sofferente mentalmente ed un ingenuo soggiogato dalla personalità patologica dell’altro». Il Prof. Arena, escluse formalmente  l’ipotesi di una eventuale esaltazione psichica tra i due, per il semplice fatto che altre persone ed altri testimoni hanno partecipato ed avuto conoscenza delle manifestazioni della Mangano. Infatti, egli scrive, «se due individui in stato di “esaltazione” possono dar credito ad alcuni fenomeni paranormali che giudicano straordinari, è più difficile che vi possano dar credito più persone tra l’altro di un certo livello mentale e culturale e perciò dotate di normali capacità di critica e di giudizio». Dalle sue approfondite analisi, il Prof. Arena trae la conclusione della perfetta sanità mentale, umana e spirituale di P. Generoso nei confronti di Lucia Mangano e della sua esperienza mistica.

5) La venerata immagine dell'Addolorata nel Santuario di Mascalucia
Bella e commovente è, infine, la storia del quadro della Vergine Addolorata venerata nel Santuario di Mascalucia, storia strettamente legata sia a P. Generoso che a Lucia Mangano. Come nota mons. Vota, la Madonna si servì di Lucia «per far conoscere la sua volontà che a Mascalucia sorgesse un grande santuario dedicato ai suoi dolori e perché si adempisse questa volontà di Dio, essa per molti anni pregò e soffrì». Come certo sapete è un quadro ad olio su tela, dalle dimensioni 53x63 cm, di autore sconosciuto, ma indubbiamente di mano esperta. I lineamenti del volto della Vergine sono di una straordinaria delicatezza e portano le tracce di un immenso dolore. 
a)
 Dopo che nel 1938 i passionisti dal ritiro di S. Rocco passarono alla nuova residenza, P. Generoso cercò un quadro che raffigurasse l'Addolorata e lo ottenne, grazie ad un benefattore. Nell'ottobre del 1938, infatti, il P. Generoso rendeva visita ad un suo vecchio amico di Aci Castello e tra le cose che ammirò nel villino dell'ospite, fu proprio un quadro della Vergine Addolorata. Gli piacque così tanto, che subito disse all'amico: «Perché non me lo regala per il nostro santuario?» Il povero vecchio, che non si sarebbe privato del quadro per tutto l'oro del mondo, restò allibito, allargò, tuttavia, le braccia e rispose subito: «Volentieri!», mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
b)
Quando P. Generoso parlò a Lucia del quadro, essa ne fu molto contenta. Volle andare con lui ad Aci Castello per prelevare l'immagine e volle tenerla sulle ginocchia nel viaggio di ritorno, sino a S. Giovanni La Punta. Quando giunsero a Casa S. Angela, Lucia era colma di gioia ed esclamò: «Questi sono i quadri che fanno miracoli!».  Qualche mese dopo, il 20 novembre del 1938, la tela fu portata a Mascalcia da Lucia stessa, fu benedetta e collocata nella cappella, in attesa di passare sull'altare maggiore del santuario a lei dedicato. «Assieme ai due quadri di “Causa Nostrae Laetitiae” e di “Mater amabilis”, che si trovano presso l'istituto delle orsoline in S. Giovanni La Punta, quello dell'Addolorata era sommamente caro alla Serva di Dio. Essa andava spesso a Mascalucia per visitare «la sua Mamma Addolorata», vi portava in pellegrinaggio le orsoline e le alunne dell'istituto, e in quelle circostanze - dicono i testimoni - il suo volto era più raggiante e i suoi occhi più luminosi».
c)
Il tempio dell’Addolorata, sorge una collina che è stata definita “ascensione dello spirito” ed è stato elevato alla dignità di santuario nel 1988. La sua cupola è visibile da molto lontano, poiché è alta 42 metri e, data la posizione elevata, domina il territorio circostante e «ottagonale a forma di corona, esprime la doppia esigenza umana dell’aspirazione ai valori dello spirito e dell’unione di carità, che raccoglie nella tensione verso lo stesso fine, i figli del Padre».  Seguendo l’esempio e i suggerimenti di P. Generoso, i passionisti hanno impegnato e tuttora impegnano le proprie energie per la gestione del Santuario, dove per molti devoti, «la Vergine Addolorata, oltre ad essere “Regina di questa Casa”, come diceva Lucia Mangano e anche “Regina di molti cuori”».
e)
Lucia Mangano, prima di morire, poté vedere già bene avviata la costruzione della prima cappella e dell’ala sud del convento che furono inaugurate, tre anni dopo la sua morte, l’8 maggio del 1949. P. Generoso Fontanarosa, ha potuto, invece, vivere momenti particolari di gioia, relativi al santuario: il 24 settembre del 1954, 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, fu posta la prima pietra del grande santuario. Dieci anni dopo, il 26 settembre del 1964, ultimate le strutture fondamentali del santuario, l’arcivescovo mons. Guido Luigi Bentivoglio consacrò l’altare centrale e P. Generoso poté celebrarvi la Santa Messa.

6. La mistica preghiera all'Addolorata
a)
Nel dicembre 1935, il P. Generoso, voleva far stampare le immagini della Vergine Addolorata e perciò chiese a Lucia che gli occorreva una preghiera alla Madonna. Essa rispose: «Ho capito; ci ho pensato, ci ho pensato!». Pochi giorni dopo Lucia fece pervenire al P. Generoso una preghiera, in cui c'è tutta l'anima “mariana” della Venerabile: l'incantevole semplicità, la confidenza illimitata e il tenero amore verso “la Mamma sua”, il richiamo e l'accorata compassione ai suoi materni dolori. Lucia, infatti, compose una stupenda preghiera.
b)
Mons. Vota ha considerato la preghiera di Lucia la preghiera più bella dopo il "Memorare" di S. Bernardo, preghiera che venne inserita dietro le immaginette che riproducevano l’Addolorata. Ecco la stupenda preghiera: «Prostrata dinanzi a Te, o Vergine Addolorata, vengo a implorare la tua materna assistenza con la confidenza di figlia e la fiducia di essere esaudita. Tu, Madre mia, sei la regina di questa Casa; unicamente in te ho posto sempre tutta la mia fiducia e non sono rimasta mai confusa. Anche questa volta, o Madre mia, prostrata alle tue ginocchia, domando al tuo cuore materno questa grazia… per la passione e morte del tuo Divin Figliuolo, per il suo sangue preziosissimo e per la sua Croce. Te la domando ancora per la tua maternità, per noi ai piedi della Croce. Madre mia, ti vorrò sempre bene, e ti farò conoscere ed amare anche dagli altri. Per la tua bontà degnati esaudirmi. Così sia! Madre mia, fiducia mia!».
c)
Il beato Allegra, missionario in Cina, primo traduttore della Bibbia in quella lingua e amico di Lucia, ha commentato questa preghiera ed ha notato che «nel testo ricorre sette volte o il nome o il concetto di “Madre”, inoltre questa madre è chiamata “Addolorata”, e la giaculatoria aggiunta in fine “Madre mia, fiducia mia!”, riafferma quale ne sia il pensiero dominante. Si tratta della maternità di Maria: Madre degnissima di Dio e madre misericordiosissima degli uomini. In altri termini la sostanza di questa santa orazione la si può esprimere con la mirabile frase di sant'Anselmo: “Per questo Dio ti ha fatto madre del Figlio suo, affinché diventassi la madre di tutti quelli che credono in lui!”».
d)
La preghiera fu poi anche musicata da Lucia stessa, con l'aiuto di Maria Lanza, con una melodia che la Vergine stessa le aveva suggerito. Racconta Lucia, rispondendo alla domanda di P. Generoso, come avesse potuto musicare la preghiera, lei completamente ignara di musica: «È stata la Madonna, che me l'ha ispirata!... Lunedì, 23 gennaio, verso le ore 11, ho preso in mano la preghiera ed avevo in testa tutta la musica. Mi sono messa a canticchiarla sottovoce per estrarne ciò che sentivo nell'anima. L'ho cantata tutta. Poi ho detto a Maria: “Questa preghiera si può musicare?” Ed alla sua risposta affermativa, io ho incominciato a canticchiare di nuovo le prime note. E siccome Maria conosce molto bene la musica, siamo corse subito al piano, per fissare sulla carta le note. Dopo il desinare, siamo discese di nuovo al piano a proseguire la trascrizione, è così che è venuta fuori la musica della preghiera all'Addolorata… É stata la Madonna; proprio la Madonna!». Il P. Generoso affermava, riferendosi a questa preghiera musicata da Lucia: «Più si ascolta e più sembra bella, melodiosa e patetica, e quello che più importa, scende nell'anima e commuove».

Conclusione e causa di Beatificazione
Possiamo concludere, sintetizzando tutto quello che ho detto, che P. Generoso fu un uomo dalla forte fede, un apostolo di Gesù Crocifisso e della Madonna Addolorata, che viveva immerso nello straordinario e nel soprannaturale; un uomo maturo, non bigotto, dotato di una forte capacità intuitiva, ma nello stesso tempo umile che si sentiva sempre un servo del Signore. Questo è dimostrato anche dal fatto che, per la sua vita santa, diversi anni dopo la morte, fu avviato il processo canonico di beatificazione. Il 27 marzo 2013, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a pubblicare il decreto che attribuisce a P. Generoso il titolo di “Venerabile”,  riconoscendo, come afferma la  Congregazione per le Cause dei Santi Xe "Congregazione per le Cause dei Santi" , nel Decreto del 27 marzo 2013, «le virtù eroiche del Servo di Dio Generoso del Ss.mo Crocifisso,  Sacerdote professo della Congregazione della passione di Gesù Cristo».

Bibliografia
GRASSO A., Lucia Mangano. Una vita d'unione con Maria, Aracne Editrice, Roma 2018; BELLIA I., P. Generoso Fontanarosa testimone dei beni futuri, Edizioni C.I.P.I., Roma 1987; IDEM, Profilo biografico di P. Generoso Fontanarosa passionista, PP. Passionisti, Mascalucia 1981; CHIARI C., Il direttore spirituale di Lucia Mangano in Aa. Vv., Spiritualità della croce, IV vol., Editrice ECO, San Gabriele 1978, pp. 337-356; FONTANAROSA G., Lucia Mangano, Orsolina. Vol.1 e 2, L'Addolorata, Mascalucia 1953; AA. VV., Lucia Mangano, Sostituta Superiora delle Orsoline di San Giovanni La Punta, Edizioni Costantino, Catania 1947; VOTA C., Voglio sposar un Re... Profilo biografico della Serva di Dio Lucia Mangano, La Mericiana, San Giovanni La Punta 1958; P. INNOCENZO, Un fiore dell'Etna.. Lucia Mangano, L'Addolorata, Mascalucia 1954; ALLEGRA G. M., Mio Dio, mio tutto. Pensiero sull'Atto di ofefrta per i sacerdoti composto dalla Serva di Dio Lucia Mangano, Biblioteca francescana S. Antonio, Falconara 1956; ID., Madre mia, fiducia mia! Pensieri sulla preghiera alla Madonna composta dalla Serva di Dio Madre Lucia Mangano, L'Addolorata, San Giovanni La Punta 1958.

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