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CABURLOTTO LUIGI



Sacerdote veneziano, grande educatore e fondatore della Congregazione delle Suore Figlie di S. Giuseppe, beatificato il 16 maggio 2015.

1. Cenni biografici , opere e processo di canonizzazione
a)
Figlio di gondolieri, nacque il 7 giugno 1817 a Venezia. Fu educato nella Scuola dei Ven. fratelli Padre Antonangelo e Marco Cavanis, quindi nel Seminario patriarcale. Il 24 settembre 1842 il patriarca Jacopo Monico lo ordinò sacerdote, e l'anno successivo lo assegnò quale cooperatore alla parrocchia di S. Giacomo dall'Orio. Qui trascorse sei anni di intenso lavoro pastorale studiando la situazione sociale e morale della popolazione e individuando nell'infanzia e nell'adolescenza abbandonata il settore di più urgente intervento. Il 15 ottobre 1849 venne nominato parroco di quella stessa parrocchia, divenuta ancora più povera e bisognosa con la guerra del 1848-1849. Il 30 aprile 1850 diede inizio ad una scuola popolare per le fanciulle più trascurate dalle famiglie. In pochi anni il gruppo di maestre volontarie che sostenevano la scuola divenne un istituto religioso di suore per le quali egli stesso scrisse la Regola e che chiamò Figlie di S. Giuseppe. Mentre continuava con amore la cura pastorale della sua parrocchia, dando incremento alla formazione catechetica di piccoli e grandi, curando la liturgia, il culto eucaristico, la frequenza dei sacramenti, si preoccupò anche di dare continuità e organizzazione alla carità e all’assistenza per i molti poveri di quell’area della città. Curò pure la formazione scolastico - professionale dei maschi istituendo un patronato maschile serale. Nel 1857 a Venezia nei pressi di S. Sebastiano, accolse le ragazze povere aiutate dalla pubblica assistenza dando vita all’Istituto Manin femminile. Nel 1859 fondò, nella città di Ceneda (oggi Vittorio Veneto) una scuola elementare popolare gratuita per esterne e accanto istituì un collegio con più elevato programma di studi. Nel 1869 fu chiamato a riorganizzare l'importante Istituto Manin maschile, di arti e mestieri, che da un biennio si trovava in precarie condizioni disciplinari ed economiche. Da questo momento si trovò al centro del dibattito politico-religioso che rese aspri i rapporti tra cattolici e liberali all’indomani dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Regolò le sue scelte interrogando la sua vocazione sacerdotale che gli imponeva di esprimere l’amore per Dio attraverso la cura educativa dei giovani, anche a costo di subire incomprensioni e opposizioni. Poiché la salute si era alquanto indebolita, il Caburlotto nel 1872 rinunciò alla parrocchia per dedicarsi con più energia alle case di educazione. Lavorando gratuitamente poté esercitare una benefica influenza sull'indirizzo educativo di istituti pubblici. Nel 1881 la Congregazione di Carità gli affidò infatti, oltre ai due Istituti Manin anche gli Orfanotrofi maschile ai Gesuati e femminile alle "Terese" dove poté sostituire alle maestre laiche le sue suore, aprendo così la quarta casa della Congregazione. Accanto a queste attività seppe dare la sua opera per ogni servizio richiesto dal suo Vescovo. Esercitò il ministero della predicazione in corsi di esercizi spirituali a religiose e laici, condusse missioni popolari, tenne conferenze spirituali al clero ecc. Trascorse gli ultimi anni in quasi totale ritiro, provato da lunghe sofferenze, ma sereno e sempre interessato alle opere che continuava a dirigere. Morì, assistito dal patriarca Giuseppe Sarto (poi S. Pio X) il 9 luglio 1897 invocando la Vergine Maria.
b) L’iter del processo di beatificazione di Mons. Caburlotto è durato 18 anni. Nel luglio 1994 il Santo Padre Giovanni Paolo II promulgò il decreto nel quale dichiarava che Mons. Luigi Caburlotto visse in grado eroico tutte le virtù cristiane. Per rendere accessibile a tutti la venerazione delle sue reliquie, il 1° marzo 2009, la sua urna venne traslata dalla Casa generalizia ad una Cappella interna alla Chiesa di S. Sebastiano. Nel 2008 la signorina Maria Grazia Veltraino di Roma ottenne una guarigione che gli accertamenti dei Tribunali ecclesiastici nel maggio 2014 dichiararono miracolo ottenuto per intercessione del Venerabile mons. Luigi Caburlotto. La solenne celebrazione della beatificazione, si tenne a Venezia, in Piazza san Marco il 16 maggio 2015. Presiedeva il card. Angelo Amato, tra i concelebranti il patriarca Francesco Moraglia, numerosi vescovi e moltissimi sacerdoti. Oltre 4.000 i fedeli.

2. Maria, nostra vera, tenera e misericordiosa madre
Afferma il beato che Gesù, dalla croce, morendo, lascia a noi l’eredità più preziosa la Madre, questa donna così bella, così santa, così potente, così amabile. Quali figli non godrebbero di essere adottati da una madre che è regina del mondo sebbene essi siano nati da una famiglia umile? E noi che siamo più poveri ancora, essendo discendenti di un padre peccatore, noi che siamo stati adottati da Maria che è la più eccelsa regina, esultiamo a buona ragione per un’adozione così straordinaria che non potevamo sperare. Maria è pronta a proteggerci. Come è soave e dolce la devozione verso di lei e come è necessario consacrarle la nostra vita. Le nostre azioni virtuose, le nostre preghiere, devono salire come profumo savissimo al trono della Vergine e gli angeli, godendone, ci porteranno le grazie che ci sono necessarie. Scriveva il beato: «Voglio dirvi questo: Maria è pronta a soccorrerci. Maria in cielo comanda da regina, ma obbedisce da ancella: Dio vide l’umiltà della sua serva, perciò ha operato in lei cose meravigliose (cf Lc 1,48). Maria ha per legge la clemenza, è venuta per darci aiuto e darcelo in abbondanza. Maria ci ama come suoi veri figli [...] Voi, che ponete nella devozione a Maria grande fiducia, proponete di compiere fedelmente tutto quanto la onora perché, correggendo i difetti, e progredendo nella via della perfezione, possiate offrire un cuore puro dal peccato e ricco di virtù a questa Madre che è la benigna, la pia, la dolce Vergine Maria. Ella vi dice che non è solo la regina del cielo, ma è anche Madre di misericordia, non è solo gaudio dei giusti, è anche rifugio dei peccatori pertanto non vi è nessuno per quanto peccatore che resti privo della sua misericordia». Per questo, nel mare burrascoso di questa via, conviene rifugiarsi in questo porto sicuro che è Maria la stella del mare: giusti o peccatori, hanno tutti bisogno di lei. Se vi è in noi una qualche speranza di salvezza la riconosciamo come dono da lei. Dio ha voluto che noi otteniamo tutto attraverso Maria. Nei dubbi, nelle difficoltà, nei pericoli, bisogna sempre invocare Maria. A tutti, scrive il beato, la Vergine ripete queste incoraggianti parole: «Io sono la regina del cielo, io la Madre di misericordia, gaudio dei giusti e porta dei peccatori verso Dio. Non vi è nessuno in questa vita, per quanto colpito da maledizione, che resti escluso dalla mia misericordia». E a Lei rivolge questa tenera preghiera: «Madre, regina del cielo, tu puoi salvarci soccorrendo ogni nostro dolore. Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, china la tua pietà a nostra salvezza. Dalla valle del dolore e dell’angoscia, dalla terra d’esilio, noi figli della colpa alziamo a te, fonte di grazia, il grido della nostra miseria. A te presentiamo piangendo, o Madre tenerissima, la nostra povertà. Lo spirito dell’inganno ci ha avvolto nella sua rete insidiosa di promessa. Ma tu, nostra difesa, guarda in quali pericoli soccombiamo». Ed ancora: «Rivolgi sul nostro pianto i tuoi occhi che si lasciano commuovere e guardaci con amore donandoci salvezza. Salvaci dal castigo che sta su di noi e noi canteremo con esultanza e con rendimento di grazie: “Se non fosse stata con noi la Signora del cielo e della terra, se non fosse stata per noi Madre di misericordia quando insorsero contro di noi i nemici, saremmo stati perduti. Ci avrebbe travolti la loro ira, l’acqua ci avrebbe sommerso. Noi invece siamo sfuggiti come un passero al laccio di morte perché la Madre e Signora nostra si è alzata a nostra difesa e noi siamo salvi». Il beato ha una sicura certezza: «Credo di non sbagliarmi se affermo che la Vergine santissima abbia sentito nel suo cuore vivissimo dolore per le sofferenze che travagliano sempre lo spirito e il cuore degli uomini. Fin dalla fanciullezza la Vergine guardava la nostra infelicità, e sentendone la più viva compassione ripeteva: “Figli dell’uomo, come sento pesare nel cuore le vostre pene. Venga il redentore e vi liberi dai vostri mali: potessi io alleviare i vostri dolori». Per questo è convinto che al chiudersi della nostra vita, quando il Giudice giusto ci chiamerà alla sua presenza, la nostra tenerissima madre, ci mosterà il volto del benedetto tuo Figlio Gesù, perché, come ci diede salute al corpo in questa vita, ci donerà anche salvezza eterna in cielo. La Madre, infatti, non può lasciare inascoltate le nostre preghiere, e non può non volgersi a pietà di noi provati dal dubbio, dall’angoscia, dal pericolo: «noi lo speriamo con piena fiducia perché sei la clemente e pia, nostra dolce Madre, Maria».

3. Maria e il suo legame con il Dio Trinitario
Scrive il beato: «Santa Brigida e i padri della Chiesa, assicurano che Maria, fin dal concepimento conobbe il Signore e lo amò. Il suo cuore ripeteva: “Chi spezzerà queste catene perché io cammini libera verso la casa dell’Amato?” Di cuore rinnova ad ogni istante il fermo proposito di donarsi al Signore per sempre, con quale fede saliva al tempio per confermare il proposito della verginità per rinfrancare la sua anima nell’abbraccio di Dio! Ripeteva: “Nel mio Signore ho posto la mia fiducia, egli è mio protettore”. Non la trattenne l’amore per i genitori: la carità verso Dio supera e vince ogni amore umano». Maria è il volto amabile che Dio contempla, perché ella è la sua sposa desiderata, la sua città amata, l’immacolata città di Sion, la tenda accogliente del Verbo, dimora splendente di grazia, città del perfetto decoro. Maria è la città fedelissima preannunciata dai profeti, perché ha conquistato il cuore di Dio che su di lei fece brillare eterno il sole e nessuna freccia nemica la poté toccare. Scrive il beato: «Dall’eternità Dio, il Padre eterno, ha fatto di Maria la figlia amata, Dio, Spirito Santo la sposa dolcissima, Dio, il Figlio la madre amabilissima. Poiché l’ha amata, Dio Padre la colmò di privilegi. Lo Spirito Santo con infinito amore le diede un nome degno della sua grandezza: Maria è cantata come il più bel cedro che fiorisca nel Libano, il cipresso più verde che si possa vedere in Sion, la palma di Cades, la più splendida rosa di Gerico, l’olivo più elegante dei campi, il platano più rigoglioso lungo limpidi fiumi il cinnamomo dal più soave profumo, il balsamo purissimo, la mirra più scelta». Ed ancora: «Il Padre celeste, il Dio della potenza, scelse una figlia degna di lui, la volle creare colma di ogni bellezza. Maria è il fondo del mare divino, la spiaggia di questo oceano. Il confine delle grazie in questa splendida creatura è la potenza stessa di Dio». In Maria si realizza pienamente il sogno che Dio ha sulle sue creature. Scrive il beato: «Fin dall’eternità, Maria appare come colei che Dio sogna. É colei che fu oggetto delle azioni di Dio prima che la terra girasse sui suoi cardini, prima che si spalancassero i vortici negli abissi. E’ colei che esisteva da sempre nel pensiero di Dio, prima che sgorgassero le acque dalle fonti, prima che si ergessero nella loro mole i monti, prima che i dolci colli dominassero le belle pianure. É colei che sedeva davanti a Dio e conversava con lui quando egli dava forma alle volte celesti, quando con precisi ordini, prescriveva i limiti all’abisso, quando poneva l’aria nelle altezze, quando collocava le fonti cristalline e assegnava alle onde del mare una legge da non violare. Quale pienezza di virtù vedo in te, o amata!». Per questo, scrive ancora il beato, «prima che Dio traesse dal nulla gli esseri e li ornasse di bellezza, egli teneva fisso in te, Maria, il suo sguardo, tu eri sempre nel suo pensiero, prima che le voragini abissali ardessero sotto la mole dei mari, prima di far scaturire le sorgenti delle acque cristalline, prima dei monti e delle vaste pianure, prima dei colli, tu, nei decreti eterni del Creatore, eri fissata come corredentrice dell’umanità perduta. Quando il Signore stendeva i cieli, tu eri presente, quando valicava gli abissi, fissava i confini del mare, consolidava la terra sui cardini e tutto operava egli si compiaceva di te e in te si rallegrava».

4. Grandezza, bellezza e splendore di Maria
Scrive il beato: «Gesù Cristo redime l’universo ed a ragione è chiamato Redentore, via, verità, vita, luce che illumina tutte le creature, speranza crescente, porto di salvezza per i mortali. Ma sembra non gradire queste lodi se non sono tributate anche a sua Madre. Vuole che anche lei sia redentrice, vita per i morti, via per chi è fuori strada, luce di consolazione, di pace e di gioia, speranza certa, porto sicuro. Tanto si compiace in Maria che nel contemplare lei, vede impallidire i santi, alla sua luce scomparire i cherubini e i serafini, al suo splendore gli appaiono meno belli i cori angelici». Per questo opportunamente e saggiamente i venerabili padri della Chiesa hanno intessuto le lodi di Maria. Il Suarez non trova misura adeguata ai privilegi di Maria se non la potenza di Dio, sant’Agostino la dipinge come un’altezza che supera il cielo, una profondità che supera gli abissi. Andrea Cretese, Epifanio di Costanza la presentano come la più alta dopo Dio. Efrem Siro la fa superare in santità i cherubini e i serafini e la definisce, senza confronto, la più gloriosa fra i santi. San Bernardo afferma che la sua santità è comprensibile solo alla sapienza divina. Scrive ancora il beato: «Gabriele, inviato da Dio, reca a Maria il saluto di benedizione, il messaggio di pace e la chiama “piena di grazia”. Ave piena di grazia: in te la grazia sovrabbonda perché non è solo per te, ma per tutti e sopra tutti gli altri. Maria viene raffigurata come aurora che al sorgere del mattino, allontanando le cupe tenebre ridona ai mortali la gioia perduta e un giorno chiaro che li rinfranchi. E’ giustamente paragonata alla chiara aurora perché il suo figlio sconfisse la notte delle colpe e fece brillare il giorno splendente della grazia, della consolazione e della pace. Come la luna dal sole, così Maria riceve bellezza dalla luce di Dio. “Tutta bella sei Maria, donna vestita di sole e in te non vi è macchia”». Ed ancora, incantanto dallo splendore di Maria: «Maria, tu sei l’intemerata colomba, che, librandosi sulle argentee penne, non posa il piede su terra contaminata. Sei l’aurora splendidissima, mai offuscata da nebbia o vapore. Sei candidissimo e intatto giglio delle convalli. Sei la vigna eletta, la cui soave fragranza allontana ogni alito impuro né si lascia toccare da colpa. Maria, tu sei la creatura totalmente invasa dallo Spirito Santo di Dio».

5. Commento alla Salve Regina
Con queste stupende parole, il beato commenta il vero significato della Salve Regina: «Tu sei la Regina del cielo, hai quindi il potere di provvedere alla nostra salvezza dello spirito e del corpo. Tu sei la Madre della pietà, la nostra vita, dolcezza e speranza e sei desiderosa della nostra salvezza. Da questa valle dell’angoscia e della sofferenza, dal nostro esilio noi figli di Eva, eleviamo al suo trono di grazia dal profondo del cuore, potente il grido e il sospiro; nel pianto ti mostriamo la nostra miseria.54 Vedi come ci ha catturati con le sue lusinghe lo spirito del male. Vedi come il Signore ci incalza chiedendoci conto dei nostri peccati. Vedi come le malattie spargono desolazione nelle famiglie più che in altri tempi, vedi come le alluvioni hanno mietuto tante vittime, vedi le case e le campagne distrutte, la sposa cercar difesa nel marito, i figli gridare per lo spavento della morte, invocando la madre, i servi supplicare pietà per i padroni, i padroni per i servi, perfino gli animali coi loro ruggiti domandano misericordia, mentre, senza pietà, sono condannati a morte. Da questa condizione di miseria, domandiamo pietà a te che sei la potente, la compassionevole verso le miserie dell’uomo. Salve Madre di misericordia. A te gridiamo noi esuli figli di Eva, a te sospiriamo gementi e piangenti. Guarda i nostri pericoli, tu che sei la nostra protettrice, rivolgi a salvezza i tuoi occhi di pietà al nostro piangere e fa che ne sentiamo i frutti salutari. E preservaci da ulteriori disgrazie e allora ti canteremo un cantico di lode e di azione di grazie e diremo: Se non fosse stata con noi la signora del cielo e della terra, se non fosse stata Madre di misericordia quando si mossero contro di noi i nemici, saremmo stati inghiottiti vivi. Quando il furore si scagliava contro di noi, le acque ci avrebbero sommersi. L’anima nostra è scampata alla morte. Sia benedetta la nostra Signora che non ci ha lasciato incappare nella spada di quanti ci vollero morti. L’anima nostra è sfuggita come un passero al laccio dei cacciatori, per il suo aiuto noi siamo stati salvati. Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi. E alla fine di questa vita, quando compariremo davanti al Giudice eterno, mostraci il tuo Figlio benedetto, Gesù, non severo, ma lieto e propizio perché, avendoci egli donato salute al corpo in questa terra, per tua intercessione, ci doni salute all’anima lassù in cielo. Tu non puoi sdegnare le nostre preghiere, non puoi non aiutarci nella prova, nei pericoli, nei dubbi: lo speriamo con piena confidenza perché sei la clemente, la pia, la dolce Madre Maria. (Cab 1,6.1.)».

Bibliografia
ZAMBERLAN N., La devozione a Maria del Venerabile Luigi Caburlotto, Istituto Figlie di San Giuseppe, Venezia 2007; CABURLOTTO L., Il tesoro da scoprire giorno dopo giorno, San Paolo, Cinisello Balsamo 2015; AGASSO D., L'impronta della carità e della dolcezza. Luigi Caburlotto, San Paolo, Cinisello Balsamo 2015; MARCHIORI E., Un amico da conoscere. Don Luigi Caburlotto, Marcianum Press, Venezia 2013; TRAMONTIN S., Luigi Caburlotto, apostolo dell'educazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 1990.






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